Sull’auto che parte da Trento con direzione Valle d'Aosta siamo in cinque: Luca, il padrone dell’auto, che ha già corso (e molto bene!) il Tor nel 2018, Alberto, altro veterano, e tre novellini: Mattia, Fabrizio ed io. Per 433 km e poco meno di 5 ore di viaggio si parla solo di trail running e, per una buona percentuale di questi, di TOR. I discepoli interrogano, Luca erudisce e Alberto tace, e il concetto di fondo, anzi, l’unico concetto, è che sarà una gara tremendamente impegnativa e non è per niente, ma proprio per niente detto, che si riesca ad arrivare in fondo.
In questo clima di preoccupazione galoppante, le angosce che mi porto da casa si mimetizzano alla perfezione: da fuori posso benissimo sembrare in ansia per la gara. A me piacerebbe molto fosse così, ma so che non lo è, e mi auguro che almeno le ansie da Tor scaccino per un po’ tutte le altre.
Courmayeur è un paesello acquattato ai piedi del Monte Bianco, talmente “ai piedi”, che Trento al confronto sembra una città di pianura. In questo paesello, ad inizio settembre di ogni anno (ma, temo, anche in tutto del resto dell’anno) sembra una cosa normale che ci siano delle persone che si fanno 330 km e 33.000 metri di dislivello per infilare una dietro l’altra le Alte Vie numero 2 e numero 1 della Valle d’Aosta, passando vicino ad alcune delle montagne più alte d’Italia (i “geants”, per l’appunto) e dormendo poco o niente. Del resto, ci sono tanti posti in cui sembra una cosa normale lavorare 12 ore al giorno 365 giorni all’anno, con il solo obiettivo di guadagnare un sacco di soldi che lavorando 12 ore al giorno 365 giorni all’anno non si arriva neanche a spendere, quindi forse tutto sommato i più matti non sono neanche da queste parti.
Il quartier generale della gara è il palazzetto dello sport, dove, dopo una singolare procedura che ci fa fare una lunga coda per prendere il numeretto che dopo aver aspettato un secolo ci permetterà di non fare una lunga coda e di non aspettare un secolo per ritirare i materiali per la gara, metto le mani sulla famosa “borsa gialla del Tor”.
Ora, del Tor si può pensare quello che si vuole, ma La Borsa Gialla del Tor è un feticcio irresistibile per chiunque abbia mai corso almeno 5 minuti su e giù per una montagna. Peccato che nelle condizioni in cui sono mi faccia lo stesso effetto di uno shopper compostabile della Coop. Comunque, ce l’ho.

Io, in mezzo a quella sorta di magone collettivo, me ne sto lì con il mio magone personale, e domani finalmente si parte.
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... dunque ... Luca, Alberto, Mattia, Fabrizio e con "io" fanno cinque ... c'è qualcosa di strano in questo incipit ...
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...è che ne avevo dimenticato uno e poi non ho aggiornato il numero...
EliminaProprio come in gara ...
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