4 dicembre 2025

Io in Puglia by UTMB

In Puglia temo proprio che non ci siano montagne e 144 km senza montagne sono lunghi. Però la partenza è da Matera, si passa per vari di quei borghi bianchi che spuntano sui cocuzzoli, ci sono ste "gravine" che si spacciano per i canyon carsici più grandi d'Europa. E poi sta finendo la stagione e io non sono pronto per finire, quindi ok, cerco di recuperare in 2 settimane anni mancati di lunghissime corse in piano e ci vado.

Capitolo 1 - il viaggio

Aereo giammai, che inquina un sacco, anzi, secondo gli ultimi studi, di più. Mi gioco la carta "bus" per guadagnare un giorno viaggiando di notte, se riesco a dormire, e vinco l'esperienza particolare di viaggiare con Marinobus, una specie di fliscbus del sud: al cambio a Bologna c'è una flotta di mezzi che partono per tutte le città del meridione con più di 14 abitanti, la maggior parte non le ho neanche mai sentite nominare. Sulla Bologna - Taranto riesco effettivamente quasi a dormire, e poi solo un po' di terrore per la velocità smodata a cui il bus viaggia nei banchi di nebbia in Puglia, e di stupore per la sosta ufficiale in un baretto che probabilmente è dello zio dell'autista.

Capitolo 2 - Taranto

Già che sono lì faccio un po' il turista, vedendo la famosa Ilva da fuori e scoprendo che è GIGANTESCA, e visitando il centro storico che è molto carino e pulitissimo, anche se un po' diversamente suggestivo. Ci sono posti che fanno fritture fantastiche, ma prima delle 12.30 non se ne parla e io alle 12 devo prendere un bus, quindi devo accontentarmi di un panino mortadella & pecorino che mi fanno, a prezzo ridicolo, in una bottega del centro storico. Poi è l'ora di salvare due giovani britannici, anche loro da quelle parti per la gara, che non hanno abbastanza cash per pagare la corriera.

Capitolo 3 - Castellaneta Marina 

Mi pare una specie di Rimini sullo Ionio, con la differenza che lo Ionio non è l'Adriatico romagnolo, e che qui le case sono letteralmente in mezzo ad un bosco di pini marittimi o qualcosa del genere. Dalla fermata della corriera al Village dove ritirare i pettorali ci sono un certo imprecisato numero di km che percorro con i britannici cercando di capire cosa mi dicono e di rispondere in modo credibile. Nel pacco gara c'è un sacchetto di mandarini che immagino a km 0, e una birra tedesca di cui non capisco bene il senso. Un breve sopralluogo sulla spiaggia mi permette di vedere i famigerati 4 km finali sulla sabbia: a vedere le vele della gara che si perdono laggiù, sembrano lunghissimi. Poi mi reco nell'albergo dove sono accolto in quanto giornalista, fallisco il tentativo di solido sonnellino pomeridiano, vado a fare il bagno al mare che lo Ionio mi manca alla collezione 2025, e poi è praticamente ora di partire per la partenza.

Capitolo 4 - Matera

Percorro il tragitto da CM da Matera a bordo di una vettura il cui equipaggio è composto dalla capa ufficio stampa della gara, da un giornalista della Gazzetta dello Sport, e dal boss di una azienda partner del circuito UTMB che produce un detergente solido con cui i concorrenti dovrebbero pulirsi le mani prima di ficcarle nei vassoi dei ristori. Lui è olandese, ma ha corso recentemente una gara in Svezia, e siccome gli piace guidare, è venuto da lì in auto: secondo gugle sono 2.431 km.  Per arrivare a Matera fortunatamente sono molto meno. Il nostro drappello si dirige a piedi all'apericena della crew ristretta, e io mi ritrovo in un ristorante strafigo con una fantastica terrazza affacciata sui Sassi, al tavolo a fianco di quello di Catherine Poletti, l'inventrice dell'UTMB. Ciliegina sulla torta, uno di quelli che dovevano venire non è venuto, ma sul tavolo c'era già il suo piatto e dopo un po' il cuoco gliene manda fuori un altro perché quello sarà freddo. Io sono lì a fianco, sono l'unico che poi correrà, quindi di gran lunga il più bisognoso, e buttare il cibo è un peccato. Leggermente satollo mi avvio in partenza, attraversando di nuovo Matera, che, come cantano Annalisa e Marco Mengoni di Piazza San Marco, è bella da far schifo. 

Capitolo 5 - La partenza

Pare che gli organizzatori pregassero che la pioggia prevista arrivasse dopo le 22, ma non avevano abbastanza Fede o il Grande Responsabile Meteo non ascoltava, perché piove dalle 20 o giù di lì. Il che vuol dire che la partenza in uno dei luoghi urbanizzati più suggestivi del pianeta, si trasforma in una sessione di corsa saponata in pendenza, con numerose vittime. Io parto esasperantemente piano, faccio somma attenzione alle scale e ai pendii, mi fermo anche per togliere qualche strato, insomma, quando mi volto per salutare l'ultimo scorcio sul bianco luccicante di Matera, sono ennesimo e bagnato, ma felice e incolume.

Capitolo 6 - I primi n km 

È buio, pioviggina, c'è foschia, non si vede il cielo, siamo in mezzo al nulla, non sono particolarmente tonico, non mi superano ma raggiungo altri con il contagocce, insomma bene, ma non benissimo. Quando finiamo in una gravina con un paese aggrappato sopra è uno spettacolo, ma dura poco. Fortuna che c'è la palta, in grande quantità, che non è sempre divertente, ma assorbe tutte le energie mentali (e parecchie di quelle fisiche) e distrae parecchio. Top of The Palt a Montescaglioso, che prima appare nelle foschie e sembra un altissimo Monte Olimpo, poi si capisce che non è così alto, ma che si è trasformato in Montefangoso e salirci non è banale. Come tradizione comanda, il punto peggiore viene 200 metri dopo che un volontario annuncia che la creta è finita: una rampa di 5 metri che è diventato uno scivolo impraticabile. Io lo aggiro salendo di ginocchia nella steppa sulla destra, non prima di aver falciato un altro concorrente mentre tentavo inutilmente di salire per la via maestra. Al ristoro in cima io e altri diciamo ai volontari del ristoro che bisogna mettere una corda, ma loro allargano le braccia sconsolati. Più di una volta penso di ritirarmi, ma ogni volta è in un posto dimenticato da dio e dagli uomini, dove non ci sarebbe proprio modo di farlo. E quando sono in posti dove potrei farlo davvero, mi passa.

Capitolo 6 - dopo Ginosa 

I miei primi n km finiscono a Ginosa (che sarebbe al km 45 o giù di lì), dove vengo fulminato sulla via di Damasco dall'idea che forse fin lì ho bevuto troppo poco, il che, visto che con l'acqua mi bevo anche lo zucchero, che è il mio unico alimento, vuole anche dire che ho mangiato troppo poco, e quindi ho corso fin lì con il serbatoio mezzo vuoto. E comunque non va tanto male, perché dei drittoni dopo Ginosa, che prima della gara sulla mappa mi spaventavano non poco, non ho il minimo ricordo quindi non li ho sofferti troppo. A Laterza è quasi arrivato il giorno e io chiedo asilo politico in un bar per una capatina al bagno, e poi inizia ad andare decisamente un po' meglio. Verso est c'è una specie di alba di cui riesco almeno a vedere qualche colore, verso ovest abbiamo una gravina in cui questa volta non ci tuffiamo ma ci limitiamo a costeggiarla, l'altipiano su cui corriamo scende poco alla volta verso la pianura e, anche se il sentiero è un po' bastardo, corro benino, e finalmente raggiungo un po' di gente.

Capitolo 7 - Castellaneta

A Castellaneta ci si arriva una prima volta per la base vita dell'85° chilometro, e una seconda volta dopo il terzo attraversamento della Gravina Granda. Nell'articolo per Spirito Trail ne ho parlato due volte in due modi opposti:

La più dura, ma anche la più bella, delle risalite da questi canyon di origine carsica, è stata la terza dalla Gravina Grande di Castellaneta, poco dopo il chilometro numero 100. Quando, dopo una lunghissima scalinata quasi verticale, con gradoni in pietra altissimi e irregolari, si è arrivati in paese, dove il sole faceva risplendere il bianco delle case, appoggiate in alto ad un cielo azzurrissimo ed in basso a lastre di marmo, bianchissime anche loro e finalmente asciutte, era impossibile non rimanere incantati davanti a tanta bellezza, e non capire che quello che sembrava uno scalone maledetto era in realtà una “Stairway to Heaven”.

Sulla stessa Gravina Grande sta peraltro anche uno dei due tratti del percorso che si contendono l’Oscar della Perfidia. È là infatti che l’ennesima faticosa discesa negli inferi, e la successiva risalita, iniziava e terminava a pochi metri da un bellissimo ponte pedonale, che avrebbe permesso di superare agevolmente il canyon, con zero metri di dislivello e qualche chilometro in meno.

Capitolo 8 - Pisolino

Nel corso della notte e del giorno ho preso una pillola di caffeina e due pocket coffee: ho assunto già la quantità di stimolante che dicono non sia il caso di superare e ho ancora sonno. Così non mi resta che ricorrere ai metodi della nonna, cioè dormire, però aggiornati al 2025, cioè farlo in un microsonno. Subito fuori dal ristoro "Grotte di Sileno", quello (mi pare) dove prima di entrare c'era Catherin Poletti (la super capa dell'UTMB) che faceva il tifo, tiro fuori il mio telo termico, scopro che è una versione economica decisamente piccolo in cui non posso avvolgermi, mi accontento di metterlo sotto che tanto sono al sole, programmo la mia sveglia per 12 minuti dopo, e mi spengo. Poco prima che la sveglia suoni mi sveglio decisamente più sveglio e riparto. Il mare è sempre laggiù lontanissimo, io non sono esattamente un fiore, ma adesso si può fare.

Capitolo 9 - gli ultimi 25

Quelli che mi spaventavano di più sulla descrizione del percorso presente sul sito, erano gli ultimi 25 km praticamente in piano. Dal vero, in quei 25 km c'era in realtà una salitina da una cinquantina di metri d+, ma insomma, la sostanza era quella. Lasciate definitivamente alle spalle la spinosa macchia mediterranea, la palta, e l'ultimo ristoro, dal km 133 al km 138 si corre lungo un argine sterrato, che io scommetterei qualsiasi cosa essere in leggera salita, ma il gps nel dopo gara negherà categoricamente. Durante, ero orgogliosissimo di riuscire ancora a correre in salita su quel rettone infinito, dopo, ero orgogliosissimoo comunque, perché anche se non era in salita, era comunque un rettone infinito (e meno male che una luna gialla parecchio ammaccata di sorrideva sbilenca se guardavo di lato). Al termine rettone in falsa-salita mi aspettavo di essere in spiaggia, ma invece mancavano 2 km abbondanti. Poi la spiaggia è arrivata davvero, e con lei la sabbia, e la luna si è nascosta dietro le spalle, e quei 4 km sono stati una prova di... tutto quello che rimaneva ancora da provare (e quel tratto è il secondo che si contende l’Oscar della Perfidia). Ho corricchiato, poi ho smesso, poi ho ricominciato, poi ho rismesso, varie volte, ho contato i passi da 0 a 100 e da 100 a 0, ho provato a farlo in altre lingue, ho pensato ad amici lontani, ho provato con l'ascesi, mi sono avvicinato e allontanato 20 volte dal bagnasciuga, finché ad un certo punto è finito, ed ero all'arrivo.

Capitolo 10 - l'arrivo e il dopo

Chiudo in 22h 44' e 59'' al 59° posto assoluto, 2° di categoria (ma premieranno solo il primo...) e neanche troppo stravolto. Mi mangio il parco pasto del pasta party e una mezza pizza abbandonata da sconosciuti, e poi faccio "defa" trascinandomi lungo il chilometro abbondante di lungomare che separa l'arrivo dal mio hotel. Nei programmi più ottimistici c'era un bagno vestito in mare per tirarsi giù un po' di croste di fango, ma sono quasi le 21 e non è proprio il caso. Riesco a stento a farmi la doccia e ficcarmi nel letto prima di collassare.

Di questa gara, altri hanno detto "Quando si pensa a una gara in Puglia, molti immaginano un percorso facile, piatto, tutto da correre. Invece, ci siamo trovati davanti a un tracciato di un’intensità rara: tecnico, imprevedibile e, a tratti, semplicemente distruttivo. Pietre taglienti e instabili, fango argilloso che ti incolla i piedi come un nastro biadesivo, salite e discese dentro le gravine che ti fanno scoppiare il cuore, scale e scaloni irregolari che sembravano non finire mai. Una continua prova di gestione, fisica e mentale."

A me la descrizione sopra sembra un tantino eccessivo, su Runner's World ne abbiamo parlato così,  comunque, io l'ho portata a casa 😎.

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