Inutile che io ripeta per l'ennesima volta quanto mi piace questa gara, Venezia è sempre Venezia, l'orienteering è sempre l'orienteering, e la notte è sempre la notte. Mettete insieme e fate voi.
Quest'anno quelli del Galilei hanno provato a mischiare un po' le carte, con risultati forse da rivedere. Ottimo lo spazio in palestra, ma disastrosi i servizi (un bagno per gli uomini e uno, credo, per le donne, un po' poco per qualche centinaio di persone), e addio anche alle mitiche docce bollenti degli anni passati. Magari i primi sono riusciti a farle calde, ma quando l'ho fatta io era a temperatura canale. Il sistema di punching start ha creato un grande ingorgo, almeno fino a quando hanno deciso di far partire ogni 30''. Questo ha smaltito velocemente la fila, ma agonisticamente parlando non era probabilmente l'ottimo (ma dell'agonismo non so se fregava a qualcuno dei partecipanti). Infine, ritorno alle origini per quando riguarda lo scarico dati: dopo alcuni anni in luogo defilato, sono tornati a metterlo nel posto in cui creava più ingorgo con quelli che dovevano entrare e uscire dalla palestra. Evidentemente a Venezia gli ingorghi nelle calli ce li hanno nel sangue.
La gara "nera" è stata molto bella, forse un po' corta, a voler fare i pignoli. O forse sono solo stato io a correre troppo piano e ad arrivare alla fine meno stanco del solito. Le tracciatrici, che si firmano "Anedda Sisters", vanno sul sicuro concentrandosi sulla zona oggettivamente più incasinata della città, e c'è da divertirsi
Pronti via e "probabilmente" sbaglio già "scelta". Doppie virgolette, le prime perché non sono certissimo che il giro da sinistra fosse davvero meglio (ma è molto probabile) le seconde perché a Venezia non si fanno mai delle vere scelte. Scegliere vuol dire (almeno per un ingegnere...) prendere in considerazione tutte le possibilità, valutarle, e adottare la migliore. Che a Venezia vorrebbe dire che la gara la finisci in 4 ore. Qui il è il regno del colpo d'occhio, l'unica cosa da fare, se non vuoi star fermo ore ogni 3x2, è guardare la cartina, vedere una scelta di percorso e seguirla sperando che non sia troppo stupida.
Un po' più di tempo si potrebbe dedicare alla tratte lunghe tipo la 2-3. Ma anche qui finisce che alla fine prevale il sentimento, o almeno che non riesci a prendere in considerazione tutte le variabili. Io decido per la via "lunga ma scorrevole", che però si rivela proprio lunga, e neanche così scorrevole, dato che è vero che devo leggere meno, ma c'è parecchia gente e devo continuare a rallentare. Non contento della scelta infelice, mi faccio distrarre dalla folla quasi in zona punto, e manco il bivio che mi porterebbe al punto, finendo nella piazza più avanti. Morale dalla favola, GPM, mio riferimento di giornata, su questa tratta mi rifila 1'30'', che a Venezia vuol dire 100 anni.
Non malissimo il giretto dalla 4 alla 9, e tutto sommato anche la tratta media fino alla 10, anche se con il senno di poi dalla piazzetta con fontana subito a destra dell'incrocio delle linee fuxia, conveniva andare a sinistra e poi su dritti fino al punto.
Tollerabile la prima ala di farfalla, ma non il ritorno al centro, che era molto più corto da sinistra. Molto meno tollerabile la seconda ala, dove ho sbagliato la "scelta" per la 14, che era da fare da destra, e ho fatto giusto quella per la 15 soprattutto perché era l'unica. Anche perché in quel tratto corro molto più che nel resto della gara perché devo seminare Candotti, che ho raggiunto alla 14.
Il colpo d'occhio per la 17 non sembra male, ma le gambe non gli stanno molto dietro. Non perché non ne abbia, ma perché non mi riesce di tirarlo fuori. A Venezia bisogna correre con la bava alla bocca, e in questa piacevole nottata di inverno mi sto divertendo troppo per continuare a ripetermi che devo spingere alla morte.
18 decente, 19 forse conveniva prenderla da sotto, ma forse, a pensarci bene, anche no. Arrivato alla 20 mi è venuto il dubbio che fosse meglio prenderla dall'altra parte, ma guardando adesso non mi pare fosse vero. Dopo il passaggio dalla 21, 22 da correre a perdifiato sul ponte di Calatrava e davanti alla stazione, e ci riesco abbastanza. Meno a districarmi fra i portici delle case dove è nascosto l'arrivo.
Chiudo un po' troppo poco stanco e ancora decisamente troppo lucido (a Venezia, normalmente, a tre quarti di gara ho il cervello che si incastra e l'acido lattico che mi esce dalle orecchie) 1'' prima del 48esimo minuto e 30'' dopo il mio riferimento di giornata.
Ma chissefrega, è stato proprio bello.
