Magari non sarà proprio "la gara più amata in Italia dopo la gara di Venezia", come l'ha venduta Bepi Simoni durante l'ultima puntata di "Lo Zen e l'arte di Punzonare" (la trasmissione radio-web-fonica di Alberto Krautrock Grilli che per i malati di orienteering dotati di adsl possibilmente non in ufficio, è un buon modo per passasri un'oretta infrasettimanale), però la 2 giorni della Valsugana organizzata dal Panda Valsugana mi è piaciuta molto. E' vero che il rilievo delle zone rocciose è un po' fantasioso (perchè lo dice Rigoni, non perchè lo dico io), è anche vero che almeno un paio di lanterne erano posizionate un po' naif (perchè lo dicono tutti), ed è vero pure che il tempo domenica faceva davvero schifo. Ma giocare nei prati e nei boschi in un fine settimana di inizio estate andando a caccia di cosi bianchi e arancioni, potendo avere come compagni di gioco Corradini, Anuchkin, Hueller e Frizzera, è una cosa che a me fa sempre un gran bene.
Giugno per me dal punto di vista orientistico non è tradizionalmente un gran mese. Arrivo stanco, con la mente un po' annebbiata, e quindi particolarmente predisposto a prendere decisioni che col senno di poi non stanno nè in cielo nè in terra. Quest'anno è andata un po' meglio, perchè la condizione fisica complessiva è molto meglio di quella degli anni scorsi, ma non abbastanza da uscire dalla due giorni con più di un pugno di mosche.
Il sabato si assegnava il titolo trentino middle, e in m35 erano schierati i signori di cui sopra. 3,8 km con 175 di dislivello in loc. Pozze, cielo molto bigio e nebbie vaganti, ma niente pioggia. Poco prima della mia partenza, ultimo in griglia, arriva una spiacevole sorpresa. Corradini non è partito al suo minuto, e partirà 3' dopo di me. Mi chiede anche se voglio che parta dopo di me, e io scioccamente gli dico che è lo stesso. Sono partito convinto di poter far bene, e per le prime lanterne di sono anche riuscito. Alla quinta lanterna ero addirittura primo, con 5'' su Corradini e quasi 1' su Anuchkin, e alla 7 dignitosamente secondo. Poi sono iniziate Le Rocce.
C'è da dire che quando sono tante, io ho problemi anche con le rocce scritte minuscole, ma qui è apparso un groviglio di puntini neri, sparati lì da chissà quale pianeta, dato che si trovano solo in alcune zone. Il mio attacco alla 8 è quello tradizionale: alla cavolo. Non mi sfiora neanche il pensiero di provare a contare e riconoscere le rocce. Vago del tutto a caso fra le varie forme roccose, sperando di cadere sulla lanterna, magari aiutato dalle tracce di chi è già passato. Ma la cosa non funziona. Dopo poco arriva Corradini, e il mio morale scende ulteriormente. Assieme a lui e a Tamanini, ci mettiamo a giocare a nascondino fra le rocce, giungendo ben presto alla conclusione che la lanterna non è dove dovrebbe essere. Non che per me cambi molto... Comunque ad un certo punto qualcuno la trova, e punzoniamo tutti insieme appassionatamente, e così la 9.
Rimango attaccato a Corradini, del quale nell'attraversare la vegetazione invidio le dimensioni più ridotte delle mie. Il suo ritmo non è irresistibile, ma nelle scelte di micro percorso guadagna quella manciata di metri sufficiente a farmi perdere il contatto visivo che mi sarebbe servito per vedere che aveva punzonato la 10. Io invece continuo a cercarla, e per rendere la cosa più semplice decido di attaccarla dal prato. Se non che lì vengo colto dalla sindrome di giugno, e mi convinco di essere a nord del naso bianco a nord del punto (cosa che era impossibile visto che si trovava 7 curve più in alto della 9, dalla quale ero uscito in curva di livello...). Quando capisco cosa sto facendo, trovo la 10 abbastanza velocemente, e capisco di esserci passato a meno di 1 metro. E ci ho lasciato 4 minuti.
Con un minimo di lucidità attacco la 11 dalla torrretta, e con meno lucidità vado alla 12 in curva. Azimut fino al secondo sentiero e poi dal dosso a fianco di questo per la 13, valletta e attacco dall'inizio sentiero per la 14, strada e attacco dal pratino per la 15, e poi tornano i sassi.
Sta volta giuro maggiore impegno e saggezza, e dalla 15 parto in curva puntando l'avallamento e il cocuzzolo, riuscendo anche a raggiungerlo. Da lì il primo roccione è ad uno sputo, e poi è di nuovo giugno. Invece di fare 3 metri verso sinistra e punzonare, corricchio garrulo per un'altra decina di metri, quando sento Meneghel che fischietta per chiamarmi. "Strano che sia così bassa" penso dentro di me, ma lo seguo 5 curva più in basso, dove trovo la 55. Peccato che la mia sia la 56. Ulteriormente depresso ritorno su e la trovo dove sapevo che doveva essere. Prima dell'arrivo c'è ancora il tempo di buttare 2 minuti all'ultima lanterna, fermo a cercare un muretto in un pratino, subdolamente travestito in carta da traliccio della corrente.
Alla fine sono 12 i minuti dal Volga Express, 10 quelli da Corradini, e 5 quelli da Hueller.
La domenica la gara è una long, e i pandisti assicurano che c'è molto da correre. Parto deciso a recuperare almeno i 5 minuti da Hueller (è pur sempre una 2 giorni), e nonostante il diluvio universale e la palude fra il primo e il secondo punto che mi riempie le scarpe d'acqua come due bocce per i pesci, fino alla 8 mantengo i miei buoni propositi, e quando la punzono (con il miglior tempo di tratta!) sono secondo, a 1'02'' Anuchkin, e con 4'23'' su Corradini e 7' su Hueller. E sebbene durante la tratta mi fosse venuto più di un dubbio, avevo anche azzeccato la scelta giusta per il trasferimento dalla 6 alla 7, scegliendo il sentiero alto e lo scollinamento, perdendo solo 15'' da Anuchkin su una tratta da 13 minuti, e facendo 6'' meglio di Corradini.
E poi è venuto di nuovo giugno, anche se sta volta non è stata tutta colpa mia. Dopo aver deciso di andare alla 9 lungo il sentiero che aggirava la collina a est e attaccarla dalla croce, scelgo all'ultimo di costeggiare il lago a ovest e prendere il sentiero per la malga, usando poi come linea conduttrice il corso d'acqua. Se non chè la traccia è molto labile, e grazie al diluvio tuttora in corso prende una strada diversa da quella indicata in carta, e io non me ne accorgo. Solo quando mi rendo conto di essere un po' troppo vicino al sentiero capisco che c'è qualcosa che non va, e nonostante riesca a ricollocarmi abbastanza velocemente, ci lascio 4'.
Quello successivo è un altro trattone da correre (+1'30'' rispetto a Corradini, ma -30'' da Anuchkin e -2' da Hueller) e poi tornano Le Rocce. La notte non ha affatto portato consiglio, e ricomincio gli attacchi casual. Particolarmente incomprensibile quello alla 11, che mi porta alla fine al bordo del prato a ovest del punto (da cui alla fine riesco a trovarlo) senza capire come ci sono arrivato. La 12 è facile, mentre per la 13 adotto una nuova tecnica: avvicinarsi, scegliere un punto d'attacco facile, non trovarlo, e far finta di niente. Così decido di puntare il cumulo di sassi, e quando non lo trovo, proseguo imperterrito in stile cercatore di funghi, accompagnato per altro da numerosi altri vagabondi. Alla fine la trovo io, abbastanza casualmente dato che è anche nel posto sbagliato.
L'ultima lanterna nella sassaia è la 14, e non ho la più pallida idea di come attaccarla. Scendo spostandomi un po' a ovest e arrivo in una radura che il mio cervello di giugno non ritiene opportuno associare a quel giallino che in carta si trova nel cerchietto del punto. Proseguo e incontro una casetta, ma non ha le pareti di marzapane e non c'è nè la nonna nè il lupo. Così decido che magari può essere un riferimento utile per capire dove sono, ed effettivamente funziona. Ritorno alla radura di cui sopra, e dopo aver capito che non è "nella" radura che devo cercare, ma un pelo a est, trovo la lanterna (e la segnalo ai vari che stavano girando lì intorno).
Ultime corse nei prati verso l'arrivo e lo scarico della SI card, che sentenzia +18' da Anuchkin e +8' da Hueller e Corradini.
Mi sa che devo migliorare la mia tecnica orientistica fra le rocce.
Giugno per me dal punto di vista orientistico non è tradizionalmente un gran mese. Arrivo stanco, con la mente un po' annebbiata, e quindi particolarmente predisposto a prendere decisioni che col senno di poi non stanno nè in cielo nè in terra. Quest'anno è andata un po' meglio, perchè la condizione fisica complessiva è molto meglio di quella degli anni scorsi, ma non abbastanza da uscire dalla due giorni con più di un pugno di mosche.
Il sabato si assegnava il titolo trentino middle, e in m35 erano schierati i signori di cui sopra. 3,8 km con 175 di dislivello in loc. Pozze, cielo molto bigio e nebbie vaganti, ma niente pioggia. Poco prima della mia partenza, ultimo in griglia, arriva una spiacevole sorpresa. Corradini non è partito al suo minuto, e partirà 3' dopo di me. Mi chiede anche se voglio che parta dopo di me, e io scioccamente gli dico che è lo stesso. Sono partito convinto di poter far bene, e per le prime lanterne di sono anche riuscito. Alla quinta lanterna ero addirittura primo, con 5'' su Corradini e quasi 1' su Anuchkin, e alla 7 dignitosamente secondo. Poi sono iniziate Le Rocce.
C'è da dire che quando sono tante, io ho problemi anche con le rocce scritte minuscole, ma qui è apparso un groviglio di puntini neri, sparati lì da chissà quale pianeta, dato che si trovano solo in alcune zone. Il mio attacco alla 8 è quello tradizionale: alla cavolo. Non mi sfiora neanche il pensiero di provare a contare e riconoscere le rocce. Vago del tutto a caso fra le varie forme roccose, sperando di cadere sulla lanterna, magari aiutato dalle tracce di chi è già passato. Ma la cosa non funziona. Dopo poco arriva Corradini, e il mio morale scende ulteriormente. Assieme a lui e a Tamanini, ci mettiamo a giocare a nascondino fra le rocce, giungendo ben presto alla conclusione che la lanterna non è dove dovrebbe essere. Non che per me cambi molto... Comunque ad un certo punto qualcuno la trova, e punzoniamo tutti insieme appassionatamente, e così la 9.
Rimango attaccato a Corradini, del quale nell'attraversare la vegetazione invidio le dimensioni più ridotte delle mie. Il suo ritmo non è irresistibile, ma nelle scelte di micro percorso guadagna quella manciata di metri sufficiente a farmi perdere il contatto visivo che mi sarebbe servito per vedere che aveva punzonato la 10. Io invece continuo a cercarla, e per rendere la cosa più semplice decido di attaccarla dal prato. Se non che lì vengo colto dalla sindrome di giugno, e mi convinco di essere a nord del naso bianco a nord del punto (cosa che era impossibile visto che si trovava 7 curve più in alto della 9, dalla quale ero uscito in curva di livello...). Quando capisco cosa sto facendo, trovo la 10 abbastanza velocemente, e capisco di esserci passato a meno di 1 metro. E ci ho lasciato 4 minuti.
Con un minimo di lucidità attacco la 11 dalla torrretta, e con meno lucidità vado alla 12 in curva. Azimut fino al secondo sentiero e poi dal dosso a fianco di questo per la 13, valletta e attacco dall'inizio sentiero per la 14, strada e attacco dal pratino per la 15, e poi tornano i sassi.
Sta volta giuro maggiore impegno e saggezza, e dalla 15 parto in curva puntando l'avallamento e il cocuzzolo, riuscendo anche a raggiungerlo. Da lì il primo roccione è ad uno sputo, e poi è di nuovo giugno. Invece di fare 3 metri verso sinistra e punzonare, corricchio garrulo per un'altra decina di metri, quando sento Meneghel che fischietta per chiamarmi. "Strano che sia così bassa" penso dentro di me, ma lo seguo 5 curva più in basso, dove trovo la 55. Peccato che la mia sia la 56. Ulteriormente depresso ritorno su e la trovo dove sapevo che doveva essere. Prima dell'arrivo c'è ancora il tempo di buttare 2 minuti all'ultima lanterna, fermo a cercare un muretto in un pratino, subdolamente travestito in carta da traliccio della corrente.
Alla fine sono 12 i minuti dal Volga Express, 10 quelli da Corradini, e 5 quelli da Hueller.
La domenica la gara è una long, e i pandisti assicurano che c'è molto da correre. Parto deciso a recuperare almeno i 5 minuti da Hueller (è pur sempre una 2 giorni), e nonostante il diluvio universale e la palude fra il primo e il secondo punto che mi riempie le scarpe d'acqua come due bocce per i pesci, fino alla 8 mantengo i miei buoni propositi, e quando la punzono (con il miglior tempo di tratta!) sono secondo, a 1'02'' Anuchkin, e con 4'23'' su Corradini e 7' su Hueller. E sebbene durante la tratta mi fosse venuto più di un dubbio, avevo anche azzeccato la scelta giusta per il trasferimento dalla 6 alla 7, scegliendo il sentiero alto e lo scollinamento, perdendo solo 15'' da Anuchkin su una tratta da 13 minuti, e facendo 6'' meglio di Corradini.
E poi è venuto di nuovo giugno, anche se sta volta non è stata tutta colpa mia. Dopo aver deciso di andare alla 9 lungo il sentiero che aggirava la collina a est e attaccarla dalla croce, scelgo all'ultimo di costeggiare il lago a ovest e prendere il sentiero per la malga, usando poi come linea conduttrice il corso d'acqua. Se non chè la traccia è molto labile, e grazie al diluvio tuttora in corso prende una strada diversa da quella indicata in carta, e io non me ne accorgo. Solo quando mi rendo conto di essere un po' troppo vicino al sentiero capisco che c'è qualcosa che non va, e nonostante riesca a ricollocarmi abbastanza velocemente, ci lascio 4'.
Quello successivo è un altro trattone da correre (+1'30'' rispetto a Corradini, ma -30'' da Anuchkin e -2' da Hueller) e poi tornano Le Rocce. La notte non ha affatto portato consiglio, e ricomincio gli attacchi casual. Particolarmente incomprensibile quello alla 11, che mi porta alla fine al bordo del prato a ovest del punto (da cui alla fine riesco a trovarlo) senza capire come ci sono arrivato. La 12 è facile, mentre per la 13 adotto una nuova tecnica: avvicinarsi, scegliere un punto d'attacco facile, non trovarlo, e far finta di niente. Così decido di puntare il cumulo di sassi, e quando non lo trovo, proseguo imperterrito in stile cercatore di funghi, accompagnato per altro da numerosi altri vagabondi. Alla fine la trovo io, abbastanza casualmente dato che è anche nel posto sbagliato.
L'ultima lanterna nella sassaia è la 14, e non ho la più pallida idea di come attaccarla. Scendo spostandomi un po' a ovest e arrivo in una radura che il mio cervello di giugno non ritiene opportuno associare a quel giallino che in carta si trova nel cerchietto del punto. Proseguo e incontro una casetta, ma non ha le pareti di marzapane e non c'è nè la nonna nè il lupo. Così decido che magari può essere un riferimento utile per capire dove sono, ed effettivamente funziona. Ritorno alla radura di cui sopra, e dopo aver capito che non è "nella" radura che devo cercare, ma un pelo a est, trovo la lanterna (e la segnalo ai vari che stavano girando lì intorno).
Ultime corse nei prati verso l'arrivo e lo scarico della SI card, che sentenzia +18' da Anuchkin e +8' da Hueller e Corradini.
Mi sa che devo migliorare la mia tecnica orientistica fra le rocce.
L'attacco tradizionale "alla cavolo" è quello che ti hanno insegnato nei corsi delle Edizioni Del Prado, che infatti hanno un nome ben preciso:
RispondiElimina"Diventa anche tu un HB in ... in... ma cosa vuoi da noi !?! Vai là fuori e fai la tua HB alla cavolo!!!"
Da cui appunto il nome...
Stegal
Continuo a pensarla sempre uguale..: "corsa superiore alla media!".
RispondiEliminaEh no, caro Stegal, ti sbagli di grosso. Quello di cui parli tu è l'attacco alla cavolo da HB, mentre io sto parlando dell'Attacco alla Cavolo da fortissimo atleta master. Perchè per attaccare alla cavolo quando hai poche o nulle competenze orientistiche sono capaci tutti. Il difficile è vedere 3 rocce e cancellare dalla tua mente tutte le cose che hai imparato in anni e anni di gare, allenamenti e studi a secco, e comportarti come se fosse la prima volta che prendi in mano una cartina.
RispondiEliminaPer farcela ho dovuto frequentare una scuola di alta specializzazione in Svezia, altro che corsi delle Edizioni del Prado.
Rusky invece ha ragione. La mia corsa è superiore alla media. Grazie a Stegal che tiene bassa la media.
La gara in se non era male, anche se effettivamente un paio di punti sapevano un po' di "lotteria", ma non mi sento la persona più adatta a giudicare.
RispondiEliminaQuello che mi è piaciuto meno è stato la condizione di percorrenza in molti tratti di bosco che fra costa ripida e vegetazione difficile con alberi a terra non permettevano proprio di correre e, anzi, a me hanno fatto più pensare ad andare cauto "al passo" e salvare le caviglie (ma questo ovviamente non è imputabile a chi ha organizzato!!). Per il resto però la gara era interessante e posso dire di essermi divertito, specie nell'aver commesso pochi errori. Ovviamene la velocità di percorrenza ne ha risentito, pur constatando che il distacco dai "big" è stato minore del solito.
Un ultima nota: a me non è dispiaciuto che la gara sia stata un "po" più lunga dei canoni ufficiali delle "middle" perchè la mia distanza preferita è una via di mezzo fra la middle e la long. Spero che Zonori leggendo non mi fulmini con il pensiero!!