5 aprile 2010

The dark side of the Shadow

In un memorabile post sul blog di Stegal di qualche tempo fa il noto speaker raccontava di una presenza fantasmatica che lo accompagna nelle gare di orienteering, a volte precedendolo, a volte lasciandolo indietro, e comunque spronandolo a dare il meglio. Nella sua raffinata e creativa prosa, il Duca di Parma la aveva battezzata "l'ombra", avanzando la teoria che ognuno di noi ne avesse una.

Oggi ho capito che effettivamente ho anch'io una presenza fantasmatica che mi accompagna in gara, ma la mia non è benevola come quella di Stegal, o meglio, lo sarebbe, ma il risultato che ottiene con i suoi interventi è catastrofico. La mia "Ombra Nera" ha le caratteristiche di uno di quei padri-manager che infestano le gare giovanili di quasi ogni sport. Sono quei figuri che nel calcio insultano l'arbitro quando fischia un fallo al loro pupillo, nel ciclismo strepitano lungo il percorso per sostenere oltre ogni ragionevolezza la carne della loro carne, e nell'atletica si premurano di far conoscere a tutta la tribuna i tempi e le misure degli ultimi 5 anni del loro rampollo. Io grazie al cielo un padre così non ce l'ho mai avuto (benchè venisse a vedere tutte le mie partite di basket, quando segnavo 45 punti con 20 su 26 dal campo, si premurava di farmi notare che però la difesa era stata un po' debole e che un paio di tiri avrei potuto farli meglio) ma è ormai evidente che una delle anime che fluttuano nel limbo dei dei Padri-Manager-Falliti, ha deciso di adottarmi.

Già nella gara di Sassofortino la frase che mi aveva sussurrato all'orecchio prima della lanterna 10 mi era stata fatale, ma questa volta ha dato il meglio di sè, nonostante per quasi tutta la gara fossi riuscito a tenerlo a bada.

Eravamo a Vattaro, sul costone della Vigolana che due anni fa ha ospitato una prova di Coppa Italia. Temperatura da steppe russe, cielo coperto, vento da regata, e griglia della M35 che vedeva nella coppia del Trent-o Candotti & Segatta i più pericolosi avversari. A questi si aggiungeva l'outsider di lusso Dennis Dalla Santa, sconosciuto persino a Eddy Sandri per gli ultimi anni di quasi inattività, ma capace nel 2006 di arrivare 3° nel campionato Italiano M35 Middle e secondo in quello long (davanti ad un certo Niccolò Corradini e ad un tal Pierpaolo Corona...).


Parto primo in griglia, nessuno davanti e nessuno di pericoloso dietro, dovrebbero essere le condizioni ideali. Il costone della Vigolana è asciutto e coperto di foglie e si corre bene. La cartina non è mai stata fra le mie preferite e le gambe mi sembrano un po' dure, ma attacco con sicurezza la 1, la 2, la 3, la 4, la 5, la 6... Attaccando la 7 sento la prima voce, ma non è quella dell'PMF, ma quella di Sgiursgiu in persona: "Usando come riferimento la collina, la mia lanterna diventa di 20 metri e attaccarla è uno scherzo" scrive in qualcuno dei suoi sacri testi. E in effetti il collinone lo vedo da molto lontano e trovare la 7 è una bazzecola (sorvoliamo sul fatto che stavo per sbagliare collina di attacco...). E qui l'Ombra Nera inizia a bisbigliare una parola che mi ha insegnato il vecchio blog di Madella, "Flawless!", che ha un suono bellissimo e significa "senza errori". Ma la zittisco volando alla 8 e poi alla 9.

Perfetto sulla 10, ansante ma preciso sulla 11, disinvolto sulla 12, svizzero sulla 13 e il PMF inizia ad alzare la voce "buona questa!" o "ottima scelta!" e ancora "vai davvero forte!". E faccio sempre più fatica a noascoltarlo. Ma ce la faccio. Sornione sulla 14, lentino ma perfetto sulla 15, in distensione sulla 16. Ed è a questo punto che il PFM depone ogni pudore e inizia a gridare a squarciagola "e adesso venite a prenderci!" rivolto ai miei rivali nel bosco dietro di me.

E io, lo ammetto, gli sorrido e urlo con lui.

E esco dal punto in direzione completamente insensata, mettendomi a correre nel prato come Heidi nel pascolo con Peter, senza il benchè minimo piano su come attaccare la 17, penultima e facilissima lanterna, sulla quale perdo 2', il che in percentuale vuol dire un errore del 200% rispetto al miglior tempo di Candotti.

Alla fine, ho preso 4 minuti da Candotti (che quindi non avrei battuto neanche senza lo spirito del Padre Manager Fallito, dato che è andato via come un treno), e mezzo minuto da Dalla Santa, che era invece ampiamente alla mia portata. Segatta è arrivato anni dopo, ma zoppicando, quindi lo scontro diretto non si conta.

Urge trovare un esorcista in vista di Monghidoro, campionato italiano sprint.

4 commenti:

  1. E perchè non si dovrebbe contare? Nemmeno sano e con gara senza errori avrei fatto il tuo tempo! In queste gare con rampe micidiali atleticamente non sono all'altezza.
    Ononre al merito. Grande gare tua e di Michele.

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  2. Grazie per la citazione Dario, e complimenti per il racconto!
    Comunque il nome completo della mia accompagnatrice non è Shadow bensì Sharon.
    Accompagnatrice, quindi (sai come è... potendo scegliere...).
    Il nome completo di Sharon è Sharon D. Owen.
    D. è l'iniziale del secondo nome, Owen è il cognome da sposata, essendo Sharon la moglie del noto Mr. U.N. Owen che prende il mio posto quando si tratta di mettersi alla tastiera.

    Ovviamente le iniziali del nome completo di Sharon danno SHA D OW... ma questa è solo una coincidenza :-) così come è una coincidenza che io abbia letto Agatha Christy!!!

    Stegal

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  3. Ps: in ogni caso urge che voialtri giovani vecchietti andiate subito a leggere chi è Dennis Della Santa :-) perchè uno così forte atleticamente e soprattutto tecnicamente (oltre ad essere veramente una persona disponibilissima) io l'ho visto davvero poche volte in vita mia nel bosco... solo che ai suoi tempi di cronache orientistiche e di blog ce n'erano molte meno

    Stegal

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  4. http://www.fiso.it/04_notizie/dettaglio.asp?id=2747

    e anche

    http://www.fiso.it/04_notizie/dettaglio.asp?id=2110

    Stegal

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