Ho dovuto pensarci sopra quasi dieci giorni per venirne a capo, ma oggi ho finalmente chiaro il motivo della mia disfatta ai campionati italiani middle. La colpa è tutta di due persone: Madella Remo e Segatta Andrea. Ma andiamo con ordine.
Quando apro le imposte del romantico albergo fra i prati di Kubelek dove ho condotto la mia sposa nella notte fra la semifinale e la finale, appare subito evidente che le fosche previsioni meteo che da una settimana davano acqua a secchiate, hanno fatto cilecca per il sabato, ma si stanno vendicando. Mentre sorbiamo una discreta colazione nella saletta apposita, il teleboh ci informa che si attendono schiarite per mercoledì, ma non sembra essere una notizia di cui gioire particolarmente.
Giunti in loco, la delicata situazione psicologica pre finale viene ulteriormente intaccata dalla lettura delle griglie, che mi dice che mi sono qualificato con un più che modesto quindicesimo tempo. Provo a vendermi la spiegazione che probabilmente sono arrivato ottavo nella mia semifinale ma con un ridottissimo distacco dai primi, ma poi Rosella mi concede gentilmente di vedere le classifiche custodite nel loro pulmino, e scopro che così non è: 7' da Corona, 8' da Cipriani e Grassi, e addirittura 13' da Maddalena. Vabbeh che dalla 12 in poi "ho tirato i remi in barca", però. Sta di fatto che partirò lontanissimo da tutti i favoriti, e questo potrebbe essere un affare. Il fatto che 2' dopo di me parta Madella non mi preoccupa più di tanto, dato che da millenni va dicendo che non corre da quanto era alle elementari e dopo la semifinale ha dichiarato "non ho capito niente dall'inizio alla fine".
Nel frattempo le condizioni meteo non accennano a migliorare, e cerco rifugio nell'accampamento riscaldato del Trent-o, forte della mia tessera "non agonista", che mi dà il diritto di entrare là dove torme di orientisti infreddoliti bramerebbero. In un empito di generosita (o di dubbio che la mia tessera non agonista non mi dia sufficienti diritti di permanenza al caldo) mi offro volontario per uscire a smontare e piegare la tenda che nel frattempo Giovepluvio in persona sta cercando di svellere dal terreno. Il risultato è che a non molti minuti dalla mia partenza sono già bagnato fino alle mutande e ho perso l'utilizzo del pollice opponibile, retrocesso ad appendice bordeaux di entrambi gli arti superiori.
Il cambio del calzini mi permette di godere per quasi 1' della sensazione "piedi asciutti", ma è più o meno lo stesso minuto in cui Segatta Andrea mi rovina la gara con un trucco veramente subdolo. Ben conoscendo infatti la mia psiche fortemente instabile, vedendo che mi appresto ad andare in partenza in braghette e maniche corte, insiste ad offrirmi la sua maglietta maniche lunghe quel tanto che basta da risvegliare in me la psicosi tipicamente adolescenziale del "mamma-mi-vesto-come-decido-io", e spingendomi così subdolamente a dirigermi verso la partenza con un abbigliamento del tutto inadeguato ad affrontare le intemperie che i reduci dimostrano visivamente ti aver dovuto sopportare.
Con il risultato che quando mi trovo finalmente con la cartina in mano, ho speso praticamente tutte le mie energie psichiche e fisiche a lottare contro l'assideramento, e di conseguenza non ho fatto stratching, non ho pensato alla gara, e non ho uno straccio di piano su come affrontarla, con il risultato che già andando alla 1 decido che uno spiazzetto è l'evidente dosso che in carta ho scelto come attacco al punto, e mi ci lancio all'arma bianca. Come sempre succede in questi casi il fatto di dover fare un bel giro per tornare alla lanterna, ben lungi dal consigliarmi un po' di prudenza, mi induce a cercare di forzare il recupero, con risultati ancora più patetici.
Della 2, il subdolo di cui sopra scrive "Impiego un attimo a capire se si tratta di avvallamento o naso. Ho la buona idea di guardare la descrizione punto e in direzione arrivo all’avvallamento." Che detto così può anche far sorridere. Se non che io impiego molto meno tempo di lui a decidere che quello E' un naso, e mi metto ad aggirarmi per il suggestivo boschetto verde 1,5 alla ricerca di un naso, pensando anche "mi sembra proprio strano che in un posto del genere ci possa essere un naso, ma se è scritto in carta...". Quando mi appare una lanterna, e a poca distanza un impermeabile che cammina, non resisto alla tentazione di chiedere, con affettata noncuranza, su quale forma del terreno è segnata la lanterna. E alla risposta "cocuzzolo" capisco finalmente dove sono ed inizio ufficialmente ad essere depresso.
Trascorro così le successive 3 tratte a pensare quanto sarebbe bello questo bosco e quanto sono pirla ad avere già buttato nel cesso la gara. Che ad onor del vero non sarebbe neanche tanto vero, dato che avrò perso sì e no un paio di minuti, ma non è proprio giornata. Ma una giornata bigia si sa che può anche peggiorare, e lo fa nell'attimo in cui appare Madella Remo, in uscita dalla 5. Se mi ha preso quello che non corre da quando era alle elementari, vuol dire che sono proprio finito.
Cerco di staccarlo in salita andando alla 6 e poi alla 7, ma ho un'idea troppo vaga di dove sto andando per riuscirci. Ci riprovo lanciandomi in costa verso la 8, ma il chiodo fisso di staccare Madella Remo mi fa dimenticare i più elementari rudimenti dell'orienteering, fra cui che se a 150 metri dal punto c'è segnata una chilometrica canaletta forse è meglio provare a darle un occhio, e che se la lanterna è una curva più in alto della precedente e tu stai correndo in piano, difficilmente quella che vedi 4 curve più in basso potrà essere la tua. Anche se sta su una terrazza come la tua (e anzi è probabilmente stata messa lì apposta per trarti in inganno, e magari c'è pure Cosimo appostato con la telecamera a filmare quei deficienti che ci cascano).
Quando leggo il codice che non è il mio e torno un po' indietro, non vedo Cosimo, ma vedo Madella Remo che corre come un indemoniato nella mia direzione. Ingenuamente gli dico "non è la nostra", e il bastardo (absit iniuria verbis) invece di risponermi una cosa del tipo "certo brutto mona, la nostra è 4 curve più in su e io l'ho già punzonata", tace. Al che io, che come detto sono già in aceto da un po', per un po' lo seguo per vedere se va a punzonare più in giù, poi mi fermo, poi torno un po' su, poi mi fermo di nuovo, poi capisco dove sono e depressissimo vado a punzonare. Mi pare anche di udire in lontananza Madella Remo che si esibisce nel vero marchio di fabbrica del cane da medaglia del fumetto: la risata bastarda. Ma deve essere solo suggestione.
A questo punto la gara è davvero andata a puttane, ma dato che è pur sempre molto bella, cerco di onorarla fino in fondo tentando un attacco alla 9 basato su forme poco accentuate che richiederebbero molta più accortezza di quella che ci metto. Una pura botta di culo mi fa cadere sulla 13 dicendomi dove sono, e riconoscente verso il fato prendo con un po' più di cautela le successive 3, andando addirittura ad attaccare dal prato la 12.
Per la 13 leggo bene due piccoli avvallamenti e mi ci butto poi a colpo sicuro, recuperando Madella Remo che ha l'aria di uno che sta girando da quelle parti da un po'. Mi piacerebbe poterlo sbeffeggiare un po', ma sono troppo consapevole del motivo per cui so dove è la lanterna. In ogni caso provo a staccarlo di nuovo, con una scelta prudente ma veloce sul sentiero per la 14. Lì ci arrivo probabilmente prima di lui, ma mi incarto di nuovo subito dopo per andare alla 15. Unendo il fatto che sono molto meno concentrato del giorno prima e che non guardo la bussola uscendo dalla 14, il risultato non può che essere che tentando di leggere il terreno finisco in un posto che non c'entra nulla. Dato che ci sono varie canalette faccio una ipotesi di rilocalizzazione, poi andando un po' a caso incontro un sasso che potrebbe essere quello indicato in carta a sud del cerchietto, e da lì arrivo alla lanterna. Un secolo dopo di Madella Remo.
Trovo però dei nuovi compagni che sembrano oltretutto di ottimo umore. Sono Rusky e Dipa, il primo partito 2' prima di me a il secondo non so bene quando, e sembrano insieme da un po'. Nel tentativo di seminare almeno loro, opto per una scelta ardita per la 16 (facilitata dal fatto che conoscevo già il sasso), e arrivo un paio di secondi prima di loro. Ma poi ci metto un po' a fare la scelta successiva e ci troviamo di nuovo in una radura (per altro non segnata) fra il sentierone e il sentireino. Arrivati al sentierino, Rusky si butta subito nel bosco, Dipa scende con me un po' e poi entra, e io proseguo fino alla canaletta che avevo deciso essere il mio punto di attacco. Mentre già inizio a maledirmi per non aver neanche provato a stimare la distanza e non sapere quindi se magari l'ho già superata, la canaletta in questione mi appare gentilmente sulla destra, e da lì attacco il punto in scioltezza, illuminando la strada a Dipa che vagava alla mia destra, e trovando Rusky solo dopo essere uscito dal punto mentre lui non ci era ancora entrato. La 18 è piuttosto facile, la 19 non sarebbe molto più difficile ma non trovo il sasso da cui attaccarla e mi ci attardo un po', e nell'arena da lotta nel fango precedo D&R di una quindicina di secondi. Che non è una gran soddisfazione dal momento che Dipa mi ha dato 6 minuti.
La classifica finale mi vede mestissimo 15esimo, a 4' e 30'' da Madella Remo. Verrà un giorno...
Giunti in loco, la delicata situazione psicologica pre finale viene ulteriormente intaccata dalla lettura delle griglie, che mi dice che mi sono qualificato con un più che modesto quindicesimo tempo. Provo a vendermi la spiegazione che probabilmente sono arrivato ottavo nella mia semifinale ma con un ridottissimo distacco dai primi, ma poi Rosella mi concede gentilmente di vedere le classifiche custodite nel loro pulmino, e scopro che così non è: 7' da Corona, 8' da Cipriani e Grassi, e addirittura 13' da Maddalena. Vabbeh che dalla 12 in poi "ho tirato i remi in barca", però. Sta di fatto che partirò lontanissimo da tutti i favoriti, e questo potrebbe essere un affare. Il fatto che 2' dopo di me parta Madella non mi preoccupa più di tanto, dato che da millenni va dicendo che non corre da quanto era alle elementari e dopo la semifinale ha dichiarato "non ho capito niente dall'inizio alla fine".
Nel frattempo le condizioni meteo non accennano a migliorare, e cerco rifugio nell'accampamento riscaldato del Trent-o, forte della mia tessera "non agonista", che mi dà il diritto di entrare là dove torme di orientisti infreddoliti bramerebbero. In un empito di generosita (o di dubbio che la mia tessera non agonista non mi dia sufficienti diritti di permanenza al caldo) mi offro volontario per uscire a smontare e piegare la tenda che nel frattempo Giovepluvio in persona sta cercando di svellere dal terreno. Il risultato è che a non molti minuti dalla mia partenza sono già bagnato fino alle mutande e ho perso l'utilizzo del pollice opponibile, retrocesso ad appendice bordeaux di entrambi gli arti superiori.
Il cambio del calzini mi permette di godere per quasi 1' della sensazione "piedi asciutti", ma è più o meno lo stesso minuto in cui Segatta Andrea mi rovina la gara con un trucco veramente subdolo. Ben conoscendo infatti la mia psiche fortemente instabile, vedendo che mi appresto ad andare in partenza in braghette e maniche corte, insiste ad offrirmi la sua maglietta maniche lunghe quel tanto che basta da risvegliare in me la psicosi tipicamente adolescenziale del "mamma-mi-vesto-come-decido-io", e spingendomi così subdolamente a dirigermi verso la partenza con un abbigliamento del tutto inadeguato ad affrontare le intemperie che i reduci dimostrano visivamente ti aver dovuto sopportare.
Con il risultato che quando mi trovo finalmente con la cartina in mano, ho speso praticamente tutte le mie energie psichiche e fisiche a lottare contro l'assideramento, e di conseguenza non ho fatto stratching, non ho pensato alla gara, e non ho uno straccio di piano su come affrontarla, con il risultato che già andando alla 1 decido che uno spiazzetto è l'evidente dosso che in carta ho scelto come attacco al punto, e mi ci lancio all'arma bianca. Come sempre succede in questi casi il fatto di dover fare un bel giro per tornare alla lanterna, ben lungi dal consigliarmi un po' di prudenza, mi induce a cercare di forzare il recupero, con risultati ancora più patetici.
Della 2, il subdolo di cui sopra scrive "Impiego un attimo a capire se si tratta di avvallamento o naso. Ho la buona idea di guardare la descrizione punto e in direzione arrivo all’avvallamento." Che detto così può anche far sorridere. Se non che io impiego molto meno tempo di lui a decidere che quello E' un naso, e mi metto ad aggirarmi per il suggestivo boschetto verde 1,5 alla ricerca di un naso, pensando anche "mi sembra proprio strano che in un posto del genere ci possa essere un naso, ma se è scritto in carta...". Quando mi appare una lanterna, e a poca distanza un impermeabile che cammina, non resisto alla tentazione di chiedere, con affettata noncuranza, su quale forma del terreno è segnata la lanterna. E alla risposta "cocuzzolo" capisco finalmente dove sono ed inizio ufficialmente ad essere depresso.
Trascorro così le successive 3 tratte a pensare quanto sarebbe bello questo bosco e quanto sono pirla ad avere già buttato nel cesso la gara. Che ad onor del vero non sarebbe neanche tanto vero, dato che avrò perso sì e no un paio di minuti, ma non è proprio giornata. Ma una giornata bigia si sa che può anche peggiorare, e lo fa nell'attimo in cui appare Madella Remo, in uscita dalla 5. Se mi ha preso quello che non corre da quando era alle elementari, vuol dire che sono proprio finito.
Cerco di staccarlo in salita andando alla 6 e poi alla 7, ma ho un'idea troppo vaga di dove sto andando per riuscirci. Ci riprovo lanciandomi in costa verso la 8, ma il chiodo fisso di staccare Madella Remo mi fa dimenticare i più elementari rudimenti dell'orienteering, fra cui che se a 150 metri dal punto c'è segnata una chilometrica canaletta forse è meglio provare a darle un occhio, e che se la lanterna è una curva più in alto della precedente e tu stai correndo in piano, difficilmente quella che vedi 4 curve più in basso potrà essere la tua. Anche se sta su una terrazza come la tua (e anzi è probabilmente stata messa lì apposta per trarti in inganno, e magari c'è pure Cosimo appostato con la telecamera a filmare quei deficienti che ci cascano).
Quando leggo il codice che non è il mio e torno un po' indietro, non vedo Cosimo, ma vedo Madella Remo che corre come un indemoniato nella mia direzione. Ingenuamente gli dico "non è la nostra", e il bastardo (absit iniuria verbis) invece di risponermi una cosa del tipo "certo brutto mona, la nostra è 4 curve più in su e io l'ho già punzonata", tace. Al che io, che come detto sono già in aceto da un po', per un po' lo seguo per vedere se va a punzonare più in giù, poi mi fermo, poi torno un po' su, poi mi fermo di nuovo, poi capisco dove sono e depressissimo vado a punzonare. Mi pare anche di udire in lontananza Madella Remo che si esibisce nel vero marchio di fabbrica del cane da medaglia del fumetto: la risata bastarda. Ma deve essere solo suggestione.
A questo punto la gara è davvero andata a puttane, ma dato che è pur sempre molto bella, cerco di onorarla fino in fondo tentando un attacco alla 9 basato su forme poco accentuate che richiederebbero molta più accortezza di quella che ci metto. Una pura botta di culo mi fa cadere sulla 13 dicendomi dove sono, e riconoscente verso il fato prendo con un po' più di cautela le successive 3, andando addirittura ad attaccare dal prato la 12.
Per la 13 leggo bene due piccoli avvallamenti e mi ci butto poi a colpo sicuro, recuperando Madella Remo che ha l'aria di uno che sta girando da quelle parti da un po'. Mi piacerebbe poterlo sbeffeggiare un po', ma sono troppo consapevole del motivo per cui so dove è la lanterna. In ogni caso provo a staccarlo di nuovo, con una scelta prudente ma veloce sul sentiero per la 14. Lì ci arrivo probabilmente prima di lui, ma mi incarto di nuovo subito dopo per andare alla 15. Unendo il fatto che sono molto meno concentrato del giorno prima e che non guardo la bussola uscendo dalla 14, il risultato non può che essere che tentando di leggere il terreno finisco in un posto che non c'entra nulla. Dato che ci sono varie canalette faccio una ipotesi di rilocalizzazione, poi andando un po' a caso incontro un sasso che potrebbe essere quello indicato in carta a sud del cerchietto, e da lì arrivo alla lanterna. Un secolo dopo di Madella Remo.
Trovo però dei nuovi compagni che sembrano oltretutto di ottimo umore. Sono Rusky e Dipa, il primo partito 2' prima di me a il secondo non so bene quando, e sembrano insieme da un po'. Nel tentativo di seminare almeno loro, opto per una scelta ardita per la 16 (facilitata dal fatto che conoscevo già il sasso), e arrivo un paio di secondi prima di loro. Ma poi ci metto un po' a fare la scelta successiva e ci troviamo di nuovo in una radura (per altro non segnata) fra il sentierone e il sentireino. Arrivati al sentierino, Rusky si butta subito nel bosco, Dipa scende con me un po' e poi entra, e io proseguo fino alla canaletta che avevo deciso essere il mio punto di attacco. Mentre già inizio a maledirmi per non aver neanche provato a stimare la distanza e non sapere quindi se magari l'ho già superata, la canaletta in questione mi appare gentilmente sulla destra, e da lì attacco il punto in scioltezza, illuminando la strada a Dipa che vagava alla mia destra, e trovando Rusky solo dopo essere uscito dal punto mentre lui non ci era ancora entrato. La 18 è piuttosto facile, la 19 non sarebbe molto più difficile ma non trovo il sasso da cui attaccarla e mi ci attardo un po', e nell'arena da lotta nel fango precedo D&R di una quindicina di secondi. Che non è una gran soddisfazione dal momento che Dipa mi ha dato 6 minuti.
La classifica finale mi vede mestissimo 15esimo, a 4' e 30'' da Madella Remo. Verrà un giorno...
Beh potrei rigirarti la frittata.
RispondiEliminaIo sono andato in partenza pensando... azzzz sto proprio diventando vecchio e sono una fetecchia umana. Vado in gara con maglietta tecnica sotto, giubbottino impermeabile in gore-tex, doppio berrettino anti freddo +visiera spartiacque, mentre quell'uomo vero del Dario in maglietta maniche corte!!! In effetti ero un po' depresso sentendomi uomo duro il 90% in meno di te. Questo post però mi riabilita un pochetto, anche se per tutti e due non è stata una gran finale... vorrei vedere gli split per capire come ero messo alla 12 (chissà come mai non li pubblicano... è la maledizione dei Middle ad Asiago, anche nel 2005 ci fu lo stesso problema) perchè fino a quel punto avevo l'impressione di andare bene.
Poi la mia gara è finita.
secondo me è colpa di Andrea Segatta sempre e comunque.
RispondiEliminaAumentano le tasse: Andrea Segatta
Brutto tempo: Andrea Segatta
Si sbaglia una gara: Andrea Segatta
Identikit dell'anonimo:
RispondiElimina- in gara veste come me.....
- corre in categoria superiore all'M35 ma inferiore alla M55....
- Ai CI sprint 2011 ha ottenuto un piazzamento dispari minore di tre...
- sostiene che i muscoli hanno la memoria;
- dice che (riferito alla corsa) più fai e meglio stai, il tutto noto anche come "Teoria della compensazione"
mhhhh chi potrà mai essere... mhhh....