30 giugno 2022

I miei ultimi fottuti 40 km della Scenic Trail k119

Breve riassunto delle (mai pubblicate) puntate precedenti.

Arrivo a Tesserete, Capriasca, Canton Ticino, Svizzera, per correre lo Scenic Trail M100, che vuol dire 100 miglia. Però per il venerdì pomeriggio è previsto molto brutto tempo (e così sarà) così noi esosi veniamo dirottati sulla k119, con uno sconto di quasi 50 km. Nella mia testa è una gara di ameni sentieri a fil di cielo fra i verdi pascoli, adagiati su morbide alture con vista sui laghi della zona, bella scorrevole, tutta da correre, senza neanche fare troppa fatica. Pirla.

Già la partenza alle 22 è una mazzata, perché c'è sempre una vocina dentro di te che dice "scusa, ma noi non dovremmo andare a dormire adesso? Perché sei su una linea di partenza in mutande e zainetto con una frontale in fronte?" ed è evidente che avrebbe ragione lei. Poi, dopo il riscaldamento sul pacifico monte Bigorio (1188 m), il Monte Ferraro (1493 m) è n'altra mazzata, il monte Gradiccioli (1935 m) di più, e il Monte Tamaro (1867 m, rigorosamente con l'accento sulla prima a), peggio ancora. Fortuna che scendendo a Monte Ceneri (che non si capisce perché ma non è affatto un monte) viene giorno e io riparto dal terzo ristoro, nella Caserma di Monte Ceneri, decisamente più pimpante. E meno male perché dopo la tranquilla Cima di Medeglia (1259 m), il Pizzo di Corgella (1707 m) è n'altra mazzata. Ma io sono pimpante.

A Isone c'è la base vita di metà gara, che in realtà è ben dopo metà gara (km 66) e quindi già lì cominci a sentirti un po' figo, soprattutto se dentro c'è un po' di gente un po' ferma, e tu dopo un rapido ed efficace pit stop con cambio di calze - scarpe - maglietta e reintegro dei gel, riparti pimpante. A Gola di Lago poi il tracciato si congiunge con quello della k54 e della k27 e della k18 e c'è tanta gente e c'è il sole e il cielo è azzurro e l'erbetta è verde e le mucche pascolano e non tanto dopo arrivi su al crocione del Motto della Croce, che si vede dalla partenza. E tu, che sei pirla, inizi a pensare che ormai è fatta. Ma mancano ancora 40 km.

Fine delle puntate precedenti.

E prima ti sciroppi un po' dei famosi ameni sentieri a fil di cielo, adagiati su alture non poi così morbide, guadagnandoti il Monte Bar (1816 m), poi la Cima Moncucco (1724), e poi il Gazzirola, che a vederlo da lontano sembra tanto tranquillino, ma sono 2115 m e gli ultimi 500 metri dei famosi verdi pascoli sono un rampone mica male (e per fortuna che il temporale del giorno prima ha abbassato un po' la temperatura, se no erano ancora più cavoli).

Sul Gazzirola, io che leggo sempre l'altimetria un po' alla caxxo e il GPS non lo guardo per principio, decido che salita praticamente non ce n'è più, si deve giusto andare dietro un po' di monti che si vedono da Tesserete, fare un giro con vista lago di Lugano, e andare a godersi l'arrivo. Pirla. 

La mia discesa verso il ristoro di San Lucio, dove ci lasciano quelli della k27, non è brillantissima, ma è colpa anche del fondo, che è meno ameno del previsto. Quando vedo che la strada ricomincia a salire, mi girano un po', ma mi dico che sarà l'ultimo dosso (Monte Cucco Dosso Colmine 1623 m). Poi però su sto cazzo di cornice di monti atttorno a Tesserete si continua ad andare su e giù, di qua e di là, che a guardare l'altimetria (che io però non guardo) sembra di scendere più che di salire, ma a correre mica tanto.

Quando si arriva al Monte Boglia (1516 m) secondo me gli si fa un bel giro intorno, ma secondo gli organizzatori invece no, e bisogna arrivare in cima con 400 m D+ e 2735 zeta, e poi tornare giù con un altro po' di zeta, una specie di toboga ripidissimo fra i sassi e varie altre tipologie di sentieri infami. Fortuna che a Bré Paese entrerò nel primo bar e li implorerò di regalarmi un ghiacciolo all'amarena o uno sciroppo di granatina. Peccato che a Bré paese di bar non ce ne siano. E allora al ristoro mi accontento di una manciata di orsetti gommosi e di una fettina di prosciutto, che dovrebbe aiutare il mio stomaco a non vomitare l'ultimo gel che devo infliggermi per tentare di arrivare all'arrivo vivo (miii, quando fanno schifo i gel).

Da lì, secondo me, si ritorna rapidamente a Tesserete, praticamente tutto in piano o discesa (motivo per cui sulla cima del Boglia mi ero concesso un breve moto di sobria esultanza). Solo che il sentiero inizia a salire. E sale. E sale. E mentre nel mio stomaco gli orsetti gommosi e il gel litigano per decidere che sapore dare alla mia nausea, e alla fine si accordano per un gusto misto, lui sale ancora. Poi finisce il purgatorio e mi ritrovo in una splendida faggeta, e vedo un biker che sale su una forestale che incrocia il mio sentiero, ed è chiaro che al bivio io scenderò e sarò rapidamente a Tesserete. Ma la freccia invece va dall'altra e dice che devo salire ancora. In tutto, dal ristoro degli orsetti, saranno 400 e poco i metri D+, arrivando a 1100 metri di altezza. E dato che Tesserete e l'arrivo sono a 536, bisognerà pure tornare giù.

Il sentiero probabilmente non sarebbe neanche così infame come mi sembra, e la mia prestazione non sarebbe neanche così penosa come mi pare, (ogni tanto supero pure dei concorrenti), ma la mia testa ha già staccato da 30 km e sono in completa balia degli eventi. Quando finalmente arrivo a delle case, mi dico che ormai non può mancare tanto, ma poi le case scompaiono e mi trovo di nuovo in un bosco, con un sentiero che scende lungo un torrente. Poi ci sono di nuovo case, e mi illudo di riconoscere il centro di Tesserete, ma non è vero niente, e nonostante veda benissimo i monti attorno a me, il mio cervello non riesce a ricostruire una elementare planimetria della zona. Quando mi ritrovo su un altro sentiero in un altro bosco verso un altro torrente, attraverso il ponticello in fondo e ricomincio a salire senza la minima idea di dove io possa essere, e se uscito da quella tana del Bianconiglio mi ritrovassi a Basilea o a Zurigo, non mi stupirei per niente.

Invece al posto di Basilea o Zurigo, e anche al posto del Bianconiglio, quando riemergo fra i campi mi compaiono a fianco tre atleti con cui avevo corso un po' 70 km fa. All'idea di perdere in un solo colpo tre posizioni (ma quali siano, lo ignoro completamente) le mie gambe hanno un sussulto di orgoglio e si rimettono a correre, coprendo gli ultimi 500 metri pure un po' in salita, ad un ritmo che due minuti prima non riuscivo a sostenere neanche in discesa.

Chiudo in un non spregevole 22:54:06, a 6 ore e 40' dal primo, che vale una 38° posizione. Probabilmente se non mollavo di testa un po' troppo presto, ci potevo mettere un'oretta in meno e guadagnare una decina di posizioni e parecchia autostima, ma magari imparo qualcosa per la prossima volta.

E al pasta party c'era lo sciroppo di granatina.

15 giugno 2022

Impresa fra le Dolomiti

L'11 giugno si corre una middle a Plan de Gralba, un posto fantasmagorico adagiato fra il gruppo del Sella e il Sassolungo (che visto da lì non è lungo per niente, ma è bello lo stesso) ed è la mia ultima gara prima della lunga pausa estiva.

Concorrenti in M35 pochi ma buoni, io parto 2' dopo Pin e 2' prima di Morara. Vista la forma fisica di Pin nelle ultime gare, potrebbe essere fattibile prendere Pin e farsi aiutare a non farsi prendere da Morara. Peccato che al suo minuto Roland non ci sia (ma poi deve essere arrivato, perché in classifica c'è).

Comunque, per farla breve (e chi vuole vedere la gara quasi-live la può guardare qui), estasiato dal luogo parto come un caccia, faccio benissimo le prime 8 lanterne (ma la 3 si poteva fare meglio facendo la scelta di Morara), e poi ciao.

La mia Impresa è quella di dilapidare 9' (nove-minuti!) fra la 8 e il finish. Vero che un pochi me li aveva regalati Matteo alla 4 (ma non tutti gli 8 di distacco in quella tratta, un po' me li ero meritati con una scelta più furba della sua), ma in uscita della 8 la mia mente ha proditoriamente concepito il pensiero "oggi sulle lanterne ci casco sopra!" ed è stata finita (ok, anche alla 7 avevo perso un po', ma lì è stato perché in descrizione punto avevo letto "a sud del sasso più a sud" e invece era "a est del sasso più a est"...).

Alla 9 arrivo probabilmente al punto di attacco giusto e poi vado a spasso; alla 10 sbaglio scelta andando scioccamente da sopra; alla 1 giro intorno al sasso per un po' perché ri-sbaglio a leggere la descrizione punto, alla 12 non sbaglio ma esito; alla 13 non sono in grado di seguire la linea di conduzione più chiara della storia; alla 14 mi perdo accanto ad una pista da MTB assolutamente inconfondibile; alla 15 leggo avvallamento invece di collina e giro dalla parte sbagliata; alla 16 sguazzo nel torrente invece di prenderla comodamente da sopra. 

Bastava evitare anche uno solo di questi errori, e vincevo io. Invece vince Matteo Morara, con 17'' di vantaggio. E aggiunge alla cassetta di mele, una maglietta arancione.

Non chiaro come possa Roland metterci 2' più di me. Forse è solo andato piano.

Nella foto, il posto fantasmagorico, in compagnia di una giovane fan.


 


 

12 giugno 2022

L'abbiamo scampata bella

Nei prossimi giorni scriverò anche la mia "impresa" a Pian de Gralba, ma della gara di "assaggio" della Relay of Dolomites, c'è da raccontare qualcosa di molto più importante della mia gara: siamo stati graziati.

Dove per "noi" intendo per lo meno noi orientisti italiani, ma forse qualcosa di più.

Nella middle di Pian de Gralba abbiamo rischiato di rimanere senza Stegal. Alla ricerca di una delle prime lanterne, su un terreno non esattamente banale, ma non peggio di mille altri dove abbiamo corso e continueremo a farlo, "ha perso l'equilibrio" e, stando a chi lo ha visto, è rotolato per 20-30 metri nel bosco, sui tronchi caduti a causa di Vaia, facendo almeno una decina di rotolamenti, e fermandosi contro un albero poco prima di un dirupo di una decina di metri.

Ne è venuto fuori abbastanza scosso da decidere di non terminare la gara (!), ma con solo qualche graffio in faccia, una botta in fronte, e sulla schiena i segni di uno che si è scambiato effusioni con un paio di grizzly. Per il volo che ha fatto, un mezzo miracolo, o anche qualcosa di più. Chi ne sa qualcosa di fisica e ha una vaga idea del concetto di "quantità di moto", sa che quella di uno Stegal che rotola in discesa è parecchia. Cosa che se sei fatto di cemento o ghisa è un problema solo di quello che ti sta davanti, se sei fatto di ossa, legamenti e organi interni, anche no. E invece lui si è fatto ripulire dagli infermieri, e poi era lì che pascolava in zona arrivo, discorrendo dell'accaduto, reggendosi tranquillamente sulle sue gambe (e immagino che oggi si sia sgolato nella telecronaca della staffetta).

Se l'elicottero del soccorso alpino e l'ambulanza che si sono fermati poco sopra il nostro campo di gara, fossero stati lì per lui, semplicemente l'orientamento italiano sarebbe cambiato. Perché non c'è dubbio che uno degli ingredienti, sicuramente non l'unico, ma sicuramente uno importante, dell'atmosfera da Grande Famiglia che si respira nelle gare nazionali di orienteering, è Stegal. Perché nelle sue telecronache senti che ama lo sport, adora l'orienteering, ma vuole anche bene uno per uno a tutti quelli di cui parla, e non importa che tu sia il campione del mondo in carica o la penultima in WC.

E che questa volta non se l'era neanche cercata. Decine di volte si è presentato al via in condizioni fisiche in cui una persona sana di mente sarebbe stata a casa, o ha affrontato tracciati evidentemente non alla sua portata, ieri stava solo percorrendo un tratto di bosco come ce ne erano tanti altri, dove ci hanno corso anche molti e molte altre. Il suo volo poteva farlo chiunque. E chiunque poteva rimanere appeso ad un filo del gonnellino del suo angelo custode.

Il nostro è un gioco bellissimo, ma, come tutte le cose che si fanno in montagna, è un gioco pericoloso.

E mille grazie ad uno fra Michele, Gabriele, Raffaele, Uriel, Raguel, Zarachiel, Remiel, Camael, Jophiel, Zadkiel, Simiel, Orifiel, Zachariel, o come cavolo si chiamano gli altri arcangeli, perché con il cavolo che un angelo normale riusciva e tenerlo su, quello lì.

11 giugno 2022

Coppa Italia in Cansiglio

La Foresta del Cansiglio è uno di quei luoghi magici in cui gli orientisti bravi incontrano fate e folletti che regalano loro paioli pieni di monete d'oro, e quelli cattivi vengono cucinati dalle streghe. Io, nella mia tardiva ma ormai lunghetta carriera orientistica, non ci avevo mai trovato un penny e ci ero già stato fatto al forno, in padella e pure in salmì.

Ma gli ultimi risultati sembrano sorridermi e allora mi ci ripresento con immutato e giovanile ardore, che chissà mai che almeno uno gnomo prima o poi mi appaia. E poi per "motivi famigliari" ho dovuto saltare la sprint a Treviso, che era la "mia" gara, quindi sono in credito con il destino. E poi mi piace molto correre sul 15.000.

Parterre de roi, per quanto lo conceda questo (lungo) periodo balordo, dove dei miei avversari dei bei tempi, alcuni sono via per guai fisici (Denny), alcuni sono in pensione (Re Carlo), alcuni in anno sabbatico prolungato (i Cristellon Brothers), di qualcuno si sono perse le tracce (Buselli), qualcuno è stato rapito dagli alieni (il Perfido Ruggero), e vari vanno e vengono sparpagliati fra M35, M40 e M45 (i Grassi Brother, Pin). I roi di oggi sono Emiliano Corona, Lorenzo Vivian, Matteo Morara, Davide Martignago, Michele Ausermiller e Tommaso Civera: non malissimo...

Nelle due chiacchiere pre-gara con Emiliano, mi dice che il bosco è una specie di Monte Livata del nord, e io adoro Monte Livata e ci ho pure vinto una long di Coppa Italia, tanti anni fa. Sembra un ottimo auspicio; meno il fatto che per sbaglio mi sia portato dietro i pantaloncini lunghi di mia moglie invece dei miei corti, e che mi avvii in partenza senza aver preso la pozione anti asma (ma mi ricordo in tempo per tornare a doparmi).
 
Nei 2 km con 370 metri di dislivello per arrivare in partenza, risulta chiaro che la temperatura è gradevole, ma l'umidità è quella della foresta equatoriale, quindi sarà dura. Ma risulta chiaro anche che la faggeta lassù è proprio splendida e siamo nella stagione migliore per godersela. E allora godiamocela.

(Per chi si fosse già stufato di leggere, la gara può essere comodamente seguita in differita sullo splendido e divertentissimo Livelox, purtroppo senza la traccia di Emiliano, che non l'ha caricata. Per gli/le altre/i, proseguiamo).

Il Tracciator Gentile (Federico Venezian) prima di scaraventarci nella zona più ostica e di sottoporci la tratta da 20 cm, ci fa prendere un po' di misure con il bosco. Le prendo talmente bene che alla 3 sono in testa con 5 secondi su Emiliano. Purtroppo non dura, perché mi faccio intimorire dal vallone polimorfo prima della 4 e faccio una scelta un po' troppo prudente, che mi fa perdere 40'' e la testa della gara, che non vedrò mai più.

Assieme a quella della gara, fortunatamente non perdo anche la mia, di testa, e anzi dalla 5 alla 8 rosicchio un po' di secondi a Corona (4+1+2+4), nonostante una scelta decisamente troppo pavida alla 8, dove, come fa Vivian, potevo puntare deciso il collinone lasciando la strada al praticello.

Dopo l'errorino di incertezza alla 9 (prendo il primo praticello per il secondo) il primo vero svarione di giornata è alla 10: sto prendendo Civera, lui va molto a sinistra, penso "stavolta non mi faccio fregare, lui è troppo a sinistra, non lo seguo e vado a destra". Solo che invece aveva ragione lui e ci lascio 1'. Il secondo posto lo avevo già lasciato a Lorenzo alla 9, ma me lo riprendo alla 12, grazie a due migliori tempi di tratta guadagnati con un po' di attenzione e molte gambe (e ad un inspiegabile errore di 1' di Vivian alla 12).

Poi è tempo di Tratta Lunga, che è lunga proprio. Sono l'unico a scegliere la strada alta, che ha parecchie meno curvette, e stando a Livelox è una ottima idea, dato che a metà tratta sono davanti a tutti (tolto Emi, di cui nulla sappiamo). Però poi era meglio rimanere alti come ha fatto Morara, che in cambio di qualche sicurezza in meno risparmia 20'' (ma rimane comunque abbondantemente dietro, per una condotta di gara meno brillante del solito).
 
Siamo dunque giunti nella Maledetta Zona Carsica, dove in un fazzoletto di bosco sono consapevole di poter perdere ore (come da queste parti ho già fatto in zona analoga un anno fa...). 
 
Ebbene, alla 13, ingresso ufficiale del Triangolo Delle Bermuda, la classifica è la seguente
 
1° Emiliano Corona
2° Dario Pedrotti + 2'2''
3° Lorenzo Vivian + 2'59''
4° Matteo Morara + 4'12''

alla 19, uscita ufficiale dal TdB, la classifica è la seguente

1° Emiliano Corona
2° Dario Pedrotti + 2'47''
3° Matteo Morara + 4'13''
4° Lorenzo Vivian + 5'20''

in pratica, rallento (!), mi aggrappo alla cartina con le unghie e con i denti (e con i miei preziosissimi occhialetti da Geppetto che mi rovinano il sex appeal ma mi fanno leggere moooolto meglio), conto ogni buca e ogni dossetto, e se non fosse che per la 19 faccio una scelta decisamente troppo prudente (livelox dice che io a scendere lungo la dorsale percorro 219 metri, le persone normali ad andare in direzione ne percorrono 158) finirei addirittura per guadagnare su tutti.

In ogni caso c'è ancora tutto il tempo per mandare tutto alle ortiche (anche in senso metaforico, dato che in senso stretto di ortiche ne ho già attraversate parecchie, come le mie gambe mi ricorderanno bene nelle 12 ore successive). E per una volta posso anche dire di avere avuto un po' di sfiga.

Acquattato alla 19, con l'aria di uno che evidentemente non sa in che continente si trova, c'è un atleta che conosco bene e che mi chiede "scusa, hai un po' di tempo da perdere?". A quel punto, nell'ordine

1) perdo 1'' a pensare "ma che ca**o di domanda è???"
2) perdo 1'' a rispondergli "a dire il vero no"
3) perdo metà della concentrazione nel minuto successivo, divorato dai sensi di colpa
4) sbaglio scelta alla grande
 
La scelta giusta è quella di Daniele Martignago, che risale 4 curve verso sud ovest, e poi si butta giù per il sentierone (1500 metri). Second best quella di Vivian, che per qualche oscuro motivo lascia il sentierone molto presto e la allunga di un bel po' (1800 metri). La mia (2334 metri) è meno peggio solo di quella di Morara (2673 metri), ma solo perché lui quando arriva, molto prima di me, sul sentierino che lo potrebbe salvare, non lo riconosce e prosegue verso l'inferno. L'unico motivo per cui in livelox la mia traccia è verdina e perdo solo 1'10'' da Lorenzo, è che da quando arrivo sul sentiero, fino alla 20, corro dandomi delle pedate nel culo e insultandomi ferocemente per l'abominio commesso.

Abominio che alla fine non mi costerà nulla, dato che Emiliano su quella tratta mi dà solo 4 dei 6 minuti che ci separeranno alla fine, e che Lorenzo, e tutti gli altri, rimarranno comunque dietro. 

Sono uscito vivo dal Cansiglio 😀
In una gara che in tutte le categorie ha fatto vittime illustrissime, chi con distacchi abissali, chi con ignominioso ritiro per disperazione 😁
 

 

3 giugno 2022

Correre non basta, ma aiuta

Negli anni 80 c'era una pubblicità delle caramelle Dufour, il cui claim era "non basta, ma aiuta". Ecco, nell'orienteering correre è come quelle caramelle lì. E io, correre, corro.

Altipiano delle Viote, Monte Bondone, coppa del Trentino, gara middle, più o meno gli stessi concorrenti di Andalo, giornata grigetta ma almeno non piove, che alla 2 giorni della Valsugana di acqua ne abbiamo presa abbastanza.

Carta di pratoni, e io con il giallo non ci vado mica tanto d'accordo. Forse neanche con il bianco, dato che dopo neanche due minuti di gara mi viene da piangere perché mi sono già perso. Pensavo di stare sulla forestale superando il verdino sulla destra e poi poco prima dei due boschetti andare in su per appoggiarmi alla radura. Ma per qualche ragione ignota quando sono quasi al verdino mi convinco che è già il bianco e vado su. Poi non mi torna più una sega, e mi pare di arrivare ad una radura, ma non è vero, e quando invece dovrei esserci, non ne vedo nessuna. Trovo sassi che non mi sembrano segnati, trovo gente che vaga, sto davvero per mettermi a piangere perché mi sento il peggior orientista del globo. Poi giro la testa a sinistra e vedo una lanterna vicino ad un sassolino, vado a darle un occhio. Ed è la mia. Vabbeh. Scoprirò a gara finita che nonostante lo psicodramma, a trovare la 1 ci metto 20'' in meno del secondo (Eddy) e 40'' meno del terzo (Michele), quindi magari qualche problemino la carta lo aveva.

Dopo la 2 è tempo di prati fino alla penultima lanterna, ci litigo abbastanza, tanto da arrivare al traguardo parecchio depresso, senonché scopro che gli altri ci hanno litigato ancora di più, e finisce che vinco. Magari un pelo aiutato dalla tratta da campestre pura 10-11, dove do 1'20'' al secondo, che alla 10 mi era davanti di 20''. Benedette Dufour.

Note a margine:

- per la 4, che dopo un'altra mezza campestre richiedeva un minimo di attenzione in zona punto, vago nei prati da un alberello all'altro, non riuscendo a riconoscerli sulla carta (vedo poi che due erano coperti dal cerchietto, ma è una misera attenuante), con il solito mezzo cervello occupato a pensare all'atleta che mi partiva 3' prima e che avevo appena superato, e ci perdo quasi 2'

- la descrizione punto della 9 era "cocuzzolo", chi si fosse preso la briga di leggere la descrizione punto fino in fondo, avrebbe anche visto che era "a sud est" del cocuzzolo. Chi invece si è limitato a guardare solo sulla cima dei cocuzzoli, da perfetto esordiente, ha girato lì intorno come un pirla, perdendoci un minuto e mezzo

- i primi 4 sono gli stessi di Andalo, ma nessuno nella stessa posizione di Andalo

Domenica si corre in coppa Italia in Cansiglio, le caramelle non basteranno, anche perché gli avversasi hanno nomi ben più altisonanti degli amici di merende della Coppa del Trentino.


1 giugno 2022

2 Giorni della Valsugana

Post frequenti per smaltire gli arretrati, che tanto scrivo per quando sarò vecchio e avrò voglia di rileggermi per ricordarmi, mica per quei 3 lettori dell'ultimo ori-blog sopravvissuto in circolazione (con Stegal in pausa da 1 mese e Tenani in pausa da 4, sono ormai l'ultimo dei nostalgici che si ostinano a scrivere invece di inviare 2 immagini con Instagram o un balletto con Tik-tok...).

Come dice il titolo, si parla di 2 Giorni della Valsugana, nientemeno che 30° edizione, e quindi lunga vita a quelli del Panda che si ostinano ad organizzarla, nonostante evidentemente la cosa non piaccia agli Dei, dato che ci hanno rovesciato in testa secchiate d'acqua sia il sabato sia la domenica.

Il sabato si corre a Borgo Valsugana, gara sprint, pane (bagnato) per i miei denti. Pronti via e sono già in testa (bagnata). Uno sciagurato sali e scendi sulle scalette attorno al palestrone, invece di passare al piano terra, mi retrocede momentaneamente al secondo posto, ma alla 7 sono già tornato al comando, e ci rimango fino alla fine nonostante la stupida scelta di arrampicarmi in cielo per andare alla 9 invece di passare da sotto. Ma evidentemente le mie gambe (bagnate) di giornata mi permettono anche qualche sciocchezzuola, dato che perdo solo 1'' da Ausermiller, passato ragionevolmente da sotto. Chiudo 58'' davanti a Michele, che, dato che la 2 Giorni si gioca sulla somma dei tempi, e il secondo giorno c'è una long in bosco, sono un nonnulla.

La long del secondo giorno si corre nei bellissimi boschi (bagnati) della Val Malene, dove ho già corso una volta in Coppa ITalia, ma di cui non mi ricordo nullissima.
 
Riassumendo proprio molto molto, arrivo secondo dietro ad Ausermiller, ma stavolta è proprio sfiga, o quasi. 
 
"Sfiga", perché andando (maluccio) alla 1, mi si conficca un ramo nella suola della scarpa. Lui, il ramo, si limita a pungermi il piede, e non a sforacchiarmelo come a Chiara la settimana scorsa, ma non posso correre con quel coso nella scarpa, e devo fermarmi a cavarlo, e ci metto quasi 4 minuti, che mi spediscono, per una volta incolpevolmente, all'ultimo posto.
Il resto della gara lo corro discretamente, eccetto una scelta di percorso rivedibile alla 6, qualche sbavatura di troppo alla 10 e alla 11, e una sfarfallonata alla 18 in zona punto, dove mi butto dentro venti metri troppo tardi e vago un minuto prima di trovarla.
 
"Quasi", perché senza la sfarfallonata alla 18 vincevo anche con la sosta togli ramo.

Morale della due giorni, siccome nella long Michele mi dà 44'', e io nella sprint gliene ho dati 58, vinco io, per 14'' :-)