12 marzo 2025

Un avvoltoio a Lipica

Domenica sull'assolato pratone del ritrovo della seconda tappa, prima che una notevole orientista elite mi venisse a distrarre apostrofandomi con un "cosa fai lì come un adolescente con il telefono in mano", mi stavo accingendo a rileggermi sullo smartphone il mio post "Una rondine a Lipica", quale rito propiziatorio per cercare di rimettere in sesto una due giorni che il primo giorno non era andata proprio benissimo.

Prima che Marta, la ex di Giorgio, mi distraesse irreparabilmente dalla lettura, non ero arrivato a scoprire come mai avessi potuto arrivare 3° nella classifica finale di una due giorni di Lipica in M35, ma avevo fatto in tempo a scoprire che quello che nella mia testa era "alcuni anni fa", fuori dalla mia testa erano 11 anni. 

Che risultati alla mano sono sembrati 55.

Quando ad Andriano la """""vitoria"""" mi aveva spinto a fare carte false per esserci una settimana dopo a Lipica, ero consapevole che la ruggine nelle gambe e nel cervello, unita alla perfidia di certe carte carsiche, avrebbe potuto essermi letale, ed in effetti così è stato.

Divertito, mi sono divertito, sia in gara, sia al mare con Sara-Andrea-Roberto-Marta-Elisabeth-Chiara, sia in trattoria con i medesimi, sia in ostello con un gruppo scelto dei medesimi, sia in pizzeria con l'aggiunta di Pavionesi e Gronlaiti, sia a colazione e in viaggio con Larry-Zzi e Marta, sia a pascolare per i ritrovi sia del sabato sia della domenica. Però fare orientamento, beh, quello è un altro paio di maniche.

Il sabato, su una cartina diabolica, ho sfiorato la decenza, ma solo sfiorato, prendendo 30' dal primo, strappando come migliori piazzamenti di tratta due mediocrissimi 9° posti (e come peggiore un 49°...), e andando almeno un po' in crisi praticamente su tutti i punti o almeno procedendo titubantissimo anche quando stavo effettivamente andando giusto. Come neanche livelox è riuscito a sopportare di vedere (la mia traccia per un po' scompare misteriosamente) il peggio l'ho toccato alla 13, dove stavo andando alla dolina giusta ma poi mi sono perso lì intorno e il massimo dell'orgoglio è stato riuscire ad evitare di chiedere a qualcuno dove fossi e avere la pazienza di ritrovarmi da solo.

99' di gara e tanta voglia di rifarmi il giorno dopo.

Ma invece ho rifatto un po' pena, chiudendo in 1,5 volte il tempo del vincitore, contro gli 1,3 del giorno prima, e cominciando in modo davvero indecoroso, vagando già alla 1, facendo segnare il 50° tempo alla 2, e facendomi prendere dal terrore sulle rocce vicino alla 3, incapace di capire che ero davvero dove dovevo essere e la lanterna era pochi metri più in là. Se ci aggiungiamo che ero partito fra gli ultimi e non c'era più nessuno nel bosco, che 4 ore sul prato a cazzeggiare erano state forse un po' troppe, e che mi sentivo agile come un tricheco, non è strano che su una cartina molto simile a quella in cui nel 2014 ero arrivato 3°, io sia arrivato 36° (e questa volta livelox non si è perso neanche un secondo).

Ad maiora (confidando che Matera sia davvero in provincia di Trento, cosa che, onestamente, non sapevo).

 


 

5 marzo 2025

Primo ad Andriano :-)

A poco meno di un anno dal mio ultimo successo in una gara di orienteering, torno sul gradino più alto del podio (non è vero, non c'era nessun podio e sono andato via prima delle premiazioni) nella gara di Andriano (Sudtirolo), una middle valevole quale prima prova della SÜDTIROL CUP 2025.

Per riuscirci, oltre a far finta che il mio ginocchio stia benissimo, mi iscrivo vigliaccamente in M35, ufficialmente per fare una gara un po' più lunga (3.5 km invece di 2,8), in pratica per evitare Ingemar in M45, che temo mi avrebbe stracciato.

Il bosco è carino,  la gara anche, io corro discretamente, e le gambe vanno meglio del cervello, che si prende qualche vacanza immotivata in momenti non opportuni (tipo fra la 7 e la 8 quando non guarda in su per vedere se il ponte che vede in giù sia davvero quello a monte della 8 (NO), alla 19 quando girella intorno al punto, alla 21 che ci arriva per caso, alla 22 che la allunga un casino, alla 24 che rischia di saltare perché era convinto che fosse la 25, alla 27 che era la più facile del mondo e per fortuna non ci sono gli split a far vedere che schifezzo ho fatto, e alla 28 ancora peggio).

La cosa peggiore è che l'entusiasmo per la vittoria mi ha spinto ad iscrivermi (in ritardissimo) al Lipica Open, dove prenderò delle mazzate epocali e mi metterò a piangere fra le buche lungo i 7,1 km della long, nonostante mi sia rifugiato in M50, dimostrando che si può invecchiare di 15 anni in una settimana.



 

9 febbraio 2025

Oricup Piedicastello Cristo Re

Rischiando l'indigestione con la seconda gara in 8 giorni dopo 6 mesi di astinenza, mi presento al via dell'Oricup Piedicastello Cristo Re, organizzata dalla mia società (e io come al solito invece di aiutare corro, però dopo la gara ho raccolto ben 6 lanterne...).

Dopo un solito riscaldamento sul Doss Trento, finalizzato a distribuire uniformemente su tutte le gambe il dolorino che ancora sento al ginocchio, parto sotto un cielo uggioso e qualche gocciolina di pioggia, con qualcosa che a me sembra una corsa allegra, ma al cronometro no.

Nonostante gli occhiali faccio una fatica porca a leggere i dettagli della carta, che pure è al 4.000, e confido in Dio (che mi assiste)(aiutato dalla descrizione punto) per beccare la 3 dal lato giusto, e poi infilo con un certa sicurezza la sequenza 4-7, facendo segnare addirittura due quarti tempi.

Per la 8 mi sfugge qualcosa perché è vero che esito un po' in uscita dalla 7  e non vedo la scaletta che mi accorcerebbe il tracciato, ma il 14esimo tempo mi sembra un po' troppo. Meritato 30esimo invece alla 9, dato che vado insensatamente dal parco a nord invece di uscire dalla strada verso est, mi difendo sulla 10 e la 11 e faccio un tempone sulla 13 (5'' dal primo su una tratta da 1'45''), forse perché le gambe sono del tutto riscaldate e non ancora bruciate. O perché conosco la zona meglio degli altri e so che da lì c'è una sola uscita...

Le due curve di livello (da 2,5 m...) che mi separano dalla "cima" del ponte mi sembrano l'Everest e mentre vado alla 13 cerco di capire se le linee che contornano il giallino che accorcerebbe la strada verso la 14 sia attraversabile o meno. Le mie diottrie non mi permettono di dare una risposta certa, ma confrontandola con altre linee sicuramente non attraversabili mi sembra decisamente più sottile, e mi ci arrischio, con successo.

Con grandissima furbizia leggo la descrizione punto anche della 15 e la prendo dal lato giusto del muro, poi, uscito dal mini labirinto fino alla 17, faccio quello che rimane da fare, cioè corro, a velocità quasi ragionevole.

Sull'ultima tratta lunga per la 24, limito i danni da Francesco Raimondo a 9'' su 1'31'', che non è male viste le mie condizioni e quando scarico ho l'effimera gioia del primo posto, almeno fino a quando arrivano Domenico Armanini, e Marco Gianelle, e Aaron Gaio, e Martina Palumbo. Comunque, quinto a 1' e mezzo da un 2007 e 1' da un 2008, e riuscendo a tenermi dietro fra gli altri Silvan (non in forma smagliante), Francesco Raimondo (fatale la 13) e Lorenzo Vivian (mi sa non in giornata). Fortunatamente non c'era Cipriani, che mi avrebbe sverniciato.

Secondo Strava, quest'anno ho fatto 4,62 km in 21:34 ad un passo di 4:40/km, mentre l'anno scorso, sulla stessa carta, ho fatto  4,75 km in 22:58 ad un passo di 4:50/km e va abbastanza d'accordo con il sito FISO che quest'anno mi dà 4:43 e l'anno scorso 4:52. Sembrerebbe quasi che i 20 allenamenti in più che avevo fatto l'anno scorso a questo punto della stagione non fossero serviti a molto (mal di gambe a parte). Mah.




5 febbraio 2025

VEni, VIDI, PM

A VeNotte ci avevo messo una sconsolata pietra sopra, perché il mio menisco sembrava non volerne sapere di guarire in tempo. E invece.

Ero molto indeciso sul da farsi, ogni paio d'ore cambiavo idea sull'opportunità di andare, da una parte pensavo che se c'era un posto dove eventualmente potevo finalmente smettere di pensare ad un ginocchio ormai guarito, era mentre correvo di notte a Venezia, dall'altra pensavo che se durante la gara avesse iniziato a farmi malissimo, probabilmente non sarei riuscito a smettere comunque. Ad ogni modo mi iscrivo prudenzialmente in M45, dato che l'ultima gara di orienteering risale a ferragosto dell'anno scorso, e da inizio settembre ho corso un totale di 30' + 24'. In fondo fra gli iscritti ci sono solo il Perfido Ruggiero e Denny Pagliari, non dovrebbe essere una categoria troppo competitiva...

A VeNotte c'è un sacco di gente, la solita magica (ok, banale, ma non mi viene in mente di meglio) atmosfera di Venezia di notte a febbraio, e io mi sento come davanti ad un gigantesco pacco regalo con un gigantesco fiocco, che però non so se è per me. Dopo un frugale riscaldamento decido che è per me, e parto.

Inizio memorabile: dopo la foto ricordo di Geppetto a VeNotte, alla 1 mi sono già distratto dalla carta, ho già girato sbagliato intorno ad una siepe, sono già 19esimo, ho già il culo nel fango, e sono già a 10'' dal Perfido. Succede che la 1 è una delle 2 lanterne in tutta la gara con un po' di erbetta intorno, che l'erbetta è bagnata (piove), che sotto l'erbetta c'è il fango, e che le mie scarpe sono molto slik.

Riparto con la carta infangata, ma animato dai migliori propositi, tanto che inanello un 3° - 3° - 1° tempo, non recuperando nulla dal Perfido, ma risalendo alla 5° posizione. Poi, dopo due lanterne interlocutorie, c'è il trattone lungo, che non è lungo come i veri trattoni lunghi di Venezia, ma per uno che ha nelle gambe 54' di corsa da settembre ad oggi, sì, e meno male che pare che gli allenamenti in bici servano a qualcosa.

Ho però dimenticato di ripassare la tabellina dell'1 e così dalla 6 vado diretto alla 8 e tanti saluti.

Correre ho corso più che potevo, che non era moltissimo, ma i 7 mesi di lontananza da carta e bussola, e la combinazione occhiali + pioggerella + frontale che illuminava al meglio la carta un pelo sopra a dove io vedevo al meglio con i miei fantastici occhialini tecnici, mi hanno rovinato parecchio il feeling con la carta, con il risultato che a Venezia non ho mai fatto così tante scelte sbagliate (tipo la 11, la 15, la 16, la 18) nonostante la tracciatura non sia stata fra le più memorabili viste a VeNotte.

Qualcuna l'ho fatta bene, tipo la 13 in cui ho dato 9'' a Mario e quasi 20'' a Denny, molte le ho fatte discretamente, e, in ogni caso, dato che a occhio e croce alla 7 ci sono passato a 80 metri scarsi (ma l'AIR pare non tirare 80 metri), per andare a punzonarla avrei aggiunto al mio tempo finale non più di 20'', che vuol dire che sarei arrivato terzo, dopo il Perfido e Denny. Non male, ma rosico giusto un pochino.

Però bello 😍





29 gennaio 2025

Sulle orme dei giganti

In attesa che il mio menisco sinistro mi permette di tornare ad essere qualcosa che assomiglia ad uno che corre, il 31 gennaio 2025 esce per la casa editrice Terre di Mezzo il mio secondo libro e mezzo (perché "Confessioni di un runner di alta quota" (Ediciclo Editore) era la versione riveduta, corretta ed ampliata di "Diari di uno scairanner" (Edizioni 31): Sulle orme dei giganti.

Sulle orme dei giganti esce con la casa editrice Terre di Mezzo, che è anche la mamma di "Fa' la Cosa Giusta!", la fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, della quale io per 20 anni ho coordinato l'edizione trentina.

Parla, naturalmente, di corse in montagna, perché io non so scrivere se non delle cose che vivo e che amo, e le gare di trail running le vivo e le amo parecchio.

La quarta di copertina recita "Correre a perdifiato tra cenge, foreste e ghiaioni, riempirsi la gola con l’aria urticante di un mattino gelato, ritrovarsi nel cuore della notte a inseguire la luce lontana di un rifugio. Sono le istantanee catturate dagli occhi di Dario Pedrotti, trail runner per caso che vive la montagna a 140 battiti al minuto, su distanze di centinaia di chilometri e dislivelli che farebbero impallidire i più consumati alpinisti. È lui ad accompagnarci passo dopo passo lungo le gare più famose del trail running, dal Tor des Géants, alla Lut, fino all’Ultra-Trail du Mont Blanc: Sulle orme dei giganti è il memoir di un uomo posseduto dall’incanto delle cime, un racconto epico e intimo tra sconfitte e sudore, tenacia e meraviglia". Mi ci riconosco abbastanza.

17 capitoli per 3 non-gare e 14 gare tutte sopra i 100 km (tranne una che però è come se lo fosse) che sono a mio parere (ma non proprio solo mio) fra le più belle d'Italia: Adamello Ultra Trail, Cervino Matterhorn Ultrarace, IperTrail Corsa della Bora, Garda Trentino Trail, La Grande Corsa Bianca, La Sportiva Lavaredo Ultra Trail, Maira Occitan Trail, SwissPeaks, Tor des Geants, Transalpine Run, Translagorai Classic, KIMA, Ultra Tour Monte Rosa, UTMB. Di molte ho parlato anche su queste pagine.

Chi volesse assaggiarne un po' di pagine, le trova qui, dove trova eventualmente anche il modio per ordinarne una copia (o più 😁).

Sulla pagina FB del libro verranno riportate le date delle presentazioni in giro per il mondo, ammesso che ce ne saranno.

Quelle in copertina sono le Odle. Quello rosso che corre non sono io.

 

RECENSIONI

Claudio Bagnasco - Runningsofia - Nella 142esima puntata del podcast dal minuto 21:12 si parla di Sulle Orme dei Giganti, bene, peraltro 😊
In separata sede, ad una mia richiesta di una critica più prettamente letteraria,  Claudio mi ha risposto così: "lo stile mi è parso fluido. La prospettiva personalistica si prende i suoi rischi, nel senso che un resoconto così intimo delle gare può far scattare l’immedesimazione e il desiderio di scoprirli di persona, certi percorsi, o al contrario può respingere (mi sta raccontando come ha vissuto lui l’esperienza, ma chi dice che per me sarà la stessa cosa?). Ma va bene, è bello e pure giusto, prendersi i propri rischi."

Paola Pignatelli - Action Magazine, recensione decisamente lusinghiera

 



28 dicembre 2024

Stegal non avrai il mio scalpo

Dato che del doman non v'è certezza, perché la mia "stria degenerativa a decorso orizzontale presente al menisco mediale" non mi ha ancora detto quando ha intenzione di togliere il disturbo (e sì, sono stato un pirla perché bastava che rimanessi a riposo invece di allenarmici sopra troppo in fretta quando era probabilmente ancora evitabile), per evitare di piangere a dirotto per il timore di non poter essere al via della VeNotte del 1 febbraio e del Sila 3 Vette del 21 febbraio (e anche di tutte quelle dopo, ma di quelle mi preoccuperò eventualmente più avanti), ripercorro le cose belle di quest'anno.

Non perché interessino a qualcuno, ma perché non posso mica lasciare a Stegal la palma dell'ultimo ori-blogger vivente.

Che poi, il mio 2024 orientisticamente parlando è stato proprio miserello e la cartellina delle mappe dell'anno è più magra che mai.

Iniziato e terminato (prematurissimamente in luglio) con un PM, ha avuto due precoci sussulti a VeNotte (😓😓😓) e gara JTT a Sanbapolis, un legno e un bronzo in due gare di Coppa Italia Sprint, un paio di batoste da Cipriani (CI middle e O-marathon), pochissime altre (mediocri) gare in bosco, un sanguinoso secondo posto ai trentini sprint, insomma, 'na traggedia.

Meno male che ho almeno potuto correre in un po' di bellissimi posti in un po' di bellissime gare di trail.

A fine gennaio ero alla Grande Corsa Bianca, fra la Val Camonica e la Valtellina, a godermi la luna piena sulla neve (sì, quella cosa bianca e fredda che c'era una volta) e a divertirmi parecchio; a giugno ero di nuovo in Valtellina a correre la DoppiaW Ultra, abbassata e accorciata per colpa della neve (vedi sopra) in quota ma caruccia; a inizio luglio ero a correre sul bellissimo Lagorai con quelli della Translagorai Classic; a fine luglio ero in Valtellina per la terza volta a correre la durissima Valmalenco Ultradistance Trail, VUT per gli amici; a fine agosto ero in Valtellina per la quarta volta per correre l'inenarrabile Kima; e ad inizio settembre ero a cavallo fra la Germania e l'Italia a scassarmi il ginocchio correndo troppo veloce in discesa nelle ultime tappe della splendida Transalpine Run.

Avrei anche un sacco di belle idee per il prossimo anno, vederen.