10 marzo 2012

Allenamenti, pensieri sparsi

Mentre nel resto dell'italico orimondo l'attività agonistica ferve già da settimane, qui al nord, nonostante per trovare la neve si debba ormai andare più in alto della casa di Heidi, e le primule siano già quasi sfiorite nei boschi, tocca ancora ammazzarsi di malinconici allenamenti invernali, con l'unico contentino del "sì ma poi vedrai che forte che sarò" (E io fra l'altro non sarò neanche tanto forte, dato che ho ulteriormente ridotto (da 1, a 0) gli allenamenti tecnici in tutto l'inverno).

A ormai tre mesi e mezzo dall'ultima gara seria (non contando la notturna di Venezia che è la notturna di venezia) e ben cinque (5!) dall'ultima gara in bosco, più che in crisi di astinenza sono ormai in quella nebbia in cui puoi essere praticamente certo di vincere i prossimi campionati italiani su tutte le distanze, e ritrovarti a perderti in una promozionale (o fare PM a Villa Agnedo).

Allenamenti, si diceva, e pensieri sparsi.

Il primo è quello sul mio "nuovo piano allenamenti", e sulle sue conseguenze. L'anno scorso a fine anno avevo meditato sul fatto, che solo dopo l'estate avevo iniziato a sentire le gambe che andavano davvero, e avevo pensato che forse questo si doveva al fatto, che in estate avevo iniziato a fare tanta salita. Così quest'anno ho iniziato subito a fare tanta salita. Tre allenamenti a settimana, di cui uno di fartlek, uno di menate varie fra progressioni, allunghi in salita, andature, scale, e altre amenità, e uno dedicato al lungo lento montagnoso, inerpicandomi sui pendii che abbondano da queste parti. Ho così scoperto che quello che avevo scelto per "strategia", mi ha reso la vita parecchio più piacevole. Perchè un conto è correre al buio in ciclabile lungo l'Adige consolandosi con il lettore mp3 della insostenibile rottura di palle del tutto, e un altro è correre su un sentiero in mezzo al bosco con 20 cm di neve fresca sotto i piedi e il sole che filtra fra i pini facendo scintillare quella che scivola dai rami. Poi non sempre va così di culo, ma comunque non c'è proprio confronto.

Poi capita che ti fai prendere la mano, come tre giorni fa, e in nome della neve fresca sotto i piedi decidi che è una buona idea farti a metà marzo un giro da 3h 20' con 1250 metri di dislivello, salvo capire quando è ormai troppo tardi che forse proprio buona non era. E meno male che almeno mi ero riempito lo Zainetto da Esaltati di riserve alimentari, evitando di ridurmi come la settimana prima, quando un'analoga idea geniale mi aveva spinto ad una uscita di quasi 3 ore dopo un pranzo men che frugale, spingendomi a cibarmi di 3 spicchi di mandarino secchi che ho incontrato lungo il sentiero, per scongiurare il totale esaurimento delle energie. Peccato solo che questa volta la cioccolata che ho addentato superando gli ultimi dei 1250 metri di dislivello, le papille gustative ormai interrotte e lo scioglimento dato dal contatto prolungato della stessa con la mia schiena, l'abbiano fatta assomigliare ad una tavoletta di caucciù.

Mentre tentavo di dare un'andatura dignitosa agli ultimi 10' in piano che mi separavano dalla accogliente sella della mia bici, pensavo nell'ordine al fatto che quella roba lì era più o meno la metà della Maddalene Sky Marathon (e va bene che mancano vari mesi, va bene che mancava l'adrenalina della gara, va bene che lì il panorama è ancora più bello, però minchia!) e alle condizioni in cui sarà Dario Stefani negli ultimi 10' in piano della sua Ultrabericus fra una settimana. Auguri!

1 commento:

  1. grassie degli auguri , e ti confido che se gli ultimi 10' li corri assieme ad una concorrente carina, sono più facili !!

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