In quel piacevolissimo libro che è "Born to Run", l'autore Christopher McDougall la chiama "caccia di persistenza".
Lui dice che qualche svagonata di anni fa, prima di inventarsi i fucili e forse pure gli archi, e prima di imparare che allevarsela vicino a casa era più comodo, gli esseri umani si procuravano la carne correndo dietro ai grossi mammiferi per ore e ore e ore. I nostri stra-bis-nonni erano un po' scarsetti quanto a velocità massima, ma erano "persistenti" ed erano in grado di sudare. Così, pare, puntavano un bestione, gli correvano dietro pian pianino per svariatissime ore, e a quello, nell'impossibilità di far scendere la sua temperatura sudando copiosamente come facevano i suoi inseguitori, a forza di scatti, ad un certo punto gli veniva un coccolone.
E i nostri stra-bis-nonni avevano pranzo e cena per tutta la famiglia per un po'.
La caccia di persistenza è la strategia che ho utilizzato io per diventare campione italiano sprint categoria M35. Invece di ore e ore e ore, io gli ho corso dietro per 12 anni.
La prima volta che corsi i campionati italiani sprint correva l'anno 2010 e colsi una fantastica medaglia d'argento, alle spalle di The King Carlo Rigoni e davanti a The Cip Andrea Cipriani. Sul podio della gara (allora premiavano sul podio, sigh...) in realtà ero sul terzo gradino, perché sul secondo c'era un signore che si chiamava Stefano Maddalena. Rigoni 14'56'', Maddalena 16'13'', Pedrotti 16'43'', Cipriani 16'58''. Quel giorno, io, che avevo cominciato mica tanti anni prima in MC, e che in bosco mai e poi mai avrei potuto ambire ad un oro, cominciai a sognare di poter un giorno vincere il titolo italiano sprint in categoria M35, e a desiderarlo fortissimamente.
Da allora, ci ho provato altre 9 volte, collezionando 3 argenti (di cui uno particolarmente sanguinoso, benché letterariamente apprezzato, a
Caoria...)(disponibile anche nella pratica
versione audio sul podcast di Galletti & Della Vedova), due medaglie di legno, un 5° e un 7° posto e un PM.
Ebbene, quest'anno il bestione finalmente si è stancato di scappare, e l'ho preso.
Non è stata un'epica battaglia, dato che non si può far finta che non mancassero tutti gli (altri) migliori sprinter del mondo orientistico master (ma c'erano pur sempre Ingemar Neuhauser, che non sbaglia quasi mai e ogni
volta che ho sbagliato io mi ha fregato, e Francesco Raimondo, che in sprint mi aveva piallato l'anno scorso a Mantova quando ero
riuscito per la prima volta a mettermi dietro Emiliano Corona). E rimane il fatto che, in una gara di orienteering, anche se sulla carta sei il favorito (come Della Vedova si è gentilmente preoccupato di ricordarmi prima del via, così tanto per mettermi un altro po' di pressione addosso...) bisogna trovare tutte le lanterne, trovare quelle giuste, e farlo più in fretta degli altri.
Ebbene, questa volta l'ho fatto e mi sono laureato campione italiano m35 sprint.
Non una gara perfetta la mia (per la 2 ho infilato misteriosamente il tunnel sbagliato, senza neanche accorgermene, lasciandoci 10'', per la 7 ho continuato a non vedere le barriere artificiali finendo per fare un giro del cavolo, lasciandocene più o meno altrettanti, e alla 11 probabilmente conveniva tornare giù dalle scalette dopo la barriera invece di proseguire fino in cima) comunque ho fatto 11 migliori tempi su 18, ho vinto con 2 minuti sul secondo e 3 minuti sul terzo, e avrei vinto anche la W Elite :-) (cosa che, a parità di percorso, non mi riesce quasi mai...).
Questo risultato non sarà probabilmente sufficiente a farmi cambiare categoria (io mi sento M35 dentro...) ma adesso posso finalmente cambiare una serie di password di ingresso in siti internet & affini.
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