Considerando che Lipica era il primo
obiettivo stagionale e, en passant, il primo confronto con un certo
Paolo Mario Grassi, il dubbio di cui al titolo è del tutto
legittimo: un 20esimo il primo giorno e un 21esimo il secondo,
rispettivamente a più di 20 e più di 30 minuti dal primo (e a più
di 20' anche da GPM, arrivato secondo nel Day 1 e non presentatosi il
Day 2 causa postumi da addio al celibato di Marco Seppi...) non sono
esattamente risultati incoraggianti. È vero che sono arrivato lì
reattivo come un menhir per un allenamento un po' troppo ultra il
mercoledì prima, che la carta non era delle più adatte a me e che
il terreno era infido e pochissimo attraversabile, ma in due giorni
di gare faccio prima a dire quello che ha funzionato, che quello che
è andato proprio male male.
Tanto male che la tentazione sarebbe
quella di derubricare il tutto a quelle giornate storte che anche nei
miei anni migliori ogni anno mi capitano, e potrebbe anche non essere
malissimo essersene giocate due di seguito ad inizio stagione. Certo,
quella convinzione nei miei mezzi che l'anno scorso mi aveva
trascinato dal terzo posto a Lipica direttamente all'oro nella prima
gara di Coppa Italia, magari sarà un attimo da ricostruire. Ma tanto
era andata a ramengo già alla seconda con una gara ignobile in Alto
Adige, quindi non stiamo tanto a menarcela.
Dato che qualcosa però lo vogliamo pur
sempre imparare, ri-tuffiamo-mi nelle due gare, a caccia di preziosi
moniti e consigli per quando sarò grande.
Come detto, di chicche ce ne sono gran
poche, anzi non ce ne sono proprio.
Nella middle del sabato, tecnicissima e bellissima, (ma che fatica per stare in piedi e per attraversare la giungla!) arrivo “pulito”, per quanto non irresistibilmente veloce, fino alla 3 e dalla 4 alla 7, il resto è quasi tutto da dimenticare. E quindi lo ricordo: per la 4 esco dal punto almeno 45° più a ovest del dovuto, per la 8 mi fermo un muro troppo presto, per la 10 esco 45° più a est di quello che volevo fare, per la 11 di nuovo 45° troppo a est, ma per una lunghezza tale che alla fine sono fuori di centinaia e centinaia di metri (eppure mi pareva di avere controllato costantemente la direzione sulla bussola, mah), per la 12 un po' in preda al panico da terreno infame allungo un sacco, e dalla 13 in poi cerco più che altro di correre lontano da Cipriani, che, partito un secolo dopo di me, nel frattempo mi aveva preso.
Nella long di domenica, che ho iniziato
dicendomi che sabato ero stato “troppo scarso per essere vero” e
finito con il dubbio di essere davvero troppo scarso, non arrivo
neanche alla 2 prima di perdere quei 2 minuti che mi impediscono di
tentare di entrare nello "stato di grazia da gara": gestione un po' approssimativa
della zona con le rocce e bucona con muretto e semiaperto tanto
simile alla bucona con muretto e prato nella quale pensavo di essere
(anche se in effetti passando mi ero detto “strano che abbiano
segnato come prato questa roba che sembra tanto un semiaperto...).
Decente alla 3, alla 4 potrei prendere slancio per il futuro, aiutato
anche da un lunghissimo trasferimento sul sentiero, ma una volta in
cima al dosso vado al punto un po' a caso. E alla 5 concludo la
frittata: parto con una scelta conservativa verso sud ovest per
evitare gli imprevedibili verdini, esco dal secondo prato in
direzione sbagliata finendo in una zona circondata da verdoni, ne
esco nella direzione giusta ma tormentato dai verducci, e una volta
in cima, fra montagnole di sassi che non riesco a riconoscere in
carta, mi faccio tentare dal primo muretto che vedo, ignorando il
fatto che andasse in una direzione lontana più di 90° da quella che
dovevo prendere io. Poi, come si sa, in discesa si tende a rotolare,
e io smetto solo in un pratone di cui però in cartina si vede poco o
niente, dato che sono a bordissimo carta. Mi guardo in giro vedendo
campi, prati e pure una strada asfaltata, che ritengo un riferimento
certissimo da cercare in carta. Peccato che la strada sia fuori dalla
carta, così non c'è verso di ritrovarmi. Faccio, ma dopo un bel
po', l'unica cosa intelligente da fare, cioè tornare indietro. Una
volta in cima, ci metto 2 secondi a capire da che parte dovevo
andare, solo che nel frattempo di secondi ne sono passati circa 600.
Io ci proverei anche a proseguire come
se niente fosse, ma verso la 6 prima mi aggroviglio nelle spine, e
poi mi passa Riccardo Scalet (stesso percorso in M20) a velocità
quadrupla, e quello che rimaneva del mio morale si aggroviglia anche
lui. E oltretutto ho davanti la tratta più lunga della gara, che non
ha nessuna banale soluzione in tangenziale, e sotto la linea rossa
immagino (a ragione) torme di sassi e frotte di spine. Alla fine alla
8 ci arrivo: con un tempo indicibile, ma tutto sommato con una
scelta, non proprio temeraria, ma dignitosa. Facciamo che da qui in
poi è un allenamento.
Un allenamento fatto maluccio, però.
Per la 9, mi faccio distrarre da un atleta agonizzante a terra (ma
che dice di non aver bisogno di aiuto) e devio di 90° rispetto alla
direzione giusta, per la 10 in zona punto faccio la scelta più
paracula del mondo, per la 11 dalla cima del nasone scendo in
direzione casualissima facendomi attirare da una bucona a 200 metri
dalla mia. Ho un sussulto di dignità da metà tratta 11-12 alla zona
punto della 15, ma pago lo sforzo con un erroraccio alla 16, per la
quale terrorizzato dai colori sotto la linea rossa, trasformo
(uscendo in curva invece di salire) l'aggiramento della parte più
alta della collina, nel giro del mondo. Da lì alla fine ho ancora il
tempo di fare una buona scelta per la 17 (ma al sentiero era meglio
buttarcisi prima) e di vagare per un po' nel boschetto sotto il prato
dalle parti della 18.
Dovendo proprio salvare qualcosa dei
due giorni, posso dire che le varie volte che mi sono perso sono
stato abbastanza veloce a rilocalizzarmi. Competenza molto utile
quando non sei abbastanza bravo da evitare di perderti.
Rimane da capire se sono il miglior orientista mai arrivato 21esimo in una gara di Lipica, o il peggiore mai arrivato terzo. È un gioco difficile l'orienteering...
Vedo che ti appoggi poco a muretti, sentieri, gialli e depressioni. Secondo me a Lipica la bussola va bene per uscire giusti dal punto, ma poi la navigazione va fatta lungo le linee conduttrici e di arresto, soprattutto nei tratti lunghi. Procedere diritti in azimut è molto difficile e sconveniente in terreni come quelli scelti per l'edizione 2015. Meglio privilegiare le scelte più lunghe, sicure e sicuramente più veloci.
RispondiEliminadissento, parzialmente. La navigazione in bussola volevo usarla solo per arrivare alla linea dell'alta tensione, che mi sembrava una linea di arresto talmente evidente da permettermi di arrivare spedito fin lì. Negli altri casi la bussola avrebbe effettivamente dovuto servirmi solo per uscire diritto dal punto. Muretti e depressioni li uso molto come appoggi, ma spesso tenendoli solo in vista, non andandoci "addosso".
EliminaZzi e io siamo propensi a ritenere che l'atleta a terra fosse il nostro Proficuo Professore. Faceva foto?
RispondiEliminano, non faceva foto, soffriva e basta.
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