12 maggio 2010

Campionato Italiano Middle 2010 - Finale

Appena sveglio aprendo le imposte del convento dove abbiamo dormito scopro che si è realizzato il primo desiderio di giornata: il cielo è finalmente blu! Non rimane che concentrarmi sul secondo: il podio del Campionato Italiano M35 middle. Le condizioni non sono delle migliori: se ci riesco, tutti diranno che era ovvio che ci riuscissi. Se non ci riesco, tutti penseranno che è proprio vero che sono uno che è capace solo di correre, ma poi si perde.

Ci sono due signori che il giorno prima mi hanno dato più di 12 minuti, e poi ce ne sono altri 10 che possono arrivarmi tutti dietro o tutti davanti. Sgiurgiu nel suo "Golden Route" scriveva "I know exactly what I have to do", ed in effetti lo so anche io. So anche che per quanto ho capito nelle qualificazioni, la mia tecnica e la mia velocità sono sufficienti per arrivare sul podio. Quello che non so è se riuscirò a metterle a frutto come si deve. E' vero che a Monghidoro sono riuscito a centrare la gara giusta al momento giusto, ma il mio passato da cestista è pieno di episodi in cui non è che io abbia mostrato proprio un gran "killer istinct".

Mi avvio in partenza molto prima del solito e cerco di riscaldarmi molto lentamente, dato che non so ancora cosa pensino le mie gambe della gara di ieri. Dopo 12 ore passate a pensare a chi mi parte davanti e ai possibili agganci, cerco di togliere tutto dalla mente, lasciandoci dentro solo il bosco e tutto il mazzo che mi sono fatto per arrivare fin qui con velleità di podio.

Nel grande prato prima della partenza si può assistere alle più diverse tecniche di preparazione pre gara: dagli scatti allo stratching, dalla corsa in gruppo alle sgroppate solitarie fra i faggi, dal rapimento estatico contemplativo alle minchiate a raffica. Io cerco di starmene bello isolato fino all'ultimo, perchè ormai so che qualsiasi chiacchiera di troppo ritarda di ore la mia entrata in carta. Rispetto alla quale Casagrande mi consiglia "fai piano le prime due e poi spara tutto".

Al minuto -2 guardo la carta e, reso saggio dal post di Stegal in cui si chiedeva come mai ci mettesse così tanto a trovare la partenza, mi concentro solo sul memorizzare le coordinate del triangolino, per minimizzarne la ricerca poi.

Al bip lungo le gambe lanciano segnali molto incoraggianti, il terreno è uguale a quello di sabato e quindi sono già entrato in carta da 24 ore, e sono concentrato come uno scienziato della NASA a 5 secondi dal lancio del Shuttle: col cavolo che parto piano! Anche perchè la prima è banale (a patto di orientare giusta la carta e i piedi prima di partire a razzo, accortezza che più di uno si dimenticherà di prendere).

In meno di 2' piombo dall'alto sulla prima, e trovo Rusky, partito 2' prima di me. E' vero che mi aveva detto che è meglio fare lentamente i primi due punti per entrare bene in carta, ma forse lui sta esagerando... In ogni caso lo semino con "il mio passo di una categoria superiore" e punto la cima della collina per attaccare la 2, che appare solo all'ultimo secondo grazie ad una posa astuta della lanterna al bordo della carbonaia a ridosso del pendio.

La 3 è una semplice lanterna in una buca nel prato, e già uscendo dalla 2 sono certo che la sbaglierò, come tutte le buche nel prato che ho incontrato nella mia vita orientistica. Nel caso specifico si tratta del prato più semplice del mondo, e c'è persino una processione di collinette che ti fa cadere nel buco giusto anche se non vuoi. Ma io abbandono le collinette, mi invento di vedere davanti a me Stefani e lo seguo in una direzione insensata, esibendomi poi in una tecnica da MC nella quale eccellevo: correre qua e là buttando un occhio in tutte le buche del prato. Mentre pascolo mi raggiunge Rusky, che mi redarguisce paterno. Non conoscendo la mia idiosincrasia per i pascoli, addebita l'errore ad eccesso di esuberanza agonistica, e mi accompagna per mano alla buca giusta. Ma ci sarei arrivato anche da solo, dato che era l'unica in cui non avevo ancora guardato.

Lascio nel prato quasi un minuto e riparto a razzo verso la 4, una comoda e vicina selletta. Per la 5 faccio una buona scelta di percorso, ma non mi concentro abbastanza sul punto d'attacco (c'era un roccione comodissimo, anche se forse un po' nascosto dal cerchietto) e semino quasi un altro minuto in zona punto, al quale aggiungo altri 15'' nel banale trasferimento alla 6.

Però sento che le gambe vanno molto bene, che riesco a riconoscere le bene le forme del terreno, a leggere correndo e a rimanere concentrato, quindi non mi preoccupo troppo dei secondi persi. Buona la 7, discreta la 8 (prima della quale raggiungo Madella) e poi sbaglio scelta di percorso per la 9, che andava presa "under the red line" e che io invece approccio troppo prudentemente aggirando a sinistra il dosso che la sovrasta. E in più anche in questo caso dimentico di scegliere un punto d'attacco e perdo qualche secondo in zona punto. Con tutto ciò, il mio è il terzo tempo, ma regalo 45'' a Pin (e un altro minuto aggiuntivo se lo prende da solo Rigoni...).

Stesso copione per la 10, il piatto forte del giorno: trattona da 15 cm e 20 curve di livello. Prima di arrivare al dunque della scelta di percorso, c'è un prato enorme che permette di fare tutte le riflessioni del mondo. Io decido di sfruttare il vallone che si incunea nel bosco per approfittare della pendenza modesta e correre più avanti possibile, tenendomi il grosso del dislivello per la rampa finale. Ma con il senno di poi anche sta volta la linea rossa sarebbe stata la scelta migliore, dato che era più corta e diluendo il dislivello risultava probabilmente alla fine più "corribile". Recupero 40'' a Pin, ma potevano essere di più.

Continuo comunque ad essere molto ispirato e nella 11 riesco addirittura a mettere dietro Rigoni di 1'', impresa che mi riuscirà anche nella 15, mentre nella 12 e nella 13 rosicchio secondi preziosi a Pin, che dilapido in parte nella 16, che mi sembra troppo banale per essere davvero quella che si vede da 20 metri in mezzo al prato.

La 17 mi sembra la tipica lanterna su cui ci si gioca una gara, e dato che sono ancora convinto di avere qualcosa da giocarmi, decido di puntare più sulla precisione che sulla velocità. L'idea è quella di superare la collina sulla sella, lasciarsi alle spalle il roccione e scendere sul lato sinistro del lieve avallamento fino alla zona sassosa, spostarsi a sinistra fino al prato e dal bordo inferiore attaccare le due carbonaie in serie. Per scrupolo conto anche le curve di livello da fare in discesa e arrivo alla lanterna in carrozza, perdendo mezzo minuto da Visioli ma guadagnando 20'' su Pin e soprattutto senza rischiare nulla.

Fra me e il traguardo sono rimaste solo la 200, 5 curve di livello e qualche centinaio di metri in discesa. Arranco un po' sull'ultima salita e poi mi butto verso la strada, nonostante ci sia una valletta che sarebbe più corta: il cervello è ormai fuso e ho bisogno di un binario su cui poter scaricare le ultime energie rimaste.

Il rettone finale è interminabile e arrivo al traguardo totalmente prosciugato. Sono molto soddisfatto della mia gara, e quando mi consegnano gli split il cronometro dice 46'29'' e Rusky ha detto che con 50' si va sul podio...

Dopo meno di 10 minuti arriva Rigoni, che percorre gli ultimi 100 metri con aria totalmente rilassata (ma ci metterà 1'' meno di me che sembrava dovessi morire da un momento all'altro) e mi scalza da un primo posto che potevo solo sognare la notte, e qualche minuto dopo arriva anche Pin, che mi scalza dal secondo gradino, nel quale invece avevo sperato: alla fine sono solo 55 i secondi che mi separano dal secondo titolo di Vice Rigoni.

Retroscena imbarazzanti e dediche, nel prossimo post.

4 commenti:

  1. Che dire... Bella gara, ottime scelte inoltre con motivazioni quasi tutte assai convincenti, e secondo podio in due campionati italiani.
    Veramente molto bravo, la tua progressione tecnica e fisica è ammirevole.

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  2. Mai stato più d'accordo con Andrea.
    Bravissimo!
    (non vorrei dirti che qualcuno... per struttura fisica e andatura... ti ha paragonato a Thierry. Quindi fai conto di non aver letto niente!)

    Stegal

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  3. Ah sì, lo so, è lo stesso che per struttura fisica e andatura ha paragonato te a Lorella Cuccarini...

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  4. Questo è un volgarissimo e gratuito insulto! Io sono più agile e prestante!
    Ho una tecnica sopraffina e un fascino insuperabile!!
    Sono più elettrizzante, sono una icona, sono sinonimo di sex-symbol!!!

    Non sono in alcun modo paragonabile a quell'altro bipede... mi vergogno che in futuro una rapida ricerca in Google mostrerà il mio nome accanto al suo...


    Firmato: Lorella Cuccarini

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