29 gennaio 2016

Oricup Samone

Visto che dalla Puglia non arriva nessuna spiegazione, e che da una "gola profonda" della FISO arrivano spiegazioni abbastanza convincenti (per quanto per me del tutto indimostrabili) mi rimetto a fare il mio lavoro, cioè cazzeggiare con post inutili sulle mie garette.

Di nuovo Oricup inverno, questa volta a Samone, senza Fabietto, che non si prende neanche la briga di giustificare l'assenza. E chissà se ci incroceremo più, dato che sta per partire per l'erasmus in Tantamona.

Non mancano dei bei nomi, e il tracciato è divertente, inoltre è un'altra di quelle assurde giornate di questo cavolo di inverno, che a fine gennaio si corre in braghe corte e maniche corte e c'è anche un bel sole. Siccome è tutto così bello, due metri dopo il triangolo, su strada asfaltata, dovrei andare a sinistra e vado a destra. Può essere che la carta lì non sia proprio perfetta, ma sta di fatto che ci metto un minuto o giù di lì a raccapezzarmi, e a quel punto se per caso mi fosse interessata la classifica finale, potevo tornare a casa (sì, da dove ero arrivato bastava un azimut di 100 m).
Fortuna che a me quelle cose lì mi hanno sempre lasciato del tutto indifferente. Così riparto.

Per andare dall'altra parte del mondo vedo Claudia Candotti che va in su, ma a me non pare una buona idea, e neanche a quelli con cui parlo nel dopo gara. Poi verso zona punto vado su un po' storto, vado dritto alla 3 perché è elementare, vado storto alla 4, vado storto alla 5 e vado finalmente dritto alla 6 perché andare storto è impossibile.

7 di passaggio, poi per la 8 prima rimango perplesso perché incontro uno steccato e una casetta che non vedo in carta, e poi cerco di ammazzarmi salendo su un muretto sul quale non dovrei salire, ma dato che la lanterna dove è segnata non c'è (e dato che sono in compagnia di altri più furbi di me che ci salgono) decido di salirci anch'io. Cerco di farlo "in opposizione", quella tecnica che si usa in arrampicata nei camini, dove si spinge con un piede da una parte e una dall'altra sulle due pareti. La mia prima parete è il muretto, la seconda è un albero. Che però ha il difetto di essere cilindrico e quindi sdruciolevole, e prima di arrivare in cima mi distraggo per pensare alla lanterna, e precipito con una di quelle cadute che ti sembra durino minuti, ma naturalmente sono solo secondi. Durante i quali mi graffio un po', forse più di quanto mi sia mai graffiato in una gara, ma non è proprio grave. Comunque fra una cosa e l'altra alla 8 ci smeno parecchio, prima di arrendermi all'evidenza che dove dovrebbe esserci non c'è, e andare via.

9 e 10 sono simboliche, poi bisogna andare a sud. Non ci andrei neanche male, non fosse che ci vado troppo. Vedo una chiesa, e in cartina è segnata una chiesa. Più di così per dirmi che sto andando lungo non potrebbero fare. Ma persevero. 12 e 13 servono solo a fare fatica, poi c'è il giretto divertente in paese, dove sbaglio la 18 e dalla 19 in poi sono al traino di Ivano Bettega, un po' perché sono lesso, un po' perché per troppe pieghe alla carta non leggo più un tubo.

A forza di seminare minuti e brandelli di pelle chiudo a 4' dal vincitore, che purtroppo è una vincitrice. E va bene che tecnicamente Christine è fortissima, ma questa gara non era abbastanza tecnica da giustificare il minuto o molto più che ha dato a tutti gli altri M. Torno anche a prendere 1'20'' dal mio antico Rivale, come ai vecchi tempi. E meno male che non c'era Fabietto.

 


1 commento:

  1. In attesa dei guai che ti tirerai addosso per il post precedente (almeno a giudicare dal decimo commento), non volevo lasciare la tua gara di Samone orfana di qualunque considerazione.
    Quindi mi permetto di scrivere: complimenti per la partenza! :-)
    (ti ho già detto che da me non devi "imparare" niente)

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