Del senno di poi son piene le fosse, ma forse non è stata proprio una idea geniale intitolare ad uno dei personaggi più sfigati dei cartoon anni '80 (secondo forse al solo Willy Coyote) la mia missione "campionati italiani middle". Considerando che il cane con elmetto e occhiali di medaglie ne ha ricevute pochissime e le ha tutte irrimediabilmente perse, forse la psicologa che attualmente segue la nazionale youth tentando di insegnare loro i rudimenti del self-talk (con scarsi risultati, almeno a vedere gli sguardi perplessi dei ragazzi del Trent-o...) direbbe che è evidente che a livelo inconscio già mi ritenevo indegno di aspirare ad un tondino di metallo. Anyway, ai CI io ci ero andato molto ben preparato e con grandi convinzioni, e questo era tutto quello che potevo fare.
Le previsioni davano bufera già dal sabato, ma giovepluvio aveva deciso di essere clemente e sull'altipiano di Asiago le condizioni meteo pre-semifinali erano discrete. L'avvicinamento lunghissimo ma con pendenze piacevoli e i prati e boschi di contorno, mettevano una gran pace, e pazienza se giunti in partenza annunciavano un cospicuo ritardo sul quale iniziavano subito a rincorrersi voci incontrollate ("hanno rubato delle lanterne").
Va bene concentrarsi, ma se rimango in trance pregara per tutto il tempo del ritardo, (20', mi pare) mi si bruciano i neuroni, così contravvenendo ai miei sacri principi chiacchiero un po', ricevendo anche molti complimenti per il mio blog da una pluricampionessa italiana master, che dice di essersi fatta grosse risate e di aver pensato "allora non sono l'unica che fa quegli errori". Mi viene quasi da pensare che forse dovrei concentrare le mie velleità competitive sul versante letterario, puntando a diventare il miglior ori-blogger italiano. Ma c'è Tenani, che scrive poco ma un blog pur sempre ce l'ha.
Così mi riconcentro sulla gara, obiettivo: andare con calma ed entrare bene in carta, pro finale. A meno di catastrofi in finale dovri arrivarci comodo, quindi vediamo di fare amicizia con la carta.
Incredibile a dirsi, parto facendo davvero quello che avevo intenzione di fare. Ad eccezione dei primi 2'', quando sto per avviarmi lungo un sentiero che mi porterebbe alla perdizione, entro subito bene in carta e trovo le prime 3 con facilità e gustando un certo feeling con la carta. A onor del vero, sono piuttosto facili, ma va bene lo stesso.
La 4 è meno facile, ma dalla scarpatina basterebbbe andare in bussola per 100 metri. Mi faccio un po' distrarre da altri cercatori e da un terreno che mi intimorisce, ma poi ci arrivo. Meglio alla 5, sfruttando dosso e nasino, e per la 6 scelgo la soluzione più prudente, provando a vedere se riesco ad attaccare il punto dal secondo verdino dopo il sentiero. Quando riconosco il verdino e vedo il primo sasso, sono molto soddisfatto e arrivo gongolante alla lanterna. Gongolo anche un po' di più quando incontro lì Marco Costella, partito 3' prima di me.
Ringalluzzito punto a sud-ovest verso il cambio di pendenza, meglio ancora se riesco a beccare la rientranza con sasso, che sarebbe un ottimo punto d'attacco. E come lo Stegal dei giorni migliori ci arrivo preciso preciso e da lì alla 7 è un amen.
Il trasferimento per la 8 induce prudenza. Ragionando per tappe, punto al sentierone, al quale arrivo spedito con una certa cognizione di dove sono (forse troppa, dato che l'importante, dice Sgiurgiù, non è sapere dove sei, ma dove stai andando...), da lì punto al recinto, poi alla traccia di sentiero e poi mi impappino. Probabilmente mi butto un po' troppo a ovest e quando arrivo al sentierone non so se sono prima o dopo l'incrocio. Nel dubbio vado a est, dato che alla peggio c'è una muraglia di case di arresto, e incontro il bivio. Mi lancio verso sud, abbandono il sentiero quando mi pare di vedere la buca, e poi vado un po' nel panico per mancanza di riferimenti. Un altro atleta che punzona la mia stessa lanterna mi dà una mano, e mi rendo conto che sono andato in crisi nonostante fossi esattamente dove avrei voluto essere e dove pensavo di essere.
La 9 mi spaventa non poco. Probabilmente basterebbe un azimut ben fatto, ma cerco di leggere il terreno e non ci riesco molto. Poi riconosco le buche e ci arrivo, ma sono molto lento. Anche la 10 mi intimorisce, parto in una direzione ma poi non sono sicuro e torno indietro (mossa pavida quanto saggia) e riparto contando le buche. Sono lentino, ma riesco a riconoscere la forma fuori dal cerchietto e persino la radura nel cerchietto con sasso adiacente. Ho perso un po' di secondi (30? 50?) ma non mi sono perso.
Andando guardingo verso la 11, in un costante esercizio di lettura del terreno con finalità di allenamento per il giorno dopo, la parola che mi passa per la mente è "rispetto", devo correre con rispetto per il bosco, senza fare lo sborone. Riconoscere la mezza curva in giù e la mezza curva in su mi dà un sacco di soddisfazione, e casco nella deprezzione in stato di beatitudine. Ma ancora molto concentrato.
Per la 12 l'idea sarebbe di arrivare alla strada, poi all'altezza della buca entrare a sinistra e, salita una curva, puntare all'avallamento. Quando arrivo nel semiaperto, vedo l'accenno di avvallamento (una curva ausiliaria!) e lassù al limitare del verdino mi appare un telo bianco e arancio, sono al limite dell'estasi.
Quindi nelle condizioni ideali per sbagliare. Alla 12 termina la mia gara lentina ma perfetta, una parte di me inizia a pensare che la qualificazione ce l'ho in tasca, e che con la carta ho fatto amicizia, e inizio ad infilare una serie di imprecisioni scoccianti. Per la 13 volendo rimanere sulla cresta mi sposto troppo a sinistra e fortunosamente cozzo contro un muretto che mi permette una rapida rilocalizzazione. Per la 14 incrocio Carlo Cristellon la cui visione mi distrae un sacco e arrivato alla canaletta alla quale stavo puntando vado a sinistra invece che a destra. Alla 15 mi fermo varie volte prima dell'avallamento giusto (con Michela Ronda che ci mette 5'' meno di me a intravvedere la lanterna che ci guarda da dietro la vegetazione). Alla 16 punto deciso al sasso prima della canaletta ma poi invece di attaccarla come si deve ci giro intorno vari secondi.
Per la 17 faccio invece un errore vero e proprio, buttandomi giù sul sentiero invece di andare via comodamente in curva. E' vero che la trovo subito, ma dall'altra non era molto più difficile e mi sono fatto almeno 7 curve gratis.
Per la 18 fondamentalmente seguo uno che ho davanti e la 19 è la 100.
Alla fine, pur sapendo che dalla 12 in poi ho tirato i remi in barca, sono proprio soddisfatto della mia gara, e molto ottimista per il giorno dopo. So che questa roba qui non è sufficiente per il podio, ma credo di non esserci poi così lontano e comunque se l'intento era quello di famigliarizzare con il terreno, mi pare di esserci riuscito.
Le previsioni davano bufera già dal sabato, ma giovepluvio aveva deciso di essere clemente e sull'altipiano di Asiago le condizioni meteo pre-semifinali erano discrete. L'avvicinamento lunghissimo ma con pendenze piacevoli e i prati e boschi di contorno, mettevano una gran pace, e pazienza se giunti in partenza annunciavano un cospicuo ritardo sul quale iniziavano subito a rincorrersi voci incontrollate ("hanno rubato delle lanterne").
Va bene concentrarsi, ma se rimango in trance pregara per tutto il tempo del ritardo, (20', mi pare) mi si bruciano i neuroni, così contravvenendo ai miei sacri principi chiacchiero un po', ricevendo anche molti complimenti per il mio blog da una pluricampionessa italiana master, che dice di essersi fatta grosse risate e di aver pensato "allora non sono l'unica che fa quegli errori". Mi viene quasi da pensare che forse dovrei concentrare le mie velleità competitive sul versante letterario, puntando a diventare il miglior ori-blogger italiano. Ma c'è Tenani, che scrive poco ma un blog pur sempre ce l'ha.
Così mi riconcentro sulla gara, obiettivo: andare con calma ed entrare bene in carta, pro finale. A meno di catastrofi in finale dovri arrivarci comodo, quindi vediamo di fare amicizia con la carta.
Incredibile a dirsi, parto facendo davvero quello che avevo intenzione di fare. Ad eccezione dei primi 2'', quando sto per avviarmi lungo un sentiero che mi porterebbe alla perdizione, entro subito bene in carta e trovo le prime 3 con facilità e gustando un certo feeling con la carta. A onor del vero, sono piuttosto facili, ma va bene lo stesso.
La 4 è meno facile, ma dalla scarpatina basterebbbe andare in bussola per 100 metri. Mi faccio un po' distrarre da altri cercatori e da un terreno che mi intimorisce, ma poi ci arrivo. Meglio alla 5, sfruttando dosso e nasino, e per la 6 scelgo la soluzione più prudente, provando a vedere se riesco ad attaccare il punto dal secondo verdino dopo il sentiero. Quando riconosco il verdino e vedo il primo sasso, sono molto soddisfatto e arrivo gongolante alla lanterna. Gongolo anche un po' di più quando incontro lì Marco Costella, partito 3' prima di me.
Ringalluzzito punto a sud-ovest verso il cambio di pendenza, meglio ancora se riesco a beccare la rientranza con sasso, che sarebbe un ottimo punto d'attacco. E come lo Stegal dei giorni migliori ci arrivo preciso preciso e da lì alla 7 è un amen.
Il trasferimento per la 8 induce prudenza. Ragionando per tappe, punto al sentierone, al quale arrivo spedito con una certa cognizione di dove sono (forse troppa, dato che l'importante, dice Sgiurgiù, non è sapere dove sei, ma dove stai andando...), da lì punto al recinto, poi alla traccia di sentiero e poi mi impappino. Probabilmente mi butto un po' troppo a ovest e quando arrivo al sentierone non so se sono prima o dopo l'incrocio. Nel dubbio vado a est, dato che alla peggio c'è una muraglia di case di arresto, e incontro il bivio. Mi lancio verso sud, abbandono il sentiero quando mi pare di vedere la buca, e poi vado un po' nel panico per mancanza di riferimenti. Un altro atleta che punzona la mia stessa lanterna mi dà una mano, e mi rendo conto che sono andato in crisi nonostante fossi esattamente dove avrei voluto essere e dove pensavo di essere.
La 9 mi spaventa non poco. Probabilmente basterebbe un azimut ben fatto, ma cerco di leggere il terreno e non ci riesco molto. Poi riconosco le buche e ci arrivo, ma sono molto lento. Anche la 10 mi intimorisce, parto in una direzione ma poi non sono sicuro e torno indietro (mossa pavida quanto saggia) e riparto contando le buche. Sono lentino, ma riesco a riconoscere la forma fuori dal cerchietto e persino la radura nel cerchietto con sasso adiacente. Ho perso un po' di secondi (30? 50?) ma non mi sono perso.
Andando guardingo verso la 11, in un costante esercizio di lettura del terreno con finalità di allenamento per il giorno dopo, la parola che mi passa per la mente è "rispetto", devo correre con rispetto per il bosco, senza fare lo sborone. Riconoscere la mezza curva in giù e la mezza curva in su mi dà un sacco di soddisfazione, e casco nella deprezzione in stato di beatitudine. Ma ancora molto concentrato.
Per la 12 l'idea sarebbe di arrivare alla strada, poi all'altezza della buca entrare a sinistra e, salita una curva, puntare all'avallamento. Quando arrivo nel semiaperto, vedo l'accenno di avvallamento (una curva ausiliaria!) e lassù al limitare del verdino mi appare un telo bianco e arancio, sono al limite dell'estasi.
Quindi nelle condizioni ideali per sbagliare. Alla 12 termina la mia gara lentina ma perfetta, una parte di me inizia a pensare che la qualificazione ce l'ho in tasca, e che con la carta ho fatto amicizia, e inizio ad infilare una serie di imprecisioni scoccianti. Per la 13 volendo rimanere sulla cresta mi sposto troppo a sinistra e fortunosamente cozzo contro un muretto che mi permette una rapida rilocalizzazione. Per la 14 incrocio Carlo Cristellon la cui visione mi distrae un sacco e arrivato alla canaletta alla quale stavo puntando vado a sinistra invece che a destra. Alla 15 mi fermo varie volte prima dell'avallamento giusto (con Michela Ronda che ci mette 5'' meno di me a intravvedere la lanterna che ci guarda da dietro la vegetazione). Alla 16 punto deciso al sasso prima della canaletta ma poi invece di attaccarla come si deve ci giro intorno vari secondi.
Per la 17 faccio invece un errore vero e proprio, buttandomi giù sul sentiero invece di andare via comodamente in curva. E' vero che la trovo subito, ma dall'altra non era molto più difficile e mi sono fatto almeno 7 curve gratis.
Per la 18 fondamentalmente seguo uno che ho davanti e la 19 è la 100.
Alla fine, pur sapendo che dalla 12 in poi ho tirato i remi in barca, sono proprio soddisfatto della mia gara, e molto ottimista per il giorno dopo. So che questa roba qui non è sufficiente per il podio, ma credo di non esserci poi così lontano e comunque se l'intento era quello di famigliarizzare con il terreno, mi pare di esserci riuscito.
Nessun commento:
Posta un commento
non lasciate commenti anonimi, suvvia...