Quella delle migrazioni è una questione di grandissima complessità, come ho potuto vedere da vicino lavorando per un anno nel sistema trentino dell'accoglienza richiedenti protezione internazionale. Per questo motivo è impossibile avere certezze, e tanto meno ricette. Non ne ho persino io.
O meglio, non ho ricette, ma un paio di certezze le ho.
1) Che quello dell'immigrazione sia l'unico o il principale problema del nostro Paese, è semplicemente falso (e questa storiella assomiglia in modo sinistro a quella che diceva che il principale problema della Germania erano gli ebrei...).
3) Secondo un numero preoccupantemente alto di scienziati, i cambiamenti climatici, che secondo un numero ridicolmente basso di altre persone non esistono, costringeranno a spostarsi un numero di persone davanti al quale i numeri attuali sono briciole (come si può vedere ad esempio qui), quindi forse sarebbe il caso di prepararsi, invece di far finta di niente.
3) Se ad una festa di compleanno io e altri 8 iniziamo a menarci per mangiare l'ultima fetta di torta avanzata, e quello che ha mangiato da solo le altre 9 se ne sta lì tranquillo a bere il suo thé freddo alla pesca, dicendo che il problema si risolve invitando meno persone alla festa, forse c'è qualcosa che non va (e le percentuali in realtà sono molto peggio di così, come si può vedere anche qui o qui o qui).
Ciò detto, sono del tutto favorevole alla chiusura delle frontiere fra l'Italia e il Ticino, per lo meno in direzione sud. Perché se non altro, quando ti vedi davanti un Jamaicano o un Kenyano, capisci al volo che tu quello non lo batterai mai, neanche se ti alleni tutta la vita 37 ore al giorno, mentre un ticinese a guardarlo in borghese ti illudi di poterlo battere quanto vuoi. Ma invece non è vero per niente.
La gara di Merate di Sprint Race Tour, che si è svolta ormai quasi due settimane fa e ha tenuto occupati i cervelli dei partecipanti dalla prima lanterna all'ultima, ne è il solito plastico esempio. Mi pareva di averla corsa bene, ed era anche abbastanza vero, se escludiamo il tragico pronti-via nella direzione sbagliata, l'infelice scelta alla 3 e la distrazione alla 21. Però alla fine il cronometro ha detto che il signor Maddalena (ticinese...) ci ha messo 33'' meno di me (nonostante i 14'' di errore alla 16), e allo sprint, dove io sembravo volare e lui sembrava fermo, ci ha messo solo 1'' più di me.
Quindi, viva le barriere fra l'Italia e il Ticino. E chi di voi pensa che invece dovrei essere io ad allenarmi di più o a fare meno errori in gara, è un nemico del Popolo Italiano.
Ogni volta che lo vedo passare, e nelle gare in centro storico la cosa è ancora più evidente, Stefano di muove alla metà della velocità di un Pedrotti, di un Gallo, di un Ausermiller. Forse lui ha davvero scoperto il segreto del chip che registra il passaggio a distanza.
RispondiEliminaLa cosa triste è che, nonostante lo speaker tratti l'argomento "Stefano Maddalena" (e famiglia... non dimentichiamoci di Caia e delle eredi) al di sopra delle righe normali, a fine gara c'è sempre qualcuno che ha fatto fior fiore di campionati italiani in categorie "maddaleniane" che dice "ma chi è questo? E' davvero così forte?"
Beati i tempi in cui gli svizzeri si occupavano solo di orologi a cucù, coltellini, cioccolata e conti correnti segreti...
RispondiEliminaSe non troviamo spiegazioni di tipo atletico o di tecnica orientistica, non resta che indagare la parte tecnologica: Sicard. Il Maddalena utilizzerà certamente un modello AIR, con risposta di 50 millisecondi, mentre il Pedrotti non supera il modello 9 da 115 millisecondi. Calcolando oltre alla velocità di risposta dimezzata anche il tempo perso nell'imbucata del cip alla lanterna (con AIR passi accanto al punto), il tempo perso può essere di 2-3 secondi per controllo, che moltiplicato per 23 controlli fa la differenza.
RispondiEliminaC'è necessità di un radicale aggiornamento dei materiali...
Incipit drammaticamente geniale.
RispondiEliminaLucia