21 ottobre 2019

Long in Viote

Dopo la desolante prestazione del sabato nella sprint, la domenica (quasi un mese fa...) è turno di long in bosco: per me, tolta la o-marathon, la seconda long dell'anno, ma la prima era una cosa ridicola da 55 minuti.

Si vocifera che sarà davvero long, ma come si sa la long-hezza non è un mio problema. Lo è parecchio di più la fiducia nei propri mezzi, tanto più visto il risultato del giorno prima. Tanto più visto il risultato della prima (lanterna) dove solo Daniele Martignago mi salva dal peggior tempo. Vero che in queste zone da piccolo ci venivo con mio papà a funghi, ma era evidente che quel giorno funghi non ce n'erano, quindi potevo evitare di perderci 2 minuti.

Col passare delle lanterne comincio a riprendere un minimo di confidenza con la carta, ma senza risultati apprezzabili, anzi, alla 8 faccio la Madre di Tutte le Scelte Idiote, allungandola e andando anche a complicarmi la vita sotto un roccione su cui alla fine non ho il coraggio di salire. E quando arrivo in zona punto non mi torna nulla, e la scarsa autostima di cui sopra mi impedisce persino di pensare che i cartografi abbiano semplificato un pelo troppo, l'unica volta che è davvero così. Quando vado a guardare il codice di una lanterna che sono certo che no sia la mia, invece lo è, e piango. 7 minuti peggio dei migliori.

Le mie doti di trail runner dovrebbero rifulgere per la 10, dove però probabilmente sbaglio scelta: sarebbe stato meglio andare subito a est in curva di livello, e buttarsi al volo al sentiero che portava nell'angolo nord del pratone, risparmiando un bel po' di dislivello.

Alla 11 avvisto Simone Rocca, il che vuol dire che almeno non sono di nuovo ultimo, e ho un sussulto di orgoglio che mi spinge ad infilare una serie di buoni tempi fino alla 17 (ok, metà erano più una campestre che una gara di orienteering, però Emiliano alla 15 ci ha perso un minuto). Alla 17 purtroppo raggiungo Daniele Martignago, e nonostante ci sia un sentiero che porta ad un altro sentiero che port praticamente alla 18, tutto sotto la linea rossa, non riesco di fare a meno di guardare più lui che la carta, e ad andarmene (con lui) in tanta m. con un angolo di almeno 40° dalla direzione giusta, perdendo 2' e lasciando il quarto posto a suo fratello.

Peccato, era una bella gara, anche se non si vedeva una cippa né del panorama sul Brenta di cui si gode di solido da lì, né delle Tre Cime, che non saranno quelle di Lavaredo, ma sono le montagne della mia infanzia.



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