22 giugno 2010

2giorni della Valsugana

Magari non sarà proprio "la gara più amata in Italia dopo la gara di Venezia", come l'ha venduta Bepi Simoni durante l'ultima puntata di "Lo Zen e l'arte di Punzonare" (la trasmissione radio-web-fonica di Alberto Krautrock Grilli che per i malati di orienteering dotati di adsl possibilmente non in ufficio, è un buon modo per passasri un'oretta infrasettimanale), però la 2 giorni della Valsugana organizzata dal Panda Valsugana mi è piaciuta molto. E' vero che il rilievo delle zone rocciose è un po' fantasioso (perchè lo dice Rigoni, non perchè lo dico io), è anche vero che almeno un paio di lanterne erano posizionate un po' naif (perchè lo dicono tutti), ed è vero pure che il tempo domenica faceva davvero schifo. Ma giocare nei prati e nei boschi in un fine settimana di inizio estate andando a caccia di cosi bianchi e arancioni, potendo avere come compagni di gioco Corradini, Anuchkin, Hueller e Frizzera, è una cosa che a me fa sempre un gran bene.

Giugno per me dal punto di vista orientistico non è tradizionalmente un gran mese. Arrivo stanco, con la mente un po' annebbiata, e quindi particolarmente predisposto a prendere decisioni che col senno di poi non stanno nè in cielo nè in terra. Quest'anno è andata un po' meglio, perchè la condizione fisica complessiva è molto meglio di quella degli anni scorsi, ma non abbastanza da uscire dalla due giorni con più di un pugno di mosche.

Il sabato si assegnava il titolo trentino middle, e in m35 erano schierati i signori di cui sopra. 3,8 km con 175 di dislivello in loc. Pozze, cielo molto bigio e nebbie vaganti, ma niente pioggia. Poco prima della mia partenza, ultimo in griglia, arriva una spiacevole sorpresa. Corradini non è partito al suo minuto, e partirà 3' dopo di me. Mi chiede anche se voglio che parta dopo di me, e io scioccamente gli dico che è lo stesso. Sono partito convinto di poter far bene, e per le prime lanterne di sono anche riuscito. Alla quinta lanterna ero addirittura primo, con 5'' su Corradini e quasi 1' su Anuchkin, e alla 7 dignitosamente secondo. Poi sono iniziate Le Rocce.

C'è da dire che quando sono tante, io ho problemi anche con le rocce scritte minuscole, ma qui è apparso un groviglio di puntini neri, sparati lì da chissà quale pianeta, dato che si trovano solo in alcune zone. Il mio attacco alla 8 è quello tradizionale: alla cavolo. Non mi sfiora neanche il pensiero di provare a contare e riconoscere le rocce. Vago del tutto a caso fra le varie forme roccose, sperando di cadere sulla lanterna, magari aiutato dalle tracce di chi è già passato. Ma la cosa non funziona. Dopo poco arriva Corradini, e il mio morale scende ulteriormente. Assieme a lui e a Tamanini, ci mettiamo a giocare a nascondino fra le rocce, giungendo ben presto alla conclusione che la lanterna non è dove dovrebbe essere. Non che per me cambi molto... Comunque ad un certo punto qualcuno la trova, e punzoniamo tutti insieme appassionatamente, e così la 9.

Rimango attaccato a Corradini, del quale nell'attraversare la vegetazione invidio le dimensioni più ridotte delle mie. Il suo ritmo non è irresistibile, ma nelle scelte di micro percorso guadagna quella manciata di metri sufficiente a farmi perdere il contatto visivo che mi sarebbe servito per vedere che aveva punzonato la 10. Io invece continuo a cercarla, e per rendere la cosa più semplice decido di attaccarla dal prato. Se non che lì vengo colto dalla sindrome di giugno, e mi convinco di essere a nord del naso bianco a nord del punto (cosa che era impossibile visto che si trovava 7 curve più in alto della 9, dalla quale ero uscito in curva di livello...). Quando capisco cosa sto facendo, trovo la 10 abbastanza velocemente, e capisco di esserci passato a meno di 1 metro. E ci ho lasciato 4 minuti.

Con un minimo di lucidità attacco la 11 dalla torrretta, e con meno lucidità vado alla 12 in curva. Azimut fino al secondo sentiero e poi dal dosso a fianco di questo per la 13, valletta e attacco dall'inizio sentiero per la 14, strada e attacco dal pratino per la 15, e poi tornano i sassi.

Sta volta giuro maggiore impegno e saggezza, e dalla 15 parto in curva puntando l'avallamento e il cocuzzolo, riuscendo anche a raggiungerlo. Da lì il primo roccione è ad uno sputo, e poi è di nuovo giugno. Invece di fare 3 metri verso sinistra e punzonare, corricchio garrulo per un'altra decina di metri, quando sento Meneghel che fischietta per chiamarmi. "Strano che sia così bassa" penso dentro di me, ma lo seguo 5 curva più in basso, dove trovo la 55. Peccato che la mia sia la 56. Ulteriormente depresso ritorno su e la trovo dove sapevo che doveva essere. Prima dell'arrivo c'è ancora il tempo di buttare 2 minuti all'ultima lanterna, fermo a cercare un muretto in un pratino, subdolamente travestito in carta da traliccio della corrente.

Alla fine sono 12 i minuti dal Volga Express, 10 quelli da Corradini, e 5 quelli da Hueller.

La domenica la gara è una long, e i pandisti assicurano che c'è molto da correre. Parto deciso a recuperare almeno i 5 minuti da Hueller (è pur sempre una 2 giorni), e nonostante il diluvio universale e la palude fra il primo e il secondo punto che mi riempie le scarpe d'acqua come due bocce per i pesci, fino alla 8 mantengo i miei buoni propositi, e quando la punzono (con il miglior tempo di tratta!) sono secondo, a 1'02'' Anuchkin, e con 4'23'' su Corradini e 7' su Hueller. E sebbene durante la tratta mi fosse venuto più di un dubbio, avevo anche azzeccato la scelta giusta per il trasferimento dalla 6 alla 7, scegliendo il sentiero alto e lo scollinamento, perdendo solo 15'' da Anuchkin su una tratta da 13 minuti, e facendo 6'' meglio di Corradini.

E poi è venuto di nuovo giugno, anche se sta volta non è stata tutta colpa mia. Dopo aver deciso di andare alla 9 lungo il sentiero che aggirava la collina a est e attaccarla dalla croce, scelgo all'ultimo di costeggiare il lago a ovest e prendere il sentiero per la malga, usando poi come linea conduttrice il corso d'acqua. Se non chè la traccia è molto labile, e grazie al diluvio tuttora in corso prende una strada diversa da quella indicata in carta, e io non me ne accorgo. Solo quando mi rendo conto di essere un po' troppo vicino al sentiero capisco che c'è qualcosa che non va, e nonostante riesca a ricollocarmi abbastanza velocemente, ci lascio 4'.

Quello successivo è un altro trattone da correre (+1'30'' rispetto a Corradini, ma -30'' da Anuchkin e -2' da Hueller) e poi tornano Le Rocce. La notte non ha affatto portato consiglio, e ricomincio gli attacchi casual. Particolarmente incomprensibile quello alla 11, che mi porta alla fine al bordo del prato a ovest del punto (da cui alla fine riesco a trovarlo) senza capire come ci sono arrivato. La 12 è facile, mentre per la 13 adotto una nuova tecnica: avvicinarsi, scegliere un punto d'attacco facile, non trovarlo, e far finta di niente. Così decido di puntare il cumulo di sassi, e quando non lo trovo, proseguo imperterrito in stile cercatore di funghi, accompagnato per altro da numerosi altri vagabondi. Alla fine la trovo io, abbastanza casualmente dato che è anche nel posto sbagliato.

L'ultima lanterna nella sassaia è la 14, e non ho la più pallida idea di come attaccarla. Scendo spostandomi un po' a ovest e arrivo in una radura che il mio cervello di giugno non ritiene opportuno associare a quel giallino che in carta si trova nel cerchietto del punto. Proseguo e incontro una casetta, ma non ha le pareti di marzapane e non c'è nè la nonna nè il lupo. Così decido che magari può essere un riferimento utile per capire dove sono, ed effettivamente funziona. Ritorno alla radura di cui sopra, e dopo aver capito che non è "nella" radura che devo cercare, ma un pelo a est, trovo la lanterna (e la segnalo ai vari che stavano girando lì intorno).

Ultime corse nei prati verso l'arrivo e lo scarico della SI card, che sentenzia +18' da Anuchkin e +8' da Hueller e Corradini.

Mi sa che devo migliorare la mia tecnica orientistica fra le rocce.

18 giugno 2010

O-marathon: speciale Miori

Ribadisco che la mia gara non merita di essere raccontata, ho fatto una bella corsa nel bosco, ho guardato andare via i primi dope le prima lanterne assieme pensando "io non parto così forte neanche in una middle!", ho buttato via qualche manciata di secondi di imprecisioni nella prima farfalla, ho raggiunto felicemente il primo ristoro, ho raggiunto e superato Aaron che è molto più giovane ma molto meno allenato di me, ho inghiottito una mosca e cercato inutilmente di mandarla giù con quel liquido colloso che davano al ristoro, ho corso sui crinali assolati vedendo lontanissimi i puntini colorati dei primi 4, ho affrontato piste e boschi in discesa ad andatura sostenuta ma non smodata, mi sono tuffato nell'ultima farfalla con la lucidità sufficiente a perdere vari minuti solo in un punto in cui il muretto in carta mi sembrava molto più corto di quello dove continuavo ad arrivare dal vivo, e ho corso al trotto fino al finish, arrivando 15' dopo quello arrivato prima di me, e 10' prima di quello arrivato dopo di me.

E dato che nella vita bisogna sempre prepararsi a tutto, inizio a pensare a quando non potrò più essere un ori-blogger, iniziando una cariera di ori-editore, pubblicando in esclusiva (parzialmente rovinata dai commento di Eddy al mio post precedente) il mini diario di Miori, uno che la O-marathon l'ha fatta come si deve.

Purtroppo, come ho sempre pensato, chi corre molto scrive poco. Così troverete solo una sintetica sintesi accompagnata da alcune delle belle foto di Girardi, e se volete la cartina di gara. Per la cronaca, il Garmin di Miori ha registrato 24,69 km, 645 metri di salita, e 1112 metri di discesa.


Sempre per la cronaca: che invidia...


15 giugno 2010

La O-marathon 2010

Quando giungerà il Giudizio Universale, dopo aver espletato le varie formalità ognuno con la propria divinità di riferimento, ogni orientista verrà chiamato a rendere conto delle sue prestazioni sportive davanti a Vladimir Pacl. Questi, dopo aver conteggiato piazzamenti, medaglie, e punti in lista base epurati da quelli conquistati in Liguria, si alzerà e uscirà dalla Sala del Grande Giudizio, lasciando ad altri il compito di valutare le partecipazioni alla O-marathon.

Sarà in quel momento che le volte celesti risuoneranno di un passo felpato, e avvolto in una candida tunica farà il suo ingresso nella Sala del Grande Giudizio, splendente di una luce sovrannaturale, Stegal. Assiso sul trono, quello che Egli ti chiederà non saranno i tuoi piazzamenti o il tempo che hai impiegato a portare a termine le edizioni a cui hai preso parte (del resto, conoscerà a memoria TUTTI i piazzamenti e TUTTI i tempi di TUTTE le edizioni della storia della O-maratohn). Quello che farà sarà porti una serie di domande a cui potrai rispondere solo "sì" o "no":

Hai pianto durante la gara?
Sei stato assalito da crampi che hanno reso indimenticabile ogni passo fino al traguardo?
Ti è apparsa una donna in vesti azzurre con i piedi sollevati da terra?
Ti sei fermato a bere nelle pozzanghere?
Hai giurato di non fare mai più una gara di orienteering?
Hai pensato seriamente di non trovare mai più la lanterna successiva nè la fine del bosco?
Hai urlato "mammaaaaaaa!"?
Sei stato torturato dai morsi della fame e della sete?
Hai lottato fino all'ultimo per un piazzamento sul podio?
Ti sei sentito svenire guardando sulla carta quanto mancava alla fine?
Sei andato avanti quando ogni energia fisica era ormai finita e contava solo la voglia?
Hai provato dolore a tutti i muscoli delle gambe per tutta la settimana successiva alzandoti dalla tazza del water?
Hai ripensato alla gara ogni volta che hai provato a muovere un muscolo nelle 48 ore successive alla gara?
Oppure hai almeno
gozzovigliato prima durante e dopo la gare con gli amici?

E io, quando il suo dito ornato da una Si-card di oro massiccio si poserà sulla edizione 2010, dovrò abbassare lo sguardo sui suoi calzari alati numero 50, e scuotere mestamente la testa.

Al giorno del giudizio non ci sono ancora arrivato, ma già so che mentre gli altri correvano la O-marathon, io quest'anno facevo qualcos'altro. Perchè la O-marathon DEVE essere sofferenza pura, e non per gusto della sofferenza, ma perchè se una gara da 30 km sforzo non ti ammazza semplicemente portandola a termine, allora hai il dovere di correre come un forsennato per onorarla fino in fondo.

E io non l'ho fatto. Per paura di partire troppo forte, l'ho fatta tutta troppo piano.
La mia o-marathon non merita di essere raccontata.
Leggete quella di Stegal, che è molto più interessante.
O quella di Davide Miori, che se avrà voglia di descriverla, ospiterò molto volentieri su queste pagine (dato che lui pagine sue ancora non ne ha)
.

8 giugno 2010

Quando il gatto manca...

...i topi si gettano fra i rovi.

Il proverbio originale non era esattamente questo, ma il riadattamento descrive bene il mio caso specifico nella IV gara di coppa Italia a Paluzza, dove in M35 era assente Re Carlo (che ha vinto l'elite).

Nel mio lungo (e incompiuto) cammino verso il gotha dell'orienteering, è arrivato un momento in cui ho pensato che per diventare come gli elite la cosa più veloce era vestirsi come loro. Così ho tagliato le maniche alla maglietta, ho accorciato i pantaloni e ho eliminato le ghette dal mio guardaroba: se non le mettono loro, perchè dovrei metterle io? Domenica a fine gara ho capito chiaramente la risposta alla domanda: perchè loro sono furbi e io no.

Paluzza è una ridente località situata in cima alla cima della provincia di Udine, a 4 ore di macchina da Trento, che possono essere utilizzate anche per percorrere la variante alpina, godere degli ameni paesaggi austriaci e tentare (fallendo) di rimediare una colazione teutonica. Grazie alla partenza da casa alle ore 4.30 e alla strada libera, arriviamo a destinazione con buon anticipo, in tempo a preparare per benino la mia partenza alle ore 0:01.

L'arrivo è in paese e un tappeto blu conduce sotto l'arco gonfiabile del finish, rendendo meno problematico lo sprint con le scarpe chiodate. E oggi lo sprint sarà particolarmente delicato, dato che il sig. Cipriani mi parte 2' dietro, e che mancando Rigoni in M35, è doveroso puntare alla vittoria. Archivio fra i ricordi molto sbiaditi i 13' che ho preso dal Cip solo 4 giorni prima, e mi presento alla partenza piuttosto accaldato ma molto concentrato.

Niente partenza svedese, e 1' per guardare la carta prima di partire: una pacchia. Primi metri in salita, ma poi c'è un lunghissimo sentiero per andare alla 1. E' largo, comodo e in leggera discesa: non riesco a capacitarmi di essere nel posto giusto. Eppure tutto torna e arrivo alla 1 dopo 500 metri di sentiero, un pratino, un boschetto e un altro prato con erba alle ascelle. Per la 2 altro sentiero e comodo attacco dal bosco verso il naso visibile. Per la 3 discesa lungo il ruscello e primo contatto della giornata con il verde 2 (?). Ne esco indenne e riesco a riconoscere il sassone che cerco, nonostante dalla mia parte sembri una casa.

Dalla 4 alla 7 si percorre un cerchio che porta a incrociare di nuovo la strada fatta fra la 3 e la 4. Lo percorro con discreta sicurezza a parte un leggero sbandamento sulla 6, e incrocio Remo che sta andando alla 4 (anzi, forse alla 2). Leggo dal suo blog che lui in quel momento ha capito che io stavo finendo il "loop", quanto ci avevo messo io a farlo, e quanto ci avrebbe messo lui. Io in quel momento ho capito solo che era Remo, nè mi ero accorto prima che ci fosse un "loop". Questo credo voglia dire che si potrebbero trarre dalla cartina molte più informazioni di quelle di cui mi accontento io. Se servano a qualcosa o meno, non lo so.

La cartina prosegue nel suo processo di disfacimento (che fortunatamente la vedrà cedere solo dopo l'arrivo) e io proseguo nella mia gara andando ad affrontare la 8 che mi sembra ostica. E' in una zona pianeggiante vicino al fiume, con un verdino sbifido di contorno e curvette di livello aleatorie. Decido di attaccarla dalla radurina a sud del cerchietto, percorrendo il sentiero a ovest della linea rossa, e di passare dalla 11 per portarmi avanti per dopo. La 11 non la trovo, e la raduretta è molto diversa da come me la aspettavo. Probabilmente scambio i sassi a nord del punto con quelli a sud, comunque dopo non molto riconosco dietro di me la radura tozza a cavallo del cerchietto e trovo la lanterna. Ho perso un po' di tempo (50'' diranno gli split) e mi lancio un po' a caso verso la 9 che mi appare magicamente nel sottobosco, poi cozzo contro un paio di muretti per la 10, e torno sul prato e poi sul sentiero per la 11, che attaccata da nord risulta visibilissima.

Per la 12 si attraversa per la prima volta il torrente, su comodo passaggio asciutto, e prima di salire il sentiero che mi porta ad attaccarla da nord salendo il crinale fino al sassone, do un'occhiata oltre la distesa lunare del greto per trovare tracce di Cip, ma non ne vedo. Trovo bene la 12, perdo un po' di secondi sulla 13 perchè sono troppo in basso (o è troppo in alto la lanterna?), aggiro a colpo sicuro il rudere della 14, cerco di inutilmente di farmi male scendendo la scarpata per arrivare al sentiero che mi porta alla 15, e mi lancio nel trasferimento con attraversamento bagnato (e viscido!) del fiume che passa anche dal ristoro, dove sorseggio un mezzo bicchiere correndo.

Mi aspetta la parte più bastarda della carta, un intrico di muretti con una miriade di tonalità di verdi. Mi sembra di aver corso molto bene fino a quel momento (e gli split diranno che ero effettivamente primo con 1'40'' sul Cip), e so che devo stare attento, ma non sarà una consapevolezza sufficiente. Già alla 16 non mi ritrovo un granchè, ma la trovo in fretta. Per la 17 punto a seguire i muretti verso sud per arrivare al prato, ma qualcosa non funziona perchè mi trovo a fianco del verde privato a ovest della linea. Uscito dal mio primo verde 8 della giornata vado sul sentiero e piego a sud dopo il primo muretto, ma vado in confusione e invece di proseguire poi lungo il prato mi sposto verso ovest e finisco alla 21. Il che è utile perchè mi fa capire dove sono e mi permette di trovare in tempi brevi la 17, ma è letale perchè uscendo dalla 17 penso "questa la so!" e mi lancio deciso ...verso la 21. Quando ci arrivo mi rendo subito conto di essere un cretino, ma la frittata è fatta. Andando alla 18 ne vedo uscire Cipriani che nel frattempo mi ha raggiunto e superato, e mi lancio in un inutile e confuso inseguimento che prima mi farà rischiare di finire in una botola (dove finiscono Remo e Stephen...), e poi mi paralizzerà fra le spine del verde 14 a sud della 20.

Quando riesco ad uscirne (lasciando vari brandelli di pelle di ogni parte del corpo a beneficio degli insetti del posto) raggiungo facilmente la 21 con cui ormai eravamo grandi amici, e via prato concludo il calvario dei muretti trovando la 22. Ci sarebbero ancora 5 lanterne di corsa pura in paese, ma non vedo più traccia del Cip, e spingo con moderazione fino al traguardo.

Dove terminato il tappeto blu Stegal mi annuncia che sono il primo master ad arrivare. Il Cip si era perso ad andare alla 22. Ma non abbastanza da restituirmi il regalo, e mi batte per 55''. Terzo arriva un austriaco, quarto e quinto DarioS e Remo, entrambi non in ottima giornata. Hueller non ha potuto partire per una storta rimediata il giorno prima nella sprint, peccato.

4 giugno 2010

Long, ma proprio long

Festa del 2 giugno a Bosco di Civezzano, si torna sulla cartina del campionato Italiano middle 2009, che tante poche soddisfazioni aveva saputo regalarmi. Di nuovo organizzazione made in Trent-o, e come a San Giovanni ci aspetta una long, che sarà davvero molto long. La carta, dai colori forse un po' troppo psichedelici per una lettura ottimale, è la solita trafedia di buche, curve di livello e verdi, e il primo obiettivo di giornata è quello di uscirne vivo. Il secondo, ma non in ordine di importanza, sarebbe quello di battere Corradini, Cipriani, Beltramba, Hueller e Candotti. O almeno qualcuno di loro. Le gambe non mi sembrano al top della condizione, ma tant'è.

Per la 1 ci sono almeno un paio di scelte: sentiero fino al primo bivio, taglio nel bianco salendo in mezza costa, scollinamento e attacco dal secondo dosso, oppure sentiero fino al secondo bivio nel prato, e attaco dal naso aggirando la collina. In gara vedo solo la prima, che è la più corta. Va tutto bene fino al primo dosso, poi piego inspiegabilmente a sinistra, e finisco sui roccioni. Mentre cerco di raccapezzarmi scopro che ho in mano la cartina rovescia, ma non capisco come. In ogni caso in pochi secondi arrivo alla lanterna, ma ho perso più di un minuto.
La 2 è la prima tratta lunga di giornata (4 in tutto...) e decido di andare a prendere il sentiero grosso nel pratone, salire sotto l'alta tensione, seguire il sentiero fino all'angolo del reconto non attraversabile, tagliare in diagonale verso il prato proibito e costeggiarlo fino alla lanterna. Faccio effettivamente così, non velocissimo nella risalita e nel taglio nel verde 1,5 e circospetto sulle buche in zona punto. Il Cip ci mette 40'' di meno salendo dal sentierino all'angolo nord del pratone e seguendo il sentiero fino al prato proibito.
La 3 sarebbe un azimut comodo con un capanno di appoggio, ma le buche mi incutono timore e ci lascio una ventina di secondi.

Per la 4 conveniva tagliare subito sul sentiero e salire nell'avallamento a destra della linea rossa. Io mi addentro nel verdino, risalgo il sentiero fino a dopo il bucone, salgo fino a superare l'avallementino e poi vado in curva fino a incontrare due che ostiano per averci messo ore a trovarla: 10'' da Cip ma 1' da Beltramba.
La 4 sarebbe a azimut, ma io continuo ad essere timoroso e conto le buche: il gioco mi costa 30''.
Per la 6 il programma è di farsi meno male possibile scendendo fino al sentiero e farsi portare da lui alla lanterna. Però confondo la rientranza a sud del nasone con quella vicino al cerchio, e mi gioco 2' nel capirlo e trovare la buca giusta.

Per la 7 ci sono 15 cm di linea rossa. Dato che buttarsi nel bosco è ampiamente sconsigliato, il doversi muovere sui sentieri lascia due opzioni sostanziali: alta o bassa. Io opto per quella bassa che mi sembra più corta è più sicura per arrivare in zona punto, ma commetto un errore fatale. Dopo aver imboccato il sentiero nel praticello a nord del prato proibito, arrivo nel prato con il rerinto e decido di aggirarlo da est, contando sul solito passaggio fra la recinzione e la vegetazione confinante. Ma il solito passaggio non c'è, e procedo per 200 metri quasi a passo d'uomo in piena foresta pluviale, regalandomi 5 inutili curve di livello, un graffio di 15 cm (come la tratta...) dietro al braccio destro, e un rosario di auto insulti per la scelta idiota (bastava aggirare il recinto da ovest, e dopo 100 metri scarsi di verde 1 si arrivava in autostrada). Comunque arrivo al fine all'agognato sentiero, che mi conduce amenamente fino all'incrocio con il sentiero che passa a 80 m dal punto. Dalla radurina salgo in verticale con la torretta che mi fa da faro, e poi perdo ancora un po' di secondi a cercare la buca (più lontana dal sentiero di quanto sembrasse in carta). La scelta era talmente migliore dell'altra che perdo solo 2' da Cipriani e guadagno 20'' su Beltramba. Chissà se non andavo a infrattarmi.
Per la 8, vedi 5 e altri 20'' regalati.
La 9 è ostica, perchè non appare nessun apprezzabile punto d'attacco nè linea conduttrice. C'è solo una flebile linea di arresto, ovvero il cambio di direzione della costa. Dato che non vedo altre soluzioni, mi lancio in un azimut molto circospetto, non riuscendo a riconoscere nessuna delle forme del terreno che mi vengono incontro. Superato il tratto di verde 2 arrivo a quello che mi sembra il cambio di direzione della costa, e vedo sopra di me una zona che mi sembra assomigliare a quella nel cerchietto. Sono un po' titubante (mi scoccerebbe salire per niente) ma alla fine mi lancio: e la lanterna è lì! 1' e 20'' da Cipriani e 40'' da Candotti, ma non molto tempo fa io su una lanterna così ci avrei lasciato il pomeriggio.

Le gambe iniziano a dare segni di cedimento, così ringrazio il sentiero che mi raccoglie e mi consegna alla strada, che abbandono al primo praticello per aggirare il nasone puntando alla torretta. Da lì scendo alla punta del prato per attraversare il terrazzone e punzonare la 10. Tutto molto pulito, a 2 soli secondi da Cipriani. Per premio assieme alla lanterna trovo un giacimento di bottigliette d'acqua, non segnate in cartina, ed è bellissimo.
Per la 11 torno al prato, passo in quello sotto e lo attraverso in corsa ginocchia alte (mica facile correre nei prati non tagliati...) fino alla strada sotto i tralicci. Col senno di poi, conveniva stare a ovest del cocuzzolo, perchè da est arrivare in curva al roccione era arduo, e ho dovuto scendere e risalire. 30'' dal Cip.

Anche il cervello inizia ad essere non lucidissimo, così per il nuovo trattone (ma sta volta i cm sono solo 11) decido di andarmene tranquillo sul sentiero che parte poco a ovest della 11 e mi porta fino ai piedi della collina che devo aggirare per arrivare alla 12. Da lì risalgo un po' il torrente, lo abbandono per seguire l'avallamento fino al bordo sud del prato, e mi faccio portare dal nuovo sentiero fino alla casetta. 45'' meglio di Cipriani, ma lui si è sbagliato e stava andando alla 15.
La 13 è in mezzo al verde e scelgo come linea conduttrice il bordo del terrazzone su cui si trova. In breve mi appare la torretta e a pochi metri la lanterna: 20'' meglio di Cipriani, e anche di un altro signore col cognome diminutivo.
Parto ringalluzzito per la 14, sulla quale faccio un po' il pignolo per caderci giusto giusto, e mi perdo i 20'' che avevo appena guadagnato.
Per la 15 non vedo il sentiero parallelo alla linea rossa, e seguo l'altro. L'attraversamento della linea elettrica è meno pborlematico di quello che i colori facciano pensare, e superata la prima collinetta appare la lanterna. 10'' più lentamente di quanto sia apparsa al Cip.

Per la 16 ci sono altri 10 cm, e sono ormai agli sgoccioli. Mi butto sul sentiero e faccio il galletto tagliando la S, ma in questo modo perdo contatto con la carta e devo passeggiare un po' su e giù per ritrovare il sentiero che mi porta al prato sotto la linea rossa. Da lì sentiero, strada, prato, ruscello, collina, collina, muretto e, dopo essermi guardato un po' in giro, lanterna. Credo che la scelta sarebbe stata ottima, ma dal ruscello in poi sono andato pianino e ho continuato a guardare la carta. Morale: 3' da Cipriani.
E altri 20'' li prendo andando alla 17, accorgendomi solo alla fine che bastava arrivare al sentierino per farsi portare alla lanterna. Fra l'altro la lanterna la trovo solo perchè un bambino la sta indicando a quello che chiama "maestro", perchè io la stavo cercando sotto il sentiero, e non sopra dove era.

In conclusione, se l'obiettivo era quello che indica sempre Stegal ("sconfiggere il bosco") allora ho vinto io. Se era quello di sconfiggere gli avversari, andiamo un po' peggio. E' sicuramente una soddisfazione aver messo dietro Candotti e Hueller, e passi per il minuto rimediato da Beltramba, ma 13 minuti da Cipriani sono proprio troppi. E poi ci sarebbe quell'altro signore con il congnome diminutivo che di minuti me ne ha dato 20. Che con partenza in linea vorrebbe dire che mentre lui punzonava il finish io avevo appena punzonato la 12...

Facciamo che mi facevano un po' paura le buche ed ero ancora un po' stanco dal trittico, se no mi deprimo troppo e domenica c'è la coppa Italia.

1 giugno 2010

Trittico della Val Rendena

Non sono stati in molti a scegliere il trittico Made in Bezzi del fine settimana scorso, ma hanno avuto torto quelli che non c'erano, perchè è stato proprio bello. Sprint il sabato pomeriggio in un boschetto che è risultato molto più ostico di quello che sembrava a prima vista, notturna (almeno da metà in poi...) in paese a Spiazzo il sabato sera, e middle la domenica mattina, in una curiosa carta che si sviluppa su quasi 1000 metri di dislivello.

Si inizia con la sprint. In M35 la griglia dei partenti non è molto affollata, ma ci sono nomi prestigiosi, come quello di Corradini. Per la precisione, ci siamo solo io e lui, ma correre contro di lui è comunque uno stimolo di per sè. E quindi parto, motivato ma non al top della concentrazione, dato che arrivo in partenza 2 minuti prima del mio start e 5 minuti dopo essere arrivato a Carisolo alla guida di un pullmino pieno di bambini. Il bosco non è facilissimo, ma diventa insidioso per la simbologia ISSOM da sprint, alla quale si arriva sempre un po' impreparati quando la sprint è nel bosco. Così dopo il primo punto quella che in carta sembra una autostrara è in realtà un sentierino. Ma mi ricordo di una gara dalle parti di Roncegno di qualche anno fa, e non mi spavento. Mi lascia molto più perplesso il prato con qualche castagno dove mi trovo andando alla 2 e che non riesco proprio a trovare in cartina. Ci metto un po' a rassegnarmi all'idea che il prato inglese che mi circonda sia il semiaperto di cui parla la carta, e aggiungendo questo (che per altro non mi risulta sia imputabile alle norme ISSOM) alla insolita scala al 4000, impiegherò fino a oltre la 100 per entrare davvero in carta. Aiutato in questo dal mio rivale di giornata, che raggiungo fra la 5 e la 6, perdendo qualsiasi seria motivazione per concentrarmi come si deve. Non facciamo trenino, ma da lì in poi andiamo avanti in parallelo, alternandoci nelle bestialità. Il fatto che fossimo solo in due non evidenzia nel risultato finale quanto siamo andati male (anche se non così male come il tempo kms sul sito FISO dice: c'erano anche ben 65 metri di dislivello che non sono stati contati...).

Altro giro altro regalo, notturna. La M35 si arricchisce di un nuovo concorrente, Segatta, che si presenta però in tono un po' dimesso, lamentando scarissimo allenamento. La gara come al solito comincia in ritardo, perchè alle 21 non è notte neanche un po'. Neanche quando partiamo è molto buio in realtà, e Bezzi sperimenta una nuova partenza "a raggera", molto coreografica e non eccessivamente cruenta. Io opto per la scelta "prima nord e poi sud", con un manipolo di altri valorosi, fra i quali il ventenne Cristiano De Agnoi, che al termine della gara mi dirà "all'inizio ho deciso di leggere poco per cercare di staccarti, ma non ci riuscivo" facendomi gongolare un po'. Per altro da gongolare non ci sarebbe un granchè, dato che dopo la separazione da Cristiano per scelta diversa dopo la 40, salto la 35 (complice forse il saluto ai bambini, che mi distrae un secondo, ma quello cruciale) e me ne accorgo dopo la 47, dovendo tornare indietro (anche un Dalla Valle farà lo stesso errore...) e perdendo quasi un minuto, al quale se ne aggiunge quasi un altro quando supero la 44 senza vederla perchè troppo concentrato sul raggiungere quelli che mi avevano superato nel frattempo (e che avevano saltato la 44 di slancio). Per concludere faccio una scelta idiota dalla 33 alla 39, che oltre a farmi arrivare dietro il mio rivale 2009 Miori, mi procura delle orticate che mi terranno mezzo sveglio per tutta la notte. Alla fine il cronometro dice che ho dato 6' a Corradini, ma gira voce che abbia corso senza pila e senza occhiali...

La domenica la pattuglia degli M35 si rimpolpa con Frizzera e Cipriani: come al solito quattro gatti ma almeno 3 di quelli feroci. L'unica cosa che si sa della carta è un po' scoraggiante: servono circa 60' per andare in partenza. La stima è forse un po' generosa, ma alla fine conterò 115 (sic!) curve di livello dal ritrovo alla partenza "alta" (a esordienti, bambini e senior vengono scontate ben 40 curve) e questa volta chi dice che bisogna essere in forma per arrivare allo start, ha ragione. Io ci arrivo pimpante, ma correndo perchè accompagnando i bambini me la sono presa un po' comoda, e patirò un po' verso il finale lo sforzo fatto. La gara si snoda a zete scendendo lungo un costone, ma è molto più faticosa di quello che il dislivello complessivo negativo farebbe pensare. Alla 1 raggiungo Friz che partiva 3' prima di me e come al solito questo condiziona tutta la mia gara. Non posso dire di averlo seguito, ma spesso in uscita dal punto sono stato frettoloso per non lasciarlo scappare via, e l'averlo raggiunto mi ha tolto da subito un po' di "cattiveria" agonistica. Nel complesso non ho corso male, ma ho seminato parecchi secondi fra le 115 curve. Pulito alla prima, ho perso un po' di secondi prima di credere che davvero ero alla confluenza di ruscelli a 1 mm dal cerchietto della 2, e mi sono fatto distrarre da un masso non segnato in carta alla 3. Alla 4 sono stato fermo a guardarmi in giro al termine del sentireo invece di andare dove pensavo fosse la lanterna (ed era), alla 5 mi sono impantanato fra i rami tagliati, alla 9 mi sono inspiegabilmente buttato nei prati a sinistra invece di scendere dritto, alla 11 mi sono guardato intorno per mancanza di un punto di attacco e sono poi uscito seguendo Friz invece che puntando al bivio di sentieri, alla 13 non ho guardato la descrizione punto e ho girato intorno al rudere per scoprire che la lanterna era dentro, e alla 15 mi sono giocato la gara nel breve tratto dal punto d'attacco (angolo del prato) alla lanterna. Ho buttato 1' e 10'' (quelli che mi separavano da Cipriani, primo su Corradini) perchè dopo aver scelto e individuato il punto d'attacco ho preso una direzione casuale invece di guardare la bussola (o girare di 45° rispetto alla direzione da cui venivo). Sono andato lungo e sono dovuto risalire. Inutili gli ultimi due migliori tempi.

Ho vinto un pirlo, mi pare un premio adatto.

Il fatto è che dovrei concentrarmi per un po' sulla tecnica, lasciando perdere i risultati. Ma quando mai io riuscirò ad andare nel bosco pensando "beh, oggi anche se mi battono è lo stesso, devo solo pensare a migliorare la tecnica"???

Avevo pensato potesse essere una buona occasione il trofeo Argentario di domani, una long sul malefico terreno tutto buche dei campionati italiani middle 2009, e mi ero iscritto in MA per non avere nessuna possibilità di fare risultato. Ma poi ho visto che in M35 c'erano Cipriani, Hueller, Corradini, Beltramba e Candotti, e non ho resistito...