17 aprile 2017

Como leic orientiring miting - dei 2

Questo post doveva cominciare così.

Mi piacciono molto le partite di tennis fra i grandissimi. Trovo che siano una espressione eccezionale dell'odio allo stato puro. Non si toccano, sono anzi dalle parti opposte di una rete invalicabile, ma quando vedi Roger e Rafa che si sparano bordate da una parte all'altro del campo, su ogni pallina c'è scritto "voglio ucciderti". E trovo geniale uno sport dove due possono scannarsi senza farsi un graffio.

L'orienteering propone, in alcuni rari casi fortunati, qualcosa di ancora più raffinato. L'oggetto del tuo odio non è neanche dall'altra parte della rete: il suo nome è solo stampato sulla cartina che hai in mano. A Monte San Primo sarà così: io sarò nel bosco che mi spolmono ed Egli, il Perfido Ruggero, ha solo il suo nome scritto in piccolo sulla mappa. È il tracciatore della gara: lui da mesi progetta il percorso, e riversa il suo odio per me aggiungendo km e metri di dislivello (e il percorso della M35 gli viene da 9,1 km e 400 metri di dislivello...). Io riverserò il mio per lui cercando di mangiarmi tutti quei km e metri, trovando le lanterne più in fretta possibile, e abbassando di 10' il tempo che lui ritiene necessario per completare il percorso.

Solo che non è andata proprio così.
Il Perfido aveva effettivamente il suo nome scritto in piccolo sulla mappa, ma io mi sono un po' sbagliato.

Nello sport ci sono gli atleti, i super atleti, gli idioti, e i super idioti. Io, modestamente, sono uno dei migliori di questa ultima categoria.

Come i lettori e le lettrici più assidui/e ricorderanno, ero nel bel mezzo di un week end romantico con mia moglie, e dopo la gara del sabato a Dervio, ci eravamo ritirati in "camera di hotel con vista spaziale sul lago e le montagne dietro". Ci eravamo guadagnati la super vista con una ragionevole salitella in bici di un paio di centinaia di metri di dislivello, un modo gradevole per arrivare a cena con quella punta di appetito in più. Fino a lì, il piano romantico - sportivo era stato perfetto (soprattutto perché, su consiglio di amici, avevo procurato all'Anto una bici a pedalata assistita...). 

La mattina della domenica ci aspettava la romantica pedalata fino al ritrovo, che solo pochissimi giorni prima della gara avevo scoperto constare, oltre che di 8 km, di 650 metri di dislivello. Era anche venuto fuori che era una salita amatissima dai ciclisti della zona, che l'avevano battezzata Super Ghisallo. Per un piccolo problema avuto il giorno prima con il Tarzo (per sbaglio mi ero ficcato in borsa tutta la loro busta di società, con pettorali e brichetti per la gara di domenica...) e troppo entusiasmo nel fruire della colazione, alla fine eravamo riusciti a partire dall'hotel un po' tardi ma pieni di serenità ed entusiasmo: l'Anto per via della pedalata assistita, io per via di una inguaribile tendenza a sottovalutare le situazioni.

La pedalata di per sé era andata piuttosto bene, la strada era molto bella, la vegetazione in pieno risveglio primaverile, la compagnia piacevole e, quando eravamo arrivati in prossimità del ritrovo, il programma complessivo era sembrata veramente un'ideona. Avevo una mezzora per arrivare in partenza, ero già in divisa, mi bastava cambiare le scarpe e andare, dato che il riscaldamento si poteva considerare fatto. È vero che il comunicato gara non diceva nulla sulla distanza della partenza, ma cosa sarà mai...

Già, cosa sarà mai: 2 km e 300 metri di dislivello (non sparati a caso, contati curva di livello per curva di livello!). Quello con il nome stampato in piccolo sulla mappa, mi aveva fatto un bello scherzetto, ma io ancora ci ridevo sopra, non sapendo che nella biciclettata e nella scarpinata verso la partenza, mi ero già giocato buona parte della colazione e delle energie che mi sarebbero servite per la gara.

Faccio di gran lunga il miglior tempo dal ritrovo alla partenza, ma questo non viene preso in gran considerazione. Molto di più il fatto che prendo in mano la cartina con 48'' di ritardo: non sono ancora partito, e sono già ultimo. E già stanchino. I miei allenamenti degli ultimi n mesi mi permettono di arrivare quasi in scioltezza fino alla 19, poi il motore inizia a perdere colpi e salendo alla 20 sono ufficialmente in crisi: per la prima volta nella mia vita agonistica, non vedo l'ora che la gara sia finita, dato che io lo sono già. 

Sulla gara in sé non ho purtroppo molto da dire (nonostante sia durata 1h30'): sulle prime due ho aggiunto ai 48'' omaggio altri due e mezzo abbondanti andando a cercare le lanterne in posti del tutto insensati, mediamente 4-5 curve sotto il dovuto. Alle 3 e 4 inizio a prendere timidamente confidenza con la carta, alla 5 faccio il miglior tempo perché sono ormai fantasticamente riscaldato e le gambe sono al loro top, talmente al top che per andare alla 6 invece che scendere come dovrei, mi metto a salire. Per compensare, alla 7 scendo troppo, poi infilo 5 lanterne buone (anche se con il senno di poi per la 8 c'era un sentierino un po' più in alto, più corto e con meno dislivello, che sarebbe stato utile anche per tornare poi alla 13). Sulla 13 perdo tempo soprattutto a girare intorno ad alcuni faggi caduti in zona punto, mentre alla 14 ho onorato il mio incontro con Cristian Bellotto perdendo 1' scioccamente. 15 e 16 senza infamia e senza lode (ma prima della 16 mi fermo un'eternità a bere 4 bicchieri d'acqua al ristoro), guizzo di orgoglio alla 17 e alla 18 (dove risalgo al secondo posto dopo il brillante nono con cui sono arrivato alla 4) e poi io speriamo che me la cavo fino all'arrivo, graziato alla 21 dove stavo facendo PE ma una lettura all'ultimo secondo del codice della lanterna mi ha salvato il c**o. Vince Ingemar, naturalmente.

Vostro onore, non è stata spocchia, lo giuro. Solo quel malsano pressapochismo che l'anno scorso in un allenamento lungo lungo mi ha portato a trovarmi alle ore 23.30 a Passo Vezzena e a farmi raccattare da provvidenziali amici del posto, quando sarebbe stato ormai sacrosanto che mi sbranassero i lupi.

7 commenti:

  1. Secondo me sei salito con la bici prima della gara per essere ancora più distrutto e poter esaltare meglio la perfidia del Ruggero :-). Cosa non si fa per gli amici... Peraltro ci siamo brevemente incontrati per andare in partenza, ma avevi un passo insostenibile, quasi peggio di Caraglio e Micha che ho incontrato poco dopo...

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    1. ...con la differenza che il passo insostenibile Caraglio e Micha ce l'avevano anche in gara...

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  2. 2 persone sono arrivate in ritardo in P1 e 2 persone stanno rischiando di essere assalite dai miei temibili amici hacker russ"i".

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  3. Il pressapochismo è una malattia curabile, a patto di mettersi d'impegno e di ascoltare i consigli di chi (ahimè) ha qualche anno di più. Intanto quindi comincia a scrivere giusto il nome del tracciatore. Lo so che dopo una doppia consonante la i non ci va, ma se all'anagrafe si sono sbagliati dobbiamo purtroppo farcene una ragione.

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    1. Giammai! Noi Autori non ci stiamo a questo giochetto della riduzione della nostra Immortale Lingua ad un guazzabuglio di omaggi ad anagrafici ignoranti.
      (e benvenga un pezzo di vita nel quale si può essere serenamente pressapochisti con l'unica conseguenza di finire finiti alla fine su un bel prato lombardo)

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