Dopo la mediocre prestazione agli italiani middle e quella pessima nella seconda di Coppa Italia, i miei amici fantasmi erano tornati a farmi visita, cercando di convincermi che il mio unico miglioramento tecnico rispetto all'anno scorso, era stato quello di concentrare tutte le botte di culo nella prima parte della stagione.
Per metterli a tacere dovevo tornare al più presto nel bosco, e venirne fuori come uno che sa fare orienteering, o almeno con molte più luci che ombre, o almeno almeno senza pascolate da minuti. Il trittico della Valsugana, ridotto inizialmente a monottico per salvare il piccolo orientista in me ma anche un minimo di relazioni sociali e di "carriera lavorativa", e poi promosso a dittico per accontentare inaspettati furori agonistici dei pargoli, mi sembrava una buona occasione, ed in effetti così è stato.
Non vale la pena di star qui a tediarvi con la cronaca lanterna per lanterna delle due gare: in estrema sintesi, ho ottenuto quello che volevo. Non ho certo sprecato La Gara Perfetta, ma ne sono uscito dignitosamente, con qualche promemoria pro futuro, e con qualche lezione evidentemente imparata dalle due gare precedenti (prima fra tutte l'utilità di puntare seriamente la bussola in lanterne brevi adatte ad azimutare).
Il sabato la gara si è corsa per lo più fra i prati, e considerando che causa arrivo molto tardo non ho praticamente fatto riscaldamento (peccato veniale per molti, ma tragedia per me, che ho il cervello che deve entrare nell'ordine di idee di affrontare una cartina almeno 20' prima di averla in mano) i 4' scarsi presi da Curzio (che potrebbe essere mio figlio) e il minuto netto preso da Gobber (che potrebbe essere mio cugino), non sono male. Soprattutto considerando che la bellezza di 75'' li ho lasciati sulla banale 7, che come tutte le lanterne vicino alle case, meritava una maggiore attenzione nell'attacco. 20'' di punizione divina, o meglio, del posatore, alla 16, dove la lanterna non si vedeva da dove arrivavo io, ma si vedeva benissimo l'albero dietro alla quale doveva per forza trovarsi, e io ho cincischiato parecchio prima di dirigermici. Scherzo delle percezioni alla 21, sulla cui salita mi sentivo lento e legnoso, ma nella quale ci ho messo 9'' meno di mio figlio e 1'' meno di mio cugino.
Il giorno dopo siamo tornati sulla cartina dove qualche anno fa ho vinto il bronzo a pari merito con Cipriani agli italiani middle, e ho notato che hanno raso al suolo il boschetto che mi aveva spinto all'errore da 1'' che mi era costato il bronzo in solitaria (ma giuro che non sono stato io).
Gara decisamente più stimolante di quella del giorno prima, con bosco scorrevolissimo e lanterne mai banali. Fra me e la piena soddisfazione agonistica (che nel caso specifico avrebbe potuto valere al massimo un IV posto) solo il classico svarione da forestale, che alla 4 mi ha fatto buttare 2'. È capitato di nuovo che una volta arrivato a correre sulla comoda forestale in discesa, mi sono distratto quel tanto che bastava per scendere un po' troppo prima, e dover risalire un po' troppo dopo. Unica consolazione il fatto che quando mi sono trovato davanti un inequivocabile acquedotto, ho subito cercato in carta una crocetta blu, invece di una rettangolino nero, come avevo fatto, perdendo decine e decine di minuti, vari anni fa in Val di Fiemme.
Il resto della gara è andato via bene, con qualche sbavatura ma anche qualche ottima tratta, e comunque con la sensazione complessiva di essere sempre bene in carta e in me.
Split e "ricordi sensoriali" alla mano, ho però pensato che sia il caso di rimettermi ad allenarmi seriamente in salita, perché se il cugino Gobber non lo stacco di gambe, di tecnica me le suona sulla maggior parte dei terreni. E come lui anche il ritrovato Ingemar, che, dopo qualche gara opaca, ha dimostrato nelle ultime che si trattava solo di riprendere confindenza con la carta dopo l'inverno, e d'ora in avanti sarà un osso duro (come Grassi & Grassi, Cristellon, Ruggero, Buselli, Pin, Rigoni, ecc. ecc. insomma, i boschi delle prossime gare di Coppa Italia pullulano di ossa).
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