14 aprile 2010

Dopo la nebbia, la neve

Se qualcuno aveva pensato che le condizioni metereologiche della prima gara di Coppa Italia fossero ostili, quelle della seconda gli saranno sembrate al limite delle possibilità umane. Però è stato bellissimo!

Alle 23 della sera prima della gara long di Monghidoro le stelle splendevano ancora in cielo, una tiepida brezza primaverile scuoteva le foglie, e tutti quelli che avevano sentito le previsioni del tempo, che davano neve per il giorno dopo, pensavano che come al solito le previsioni non ci avevano beccato. Ma avevano torto.

Alle ore 7 dalle ampie vetrate della palestra che ospitava gli orientisti più spartani nella notte fra la sprint e la long, si poteva ammirare una precipitazione mista acqua-neve che dava la certezza che in zona gara, qualche centinaio di metri più in alto, stava nevicando copiosamente. Il verdetto è stato ben presto "partenza rinviata di 2 ore", e nel bar centrale del paese natale di Gianni Morandi gli ori-avventori, mentre si rimpinzavano di brioche e cappuccini si dividevano due squadre: quella dei "speriamo che l'annullino" e quelli dei "speriamo che la facciano".

Alla fine, giovepluvio ha premiato la buonavolontà degli organizzatori, e per mezzogiorno, la nuova ora di partenza, sul cielo della zona arrivo c'era persino qualche flebile raggio di sole, ad illuminare e riscaldare un bellissimo panorama molto nordico. E quindi si parte.

Io partivo a 1:22, iscritto in elite per una long da 18 chilometri sforzo, ridotti a non si sa bene quanti per compensare le condizioni del terreno non proprio facilissime. Una volta abbandonata la strada forestale su cui era posta la svedese, mi sono ritrovato in una spece di bosco delle fate: alberi coperti di neve, suolo coperto di neve, bianco in tutte le direzioni. E l'orientista ha lasciato ben presto il posto ad un bambino troppo affascinato da quello spettacolo per concentrarsi davvero sulla strada da prendere.

Insomma, dopo un buon settimo posto alla prima lanterna, ho infilato una serie di lanterne mediocri, un po' per la difficoltà oggettiva di orientarsi nel bianco uniforme che mi circondava, un po' per la complessità di un percorso non facile di suo, un po' per la distrazione dovuta al fatto di essere in un posto troppo bello. Dalla 9 alle 10 una trattona da vari chilometri richiedeva una attenta scelta di percorso, offrendo fra le alternative molti km, o molto dislivello, o molta lettura di carta. Io ho optato per i molti km, aggiungendo anche un po' di curve di livello che avrei potuto evitare andando alla strada in curva invece che scendendo. Lo split alla fine non sarà neanche malaccio ("soli" 23 minuti, contro i 17 di Tenani, ma i 23:45 di Pittau), considerando anche che un paio di minuti li perdo in zona lanterna per non cadere sugli alberi tagliati coperti di neve.

Qui ha inizio il momento più buio della mia gara. Il bosco non è più molto pittoresco perchè la neve si è sciolta quasi tutta, in compenso è molto scivoloso, ed è molto difficile ricominciare a leggere la carta e fare delle scelte, dopo 20' di corsa quasi pura. Perdo quasi 10' nelle due lanterne successive e solo verso la fine della strana farfalla ritrovo il bandolo della matassa. Giusto in tempo per affrontare l'altra scelta cruciale della gara, che affronto dopo essermi mangiato qualche bel mazzo di primule, come omaggio a Tarzo 2009 e come protesta per il mancato ristoro (che pure era segnato in carta). Scelgo una azzardata discesa lungo un torrente, che si rivela felicissima, ma che rovino completamente imboccando il bosco bianco di destra invece di quello di sinistra, a poche centinaia di metri dal punto 19. La cosa mi scavola parecchio, e mi autopunisco infilandomi gratuitamente in un verde 3 per andare alla 21: sia mai che arrivo a casa senza graffi sulle gambe.

Chiudo al 20esimo posto, cioè non ultimo, e in condizioni fisiche ancora più che discrete. Il che credo voglia dire che seppure io sia nelle condizioni di concludere dignitosamente una long in elite, forse è meglio che la prossima volta mi iscriva in 35. Anche perchè non c'è proprio confronto fra la concentrazione che riesco a metterci lottando per il podio, e quella che impiego per cercare di non arrivare ultimo. E poi tutto sommato un'ora e venti di gara potrebbero anche essere sufficienti.

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