30 marzo 2010

Coppa Italia Middle a Sassofortino

Eccomi arrivato alla mia prima Coppa Italia M35, middle, nella fattispecie. Ai favoriti della vigilia (Cipriani, Visioli e Hueller) si sono aggiunti all'ultimo minuto anche Arduini e Pin. La griglia dice che devo partire 2 minuti dopo Arduini, 2 prima di Visioli e 4 minuti prima di Cipriani. Il che tradotto vuol dire che se vado come un treno posso gasarmi intravvedendo Arduini, se faccio un errorino mi faccio passare da Visioli, se ne faccio due, mi passa anche Cipriani e il morale mi finisce nei calzini. Non è esattamente una condizione esaltante.

Ma lo è il bosco, umido per la pioggia notturna e con un po' di nebbia, ma bellissimo. Il warm up gentilmente fornito dalla impeccabile organizzazione dell'IKP permette di capire che di sassi in cartina ne sono segnati uno su 10, ma anche che la lettura della carta è molto più agevole di quella della notturna, nonostante questa sia al 10.000 e quella al 7.500. Riesco a prendere una certa confidenza con il francobollo del warm up e a concentrarmi bene, soprattutto quando riesco a convincere Fabietto Daves a smettere di dirmi minchiate.

In partenza scopro che Pin non è partito e Arduini non parte (ha passato la mattina a cercare di far partire il millenario pulmino dell'Interflumina...) e perdo il mio punto di riferimento davanti. Cerco di ricordarmi la maglia di quello che parte 4' prima di me, che non si sa mai. Invece quelli che mi staranno alle calcagna sono regolarmente al via.

Al bip lungo prendo in mano l'agile A4 che mi accompagnerà nel bosco e sono ormai mentalmente preparato alla selva di puntini neri che la cospargono. L'idea è quella di ignorarli: a meno che non sia strettamente necessario usare una roccia come riferimento, mi concentrerò solo su curve di livello, vegetazione, e magari sentieri. La prima tratta è corta ma non c'è una vera linea conduttrice tranne la curva di livello, che per me non è proprio una garanzia. Però mi porta alla lanterna, e persino con un tempo che si dimostrerà il migliore.

Per la 2 basta scavalcare un dosso mentre per la 3 mi complico un po' la vita andando a cercare la casetta, seguendo il muretto e poi piegando a destra, quando bastava seguire il piano. Però la trovo senza esitazioni, e il morale cresce. Dopo aver punzonato vengo rincorso da aun w-parrecchio che mi chiede dove siamo, io ho molta fretta di andare e nel piantarla lì senza nessun aiuto mi appello dentro di me all'Emendamento Remox, che dice che non bisogna MAI chiedere e dare aiuto in gara, a meno che la situazione non sia grave. E io decido che non lo è, dato che siamo a 200 m dal triangolo.

Per la 4 mi butto un po' alla cieca ad aggredire la montagna, non vedendo un comodo sentierino che mi avrebbe evitato qualche rovo, ma salendo bene quasi fino alla sella, per poi aggirare l'ultima parte del cocuzzolo. Un breve attimo di esitazione quando incontro una comitiva che scende lungo quello che sembra un sentiero che in carta non vedo, e poi giù in diagonale. Strada, pianoro, avallamento e lanterna! E ho preso quello che partiva 4' prima di me. Scoprirò solo molto tempo dopo che su questa tratta non solo ho fatto il miglior tempo fra gli M35, ma anche fra gli M20 che avevano la stessa carta, e il 6° fra gli elite, che avevano questo pezzo uguale, mettendoci meno, fra gli altri, di Tenani, Pagliari, Dellavalle senior e Junior, Cristellon, Negrello e Pittau. Ma dato che non lo so ancora, non mi deconcentro come avrei sicuramente fatto in caso contrario, e raggiungo la 5 tornando al sentiero e lasciandolo alla casetta, e la 6 appoggiandomi alla roccia gigante (ma con poca convinzione, infatti lì perderò 30'' da Cipriani).

Sulla 7 perdo ancora di più, arrivando veloce in zona punto ma intestardendomi a cercare un presunto edificio invece di attaccare dal verde 3 dove mi aveva portato il recinto. Mi butto in discesa verso la 8, che attacco ignorando di nuovo i sassi e cercando l'avallamento. Ci arrivo perfetto, ma mi lascio spiazzare da una roba che sembra una strada (ma che probabilmente è il risultato di un trasinamento di tronchi) e che in carta non trovo. Perdo un altro mezzo minuto mentre la lanterna è 5 metri dietro di me che mi guarda.

Per la 9 rimango sul crinale, aiutato dal recinto e dalla grande roccia, mentre la 10 mi appare come il vero banco di prova della giornata. Decido di andare via in curva dal roccione enorme che mi accoglie alla nuova collina. Poi cercherò di trovare quella sorta di piazzola che mi sembra di intravedere fra i pallini neri (e che la descrizione punto descriveva, ma di questo me ne sono accorto dopo). Comincio a salire, scendere e aggirare sassi, come attirato magicamente da una forza superiore (saranno gli O-pantaloni vinti quest'inverno?) e sbuco esattamente davanti alla lanterna.

Sto andando proprio bene, e purtroppo questo pensiero mi attraversa la mente. E come sempre è fatale. L'unico rimedio che mi sembra di aver trovato contro questo tipo di pensieri (che non credo di essere in grado di impedire mi si affaccino alla mente) è quello di concentrarmi sul prossimo oggetto da cercare, ma qui il problema è che quello che devo fare è uscire dal sassaio salendo. Solo che salendo mi trovo davanti un sasso troppo grande, e a forza di spostarmi un po' per salire, arrivo sul dosso a fianco, e quando arrivo in cima mi accorgo di essermi allontanato di 200 metri dalla red line, e di aver aggirato un sacco di sassi più del dovuto. Inizio subito a pensare che ho perso almeno un paio di minuti e che Visioli sarà ormai a due passi. E infatti costeggiando il recinto non attraversabile lo vedo dietro di me provenire dalla direzione dalla quale avrei voluto venire io. Attacco la 11 dal sentiero salendo come un forsennato, e mi butto in curva verso destra, puntanto a salire lungo il sentiero. La 12 sarebbe quasi banale, ma con il fantasma di Visioli alle calcagna, vado in confusione, scambio il dosso sassoso che vedo sotto di me per quello 5 curve di livello sotto il punto invece che capire che è quello a 50 metri dalla lanterna, e probabilmente confondo anche il cerchio della 4 con quello della 12. Fatto sta che arrivo alla 4. Ma sono così sballato che non me ne accorgo neanche. Vago per un po' sul pianetto, torno giù, e in qualche modo capisco dove sono arrivando alla 12. Il morale è sotto terra.

Vado alla 13 praticamente “under the red line”, evitando il semiaperto ricoperto di alberi abbattuti e fermandomi 10'' a 2 metri dalla lanterna perchè ho davanti un muretto che in carta non vedo. Poi scendo alla 14 e scatto alla 15 e all'arrivo per onore di firma.

Mi guardo intorno cercando Visioli e Cipriani che sorseggiano l'aperitivo, ma non li vedo. Bepi Simoni mi confonde ulteriormente dicendomi che ho fatto il miglior tempo. E i due non si vedono arrivare. Quando alla fine compaiono, hanno un'aria decisamente scocciata e lamentano errori disastrosi andando alla 4. E gli split diranno che non esagerano, perchè ci hanno lasciato rispettivamente 9 e 12 minuti!

Morale: primo Hueller, secondo Pedrotti e terzo Madella. Se non fossi un po' preoccupato per il fatto che quando mi è sembrato di vedere Visioli lui in realtà era ad almeno mezzo chilometro di distanza, sarei proprio contento!

Avendo lasciato passare una settimana dagli avvenimenti citati, ho avuto la possibilità di ragionarci un po' sopra, per capire il valore della mia prestazione. Posto che nell'orienteering dire “se non avesse sbagliato avrebbe vinto lui” è una cavolata almeno quanto “se non avessi sbagliato avrei vinto io”, ho cercato di capire cosa sarebbe successo togliendo dal risultato finale gli errori più tragici. Per farlo ho usato il fantasmagorico “split browser” del sito Fiso, e ho preso in considerazione gli errori che hanno causato un tempo di tratta che supera di più del 50% il tempo migliore su quella tratta: 3 per Hueller, 3 per me, 4 per Madella e 2 per Visioli e Cipriani. Assegnando su queste tratte un tempo pari al miglior tempo + 20% (cioè considerando che su quella lanterna non si è fatto benissimo, ma neanche una tragedia) i tempi finali che risultano sono Cipriani 44'33'', Visioli 46', Pedrotti 46'9'', Hueller 46'16'' e Madella 50'39''.

Secondo me questo vuol dire che a Sassofortino sono stato più bravo di Cipriani e Visioli e meno bravo di Hueller, ma che Cipriani sta ancora un gradino sopra tutti. Ma non 2 (dove inceve sta Rigon).




23 marzo 2010

Notte & Nebbia


"Correre di notte per la strada, è un modo come un altro per pensare a un'altra cosa" cantava tanti anni fa (prima di fare l'orientista) Stefano Zarfati.

Correre di notte per il bosco con la nebbia, è un modo come nessun altro per non pensare più proprio a niente, perchè tutti i neuroni disponibili si dividono in due squadre, di cui una si dedica esclusivamente a tentare di capire se con il prossimo passo metterai in pericolo una qualche parte del tuo corpo, l'altra a cercare di capire dove si trova il tuo corpo nella cartina che hai in mano.

Sulla notturna di sabato scorso a Sassofortino ho sentito i commenti più vari (da "la prima notturna con la nebbia in Italia", a "con un percorso del genere avrei avuto difficoltà anche di giorno", al florilegio di imprecazioni per il quale rimando direttamente al blog dell'imprecatore, nell'occasione non molto Duca), ma io mi sono proprio divertito.

Dato che ho sti famosi 60 punti, mi ero iscritto in Elite, perchè mi piaceva l'idea di esserci quando lo speaker gridava "E' partita la Coppa Italia 2010!", come da qualche anno chiunque sia di turno microfono scandisce alla partenza della gara elite in notturna che apre la stagione di coppa Italia. E poi le notturne sono sempre un bel gioco e quindi più sono lunghe e più mi diverto. Nel caso specifico c'era pure una nebbia da profondo Polesine, come si può intuire dalla foto sopra, gentilmente sottratta dal web album Foto di Stefano.

Quello che non si vede dalla foto è l'effetto "alone mistico" che la lampada frontale creava proprio davanti agli occhi, annullando quasi completamente il campo visivo. La luce emessa dal fanale si rifletteva immediatamente nella nebbia, creando un cerchio bianco esattamente davanti agli occhi, che, essendo occhi e pila fissati entrambi alla testa, si muoveva esattamente in sincronia con lo sguardo, causando un effetto molto simile a quello che usano in TV per garantire l'anonimato di chi non si deve vedere in faccia. Il risultato era che nonostante la mia nuova frontale che sfanala a 100 metri, il mio campo visivo arrivava più o meno 2 metri davanti ai miei piedi. Una soluzione efficace era quella di portare la luce all'altezza della pancia o anche più giù, ma correre con la pila in mano era una pena.

Unendo al fattore "visibilità zero" il fatto che come al solito avevo perso tutti i treni già prima di arrivare alla prima farfalla, e che non avevo intenzione di tirare molto per non stancarmi per la middle del giorno dopo, la mia prestazione non era stata poi malaccio. Il risultato cronometrico faceva un po' pena (16esimo a 20 minuti dal primo, ma ufficialmente primo degli ultimi, staccato di 6 minuti dall'ultimo dei primi, un Carlo Cristellon in serata storta), ma a parte un penoso primo punto ero soddisfatto di come avevo letto la carta e di come mi ero districato nelle zone sassose, e le gambe avevano dato segnali confortanti.

Mi sembrava di poter trarre dei buoni auspici in vista della mia prima gara M35 in Coppa Italia, la middle di 6,5 kms del giorno dopo.

- To be continued -


16 marzo 2010

Bambini 1, 2 e 3

Bambini 1
Questi sono bambini veri, e sono i 6 che sabato scorso hanno iniziato l'Orikind, un percorso di animazione orientistica, in cui lo scopo è far venire voglia ai bambini di stare nei prati e nei boschi a correre e giocare insieme. Impareranno forse anche un po' di orienteering, ma il primo obiettivo è che si divertano, e dato che il nostro sport è un bel gioco, ci sembrava un bel modo per farli divertire senza Tv e play station. Trent-o e San Giorgio hanno lanciato questa proposta, aperta a tutti i bambini delle società vicine alla città, e vuole essere un punto di riferimento anche per quei bambini che provano l'orienteering a scuola ma che poi non sanno più dove trovarlo. Ci troveremo una volta a settimana fino al 20 giugno, sperando di costituire un gruppetto di bambini che abbia voglia di ritrovarsi dopo l'estate e andare avanti.

Bambini 2
E in questo caso l'età anagrafica, 36, è un po' maggiore di quella canonica di questa categoria. Eppure non saprei in che altro modo definirmi mentre mi entusiasmo navigando nel ricco sito dell'IKP alla ricerca di tutte le informazioni sulla prima gara di Coppa Italia a Sassofortino. In questo caso c'è pure il link al blog del cartografo, che parla di "enorme quantità di sassi e forme rocciose", dice che "il terreno è da collocarsi fra quelli lenti", e lancia un avvertimento sinistro: "si badi che nonostante tutto il dettaglio di nero che vi troverete in carta, si è comunque generalizzato". Il tutto, unito alle foto del bosco, fa venire una grandissima voglia di essere già lì, e peccato che siano solo 6,5 kms (per altro, nei 6,8 di Vezzano ci sono stato dentro quasi un'ora e mezza dato che questa carta pare essere ancora più ostica, può essere che avrò tutto il tempo per godermelo a fondo). Molto bambino mi sono sentito anche passando ore a guardare i piazzamenti degli ultimi 10 anni degli altri iscritti in categoria M35, alla ricerca degli uomini da battere. Fra i quattro gatti della M35 (13 gli iscritti, se non ho contato male) sulla carta, il podio sarà una questione da risolversi fra Cipriani, Hueller e Visioli, con il primo stra favorito sugli altri due.

Bambini 3
Anche qui l'età non c'entra, ma ogni volta che corro una notturna, mi diverto come un bambino. Il bosco buio, la pila sulla testa, e le lucine tutto intorno, creano una atmosfera che mi ricorda un sacco i giochi notturni in campeggio in seconda media. Sono di gran lunga le gare in cui mi diverto di più, e richiedono una concentrazione totale, dato che col buio anche una carta che di giorno sarebbe banale diventa molto ostica. Nel caso in questione, l'apertura della Coppa Italia Elite (Elite di notte e M35 di giorno, un vero pusillanime...) sarà una notturna in bosco da 7,3 kms, con addirittura 230 metri di dislivello e 29 punti di controllo. Fortunatamente le previsioni meteo danno per sabato sera 9° di temperatura, che dovrebbero permettere di sopravvivere anche ad una intera notte all'addiaccio.

9 marzo 2010

Finalmente, Firenze!

Questa volta l'astinenza invernale è davvero finita, la mia stagione inizia ufficialmente con la prima gara del Trofeo Nazionale Centri Storici, a Firenze. L'anno scorso mi ero proprio divertito e decido di tornarci nonostante il rapporto fra le ore di treno e i minuti di gara faccia quasi spavento.

Come tutte le gare "serie", anche questa inizia il martedì prima della data vera, con la pubblicazione della lista degli iscritti. Scopro che in M35 non c'è quasi nessuno dei miei "rivali", e che Carbone e Lerose, con cui mi sono confrontato con alterne fortune nel 2009, sono iscritti in M Senior. Scopro anche che in quella categoria non c'è nessun elite iscritto, così mi ci trasferisco anch'io, chissà che non sia la volta che vinco una gara nella massima categoria: gli avversari sono alla mia portata.

Partenza da Trento in solitaria con il treno delle 5.40, a Bologna piove, sull'Appennino, nei brevissimi tratti fuori galleria dell'odioso Alta Velocità Bologna-Firenze da 24 euro, nevica. Ma a Firenze c'è un bellissimo sole, e pazienza se la temperatura non supera di molto lo zero.

Alla fila per i bagni incontro un giovane con tuta IKP, che ha la faccia di uno forte. Non ho mai capito in base a cosa si possa capire dalla faccia se uno è forte, ma ci azzecco quasi sempre. E questo ha proprio la faccia di uno forte e, a vederlo, sembra un senior. Scorrendo l'elenco ufficiale dei partenti, lo trovo in fondo, aggiunto a penna rossa: trattasi nientemeno che di Gianluca Salvioni, quello che taglia la curva nel bellissimo spot Fiso! Oltre a lui è iscritto anche Massimo Bianchi e dunque ridimensiono le mie massime aspirazioni di giornata, al terzo posto.

Quando arriva il mio turno è arrivato il sole in zona partenza, e sono talmente contento di essere lì che mi dimentico di cercare un minimo di concentrazione, non conto gli incroci, e dopo 10'' di gara non so già più dove sono. Un giardino privato potrebbe permettermi di tornare sulla retta via, ma sono talmente annebbiato che non lo vedo e proseguo nella mia scampagnata, rischiando di uscire di cartina e arrivando al primo punto con il quintultimo tempo parziale, con 1' da Salvioni e 50'' da Lerose. Non male come inizio di stagione.

Per entrare in cartina ci metto un secolo e prima della 8 vengo distratto anche da due pompieri in cima ad una scala, che forzano una finestra, con folto pubblico multietnico che li osserva. Riesco a strappare un miglior tempo di lanterna alla 11, ma solo perchè la scelta sbagliata che faccio io, non è intasata di macchine parcheggiate come la scelta giusta che fanno gli altri.

Al traguardo, di quella che fortunatamente è solo l'eliminatoria in cui si qualificano i primi 20, sono 9°, con 2' e 20'' da Salvioni, 50'' da Lerose e 30'' da Carbone. Lo stucchevole esercizio del "senonavessisbagliato", dice che senza scampagnata e senza pompieri sarei terzo dietro Salvioni e Bianchi. Che tradotto in orientese vuol dire "chi non ha testa abbia gambe, ma non è detto che basti".


Dopo un panino e due chiacchiere con Carbone, al quale do finalmente un volto, è già ora di riscaldarsi per la finale. E di riscaldarsi c'è proprio bisogno, perchè fa più freddo della mattina, o almeno così pare a me. Non so quanto gli altri abbiano corso con il freno la mattina, non so quanto ho speso io e quanto mi rimanga, ma dopo il bip lungo mi butto sulla prima lanterna con tutt'altra determinazione rispetto al mattino. Vado via molto pulito fino alla 5, prima della quale ho già preso i due che partivano 1' e 2' prima di me, che non vuol dire molto, ma fa morale.

Alla 6 una leggera indecisione prelude all'errore alla 7, che mi costerà il podio. Superata Piazza della Signoria e immessomi nella strada che porta a Ponte Vecchio, mi lascio distrarre dalla folla di turisti quel tanto che basta da imboccare la prima a destra invece della seconda come avevo progettato, e quando capisco che non sono dove vorrei ci metto 50'' per trovare la lanterna. Da lì in poi tiro alla (mia) morte, soffrendo un po' nella retta che porta alla 11 e mi sembra eterna, e rischiando di farmi stirare da una macchina all'ultimo incrocio prima della 12. Allo sprint in Piazza Santa Croce mi rimane davvero poco da spendere. Finisco 6° a pari tempo con Gallo, a 2' da Salvioni, 1' e 20'' da Bianchi, 1' da Carbone e 50'' da Lerose. Ma la cosa peggiore è che finisco a 1'' dal 5° posto che valeva una bottiglia di olio extravergine di oliva.

Morale: le gambe vanno già abbastanza. La testa no.

6 marzo 2010

Ultimo post "a secco" (?)

Se gli dei nordici dell'orienteering non si metteranno di nuovo di traverso, scatenando, dopo la nevicata e Venezia, una alluvione a Firenze, questo dovrebbe essere l'ultimo post "a secco" del lungo inverno 2009-2010.

Quanto pubblicato qui sotto è frutto delle ore di astinenza in cui non mi sono allenato e non ho buttato via il tempo a navigare nel sito Fiso guardando tutti gli intertempi di tutte le gare degli ultimi 10 anni di Tizio o Caio, per cercare di capire quanti minuti prenderò quest'anno da lui nel bosco.

Dato che penso possano avere una qualche utilità sociale, pubblico queste traduzioni in italiano delle schede riassuntive di tutta la simbologia IOF realizzate nel 2007 da tale Simon Errington.