30 giugno 2012

Campionato trentino-veneto middle

Non mi legge più nessuno, quindi non vale la pena che stia qui a buttare troppo tempo. Ma dato che io da anziano mi leggerò, almeno qualche appunto...

La strada per raggiungere Campogrosso a causa di lavori stradali è più lunga del previsto, e arrivo in loco all'ultimo momento, agitato come un M16 ai suoi primi campionati italiani. Considerando che sono un M35 ai suoi svariati campionati provinciali, non è un buon segno. Mi devo anche far prestare un paio di calzini, che ho dimenticato, neanche quello un bel segnale. Me ne vado a corricchiare fra i mughi, è un bel posto, e funziona abbastanza. Quando arriva in partenza ho in mente solo il mantra di giornata "parti tranquillo".

Parto tranquillissimo, e dopo 2' sono già perso. Opinioni più autorevoli della mia dicono che ad essersi perso era il cocuzzolo dietro al quale doveva esserci la lanterna (il Bezzi dice che è un problema tipico delle carte omologate al 15.000 e poi portate al 10.000). Sta di fatto che al minuto 4 già penso di essere il peggior orientista dell'emisfero boreale. Al minuto sette e un po' trovo finalmente la lanterna, ma solo per caso, dato che i 3 tentativi di riattacco al punto sono andati a vuoto. Ciao titolo.

Ho perso talmente tanto tempo sulla prima che non mi pare valga neanche la pena di perderne dell'altro nel tentativo di recuperarne, e a parte un medio problema (1') sulla 2, che però ha fatto vittime più illustri di me, corro bene, per quanto con il morale sotto i tacchetti, fino alla 6, recuperando 15 posizioni. Cipriani è anche oggi su un altro pianeta (molto più vicino di quello su cui corre di solito Rigoni, ma comunque altro) ma agli altri rosicchio minuti su minuti. Compreso Eddy, che ha pescato il jolly sulla prima e alla 6 conduce ancora con 5'' sul Cip.

Alla 7 il basso morale ha la meglio sulla sopraffina tecnica che mi contraddistingue e mi convinco che sto andando alla 8. Dopo 200 metri le forme del terreno che ho davanti non c'entrano una sega con quelle che leggo in carta, ma chiudo un occhio. Dopo un altro po' compare davanti a me una strada con tanto di divieto di accesso ai veicoli, e la mia consolidata esperienza mi ha ormai insegnato che neanche il peggior cartografo della terra dimentica una strada carrozzabile in carta. Così mi fermo un attimo a capire in quale parte del mondo mi trovi. Realizzo che vengo dalla 6 e sto andando alla 7, e anche che non mi è andata neanche tanto male. Perderò dal migliore di tratta un minuto, ma considerando che non sapevo dove stavo andando, non è andata neanche male.

Per la 8 c'è soprattutto da correre, ma le gambe magiche oggi sembrano più che altro due affusolate bondole e lanciato su per la depressione prima della strada tutto quello che riesco a fare è raggiungere e superare due W60 che camminano. Nella ulteriore salita dopo la strada mi trascino un po' penosamente, ma ciononostante faccio il miglior tempo di tratta. Non un buon auspicio per il movimento orientistico italiano master.

Anche per la 9 c'è da correre, e le bondole su asfalto vanno anche peggio. Per fortuna nel frattempo almeno mi guardo la sequenza successiva, evitando così di prendere l'ala di farfalla finale nel senso sbagliato, cosa che al pescatore di jolly costerà il podio (e salverà me dalla quinta medaglia di legno consecutiva, che è quasi un peccato).

Nei praticelli finali mi applico diligentemente ed evito di buttare secondi preziosi dove un minimo di attenzione è sufficiente a uscirne indenni. Il Cip mi straccia su tutte, ma pazienza.

Nel depresso confronto post gara viene fuori che la 1 ha fatto strage, e io finisco al terzo posto di giornata e secondo fra i trentini. Rimango comunque depresso, ma almeno porto a casa 4 yogurt e una formella di boscatella. Un trionfo.


19 giugno 2012

JTT Race a Serrada

Noi che vinciamo le medaglie agli italiani middle sappiamo che la middle è una gara infida.
Noi che vinciamo le medaglie agli italiani middle sappiamo che l'importante è partire bene.
Noi che vinciamo le medaglie agli italiani middle sappiamo che se entri bene in carta è fatta.
Noi che vinciamo le medaglie agli italiani middle sappiamo che sulla prima devi andare sul facile.
Noi che vinciamo le medaglie agli italiani middle sappiamo qual è la scenta migliore per la prima.
Poi, fra di noi, c'è chi fa la scelta migliore, e chi no. Io, no.

JTT Race  vuol dire gara dello Junior Team Trentino, una gara che tutti gli anni organizzano al termine del raduno dei giovincelli trentini per fare un po' di festa e raccattare qualche soldino. Quest'anno raduno e gara sono a Serrada, e la carta la conosco, è bastarda. La giornata è bellissima, è da 15 giorni che non corro, non vedo l'ora.

Arrivo in partenza un po' presto e sto lì ad aspettare. Cerco di non distrarmi, ma forse non ci riesco. Per andare alla prima c'è una scelta facilissima, sentiero e canaletta, l'ideale per entrare in carta bene e iniziare con una botta di autostima. Si può anche andare in curva, si risparmia qualche metro, ma è meno sicura e il bosco è un po' sporco. Mi lancio deciso sul sentiero. Resisto 100 metri. E poi vado a perdermi in curva.

Magari in quel momento lì mi sarà anche sembrata la decisione migliore, ma con il senno di prima e con il senno di poi non lo era. Butto via 3 minuti ancora prima di iniziare e il resto della gara verrà un po' di conseguenza. Perchè Segatta partiva 2' prima di me e pigliarlo presto sarebbe stato utile, e perchè se perdi 3' alla prima poi puoi anche far finta che non sia successo, ma dentro di te non parte quel magico processo di autogasamento virtuoso in cui la mancanza di errori ti spinge a continuare a non farne. O qualcosa del genere.

Il resto della giornata, conclusa con un'altra "gloriosa" medaglia di legno, la quarta di fila, a dimostrazione di una invidiabile costanza di risultati, sarà figlio di quell'inizio, con qualche lanterna fatta benino, varie fatte maluccio, e un tempo complessivo 11' (undici...) più alto di quello di DD, 10' peggio di quello di Rudimair, e 5' peggio di FabioH.

Per la 2 esco dal punto fuori di 45° e vengo fortunosamente salvato dalla muraglia cinese, per la 3 faccio una scelta prudente in appoggio sul cocuzzolone ma c'era un costone sotto la linea rossa che mi avrebbe portato altrettanto prudentemente e forse più velocemente al punto (DD ci mette 20'' di meno, sarà andato di là?), per la 4 aggiro la montagnola 10'' più lentamente di FabioH, e alla 5 mi do alle esercitazioni fra i muretti, quando una scelta più pavida sui sentieri sarebbe stata molto più veloce (diciamo 3' più veloce). Al ristoro agguanto finalmente Segatta, ma praticamente non riuscirò più a staccarlo.

La 6 è in una zona dove mi sono perso tutte le volte che ho corso qui, ma la trovo più di culo che altro. Dato che ci devo tornare, ho l'idea da grande orientista di cercare un punto di riferimento. Solo che l'esecuzione dell'idea è da orientista del cavolo e prendo come punto di riferimento un non meglio precisato bosco un po' aperto circa per di là. La 7 è in curva, la 8 da correre. E non la faccio neanche malissimo (con Segatta incollato alle calcagna) se non fosse che perdiamo forse mezzo minuto a districarci nel prato sporco prima del sentiero, che si poteva evitare con il sentierino a nord che faceva anche risparmiare un paio di curve, e un altro po' di secondi nell'avallamento prima di quello giusto (che era parecchio meno accentuato, somaro!). Per la 9 con uno scatto semino Segatta, ma poi rimango bassissimo per la 10 senza capire bene perchè (forse un paio di radure non segnate?) e mentre risalgo faticosamente alla 11 mi passa di nuovo.  Tornando alla 12 becchiamo la esile traccia che probabilmente abbiamo mancato all'andata, e scappo di nuovo andando alla 13. Dove mi fido troppo del riferimento casual che ho preso prima, e mi perdo come tradizione. Quando torno al muretto per un attacco un po' più serio, Segatta è là e andiamo insieme al punto. Ma lo stacco di nuovo volando alla 14 (con la 9 gli unici miei due migliori tempi di giornata). Ma mi perdo di nuovo alla 15, quando la smania di seminare Segatta è di più del cura nel guardare la carta.

Dato che almeno voglio riprenderlo, gambe in spalla mi butto sui sentieri, e alla strada asfaltata mi riappare. Mirco dubbio sulla scelta di percorso (e forse era meglio andare a sinistra lungo la strada asfaltata) e poi mi getto all'inseguimento. Il suo passo è un po' più lento del mio, ma quando lo aggancio in salita, mi si attacca. Dopo un po' inizia a fare un verso che vuol dire o che sta facendo finta di tirare le cuoia per prendermi per il culo, o che sta tirando le cuoia. Io tengo il ritmo, e lui schiatta. Quando la pendenza aumenta le vene delle gambe sembrano pompare direttamente acido lattico, ma non mollo. Almeno fino a quando non mi accorgo che nel pensare a Segatta ho allungato la strada di un centinaio di metri abbondanti. Mi volto angosciato temendo che lui abbia tagliato dalla parte giusta, ma non l'ha fatto.

Domenica prossima ci sono i campionati trentini middle. A noi che vinciamo le medaglie agli italiani middle, e che non le abbiamo vinte ai trentini sprint, ci piacerebbe tanto arrivare sul podio. Che di medaglie di legno ce ne abbiamo un po' piene le palle.

p.s. vedo ora, mettendo a posto la cartina, che c'è scritto su "Coppa del Trentino Long". Ah, non era una middle. Vabbeh, alla prima devi andare sul facile comunque.

8 giugno 2012

5° Coppa Italia: Lago dei Caprioli


Tradizionalmente il giorno dopo del campionato italiano sprint c'è una long di Coppa Italia, che serve a taluni per dare a 500 km di viaggio un senso un po' più sensato di 20' di gara sprint, e a talaltri per tentare di ricomporre la psiche dopo le scoppole del giorno prima. Io faccio parte dei talaltri, ma l'osticità della carta, su cui ho già corso qualche anno fa, non dà garanzie sulla riuscita dell'operazione "ricomporre".

Il posto sarebbe splendido, ma se la settimana prima hai corso a Carezza viene un po' da fare i difficili. Il bosco è bellissimo, ma un po' meno. Le montagne sono belle, ma non sono il Latemar e il Catinaccio. Il lago è molto bello, ma non ha i colori di quello di Carezza. Ma il Monteginer che organizza la gara è probabilmente intrallazzato con la locale azienda per il turismo, e allora cerca di riguadagnare dei punti mettendo l'arrivo a due passi dalla riva, e facendo correre a quasi tutte le categorie tre fantastici punti sul lungo lago. Qualcuno si lamenta per lo scarsi significato tecnico di questa scelta, ma se io non avessi corso in una delle 19 categorie che dovevano correre tutto attorno al lago, avrei fatto causa all'organizzazione per danni morali. Che poi il giro non me lo sono goduto molto, ma questa è un'altra storia.

La partenza è a pochi passi dalla casa estiva del Vecchio dell'Alpe, ma nè lui, nè Heidi, nè Nebbia nè tutte le loro caprette sono in casa quando arrivano gli orientisti. O erano ai pascoli alti con Peter, o erano a messa in paese, dato che era domenica mattina (anche se non mi risulta che Heidi e famiglia fossero cattolici, ma forse è perchè quella parte lì l'avevano censurata, dato che a quei tempi in italia la tv era ancora laica). A scambiarsi facezie prima del via ci sono Rigoni, Grassi PM, Di Pace e qualche altro, e io come al solito fuggo in cerca di quella concentrazione maxima che credo mi servirà per affrontare quel costone di nulla che ricordo esserci da queste parti.

Quando finalmente prendo in mano la cartina, il costone di nulla mi viene servito come primo piatto, e mi fermo un po' per capire come prenderlo: la 1 è uno di quei centro farfalla che minacciano di tenerti occupato tutta la giornata, e mi scoccerebbe, dato che poi vorrei fare il bagno. Sembra che andando via un curva di livello e contando i ruscelli, si possa avere qualche probabilità di riuscire ad arrestarsi al verdino giusto. E mi avvio. I ruscelli per fortuna ci sono davvero, il verdino è abbastanza evidente, e dato che ne esce anche un orientista, potrebbe proprio essere quello giusto. Mi pare di incontrare una radura più del previsto, ma avvisto la lanterna, quindi va bene così. Non un missile (quinto a 1'30'' da PMG, diranno gli split), ma non mi sono perso.

Per la 2 sembra che uscendo dal verdino e superando la palude si debba poi solo scendere. Quando oltre la palude incontro il sasso il mio cuore esulta e mi scapicollo convinto verso il basso, atterrando sulla lanterna. Molto più ostica si preannuncia la 3, dove mi esibisco nel primo azimut sballato di giornata. Arrivo troppo basso e capisco poco dei verdi, ma in qualche modo la trovo. Lento, ma non mi sono perso neanche questa volta. La 4 è il centro della stella e dovrei più o meno sapere dov'è. Più o meno. Per la 5 devo attraversare la palude e poi salire, incontro Dario Stefani che scende e mi pare un po' strano, ma ho altro da pensare, dato che devo preoccuparmi che la palude non mi risucchi le scarpe, come ha fatto con altri. Ripartiamo insieme verso la 6, "troppo basso...", penso sprezzante di lui. Quindi naturalmente arriva sul punto mezzo minuto prima di me, mentre cerco di interpretare verdi di tutte le gradazioni, e mi faccio uccellare da un sassone davanti al quale non vedo la lanterna (che, come è scritto chiaramente nella descrizione punto) è dietro. Quando torno di slancio alla 7, penso che il peggio sia passato, o almeno il primo peggio. Gli split diranno che a quel punto ero quinto a 5' dal primo. C'è di meglio, ma non mi sono perso.

E allora ci provo andando alla 8, pensando di poter raggiungerla attaccandola dal verde, non capendo bene se al verde ci sono arrivato, proseguendo fino ad un sasso dove c'è una lanterna, e scoprendo che non è la mia. Nessuna idea di dove potrei essere. Decido che la cosa più saggia è andare alla curva della strada a ovest e attaccare da lì. Dato che passo vicino ad una lanterna, ci butto un'occhio. Toh, è la mia. Vabbeh, punzoniamola.

Per la 9 c'è un prato da attraversare, è il pascolo del Vecchio dell'Alpe, ma naturalmente non me ne accorgo. Comunque attacco saggiamente dal boschetto rotondo, sto un po' troppo alto, ma la avvisto con la coda dell'occhio, con il secondo tempo di tratta. La 10 promette rogne, e reso saggio dall'età cerco di evitarli. Cerco di appoggiarmi al movimento del terreno a ovest del punto, lo individuo, mi sembra di riconoscere la paludina fra lui e il punto, vedo da lontano un cocuzzolo, mi sembra di sentire un bip, vedo un tizio che sembra uscire dal punto. Ma l'età mi ha reso troppo saggio. "Non è che mi sto sbagliando?" Torno indietro, torno alla forma del terreno, trovo un sacco di sassi, capisco in modo inappellabile dove sono, faccio azimut in senso contrario, e arrivo di nuovo allo stesso cocuzzolo. La descrizione punto dice che la lanterna è lì dietro. Pirla.

Fra me e la 11 a quel punto c'è un ristoro, che sembra anche un buon punto di attacco. Bevo, e attacco. Ma il mio sestante oggi è fuori di vari gradi, e solo un provvidenziale muretto mi impedisce di arrivare in val di Sole. Da lì al punto sono capace di andare diritto anch'io. E poi è riaparso il DiPa, che avevo intravisto alla 11. Con lui andiamo alla 12, o meglio, io tento di seminarlo, ma il costone malefico mi frega di nuovo. Si vedono molto bene i due tagli di bosco, molto meno bene il verde contro cui dovrei andare a sbattere. Penso di essere nel bianco fra i due verdi, invece sono più in basso, e quando alla fine la trovo un po' per culo, arriva anche DiPa. Che poi punzona prima di me la 13, perchè di nuovo azimutto in modo disastroso e mi serve una piroetta per tornare sulla retta via.

Per la 14 bisogna sostanzialmente correre, perchè c'è una linea d'arresto grande una casa. Io e DiPa partiamo in parallelo, e è solo questione di culo beccare una zona dove si corre bene o una dove si fa fatica ad andare avanti. Mi dà fastidio vedere che sto correndo pensando a lui, e cerco di non pensarci. Comunque quando arrivo alla famosa linea di arresto sono giusto un pelo basso, e lassù mi appare la radice con la lanterna. Del DiPa non c'è più traccia, ma ci ho messo 1' e 50'' più di Rigoni.

Anche per la 15 c'è da correre e il terreno è di nuovo molto variegato. Incontron anche un capriolo, che si sarà rotto le balle di cercare un posto dove nessuno gliele rompe. Arrivo magicamente al sentiero in corrispondenza del sentierino che mi serve, parto in curva, inquadro la radura e punto il sasso. Un gioco da ragazzi: 3° tempo, ma 1' peggio di Rigoni e 20'' peggio di PMG... La 16 non è difficile, ma giro il dosso dalla parte sbagliata e mi impiglio nel verde perdendo un altro minuto, per la 17 opto per la scelta astuta andando a cercare il sentierino a nord del punto, ma è meno di una traccia per camosci e ad un certo punto scompare pure, lasciandomi in un posto che più o meno so dove è, ma da cui non è comodissimo arrivare alla lanterna. E altri 2'.

Per la 18 mentre sgambetto fra i prati preparo pinne, fucile ed occhiali, dato che la carta mi annuncia l'attraversamento del mar rosso. Invece arrivo alla collinetta della lanterna senza neanche bagnarmi le scarpe. Ci rimango un po' male, ma riparto con ritmo ancora discreto verso la 19. Peccato che mi fermo a 5m dalla roccia giusta cercando di capire se era davvero la roccia giusta. Prima di dubitare potevo almeno provare ad arrivarci, dato che ero anche dalla parte giusta. Rigoni mi dà i soliti 50'', ma riesco a darne 20 a PGM. Per la 20 basta arrivare alla strada, ma è più facile a dirsi che a farsi. L'agilità non è mai stata la mia dote principale e correre sulla punta dei sassi che cospargono la zona ne richiederebbe parecchia. Ciononostante faccio un ottimo 2° tempo di tratta. Inutile dire dietro a chi.

Con la carta al 10.000 magari si poteva pure arrischiare una scelta più spregiudicata, ma con il 15.000 è già tanto se riesco a beccare la 21 attaccando dal prato. Ci metto 10'' solo per capire se quella roba marroncina di un millimetro di lunghezza è un dosso o una buca. Quando lo capisco, dopo altra breve danza sui sassi, arrivo velocemente alla lanterna, ma è stato clemente il tracciatore che l'ha messa dalla parte da cui arrivavo. Danza che ti danza do finalmente fondo alle mie doti funamboliche dando una poderosa ginocchiata contro un pietrone in uscita dal punto. La valle rimbomba dell'eco della botta, ma io incurante o quasi vado un po' a caso verso dove mi pare dovrebbe esserci la 22 e un po' a caso la trovo. A questo punto rimane solo una sgambata sul lungo lago, la apprezzerei di più se non dovessi passare gran parte del tempo a promettere al mio ginocchio che solo ancora 2 e poi basta. Lui è così gentile da non prendersela neanche troppo quando mi accorgo che ci sarebbe anche la 24, e evito all'ultimo uno scocciante PM sulla lanterna più facile della gara. 

Allo scarico sono di nuovo quarto. Oltre a Rigoni e PMG davanti a me c'è di nuovo Buselli. Eccheccazzo. Va bene che tra un mese correrà i mondiali con la maglia dell'argentina per via del nonno biancoazzurro, e che quindi sarà piuttosto allenato, ma dato che per vincere i mondiali battere Pedrotti non è tanto utile, poteva anche starmi dietro, almeno oggi.

Mi consolo con il bagno, che, non essendo vietato come al lago di Carezza, dove abusivamente mi sono abluzionato in meno di 2'', posso fare con tutta calma. Almeno 8 i secondi di permanenza in acqua, alla faccia di Buselli (comunque, auguri!).



7 giugno 2012

Campionato italiano sprint

Le sprint sono fatte di attimi fuggenti. Il mio attimo se ne è fuggito alla 3, quando dopo una discreta 1 e una tollerabile 2 mi sono lasciato distrarre da Marco Seppi che andava spedito alla sua e senza neanche accorgermene l'ho seguito senza guardare bene la carta. Dalla mia occhiata fugace mi pareva che la mia 3 fosse su una radice, e da lontano mi pareva di vedere una radice vicino alla lanterna dove stava andando lui, e sono andato con lui. Ma là non c'era nessuna radice, e comunque la mia non era sulla radice. Ho letto il codice e ho almeno capito che non era la mia, ma da lì a trovare la mia 3 sono passati quei 34'' che mi hanno lasciato ai piedi del podio.

Podio su cui è invece salito, insieme a Re Carlo e al Rivale, "un certo Francesco Buselli", che solo la mia giovane età orientistica mi aveva permesso di non mettere fra i favoriti. Si dà il caso infatti che quando io nel 2000 rifiutavo gli inviti ad andare a provare l'orieteering da quello che sarebbe diventato mio suocero, lui vincesse la qualificazione del campionato italiano corta distanza davanti ad un tale Michele Tavernaro, e in lista base si trovasse al sesto posto, davanti a gente come Bezzi G, Grassi S, Beltramba, Dalla Santa, Pradel R, Bezzi M, Zanetello, Tenani e altri allegri (allora) giovincelli. Insomma, non proprio un pirla qualsiasi.

Dopodichè, anche avessi scoperto che era Sgiursgiù traversito, non è che avrei rosicato di meno.

Anche perchè la gara era proprio bella bella, e per quello che ci capisco io di orienteering, non esito a definire geniale il tracciato di Bezzi M. Perchè Madonna di Campiglio è un posto che a passeggiarci non diresti che ne possa venire fuori una gara così divertente e difficile, e invece. Quello che non faceva la carta l'ha fatto il Bezzi, con una prima parte in un boschetto banale per Cappuccetto Rosso ma molto meno per degli assatanati M35 con le stradine in mente, una transizione fra i prati in discesa dove sciami di lanterne erano pronti a fotterti se ti distraevi un secondo, e una lunga sequenza in paese, dove quasi ogni lanterna aveva una piccola trappola incorporata. Come la 8, dove la strada ti portava automaticamente al ponte grande ma quello pedonale sarebbe stato più corto. Come la 9, dove io la trappola non l'ho vista ma in vari ci sono cascati. Come la 10, dove a occhio ti veniva da andare a destra ma a sinistra era molto più veloce. Come la 11, dove la lanterna era messa a una distanza dal recinto tale da farti pensare che ci arrivavi da fuori anche senza scavalcare ma invece poi dovevi proprio scavalcare. Come la 17, dove dovevi capire che fare le scale a chiocciola per scendere al ponticello non era una buona idea. Come la 18, dove potevi scegliere fra tornare indietro o andare avanti e fare il giro alla casa. Come la 19, che era al piano di sopra. Come la 20, che era in un garage dove entrando dal pieno sole all'inizio non vedevi una mazza. Come la 23 dove dovevi dimostrare di aver capito almeno al secondo tentativo la storia della scala a chiocciola. Come la 25, dove tutti i disegnini ti (o almeno mi) facevano pensare che stare sotto la linea rossa non era l'unica cosa sensata da fare. E nel frattempo dovevi correre, parecchio.

A parte il fuggito attimo fuggente della 3, la mia gara è stata buona, il che quest'anno in M35, giustamente, non basta. Potrei dire che le mie imprecisioni sono state dovute soprattutto al fatto di non avere una descrizione punti comodamente consultabile senza scartabellare con la cartina, e sarebbe vero, ma non ce l'avevano neanche gli altri. Prima di partire ho catechizzato Fabietto sull'importanza di leggere le descrizioni punto più ancora dei codici delle lanterne, ma poi in gara ho iniziato a farlo dalla 8. Così ho perso qualche secondo prezioso alla 2 mentre il macigno che nascondeva la lanterna mi guardava a 2 metri di distanza, ho fatto quello che ho fatto alla 3, e ho guardato la premiazione dalla zona pubblico.

Peccato, perchè nonostante per tutta la gara avessi la sensazione che le gambe non fossero magiche abbastanza, in realtà loro hanno fatto il loro dovere, tanto che nella tratta lunga ho persino fatto il miglior tempo davanti a Rigoni (ma a pari merito con Buselli...).

Come agli italiani middle sono di nuovo fra i 4 master più forti d'Italia, solo che questa volta sono un pochino peggio del terzo. Sottigliezze. 




1 giugno 2012

-1 al 2 giugno

Domani è il 2 giugno, e chi segue questo blog sa bene che non è la festa della Repubblica l'evento più importante. Le griglie di partenza non sono ancora uscite, si vede che il Bezzi aveva altro di più importante da fare (del resto sul sito c'è scritto che "non usciranno prima del pomeriggio del 31 maggio", quindi sono stati sinceri).

Anzi no, sono uscite! (grazie Silvan) Griglia con 2' di distanza fra un concorrente e l'altro, quindi sta volta non ci sono santi: sul podio finiranno i 3 più forti, o almeno i 3 che in questa gara andranno meglio. 

Se come me non vedete l'ora che sia domani alle 13, e non sapete come farvi passare il tempo, potete occuparne una parte andando a dare una occhiata al "guest post" che Larrycette mi ha estorto con una corte spietata. Con totale mancanza di modestia e un pizzico di captatio benevolentiae verso le abituali lettrici di quel blog, l'ho intitolato "Ori-abeceDario per Sartine e Cuochette".

Tornando a domani, mi piacerebbe molto far parte di nuovo di questa scenetta, non necessariamente in quella posizione e con quei compagni, ma in ogni caso senza dover stare troppo vicino a qualcun altro. L'obiettivo sono certo sia realistico e quello che potevo fare per raggiungerlo, l'ho fatto. Vedremo.