Lo ammetto, a riprendermi psicologicamente dalle scoppole degli italiani middle ci ho messo quasi quindici giorni, durante i quali, (orrore!) ho persino saltato il terzo allenamento settimanale. Però quando prendevo in mano una cartina, anche quelle "tristi" di Asiago, mi veniva il solito pizzicorino al pollice, quindi buon segno.
L'occasione per tornare in carta è arrivata con il campionato veneto long a Tonezza, un posto bellissimo anche solo per la strada da fare per andarci, che passava dalle carte della o-marathon dell'anno scorso fra i boschi e i prati ci Passo Coe. Prima di sgarruparsi in una stradina con vista precipizio che non dava molta sicurezza.
La gara è di quelle ideali per rischiare di giocarsi per sempre quel minimo di autostima orientistica che mi rimaneva. Le griglie di partenza mi davano inequivocabilmente fra i favoriti, con tutti i rischi del caso.
Opto per una partenza super prudente lungo il sentiero, che riguardando poi la carta mi fa un po' vergognare, ma che vale il primo tempo di tratta con 40'' su Segatta, e una entrata in carta in tranquillità (facilitata da una inspiegabile posa del punto "buca" sul bordo che la rende visibile da 10 metri sotto). Per la 2 si va in costa e poi qualcosa succederà. Il cerchietto rosa copre un po' le forme del terreno, ma quando sono lì la voragine è inconfondibile e mi dà morale. Forse troppo, dato che per andare alla 3 rimango troppo a sinistra e non riconosco neanche il posto dove sono finito (e non era molto difficile). Butto un'occhio sul codice di una lanterna su un cocuzzolo, e scopro casualmente che sono alla 5. Mi sento un po' scemo ma almeno so dove sono e da sentiero + valletta arrivo alla 3 e da lì, un po' tremebondo alla 4.
Sono molto insoddisfatto delle ultime 3 lanterne e provo a concentrarmi un po' meglio. Mi butto sulla collina, piglio il sentierino e vado sicuro alla 5 (c'ero già stato...). Per la 6 punto alla bucona e la aggiro da ovest, forse era meglio da est, ma ci arrivo sicuro. Più soddisfacente la 7, a nord della bucona e attacco dall radura, e la 8, scavalco della collinetta e sponda sul verdino.
La 9 è una trattona di trasferimento e cambio idea un paio di volte su come prenderla. Parto per passare a sud del recinto e e risalire sotto la linea rossa. Ma poi tutte quelle righe marroni mi intimoriscono e decido di prenderla un po' puù larga lungo il sentiero. A quel punto era molto più sensato tagliare subito il dosso, ma tant'è. Pare che oggi le mie gambe siano decisamente più in vena di quelle degli altri, e stacco di 1' Gambini, secondo di tratta. In zona punto vari muretti e un rudere aiutano molto. Per la 10 giù e su lungo la linea rossa e poi attacco in bussola dal bivio del sentierino. Per la 11 basta buttarsi nel vallone, ma poi sono incerto nell'individuare l'avallamento. Per la 12 vallone nel prato e buca nel bosco, sentiero per la 13, e la 14 richiede irrimediabilmente di salire. Le gambe si lamentano più di quel che pensavo, ma poi quando possono saltellare nel prato fiorito gli passa subito. Per la 15 strada poi prato poi muretto e poi buca, mentre la 16 mi crea qualche problemino perchè sono al muro sotto rispetto a quello dove vorrei essere, e mi sembra un po' troppo lungo, ma è questione di poco. Per la 17 basta correre. Sarebbe anche utile prendere la strada più corta, ma io non lo faccio. Ultimo sforzo i 400 metri piani su terreno misto prima del finish.
Non ho fatto esattamente un garone, ma finisco primo con 7' e passa su Carlo Pilat, che non è proprio un pirla. Alla premiazione, che è l'unica parte veramente naiv della giornata, dato che tutto il resto era perfetto, tentano di premiarmi come campione veneto, ma faccio notare che veneto non sono. C'è anche un assessore che vuole dare due medaglie allo stesso concorrente, e tutte le medaglie vengono rigidamente consegnate in mano.
L'occasione per tornare in carta è arrivata con il campionato veneto long a Tonezza, un posto bellissimo anche solo per la strada da fare per andarci, che passava dalle carte della o-marathon dell'anno scorso fra i boschi e i prati ci Passo Coe. Prima di sgarruparsi in una stradina con vista precipizio che non dava molta sicurezza.
La gara è di quelle ideali per rischiare di giocarsi per sempre quel minimo di autostima orientistica che mi rimaneva. Le griglie di partenza mi davano inequivocabilmente fra i favoriti, con tutti i rischi del caso.
Opto per una partenza super prudente lungo il sentiero, che riguardando poi la carta mi fa un po' vergognare, ma che vale il primo tempo di tratta con 40'' su Segatta, e una entrata in carta in tranquillità (facilitata da una inspiegabile posa del punto "buca" sul bordo che la rende visibile da 10 metri sotto). Per la 2 si va in costa e poi qualcosa succederà. Il cerchietto rosa copre un po' le forme del terreno, ma quando sono lì la voragine è inconfondibile e mi dà morale. Forse troppo, dato che per andare alla 3 rimango troppo a sinistra e non riconosco neanche il posto dove sono finito (e non era molto difficile). Butto un'occhio sul codice di una lanterna su un cocuzzolo, e scopro casualmente che sono alla 5. Mi sento un po' scemo ma almeno so dove sono e da sentiero + valletta arrivo alla 3 e da lì, un po' tremebondo alla 4.
Sono molto insoddisfatto delle ultime 3 lanterne e provo a concentrarmi un po' meglio. Mi butto sulla collina, piglio il sentierino e vado sicuro alla 5 (c'ero già stato...). Per la 6 punto alla bucona e la aggiro da ovest, forse era meglio da est, ma ci arrivo sicuro. Più soddisfacente la 7, a nord della bucona e attacco dall radura, e la 8, scavalco della collinetta e sponda sul verdino.
La 9 è una trattona di trasferimento e cambio idea un paio di volte su come prenderla. Parto per passare a sud del recinto e e risalire sotto la linea rossa. Ma poi tutte quelle righe marroni mi intimoriscono e decido di prenderla un po' puù larga lungo il sentiero. A quel punto era molto più sensato tagliare subito il dosso, ma tant'è. Pare che oggi le mie gambe siano decisamente più in vena di quelle degli altri, e stacco di 1' Gambini, secondo di tratta. In zona punto vari muretti e un rudere aiutano molto. Per la 10 giù e su lungo la linea rossa e poi attacco in bussola dal bivio del sentierino. Per la 11 basta buttarsi nel vallone, ma poi sono incerto nell'individuare l'avallamento. Per la 12 vallone nel prato e buca nel bosco, sentiero per la 13, e la 14 richiede irrimediabilmente di salire. Le gambe si lamentano più di quel che pensavo, ma poi quando possono saltellare nel prato fiorito gli passa subito. Per la 15 strada poi prato poi muretto e poi buca, mentre la 16 mi crea qualche problemino perchè sono al muro sotto rispetto a quello dove vorrei essere, e mi sembra un po' troppo lungo, ma è questione di poco. Per la 17 basta correre. Sarebbe anche utile prendere la strada più corta, ma io non lo faccio. Ultimo sforzo i 400 metri piani su terreno misto prima del finish.
Non ho fatto esattamente un garone, ma finisco primo con 7' e passa su Carlo Pilat, che non è proprio un pirla. Alla premiazione, che è l'unica parte veramente naiv della giornata, dato che tutto il resto era perfetto, tentano di premiarmi come campione veneto, ma faccio notare che veneto non sono. C'è anche un assessore che vuole dare due medaglie allo stesso concorrente, e tutte le medaglie vengono rigidamente consegnate in mano.
Nessun commento:
Posta un commento
non lasciate commenti anonimi, suvvia...