5 febbraio 2015

VeNotte, di culo

Nell'orienteering non si vince per culo. Quasi mai.

La città più bella del mondo ci accoglie col suo migliore vestito di fine gennaio, con l'acqua immobile nei canali, il cielo terso e la luna quasi piena, e sta volta siamo proprio tanti. A forza di invasati che vanno in giro dicendo che questa gara è bellissima, i numeri sono diventati importanti, e in M35 siamo in 32, più che ad un campionato italiano. 

Io mi auto attribuisco il ruolo di favorito, che però è anche abbastanza oggettivo, dato che negli ultimi 2 MOV in questa categoria sono stato il primo degli italiani, e che manca Lerose, quello che batto in tutte le gare dell'anno, ma che qui mi dà regolarmente 3 minuti.

Mi sento in forma, ma pare non si veda un granché: mentre prima della gara aspetto che il gps trovi i satelliti, appoggiandomi al corrimano di un ponte in modo evidentemente un po' scomposto, una signora mi chiede se va tutto bene.

Poi è ora di partire, e, tanto per non smentirsi, VeNotte si apre con una scelta dopo mezzo metro, per cui non puoi neanche partire correndo. Ma dopo aver deciso che è meglio non attraversare il ponte, vado, ed i primi punti sono i più belli, con la mente ancora bella lucida, un po' di luce ancora nel cielo e le gambe vogliose di spingere. 

Senza saperlo, io e Roland corriamo praticamente paralleli: alla 6 il mio tempo totale è di 18:53 e il suo di 18:52, e su 3 lanterne abbiamo fatto esattamente lo stesso tempo. E la cosa è particolarmente incredibile alla 3, per la quale impieghiamo entrambi 7:46, completamente imbottigliati per lunghi tratti nel traffico carnevalesco, soprattutto al Ponte delle Guglie, dove, più che procedere al passo, si sta fermi.

4, 5 e 6 le corriamo come i missili, e peccato che non possiamo vederci e correre insieme. Poi arriva la 7, che a nostra insaputa sarà la lanterna definitiva. Come in tanti altri punti, c'è una scelta non banale, che io azzecco, e Roland no. In condizioni normali, la differenza fra una scelta e l'altra potrebbe essere di qualche decina di secondi. Ma siamo di nuovo dalle parti del Ponte delle Guglie, e il traffico e la Dea Bendata tifano per me. 

Non solo il mio avversario quasi cammina tutti i metri in più che gli tocca fare per prendere da sud il ponte che io prendo da nord, ma tutta la gente sul ponticello successivo, spinge me (e non lui) a buttarmi a sud invece di proseguire fino alla calle che sembrava arrivare dritta al punto. Peccato che quello che al buio sembrava un portico, nella realtà era un verde privato, cosa che Roland scopre solo quando ci è praticamente arrivato, e deve tornare indietro allungando ulteriormente. Esco dalla 7 con 140'' di vantaggio, che, dopo un momento di appannamento alla 8, dove non becco al primo colpo il corridoio giusto fra le case, e ne perdo addirittura 25, li porto a 142 in uscita dalla 10.

Da lì in poi Roland sale in cattedra, o meglio scendo io. Le gambe ci sono ancora, ma la testa vacilla, e faccio sempre più fatica a correre senza gli occhi sulla carta. 11, 12, 13 e 14 fra l'altro sono in una delle zone più incasinate di Venezia e, anche se le mie scelte non sono malvagie, sono decisamente troppo lento a districarmi. Alla 13 piglio persino 27'' da Madella, che credo non si alleni dal '41, ma probabilmente arriva lì un po' più lucido di me, che prima di punzonare vado a farmi un giro al mercato.

Dalla 15 in poi sono in balia della carta e sbaglio tutte le scelte da lì all'arrivo.

La 16 la prendo dal basso, pentito lì per lì di non essere uscito dalla 15 verso nord ovest, ma invece probabilmente la scelta migliore sarebbe stata andare a ovest nella piazza a forma di bottiglia: solo 10'' da Roland, che la sbaglia anche lui, ma 20'' da Eddy.

La 17 andava presa da est e non da ovest, se non altro perché ci sarebbe stato molto meno da leggere. Faccio il secondo miglior tempo con soli 8'' da Roland, ma la mia scelta rimane sbagliata.

La 18 è il mio personale festival dell'errore, dato che sbaglio sia scelta, sia strada. Anche avessi evitato di fare avanti e indietro dalla calle più larga, era molto meglio tornare da dove ero venuto e andare via dritti paralleli alla linea rossa. Altri 18'' al vento.

Sulla fondamenta per l'ultimo ponte sento che le gambe potrebbero fare un'altra gara, ma il cervello farebbe fatica a trovare la camera da letto sulla piantina di casa mia.

Sia come sia, alla fine riesco finalmente a portarmi a casa una gara a Venezia, con 30'' di vantaggio su Roland Pin (che sta preparando la maratona di Roma e i mondiali master in Svezia), e 2' su Stefano Gottardi. :-)

4 commenti:

  1. Quello che vince il mondiale con 4 minuti di vantaggio... ma ce n'est pas la sua gara perfetta, no che ce n'est pas...
    Quello che vince il trentaseiesimo titolo italiano master in M35... ma non vado mica così forte, no che non ci va...
    Quello che vince la notturna di Venezia davanti ai campioni italiani... ma è culo...

    No, non venitemi a chiedere come ci si sente ad arrivare terzultimi a Pietralba ad un'ora dal primo. Perchè se dico che ho fatto una gran gara, non ci si capisce più niente!

    Comunque complimenti!

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    1. concordo con Stefano (che saluto!)! Dario, sei proprio forte! Ci vediamo in giro... ho ricominciato anche io a scrivere i blog, se hai voglia dacci un'occhiata. ciao!

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    2. certo che ti leggo, scriviamo talmente in pochi, ormai...

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    3. Giá, io ho smesso di scrivere per un po' ma non ripeterò + lo stesso errore...

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