Dato che a settembre andrò a farmi quel giretto di 180 km che porta il suo nome (Adamello Ultra Trail), ho pensato che era carino andare a farci quattro chiacchiere. Anzi, a dire il vero non è che lo avessi pensato, ma dato che quest'anno mia ci ha fatto fare il nostro tradizionale giretto ciclistico familiare estivo in Trentino, e mi ha portato in Val di Genova (grazie!), a quel punto ho pensato che andare a dare un'occhiata all'Adamello non era una brutta idea.
In effetti a farci due chiacchiere con l'Adamello avrei potuto andarci anche in senso stretto, perché al Rifugio Bedole dove abbiamo dormito, il titolare si chiama proprio Adamello, Adamello Collini per la precisione, come suo nonno. E sua sorella si chiama Presanella. Il che la dice lunga sull'attaccamento di quella famiglia a quel posto dove, dicono, ci sono tracce della loro famiglia fin dal 1500. Molto meno chiaro è come mai abbiano chiamato la loro figlia "Vajolet", che è una montagna in Val di Fassa, cioè tutto da un'altra parte, ma questa è un'altra storia (l'altra figlia, per la cronaca, si chiama "Aglaia"...).
Dicevo, sono andato a conoscere l'Adamello, non la cima, ma il massiccio. Che è stupendo. Dal Bedole sono salito al Rifugio Mandrone, che è un posto che tutti i trentini conoscono, ma io no. Da lì sono poi salito al Passo del Maroccaro, quota 2900 e rotti, altro gran bel posto, da cui fra l'altro si vedeva il Passo del Tonale.
Passo del Tonale dove, per via della presentazione del mio libro proprio lì, è terminato il nostro giro, e dove naturalmente sono andato a farmi un'altra corsetta, arrivando sulla sconosciutissima Cima Casaiole, quota 2783, da dove, tanto per cambiare, ho ammirato uno dei panorami più belli che io abbia mai visto in vita mia. Tutto il gruppo dell'Adamello e della Presanella da una parte, il gruppo del Vioz e dei suoi amici dall'altra, qualche valle incantevole nel mezzo, il tutto non molto prima del tramonto, con una luce da commuovere un paracarro. Ho fatto vari giri su me stesso a bocca letteralmente spalancata, emettendo suoni disarticolati, incantato come poche altre volte.
Se il mio giretto di settembre assomiglierà anche solo vagamente a quello che ho visto in val di Genova e sulla cima Casaiole, c'è qualche possibilità che io arrivi in fondo, magari anche vivo.
p.s. le foto non sono mie, e una è un pelo troppo invernale, ma rendono un po' l'idea di quanto erano belli quei posti.
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