E' proseguita anche nel fine settimana scorsa, con molto profitto, la mia collezione di master con cui ho condiviso un podio, e ormai posso dire di avere quasi completato l'album. Purtroppo è un album solo virtuale, perchè in realtà le figurine non le ho, ma contiene nomi molto prestigiosi fra i quali, oltre al Marziano, vari ex campioni italiani. E' un po' scocciante il fatto che quasi sempre io occupi l'ultimo gradino del podio, ma credo di avere ancora qualche margine di miglioramento, e quindi lo considero un incoraggiamento per il futuro.
Domenica a San Giovanni al monte, nella long organizzata dal Trent-o, ho aggiunto due figurine preziosissime, Niccolò Corradini e Dario Beltramba, e posso vantarmi di avere relegato a medaglia di legno il fresco campione italiano middle M45 Rudy Mair. E' vero che hanno tutti vari anni più di me, ma in questo caso l'esistenza sulla terra di Rigoni è utile, perchè è la prova che questo dettaglio è del tutto insignificante.
La gara è stata molto bella, nonostante la solita temperatura un po' polare in partenza. La cartina era quella della finale del campionato italiano 2007, molto tecnica e con alcune zone ostiche assai. Il tracciatore Rinaldi è stato molto magnanimo con gli M35, regalando una prima tratta abbastanza semplice che permetteva di entrare gradualmente nella zona ostica, ma ha voluto in cambio il sangue di molti M45, che già al primo punto hanno perso minuti e minuti in mezzo alle microforme del terreno, in qualche caso arrivando addirittura ad abbandonare prima della prima lanterna per disperazione. Le mie difficoltà sono invece iniziatte alla 2, dove ho confermato che un po' di verdino sulla carta mi terrorizza a tal punto da non riuscire a concentrarmi sulle evidentissime macroforme che c'erano sotto, e da spingermi a scegliere come punto di attacco per la lanterna, il famoso "Ad Un Certo Punto". Così ad un certo punto ho piegato a sinistra, iniziando a guardare qua e là come un cercatore di funghi. Fortunatamente i miei recenti exploit hanno fatto sì che il desiderio di non perdere completamente la faccia perdendo 15' sul primo punto tecnico della stagione, mi abbia spinto a riaccendere il cervello, rendermi conto che ero in cima al dosso, e che da lì scendendo nella direzione giusta avrei trovato la lanterna, lasciando sul campo "solo" un paio di minuti.
Per la 3 ho fatto una scelta molto prudente, perdendo 40'' da Beltramba, ma non rischiando di perderne molti di più avventurandomi sotto la linea rossa (che per altro non sarebbe stata proprio impossibile). Sulla 4 sono arrivato in scioltezza, ma leggendo un po' troppo la carta e seminando un altro minutino, mentre la 5 l'ho fatta proprio benino, rendendo 3'' a Beltramba ma guadagnandone 30 su Corradini.
All'uscita dalla parte più ostica ero piuttosto soddisfatto di me, e ho affrontato di buona lena il lungo trasferimento per la 6, per la quale ho scelto di stare il più possibile sui sentieri (anche se il primo sarebbe stato percorribile agevolmente solo dal Grande Puffo, a causa dei moltissimi rami e alberi caduti). Alla 8 si presentava la prima vera scelta di percorso per un'altra tratta lunga. Ho fatto la "scelta bassa", che mi pareva garantire più punti di riferimento, ed è andata abbastanza bene. I 30'' da Beltramba li ho persi perchè sono arrivato sul sentiero proprio dove faceva una S e quindi me lo sono trovato che andava est-ovest invece che nord-sud come me lo aspettavo, e quindi ho vagato un po' avanti e indietro per capire che ero su quello giusto. Gli altri 1'30'' che mi ha rifilato Corradini, sono invece tutti dovuti alla differenza atletica fra lui e me.
La 9 era una di quelle lanterne corte e relativamente facili, dove viene sottolineato uno dei miei principali limiti attuali: la scarsissima capacità di memorizzare una sequenza che mi porti al punto. Non era molto difficile: avallamento - cocuzzolo - avallamento - prato - buca. Ma io ho letto la carta almeno 3 volte di troppo, con il risultato che su una lanterna su cui non ho sbagliato e ho corso bene, ho preso 40'' da Corradini. E' scocciante.
Andando alla 10 mi sono ricordato che mi ero ripromesso di fare più attenzione ai punti d'attacco, e un po' dopo la radura sul sentiero ho alzato la testa per vedere il sasso che mi avrebbe condotto all'altro sasso con il punto. Quando l'ho visto mi sono commosso, e da lì ho effettivamente visto l'altro sasso e intravisto il telo bianco e arancione. Sono quelle cose che ti fanno sentire un orientista, e ti danno la carica per fare il miglior tempo (davanti a Corradini!) su una tratta di pura corsa in salita.
Alla 12 sono andato un po' troppo alto, ma è stato molto utile per capire che se sewi gentile con la carta, lei lo è con te. Infatti quando mi sono trovato davanti un masso enorme là dove non dovevano essercene, invece di pensare che sbagliasse lei, ho provato a darle fiducia e a chiederle dove ero io. E in pochi istanti mi è apparso un puntino nero vicino al sentiero, che mi ha permesso di ricalcolare la rotta e limitare i danni ad una manciata di secondi. La cortesia con la carta è stata fondamentale anche alla 13, dove per motivi che ancora ignoro non ho visto il rudere che avrei voluto usare come riferimento, e sono andato lunghissimo. Anche in questo caso, cercare sulla carta la roccia che mi è apparsa a fianco, invece che proseguire certo di un errore di mappatura (come in passato ho fatto più e più e più volte), mi ha portato a capire dove ero e a trovare la lanterna. Sta volta però lasciandoci quasi un minuto e mezzo.
Per la 14 si è rivelata una buona idea l'attacco comodo da sopra (ruderi - sasso - roccia et voilà!) mentre per la 15 ho scelto un approccio prudente da sotto, perchè da sopra non vedevo un punto d'attacco facile. Credo sia stata anche questa una buona idea, solo in parta vanificata da una discesa un po' casuale da un sentiero all'altro, e da un controllo un po' troppo lungo sul fatto che davvero la curva in cui ero era il punto d'attacco che avevo scelto.
Sulla 16 un po' forse si è fatta sentire la sensazione di essere quasi arrivato, e un po' ha giocato il fattto che il cerchietto rosa copriva il trattino che diceva che il fagiolo vicino al punto era una depressione. Quando sono arrivato in zona e ho trovato la depressione senza vederla in carta, sono andato un po' in confusione e mi sono accanito su un verdino che non era il mio. E ci ho lasciato più di un minuto. Un altro po' di secondi (una ventina) li ho lasciati poi andando alla 17 e ultima, grazie alla mia ormai collaudata tecnica del "da qui basta andare in giù", che regolarmente mi fa invischiare in orridi verdi dal 2 in su.
Arrivato al traguardo tutto ringalluzzito per la mia prestazione, ci sono rimasto malissimo quando mi hanno detto che ero secondo, dato che prima di me erano partiti solo in 2. Però mi sono consolato quando ho visto che il primo era Beltramba, che ha fatto una gara praticamente perfetta. Il primo posto di Corradini era prevedibile, ma i "soli" sei minuti e mezzo rimediati mi fanno ben sperare per il futuro.
Prima della gara, Rusky Giovannini (che con i suoi consigli pre gare e i suoi commenti ai miei post è diventato una sorta di padre spirituale...) mi aveva detto "sulla cartina di oggi si vede se sei uno che corre e basta, o no".
Attendo con ansia il verdetto.
Domenica a San Giovanni al monte, nella long organizzata dal Trent-o, ho aggiunto due figurine preziosissime, Niccolò Corradini e Dario Beltramba, e posso vantarmi di avere relegato a medaglia di legno il fresco campione italiano middle M45 Rudy Mair. E' vero che hanno tutti vari anni più di me, ma in questo caso l'esistenza sulla terra di Rigoni è utile, perchè è la prova che questo dettaglio è del tutto insignificante.
La gara è stata molto bella, nonostante la solita temperatura un po' polare in partenza. La cartina era quella della finale del campionato italiano 2007, molto tecnica e con alcune zone ostiche assai. Il tracciatore Rinaldi è stato molto magnanimo con gli M35, regalando una prima tratta abbastanza semplice che permetteva di entrare gradualmente nella zona ostica, ma ha voluto in cambio il sangue di molti M45, che già al primo punto hanno perso minuti e minuti in mezzo alle microforme del terreno, in qualche caso arrivando addirittura ad abbandonare prima della prima lanterna per disperazione. Le mie difficoltà sono invece iniziatte alla 2, dove ho confermato che un po' di verdino sulla carta mi terrorizza a tal punto da non riuscire a concentrarmi sulle evidentissime macroforme che c'erano sotto, e da spingermi a scegliere come punto di attacco per la lanterna, il famoso "Ad Un Certo Punto". Così ad un certo punto ho piegato a sinistra, iniziando a guardare qua e là come un cercatore di funghi. Fortunatamente i miei recenti exploit hanno fatto sì che il desiderio di non perdere completamente la faccia perdendo 15' sul primo punto tecnico della stagione, mi abbia spinto a riaccendere il cervello, rendermi conto che ero in cima al dosso, e che da lì scendendo nella direzione giusta avrei trovato la lanterna, lasciando sul campo "solo" un paio di minuti.
Per la 3 ho fatto una scelta molto prudente, perdendo 40'' da Beltramba, ma non rischiando di perderne molti di più avventurandomi sotto la linea rossa (che per altro non sarebbe stata proprio impossibile). Sulla 4 sono arrivato in scioltezza, ma leggendo un po' troppo la carta e seminando un altro minutino, mentre la 5 l'ho fatta proprio benino, rendendo 3'' a Beltramba ma guadagnandone 30 su Corradini.
All'uscita dalla parte più ostica ero piuttosto soddisfatto di me, e ho affrontato di buona lena il lungo trasferimento per la 6, per la quale ho scelto di stare il più possibile sui sentieri (anche se il primo sarebbe stato percorribile agevolmente solo dal Grande Puffo, a causa dei moltissimi rami e alberi caduti). Alla 8 si presentava la prima vera scelta di percorso per un'altra tratta lunga. Ho fatto la "scelta bassa", che mi pareva garantire più punti di riferimento, ed è andata abbastanza bene. I 30'' da Beltramba li ho persi perchè sono arrivato sul sentiero proprio dove faceva una S e quindi me lo sono trovato che andava est-ovest invece che nord-sud come me lo aspettavo, e quindi ho vagato un po' avanti e indietro per capire che ero su quello giusto. Gli altri 1'30'' che mi ha rifilato Corradini, sono invece tutti dovuti alla differenza atletica fra lui e me.
La 9 era una di quelle lanterne corte e relativamente facili, dove viene sottolineato uno dei miei principali limiti attuali: la scarsissima capacità di memorizzare una sequenza che mi porti al punto. Non era molto difficile: avallamento - cocuzzolo - avallamento - prato - buca. Ma io ho letto la carta almeno 3 volte di troppo, con il risultato che su una lanterna su cui non ho sbagliato e ho corso bene, ho preso 40'' da Corradini. E' scocciante.
Andando alla 10 mi sono ricordato che mi ero ripromesso di fare più attenzione ai punti d'attacco, e un po' dopo la radura sul sentiero ho alzato la testa per vedere il sasso che mi avrebbe condotto all'altro sasso con il punto. Quando l'ho visto mi sono commosso, e da lì ho effettivamente visto l'altro sasso e intravisto il telo bianco e arancione. Sono quelle cose che ti fanno sentire un orientista, e ti danno la carica per fare il miglior tempo (davanti a Corradini!) su una tratta di pura corsa in salita.
Alla 12 sono andato un po' troppo alto, ma è stato molto utile per capire che se sewi gentile con la carta, lei lo è con te. Infatti quando mi sono trovato davanti un masso enorme là dove non dovevano essercene, invece di pensare che sbagliasse lei, ho provato a darle fiducia e a chiederle dove ero io. E in pochi istanti mi è apparso un puntino nero vicino al sentiero, che mi ha permesso di ricalcolare la rotta e limitare i danni ad una manciata di secondi. La cortesia con la carta è stata fondamentale anche alla 13, dove per motivi che ancora ignoro non ho visto il rudere che avrei voluto usare come riferimento, e sono andato lunghissimo. Anche in questo caso, cercare sulla carta la roccia che mi è apparsa a fianco, invece che proseguire certo di un errore di mappatura (come in passato ho fatto più e più e più volte), mi ha portato a capire dove ero e a trovare la lanterna. Sta volta però lasciandoci quasi un minuto e mezzo.
Per la 14 si è rivelata una buona idea l'attacco comodo da sopra (ruderi - sasso - roccia et voilà!) mentre per la 15 ho scelto un approccio prudente da sotto, perchè da sopra non vedevo un punto d'attacco facile. Credo sia stata anche questa una buona idea, solo in parta vanificata da una discesa un po' casuale da un sentiero all'altro, e da un controllo un po' troppo lungo sul fatto che davvero la curva in cui ero era il punto d'attacco che avevo scelto.
Sulla 16 un po' forse si è fatta sentire la sensazione di essere quasi arrivato, e un po' ha giocato il fattto che il cerchietto rosa copriva il trattino che diceva che il fagiolo vicino al punto era una depressione. Quando sono arrivato in zona e ho trovato la depressione senza vederla in carta, sono andato un po' in confusione e mi sono accanito su un verdino che non era il mio. E ci ho lasciato più di un minuto. Un altro po' di secondi (una ventina) li ho lasciati poi andando alla 17 e ultima, grazie alla mia ormai collaudata tecnica del "da qui basta andare in giù", che regolarmente mi fa invischiare in orridi verdi dal 2 in su.
Arrivato al traguardo tutto ringalluzzito per la mia prestazione, ci sono rimasto malissimo quando mi hanno detto che ero secondo, dato che prima di me erano partiti solo in 2. Però mi sono consolato quando ho visto che il primo era Beltramba, che ha fatto una gara praticamente perfetta. Il primo posto di Corradini era prevedibile, ma i "soli" sei minuti e mezzo rimediati mi fanno ben sperare per il futuro.
Prima della gara, Rusky Giovannini (che con i suoi consigli pre gare e i suoi commenti ai miei post è diventato una sorta di padre spirituale...) mi aveva detto "sulla cartina di oggi si vede se sei uno che corre e basta, o no".
Attendo con ansia il verdetto.
Ciao, premesso che non vorrei passare per un tecnico o cose simili, mi fa piacere osservare le tue prestazioni in quanto invidio molto la tua corsa. Leggendo il post e dando un'occhiata agli split credo che la tua andatura sia molto simile sia a Corradini che Beltramba. Il distacco da loro sta nella tecnica e nei secondi lasciati in zona punto. Non dimentico che loro hanno anni ed anni di lavoro specifico in questa tipologia di tecnica e che tu abbia iniziato da poco, rispetto a loro. Non dimentico nemmeno che 10 anni di differenza si sentono davvero nel fisico e sono davvero pochi coloro che riescono a rimanere fisicamente intatti dopo i quarant'anni. Nella prima tratta lunga credo che il distacco da Nic. sia per una scelta diversa (forse) cioè passando vicino alla 3 per arrivare al prato. Devo dire che la seconda parte del tracciato è stata abbastanza normale e, come scritto nel mio post, credo che un'inversione del tracciato avrebbe reso più difficile la prova. La classifica finale rispecchia i valori in campo, soprattutto nei distacchi molto contenuti, calcolando che i 3/5 sono over 45, anche se sono dei top.
RispondiEliminaIn conclusione, sei sulla buona strada, ma se vuoi arrivare ai vertici devi lavorare molto sui dettagli in zona punto perchè ad un certo livello sono quelli che fanno la differenza.
Un saluto.
Proprio per confermare che a volte l'età non conta, segnalo un dato confortante per chi di anni ne ha quasi 20 in più di chi corre in M35.
RispondiEliminaIl riferimento riguarda l'ultima tratta del percorso M35, che casualmente è identica a quella dell'M55 (dal muretto al punto 100, per intenderci). Il punto è in discesa e la cosa conta molto. I tempi dei primi 5/6 M55 sono in linea, se non migliori, di quelli dei primi 3/4 M35. Solo gli ultimi due classificati in M35 hanno fatto meglio di tutti. Non so dare una spiegazione razionale a questo fatto, che comunque non mi dispiace...
Guto
il tracciatore era Davide, non Rinaldi...
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