Coppa Italia molto estiva e, causa improvvida sovrapposizione con la Jukola, molte categorie sono orfane di vari protagonisti. In M35 rimpiangiamo Pin e GPM, i quali probabilmente dalle loro staffette finlandesi non rimpiangono per nulla noi.
La carta è un intrico di righe marroni, ancor più al 15.000, però è abbastanza leggibile. 6,6 km con 380 di dislivello, e un discreto calduccio nonostante i 1200 metri di altitudine: sarà una gara molto fisica. E io sono molto fisico e vincitore dell'ultima coppa italia: a posto, no?
No, non esattamente, ma è andata bene anche così.
È una di quelle gare in cui prendi in mano la carta e già capire come andare alla 1 è un casino. Dopo anni che mi predico prudenza per l'entrata in carta, obbedisco alle prediche e mi appoggio molto prudente alla strada e alla inconfondibile bucona a sud del punto. Probabilmente c'erano vie con meno dislivello, ma arrivo precisissimo sul punto, lentino (mezzo minuto più di Buselli&Rigoni&SGrassi) ma felice. Andando alla 2 cresce la sensazione di aver fatto amicizia con la carta. Sempre lentino, ma preciso. Riconosco le forme del terreno e inizio a sospettare che i 4 giorni di allenamenti tecnici con il JTT non siano stati sprecati. Per la 3 si può fare ampio uso della strada, e non mi faccio pregare. Ancora più lentino, soprattutto per esitazione in zona punto. La 4 è banale, c'è un crinale da seguire. Ma bisogna seguirlo fino in fondo e io non mi preoccupo di stimare distanze, prendere riferimenti precisi o fare un altro ragionamento compiuto di qualsiasi genere, e mi fermo a rovistare nelle rocce molto prima del dovuto. Quando giungo al punto sono un po' più sicuro di non essere sicuro dei miei mezzi e in più ho SGrassi e Eddy alle calcagna. Così per distanziarli faccio una scelta stupida imboccando un sentiero 4 curve sotto invece che tagliando come fanno loro, e mi ritrovo 100 metri dietro.
Lungo trasferimento per la 5, c'è il tempo per riprendere SGrassi e Eddy, e anche di staccare un po' SGrassi. Tempo non strepitoso (Rigoni ci mette 2' di meno) ma buono, e 0 secondi persi in zona punto. Lungo il costone verso la 6 rivolgo persino la parola a Eddy, senza conseguenze disastrose, poi ci separiamo, lui più in basso e io più in alto. Aguzzando molto la vista vedo in carta un sentiero che conduce al circoletto, ma poi attacco un po' a casaccio invece di guardare bene cocuzzoli e distanze. Mentre Eddy ravana molto di più e molto più in su, mi raggiunge SGrassi e punzoniamo a poca distanza. La 7 è vicina, ma bisogna leggere con precisione e io lo faccio con rapidità (ma 20'' più lentamente di Rigoni).
Tratta di trasferimento per la 8 con sentieri, prati e strade di appoggio. Faccio tutto bene fino al circoletto, poi perdo un po' di tempo a cercare l'avallamento giusto, peccato. Per la 9 faccio un mio errore classico, fissandomi sulla forma più evidente nel cerchietto invece che su quella esattamente nel centro. Così piglio di petto la valletta invece che fermarmi sul lato giusto. Una decina i secondi persi, ma è una questione di principio. Leggo con attenzione per la 10 e supero i due avallamenti fino a meritarmi lanterna e bottiglia d'acqua. Solo che assieme all'acqua c'è la mia criptonite: Cristian Bellotto. Il fatto è che so che lui pensa, anzi, me lo dice pure, che sono tecnicamente una sega, così ogni volta che lo incontro mi preoccupo di non sbagliare e sbaglio. Nel caso specifico a farmi sbagliare non sarebbe bastata neanche la Criptonite, ma si è aggiunto provvidenziale il disturbo tripolare. Ovvero, mentre mi muovevo con rara precisione fra le non facili forme fra la 10 e la 11, rifiutando (o meglio non vedendo proprio) la più lunga ma più semplice scelta sui sentieri, arrivato anche sta volta al bordo del cerchietto mi lascio distrarre dai miei me stesso. Quello iper competitivo avvistando il dosso di attacco punto esulta platealmente, quello moralista che ce l'ha con il competitivo insulta il competitivo, e quello ecumenico cerca di ricomporre l'unità del gruppo. Con il risultato che tutti e tre perdono contatto con la carta e vagano. L'arrivo di SGrassi e Cripto Bellotto impediscono loro di trovare da soli la lanterna, e gli tolgono 2 kg di autostima. Alla vana ricerca della quale sputtanano definitivamente la gara andando alla 12.
Ci sarebbe un comodo sentiero, ma pretendere di vedere un sentiero con Cripto nei dintorni sarebbe eccessivo. Si potrebbe usare la bussola, ma anche quello è uno strumento delicato. Si potrebbe anche girare un po' il montarozzo e poi individuato il vallone farsi condurre agevolmente dal crinale. Ma non mi riesce neanche quello. Mi butto giù a caso e quando capisco cosa ho fatto, ci sono 10 curve di livello che devo risalire. Meno di un minuto per accorgersi dell'errore. Più di 5 per rimediare. Figo.
Da lì in poi non c'è molto da dire, nel pratone di controtrasferimento verso la 13 (che richiede di ripassare dalla 6 facendo all'inverso lo stesso percorso fatto dalla 7 alla 8, scelta del tracciatore molto criticata dai più) raggiungo di nuovo Cripto, ma tanto ormai. Dalla 13 alla 14 è una discesa in linea retta lungo taglio di bosco (altra scelta del tracciatore non gradita ai più) e per la 15 bisogna fare un po' di attenzione, prima di risalire e poi scendere e poi risalire per andare al traguardo. Chiudo quarto in 1:21:49, a 7 minuti da SGrassi, 10 da Buselli e 23 da Rigoni.
Ma va bene così. Nella mia selva di personal counselor auto nominati, uno dice, anzi ripete, che con le mie gambe e il suo cervello si farebbero meraviglie, uno che sono troppo incostante, uno che con gli allenamenti fisici che faccio se ci aggiungo un po' di tecnica potrei fare meraviglie, uno che sono troppo esuberante come lui da giovane. Ma a me sostanzialmente adesso va bene così. I complimenti della vittoria di Monte Livata mi sono suonati buffi, e dopo la gara il mio morale è praticamente intatto anche se "perdo". Sono a ridosso dei migliori e qualche volta li batto anche. Miglioro tecnicamente ogni gara che passa, mi diverto prima della gara in gara e dopo la gara, e, a parte non avere nessunissima possibilità di vincere una medaglia agli italiani long, nessun traguardo mi è del tutto precluso (tranne battere Rigoni, ovviamente). Quindi, viva l'orienteering!
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