11 dicembre 2015

Zivign-ahi, ahi

E giunse finalmente la prima puntata della sfida Daves-Pedrotti. E finì malissimo, almeno per Pedrotti. Certo, non bisogna scordare che pochi giorni prima, tagliando la verdura, si era procurato una ferita di almeno 7-8 millimetri di lunghezza per almeno 0,4 mm di larghezza sul polpastrello dell'indice della mano sinistra, ma non è certo che questo sia sufficiente a giustificare la prima pesante sconfitta contro lo Sbarbatello.

Come da ormai bella tradizione di questa Oricup (della quale, non si sa bene perché, è dato di sapere solo la gara successiva, mentre il calendario completo rimane top secret) la gara è per molta parte nel bosco, e il percorso non è banale. Certo, è meno difficile di come sembra da come l'ho fatto io, ma un ex allenatore della nazionale di orienteering me lo ha detto, che se non mi astengo dalle gare fino a metà gennaio, non risponde di quello che posso combinare, quindi va bene così.

Dopo aver perso non so bene come 16'' sulla elementare prima (eppure non mi sembrava di essere partito così piano) corro discretamente fino alla 4, prima di non accorgermi del sentiero che mi porterebbe in piano comodamente dritto alla 5 (curioso notare che quelli che alla fine saranno 1°, 2° e 3°, in questa lanterna fanno rispettivamente il 33°, 29° e 25° tempo...).

Poi vado un po' a casaccio alla 7 e alla 8 e molto a casaccio alla 10 (che trovo per puro caso, senza aver minimamente capito dove ero e dove erano i muretti che cercavo senza convinzione).

Dopo la 11 c'è la malefica 12, che richiede o il giro del mondo da nord, o 25 (venticinque!!) curve di livello da sud. Mi immolo sulle curve di livello, lento che la metà basta, ma almeno non manco la lanterna come fanno altri, e prendo bene anche la 13 e la 14, apparentemente banali, ma in molti si sono fatti tentare dalla 15.

Poi in pratica c'è solo da correre, e Fabietto ne ha decisamente molto più di me. Passi la 17, dove perdo un po' nel guardare la carta cercando un passaggio che non c'è, fra il ruscello e il non attraversabile, ma i 18'' che mi rifila alla 18, in 500 metri di strada asfaltata, dicono che mi dava più di mezzo minuto al km, il che è piuttosto triste (soprattutto se continuo a sorvolare sui 20 anni di differenza che separano le nostre date di nascita...).

Tanto per gradire ci metto anche un po' del mio alla 20, dove riesco a perdere 1' andando ad infrattarmi nei boschetti dietro le case, invece di tornare comodo sulla strada (e lì, dietro le case, più o meno sotto il numero 20, in carta mancava un muro gigantesco...).

Limito i danni negli sprint finali e chiudo 4 dolorosissimi minuti e 31 spiacevoli secondi dietro Fabio.
Ma anche 14 giocondi secondi davanti a Samuele Tait. Il che, considerando che lui ha un futuro molto più radioso del mio passato e del presente di Fabietto, mi fa andare a casa un po' meno depresso.


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