3 gennaio 2020

Il mio TOR(mentato) X – terza puntata

Sull’auto che parte da Trento con direzione Valle d'Aosta siamo in cinque: Luca, il padrone dell’auto, che ha già corso (e molto bene!) il Tor nel 2018, Alberto, altro veterano, e tre novellini: Mattia, Fabrizio ed io. Per 433 km e poco meno di 5 ore di viaggio si parla solo di trail running e, per una buona percentuale di questi, di TOR. I discepoli interrogano, Luca erudisce e Alberto tace, e il concetto di fondo, anzi, l’unico concetto, è che sarà una gara tremendamente impegnativa e non è per niente, ma proprio per niente detto, che si riesca ad arrivare in fondo. In questo clima di preoccupazione galoppante, le angosce che mi porto da casa si mimetizzano alla perfezione: da fuori posso benissimo sembrare in ansia  per la gara. A me piacerebbe molto fosse così, ma so che non lo è, e mi auguro che almeno le ansie da Tor scaccino per un po’ tutte le altre. 

Courmayeur è un paesello acquattato ai piedi del Monte Bianco, talmente “ai piedi”, che Trento al confronto sembra una città di pianura. In questo paesello, ad inizio settembre di ogni anno (ma, temo, anche in tutto del resto dell’anno) sembra una cosa normale che ci siano delle persone che si fanno 330 km e 33.000 metri di dislivello per infilare una dietro l’altra le Alte Vie numero 2 e numero 1 della Valle d’Aosta, passando vicino ad alcune delle montagne più alte d’Italia (i “geants”, per l’appunto) e dormendo poco o niente. Del resto, ci sono tanti posti in cui sembra una cosa normale lavorare 12 ore al giorno 365 giorni all’anno, con il solo obiettivo di guadagnare un sacco di soldi che lavorando 12 ore al giorno 365 giorni all’anno non si arriva neanche a spendere, quindi forse tutto sommato i più matti non sono neanche da queste parti. 

Il quartier generale della gara è il palazzetto dello sport, dove, dopo una singolare procedura che ci fa fare una lunga coda per prendere il numeretto che dopo aver aspettato un secolo ci permetterà di non fare una lunga coda e di non aspettare un secolo per ritirare i materiali per la gara, metto le mani sulla famosa “borsa gialla del Tor”. Ora, del Tor si può pensare quello che si vuole, ma La Borsa Gialla del Tor è un feticcio irresistibile per chiunque abbia mai corso almeno 5 minuti su e giù per una montagna. Peccato che nelle condizioni in cui sono mi faccia lo stesso effetto di uno shopper compostabile della Coop. Comunque, ce l’ho. 

Nel pomeriggio per ingannare l’attesa facciamo un pellegrinaggio all’inizio del sentiero appena fuori dal paese, dove la gara abbandonerà l’asfalto per buttarsi nel bosco. Ci sono le frecce e le bandierine del Tor, quelle che ho visto in decine di filmati e centinaia di fotografie, sono proprio lì in carne ed ossa. Ed io sono lì con loro, in carne ed ossa, e domani comincerò a corrergli dietro. Alla sera c’è un sontuoso pasta party e il briefing tecnico, dove Silvano Gadin & Ivan Parasacco, Le Voci del Tor, nel loro modo al tempo stesso molto pomposo e molto alla mano, prendono per mano tutti i concorrenti, che accompagneranno fino all’ultimo minuto dell’ultimo giorno. Promettono soprattutto tanta tanta Fatica, tanto tanto Freddo e tanta tanta Bellezza. Il cima è molto particolare, si percepisce l’Evento, la grande soddisfazione di tutti per essere lì, ma anche fortissima la paura di ciascuno di non essere all’altezza, di non riuscire ad arrivare in fondo, sia di quelli che lotteranno con i cancelli orari, sia di quelli che cercheranno di vincere. Del resto, Franco Collé, che ha vinto il TOR nel 2018, nel 2017 si è ritirato a 22 chilometri dall’arrivo, quando era un testa con più di un’ora sul secondo, perché si è fermato un attimo a dormire, ha preso freddo, e non è più riuscito a riprendersi. E se una cosa del genere succede a lui, che è quasi un professionista, figurarsi cosa può succedere agli umani. 

Io, in mezzo a quella sorta di magone collettivo, me ne sto lì con il mio magone personale, e domani finalmente si parte.

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3 commenti:

  1. ... dunque ... Luca, Alberto, Mattia, Fabrizio e con "io" fanno cinque ... c'è qualcosa di strano in questo incipit ...
    z

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    1. ...è che ne avevo dimenticato uno e poi non ho aggiornato il numero...

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  2. Proprio come in gara ...

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