27 marzo 2017

Come al solito.


Prima gara di Sprint Race Tour, e c'è già un leggero e non molto piacevole sapore di "già visto". La foto gentilmente scattataci da due fan nel dopogara (una, era la moglie di un signore che una volta vinceva tutte le gare in M35 ma che adesso corre solo se c'è un punto di controllo sul suo pianerottolo...) riassume in modo molto efficace la gara di Urbino: tempo splendido, città meravigliosa, e nuova vittoria dei Cattivi contro i Buoni. Al terzo posto, tanto per rovinare già da subito tutte le sorprese, Ingemar, a fotocopiare il podio delle due gare di Sprint Race Tour dell'anno scorso.

Rispetto alle prime due di SRT 2016 la gara è stata però molto più bella, o almeno la M35, perché su altre ci sono pareri molto più critici. Per me la nostra è stata una gara paragonabile con quelle di Siena e San Gimignano, ma più tecnica (= con più scelte significative) e quindi nel complesso più bella (al netto del fascino di Siena e della mia epocale vittoria laggiù). Invece gli M45 si sono lamentati abbastanza del tracciato e della carta, e mi pare che anche gli elite non fossero entusiasti di un paio di scelte del tracciatore.

Insomma, io mi sono divertito parecchio. Mi sarei divertito anche di più se non mi fossi fatto impallinare di nuovo dal Perfido. Che già nel pregara aveva cercato in tutte le maniere di farmi perdere la concentrazione. Ci ho provato parecchio anch'io, lasciando bussola e brichetto in borsa e accorgendomene solo al mio minuto (e meno male che la mia borsa era molto vicina alla partenza...), ciononostante sono entrato subito bene in carta e non ne sono più uscito.

Alla 1 sono 5° (partenza prudente), alla 2 sono 1° (indecisione del Perfido) e alla 4 sono 2°, dove rimarrò fino alla fine della gara. Volendo sintetizzare parecchio, Ruggiero è stato più veloce dove c'era da essere veloci e ha fatto delle scelte migliori dove c'era da scegliere. Il che mi rende difficile affermare che abbia vinto solo per culo.

Le lanterne clou sono state la 5 e la 7.

Alla 5 c'era la scelta "fuori le mura" (come ho fatto io) o "dentro le mura" (come ha fatto Mario). Probabilmente la prima era la migliore, solo che io (dopo aver perso tempo e certezze sulle 5 rampe di scale che portavano fuori dalle mura, senza che dalla carta si capisse bene che c'erano) ho corso sulle strade e il prato esterni, con il timore costante che avessero aggiunto quel pezzo di cartina solo per mettere in difficoltà i polli; mentre lui si è scapicollato sulle micidiali scalette del centro senza pensare minimamente alle conseguenze che avrebbero potuto avere sui suoi incisivi, nel caso fosse inciampato. Risultato, - 26'' per lui.

Per la 7 bisognava uscire saggiamente dalla 6 e oltre ad essere dei buoni orientisti bisognava anche avere 17/10 di vista. C'erano una scelta ottima, una scelta discreta, una scelta cattiva, e poi una che era talmente stupida da non poter essere neanche chiamata scelta: l'ho probabilmente inventata io sul momento. Quelli molto intelligenti e con una vista da falchi (in M35, a giudicare dai tempi, nessuno) salivano fino alla strada a est del punto, e arrivavano comodamente alla 7 correndo lungo un porticato molto suggestivo. Quelli mediamente intelligenti proseguivano dritti oltre la 6, scendevano alla strada grande e poi su. Quelli stupidi tornavano indietro fino alla porta delle mura e facevano la strada grande da capo. Io sono andato su per le scalette verso il bellissimo porticato, ma non ho visto l'ultima rampa e sono tornato giù lungo la strada che facevano quelli mediamente intelligenti, facendo così più strada e più dislivello. Risultato, - 18'' per lui.

Dato che alla fine di secondi me ne ha fati 41'', e che alla 10 gli ho dato 10'' perché il pivello ha sbagliato a contare le strade, nel resto della gara ci siamo slegnati più o meno alla pari, con 2 tempi identici e 7 con meno di 3'' di differenza. Per la cronaca, sulla cronoscalata per la 12 ci ha messo 1'' di meno lui (e uno sconosciuto della Pol. Masi, Alessandro Calligola, ci ha messo ben 5'' di meno).

Bisogna fare qualcosa. Anche se al momento non saprei bene cosa.





4 commenti:

  1. Intanto a Dervio e San Primo potresti cominciare col NON correre in M35 (che so, Elite e M40), per un giusto riconoscimento nei confronti del tuo avversario (Pensa che gesto!). La settimana prima inoltre potresti evitare di iscriverti alla ultrastramarathon dell'Himalaya e farti un paio di corsette tipo Imèr, Parco Lambro, Kufstein, München nei parchi. So benissimo che sono consigli provenienti da uno che fa Orienteering dai tempi di Breznev e Honecker ma, in fondo in fondo, una dozzina di titoli italiani li ho pur sempre portati a casa ...

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    1. La prima proposta è del tutto irricevibile. A Dervio la M40 non c'è e in elite non mi divertirei, mentre a San Primo se mi rifugio in M40 il mio Avversario vedrà sminuita la sua arte di tracciatore, e se mi rifugio in elite muoio.

      Sul secondo sono più possibilista, soprattutto perché mia moglie ha posto il veto sulla Maremontana del 2 aprile (63 con 3500). Che poi io usi quella domenica libera per andare a fare una delle gare che proponi tu, ovviamente è un altro discorso.

      Sul sito fiso non ho trovato nessun riferimento a Breznev e Honecker: di che squadra erano? In che categorie corregano? Comunque dal nome mi sa che non erano tuoi avversari agli italiani...

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  2. In realtà quei due birbanti non li trovi sul sito Fiso, perché militavano in ambiti esteri. le rispettive società di appartenenza, tra loro gemellate, mi sembra di ricordare fossero identificate da acronimi sul tipo delle società ticinesi (Scom, Aget, Asco, Utoe, Gold ...). In ambito societario avevano ruoli piuttosto importanti, e i metodi di allenamento che imponevano ai propri tesserati spesso sfioravano l'illegalità, ma di medaglie ne portavano a casa parecchie. Poi, pensa, per un difetto di comunicazione tra dirigenti societari (allora non c'erano cellulari o feisbuc) successe che i soci di una delle due società scambiarono un muro e una recinzione invalicabile con l'esatto opposto e così sconfessarono l'operato dei propri cartografi. Ne nacque il caos e in breve fu il patatrac: le due società si sciolsero in men che non si dica una dopo l'altra. Di loro non mi rimane che una giacca della tuta scambiata a un campo di allenamento con una loro atleta, di un vivace colore rosso e con un bel CCCP stampato sulla schiena. Ma questa, ovviamente, è un'altra storia ...

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  3. Effettivamente potresti fare il Signore e non correre in M35 il prossimo weekend...

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