18 settembre 2011

Un'altra mezza (sega)

Dato che impegni simil lavorativi mi tenevano lontano dalla Val di Non e dalla sua due giorni, ho deciso di iscrivermi alla seconda mezza maratona della mia vita, dopo la non brillantissima prestazione di febbraio. Dato che Segatta pareva essere in condizioni precarie vista la recente varicella, gli unici obiettivi di giornata erano quelli di stabilire il mio personale abbassando l'1:25:16 di Verona e di concludere la gara in modo più dignitoso di quanto avessi fatto lì, dove gli ultimi km erano stati una processione di glutei maschili che si rimpicciolivano velocemente davanti a me.

Alla partenza confido a Segatta che ho intenzione di partire allegrotto per sfogare l'ardore giovanile nel primo km e poi attestarmi sui 4' al km. Lui mi fa notare in modo molto garbato che non gli sembra una buona idea ma io per la terza volta in questo 2011 me ne fotto di un consiglio di Orimaster. E per la terza volta me ne pentirò.

Quando danno il via comincio a saltellare di qua e di là per sperare tutti quelli che mi ostruiscono la strada, e sono in prossimità del primo km mi accorgo che non ho fatto partire il km. Così quando il microscopico cartello con su l'uno mi dice che è ora di rallentare non so se sia davvero il caso di farlo e, fatto partire il cronometro, per sicurezza mi mantengo allo stesso ritmo. Quando scorgo il bigliettino del secondo km il mio orologio dice 3:45, che è assolutamente troppo poco, così tiro il freno a mano. Lo faccio per la verità solo perchè so che devo farlo, perchè mi sento benone e potrei proseguire a quella andatura, ma ho capito che non si fa così. Quello che invece non ho capito, è che la gara poco alla volta mi presenterà il conto di quell'allungo iniziale di 2km, durante i quali l'adenalina da partenza ha nascosto al mio cervello, il fatto che le mie gambe a quei ritmi produco acido lattico a manetta, ma lui si è comunque depositato ben bene nei miei muscoli.

Comunque, dopo un altro km mi rendo conto che il freno a mano l'ho tirato troppo, e sono salito a 4:30 al km, che è proprio troppo. Così ri-accelero andando a recuperare il gruppetto che mi pare potrebbe andare a 4 al km. Dopo qualche altro tentativo (mica facile capire quanto accelerare per metterci 5'' di meno al km) mi assesto su un 4:02 che mi sembra possa andare. Siamo verso l'ottavo km o giù di lì e mi sento molto meno brillante rispetto allo stesso punto di Verona, dove pure andavo 10'' al km più in fretta, ma vediamo cosa succede (lo so che è palloso che io continui a parlare solo di minuti al km, ma non è che in una mezza maratona ci sia molto altro di cui parlare!!).

Raggiunto l'estremo sud del percorso si cominica a risalire il fiume lungo la ciclabile, e le mie gambe continuano a lanciare messaggi equivoci. Non è che stiano male, ma neanche particolarmente bene, e quando verso il decimo km mi raggiunge Segatta e mi chiede come va, la mia disamina è "boh". Lui invece sembra andare benone alla faccia della varicella, e lentamente ma inesorabilmente si allontana in avanti. Come vari altri glueti maschilli, accompagnati dagli unici glutei femminili dei dintorni, che appartengono alla prima donna di nome e di fatto, che in gara è di una antipatia ammirevole. Per la cronaca, passo al km 10 in un dignitosissimo 39:36.

Al km 12 o forse 13 il mio cervello riesce per l'ultima volta a eseguire le complesse operazioni necessarie a capire a che velocità sto andando sottraendo dall'ora di passaggio a quel km, l'ora di passaggio a quello precedente, e vengo così a sapere che sto viaggiando a 4:13'' al km, che non è proprio una tragedia, ma neanche un granchè. Da quel momento in poi l'acido lattico tracimerà anche nel cervello impedendogli di sorreggermi con dati aggiornati, vuoi perchè non si ricorderà più il tempo di passaggio al km precedente, vuoi perchè non riuscirà più a fare la sottrazzione, vuoi perchè non si ricorderà più il tempo di passaggio al km indicato dal cartello superato 2 metri prima. Così navigo alla velocità che le gambe mi permettono.

E' più o meno da queste parti che avviene un fatto che dal punto di vista psicologico è una lama a doppio taglio: il nostro percorso si congiunge con quello della non competitiva da 10 km. Questo significa che si inizia a superare agevolmente un sacco di gente e ti senti un figo, ma che appena li hai superati capisci dalla mancanza di pettorale che sono quelli della non competitiva e ti senti una sega.

Tornati sul lungo Adige io per me ne avrei più che a sufficienza. Quando arriviamo in prossimità del bivio che in pochi minuti porterebbe un ritirato all'arrivo, la tentazione di piantare lì è fortissima. Se non lo faccio non è nè per orgoglio nè per forza d'animo, ma solo per infliggermi una punizione per la mia perdurante insipienza atletica. Mentre continuo a correre mi dico "ad imperitura memoria", ma già lì so benissimo che la mia memoria periturissima e la prossima volta lo farò di nuovo.

Comunque, quando supero il km 16 e penso che ne mancano ancora 5, da una parte penso che siano una eternità, ma dall'altra sento che una parte di me sta mandando segnali incoraggianti, come se ci fossero state delle energie nascoste da qualche parte che stanno diventando disponibili. Il passaggio verso il km 17 al buio con le luci psichedeliche in galleria (l'ex tangenziale ovest di Trento, oggi museo) è molto suggestivo e il successivo incontro con i miei figli che mi aspettano lungo il percorso è un ulteriore piccola carica, e inizio a pensare che potrei anche provare a spingere un po' di più. Quando ci provo sul serio le gambe mi assecondano e i glutei dei vicini smettono di rimpicciolirsi. 

Il cervello continua a non essere in grado di fornirmi indicazioni cronometriche ma credo di essere tornato sotto i 4 al km, e dopo il gonfiabile dell'ultimo km inizio a anche ad assorbire la quanità di moto di quelli che cercano di superarmi. Succede infatti che quando mi sembra di essere alla cannella del gas e uno mi si affianca per superarmi, io riesco ad aumentare il ritmo fino alla sua andatura, e quando questo schiatta io continuo con quella andatura. La cosa succede due volte e mi permette di fare le ultime centinaia di metri ad una velocità che fino a qualche minuto prima pensavo impensabile. Se subito dopo il traguardo avessi fermato il cronometro invece di essere completamente impegnato a decidere se era meglio sdraiarsi sui cubetti di porfido o sul metallo della sponda idraulica del camion di uno degli sponsor, sicuramente il tempo dell'ultimo km mi avrebbe tirato su una costola (mi ero impegnato davvero molto per memorizzare il tempo di passaggio sotto il gonfiabile!).

Il tempo finale del Timing data Service (che ha fornito ogni atleta di un sostenibilissimo chip usa e getta con batteria incorporata) dice 1:27:09, quasi due minuti peggio di Verona e più di 3 minuti peggio di Segatta, al quale evidentemente la varicella ha fatto bene.

Comunque l'orienteering rimane 1000 volte meglio.

2 commenti:

  1. Come diceva un famoso proverbio cinese:
    Why just run? Orienteering is more fun!

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  2. La sensibilità al ritmo, specie nei primi Km di una gara lunga, non è una cosa facile da metabolizzare. Prima di imparare a controllarsi è facile "sbatterci la testa" qualche volta. Vedrai che alla prossima ci riuscirai. Comunque dato che Domenica in staffetta mi hai dato 20 minuti, nel computo generale sei avanti di 17!!
    Per quanto riguarda la varicella...beh in effetti sono molto sorpreso del risultato di oggi, e in ogni caso non mi ha fatto di certo bene dato che ho impiegato oltre un minuto in più che a Verona. se non perdevo quasi tre settimane sono convinto che non andavo tanto lontano da 1h20', anche se il percorso di questa mezza è un po carognetta per i numerosi saliscendi da ponti e cavalcavia.
    Piuttosto dalle gare che abbiamo corso assieme appare davvero evidente come corsa su strada e in montagna-bosco siano quasi sport differenti.
    Nelle due mezze sono arrivato davanti io, mentre ad esempio nella skyrace mi hai dato la cosiddetta "mano di bianco". Appare anche evidente che, come si vede anche nel ciclismo nei tapponi dolomitici, la salita amplifica i distacchi. Anche moltiplicando per due i tempi della gara di oggi per raffrontarla con la skyrace io ti avrei dato 2*3=6 minuti, mentre tu me ha rifilati mi pare 25. Insomma... anche a girare la frittata in tutti i modi possibili... sei sempre in vantaggio!!
    Per il divertimento... si, anche io accanito corridore credo proprio che l'Orienteering sia nettamente più divertente anche se in queste gare di estrema fatica e sacrificio trovo un qualcosa di particolare, inspiegabile che mi da gratificazione. E' davvero strano da spiegare dato lo sforzo immane che richiedono. Nel libro "maratoneti" che ho appena letto c'è una bellissimi frase nell'introduzione che dice : "... si corre per lo stesso motivo per cui si dipinge.... e tante altre cose". L'unica certezza è che nelle vere passioni non vi è nulla di razionale e la non spiegazione è l'unica spiegazione credibile.

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