Eh, non c'era neanche una gara di orienteering in tutto il weekend, cosa potevo fare? Stare a casa?
Giammai. C'era questa gara (che se il nome del Garda non fosse troppo attraente per il resto del mondo, soprattutto germanofono, poteva tranquillamente chiamarsi Trail dei Tre Laghi, tutti bellissimi: Tenno, Ledro e Garda) e io non l'avevo mai corsa, ed era una distanza buona nel programma che avevo fatto ad inizio stagione (andato a catafascio perché la gara obiettivo dell'anno l'hanno annullata...), insomma, ho proprio dovuto andare.
Ho fatto benissimo, perché la gara era proprio bella, ed è fuori discussione che 60 km con 3700 metri di dislivello, non siano il modo migliore per preparare la gara in centro storico a Marostica del 20 e la long di Asiago del 21. Sono certo che anche Ruggiero nello scorso fine settimana si è fatto almeno 90-100 chilometri sforzo...
E in ogni caso ero convinto di aver letto che il dislivello era solo di 3000 metri, e quindi mi ero fatto l'idea che si sarebbe trattato di una gara mediamente molto più piana di quella di due settimane fa (50 km con 3000 metri). In più si leggeva ovunque che era una gara "corribile", e solo adesso ho imparato una volta per tutte che nel trail "corribile" è da leggersi come "per l'intera durata del percorso non c'è quasi nessun passaggio che richiede l'utilizzo di imbrago e moschettoni". Perché anche stavolta c'erano un paio di salite che forse forse riusciva a correrle Kilian Jornet, ma solo perché è nato in rifugio sui Pirenei a 3000 metri, e quando diceva a sua mamma che voleva i lego o la play station, lei gli rispondeva "dai, vai a farti una bella corsa invece".
Comunque, una figata, soprattutto dal rifugio Pernici in poi. Partenza da Arco, giretto sul monte là sopra, discesa al lago di Tenno, avvio della crisi, tentativo di farmela passare con la fontana di Tenno City, aggravamento della crisi con la salita successiva, fortissimo desiderio di ritirarsi alla visione del cartello "40 km to be FINISHER", ripetizione ossessiva dentro di me del mantra "sono stato un pirla a partire per una 60 km solo due settimane dopo una 50", tentativi di convincermi che in fondo non stavo salendo poi così male, fonte miracolosa e rinascita.
La fonte miracolosa non è certificata, sia come sia, non molto prima del rifugio Pernici mi sono per l'ennesima volta lavato la faccia in un torrente, e da lì in poi il motore è ripartito come non pensavo potesse andare. Sarà forse anche merito del ristoro al rifugio, dove ho consumato grissini, salame e formaggio, notoriamente il pasto ideale per gli atleti.
Ad ogni modo, una volta finito di staccare con le dita la malta a base di grissino sbriciolato e formaggio, che mi aveva cementato le gengive, sono partito per un bellissimo sentiero in costa (e peccato che sopra non c'era il cielo blu) con un sacco di energie in corpo, e ho ripreso un sacco di gente. Sono anche sceso abbastanza brillante verso Ledro, per riprendere altra gente al ristoro dalle parti del lago (ignorando un perentorio cartello che diceva "ritirati qui"; probabilmente sottintendendo "se proprio devi ritirarti", ma visto così faceva proprio una brutta impressione). Dopo una brevissima salita si tornava a scendere, e io ormai tutt'uno con la natura e il cosmo mi sono perso un bivio e sono andato avanti un bel po' prima di accorgermi che non c'erano più fettucce, e ci ho smenato 5'.
Tornato sulla retta via ho cominciato a capire che i 3000 di dislivello che mi ricordavo io dovevano essere sbagliati, perché i conti non tornavano per niente, ma per fortuna questo non mi ha turbato molto, perché in caso contrario non sarei mai riuscito ad arrivare in cima alla terza salita lunga del giorno, che non era la più lunga, ma sicuramente la più pendente. Un bellissimo sentiero nel bosco, lastricato con pietroni di non si sa che epoca, che saliva, saliva e saliva. Io ero fortunatamente in estasi agonistica e salivo, salivo, e salivo senza battere ciglio. Ho ripreso 4 che erano davanti a me, e poi un altro che aveva avuto l'ardire di superarmi mentre superavo gli altri.
Poi qualche km più o meno piano, e poi discesa, di cui la prima parte su un sentiero che per chi lo ha fatto mezzora dopo di me, sotto il diluvio, non deve essere stato divertente per niente. Il finale sulla strada della Ponale (un tempo la strada provinciale per salire in val di Ledro, e oggi ciclabile) accanto al Garda, è stato la ciliegina sulla torta, guarnita con un ciuffo di panna con l'arrivo (e i massaggi!) nella piazzetta centrale di Riva del Garda. Mi sono proprio divertito! (ma adesso ridatemi carta e bussola!)
Il cartello "40k to be finisher" è una delle cose più crudeli mai viste (a meno che non sia al Tor).
RispondiEliminaLucia
Concordo!
EliminaCiao, probabilmente sei stato uno degli ultimi a fare il pezzo di sentiero che defiinsci "poco divertente" perche verso le 16 a seguito delle condizioni meteo abbiamo deciso per ragioni di sicurezza di deviare gli atleti su un passaggio interno meno esposto e meno pericoloso. Ciao, grazie del racconto ed arrivederci all'anno prossimo. Garda Trentino Trail Staff
RispondiEliminaottima idea! mi chiedevo proprio come avessero potuto venire giù di lì sotto l'acqua, dato che era scivoloso anche da asciutto. Bellissimo, comunque, e credo che questo senso di marcia sia quello "giusto"
Elimina