Ma certo che no, perché anche se valeva solo per l'Oricup Inverno (cioè non valeva niente, perché la classifica del circuito esiste solo per i giovincelli) è stata tracciata, nella versione "nero", cioè allenamento tecnico, in modo inusuale e, dicono, simile ai mondiali in città.
Dicono infatti che ormai nelle gare in centro storico i super professionisti arrivano essendosi studiati tutto lo studiabile su guglemap e dintorni, e quindi o gli ostacoli se li inventano i tracciatori, o è troppo facile.
Qui gli ostacoli erano solo virtuali, cioè, c'erano in carta, ma non nella realtà. Il che poteva dare un po' di confusione ai meno avvezzi, perché bisognava capire al volo dove c'era il muro fantasma, e agire di conseguenza. Io mi sono divertito parecchio, e ho avuto l'ennesima dimostrazione che l'orienteering è un gioco talmente stimolante per il cervello, che è divertente anche quando gli ostacoli devi solo immaginarteli (probabilmente, estremizzando, a me basterebbe la scacchiera di Marostica, e un buon tracciatore :-).
Comunque, tutto preso dal gioco del labirinto, ho badato molto poco al fatto che c'erano quasi sempre più scelte, e in particolare ho snobbato del tutto le scelte verso il basso della carta, che probabilmente erano migliori per la 4 e forse anche per la 10.
Split alla mano, nel primo giro ho sbagliato scelta per la 4 e la 5 (24'' e 1' da Walter Bettega sono un po' troppi per essere solo di corsa); nel secondo mi sono un attimo distratto sulla casa sbagliata per la 8 e ho sbagliato scelta per la 10. Per il resto le mie gambe di mezza età hanno retto dignitosamente il confronto con quelle alla criptonite di Samuele Tait e con i vari Bettega.
Ha "vinto" il giovincello Samuele Rizzà, ma alcuni suoi intermedi sono talmente bassi da far pensare che si sia mangiato qualcuno degli ostacoli virtuali, come del resto ha fatto qualche vecchietto.
Peccato per il secondo che mi ha dato Giacomo Pezzé alla fine: ho perso 14'' a cercare il finish dove era segnato in carta, prima di accorgermi che era 5 metri dietro di me. Il settimo posto dicono fosse l'ultimo valido per qualificarsi ai Campionati Intergalattici, e io sono arrivato ottavo.
Sabato si replica a Pergine e la descrizione del percorso nero è "è composto da una prima parte memory (per raggiungere il punto successivo sarà presente sulla lanterna un francobollo di cartina), una seconda parte classica con diversi cambi di direzione, una terza parte nuovamente memory ed un'ultima parte dove rispetto al classico cerchietto ve ne sarà uno di dimensioni maggiori al cui interno (ma non per forza al suo centro) sarà presente la lanterna: l'orientista dovrà stabilire la localizzazione del punto di controllo tramite la descrizione punto." Divertente!!!!
La prossima volta che organizzo una gara in centro cittadino inserirò anche una partita a briscola e una corsa con i sacchi tra un punto e l'altro, così ci si potrà divertire ancora di più.
RispondiEliminaquesta volta non sono proprio d'accordo con te: le modifiche inserite nel percorso, diversamente dalla corsa con i sacchi o dalla briscola, stimolavano comunque capacità orientistiche, perché rendevano più complicato il tracciato, e perché da una carta all'altra, modificando gli ostacoli, ti toglievano punti di riferimento
RispondiEliminaLa briscola e i sacchi erano ovviamente una provocazione. Nel concreto potrei dire che allora si potrebbero aggiungere (su carte di bosco non particolarmente "lavorate") falsi avvallamenti, falsi muretti, falsi sentieri, false falesie o torrenti inattraversabili, per "stimolare le capacità orientistiche". A me non sembra una gran trovata. O gli ostacoli ci sono e sono segnati giusti, o lasciamo che le mappe dicano quello che è reale, altrimenti diventa tutto un gioco dove la fortuna può intervenire in modo apprezzabile (come nella briscola appunto)
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