11 novembre 2013

Coneglia, no.

So che ho in arretrato varie gare, fra cui quelle della 3 giorni internazionale di Roma, che probabilmente hanno più appeal della finale del tour trevigiano 2013, ma facciamo che almeno una la racconto poco dopo che è successa.

E poi è una di quelle sfigate che hanno più audience.

Io con Conegliano c'ho un brutto rapporto. Il finale di stagione è tradizionalmente a livello di risultati il mio periodo d'oro, anche perché si corre quasi sempre in città, che è il mio terreno più preferito (e dove non si corre il VERO orienteering, ma ça va sans dire). E in questo periodo d'oro io di solito arrivo sempre a Conegliano da favorito (almeno nella mia testa) e me ne vado cornuto e mazziato. E quest'anno non si è smentita la tradizione.

La carta di Conegliano non è fantastica, e quest'anno è anche orfana della parte più bella, che è sotto embargo "di livello 2" per il trofeo Alpe Adria dell'anno prossimo. Ciononostante quando scorgo sul sito FISO che c'è questa gara, che in tempi di vacche grasse avevo scartato, mando a remengo i miei tentativi di diventare un buon marito dedicando la domenica alla famiglia, e mi ci fiondo. Vuoi che al terzo tentativo non riesco a vincere a Conegliano? I più agguerriti in griglia di partenza sono Walter Giovanelli, specialista dei centri storici, Michele Candotti, già campione italiano sprint fra i master, Andreas Weitlaner, che due anni fa qui mi ha dato un paio di minuti, e i Ceki, di cui nulla si sa.

In partenza non mi sento proprio lucidissimo, ma tempo 200 metri e sono già in testa, anche se inspiegabilmente gli split alla prima lanterna mi danno 27esimo con un tempo di 11ore 59minuti e 57secondi. La numero 2, sempre split alla mano, la corro decisamente meglio, impiegando --:-- per un totale di 28'' di gara che mi piazzerebbe al secondo posto, ma alla 3 sono finalmente primo con un totale di 2.11 e 7'' di vantaggio sul ceko Svadlena. Fin qui la gara è molto scorrevole, e lo è anche al punto 4, dove porto a 9'' il mio vantaggio sul secondo, che è ora Giovanelli. Alla 5 ci vuole un minimo più di attenzione perché c'è un porticato, che seduti alla scrivania si interpreta senza problemi, mentre in corsa un po' meno. Ma lo piglio giusto e con un altro miglior tempo volo a -13'' da Giovanelli. 

Quella dopo è una "tratta lunga", un rettone dove c'è tutto il tempo per preparare il punto successivo. Lanciato a folle velocità individuo senza dubbio alcuno il passaggio per salire alla 6 e da lì mi preoccupo solo di prendere il riferimento giusto per la deviazione. Senza rallentare di un pelo supero la prima strada che scende da destra, la seconda strada che scende da destra, il primo caseggiato, e mi fiondo a destra. Giunto nel secondo cortile e non vedendo passaggio alcuno verso il prato dietro, vengo colto da un inizio di dubbio, ma prima di arrendermi all'evidenza faccio mezzo giro alla casa e, preso atto che non posso passare dal soggiorno dei locali, sono costretto a fare marcia indietro. Tra un porco e l'altro mi chiedo se questo sarà sufficiente a non farmi vincere a Conegliano neanche questa volta (e la risposta, scroprirò dopo, è quasi sì, dato che Giovanelli mi dà 43'' e Svadlena 44'') e mi precipito nel buco giusto, dove ignoro una signora che vorrebbe mandarmi a sinistra sotto il portico, mentre io faccio il giro da destra (e probabilmente c'aveva ragione la signora).

I successivi punti dal 7 al 14 li corro "a tutta" e alla 14 sono di nuovo primo. Alla 15 accade un non dimostrabile fatto increscioso. È vero che io cincischio un po' in uscita dal punto, ma sfido Bolt a metterci 22'' meno di quanto ci ho messo io a fare il giro che rispettava i verdi non attraversabili. Eppure Svadlena ci riesce. I 10'' in meno che ci mette Giovanelli sono più umani, un po'. Comunque, sono di nuovo dietro. E quindi corro, corro e corro, e c'è da fare poco altro per la 16 e la 17, e da aggiungerci un minimo di attenzione per la 18 e la 19, che sono in mezzo alle case, ai muretti e alle aiuole. Morale, alla 19 sono 2'' dietro a Walter e 2'' davanti a Pavel.

Ma qui succede il secondo fatto increscioso del giorno, e questa volta è pure dimostrabile. Dopo aver corso corso corso il rettone, c'è un edificio in mezzo ad un incrocio. È tutto da dimostrare che prendendolo a destra si faccia prima che prendendolo a sinistra, ma in ogni caso la cartina dice che si può fare una cosa o l'altra. Io decido che è molto più furbo andare a destra, arrivo fino allo spigolo opposto della casa, e mi trovo davanti la sparangola del garage sotterraneo che blocca l'uscita. Riguardo la carta, che riporta inequivocabilmente un passaggio, ma non mi resta da fare altro che tornare sui miei passi e completare il giro intero attorno al casone.
Alla 20 ho 38'' da Walter e 25'' da Pavel e c'è ormai troppo poca strada per sperare di riprenderli un'altra volta. Dato che sono piuttosto contrariato per lo scherzetto dell'angolo, approfitto anche per scegliere un tragitto non ottimale per la 21 e regalare altri 7'' ai battistrada, e poi più o meno andiamo fino al traguardo alla stessa velocità. Chiudo terzo, a 19'' da Pavel e a 45'' da Walter (che nelle 3 edizioni di Conegliano che ho corso, mi ha battuto tutte le volte).

Tanto per chiudere in bellezza, mentre mangio la mia pizza portata da casa chiacchierando con l'orientista più affascinante del mondo, quella cui il dislivello le fa una pippa, e Stefano Zonato, uno dei due pezzi di pizza mi cade per terra, e prima che io abbia il tempo di raccoglierlo e soffiarci sopra per disinfettarlo, la belva di Zonato se l'è già pappato. Coneglia, no.

2 commenti:

  1. Un "rettone"?
    Cioè "un grosso tratto finale di intestino"?

    Di questo passo non riuscirai mai a sedurmi, anche se sei venuto a Conegliano per me, e lo apprezzo.

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  2. Si chiama Venla, non Belva. E' quasi un anagramma lo so ... a buon rendere comunque.

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