...e un po' alla volta pare che mi stia ricordando cosa si fa con una cartina e una bussola in mano :-)
...e come fare gli errori che facevo una volta :-(
...e un po' alla volta pare che mi stia ricordando cosa si fa con una cartina e una bussola in mano :-)
...e come fare gli errori che facevo una volta :-(
Anche se io scialpinismo non l'ho mai fatto, mi sono fatto l'idea che nella mia testa a volte succede quello che avviene quella di quelli che si buttano giù per quelle pareti assurde con gli sci ai piedi: ti innamori di una linea, e decidi che vuoi provarla.
Le mie linee sono parecchio meno borderline delle loro, o almeno lo sono in maniera diversa: parecchio meno pericolo di morire, parecchie più ore per percorrerle.
Questa volta mi ero preso via per quella riga quasi dritta (e peccato per la deviazione verso ovest dopo l'Altissimo) lungo il Baldo, lo Stivo e il Bondone, e dopo il fallimento del mese scorso, mi è venuto voglia di riprovarci molto prima del previsto.
Oltre a Baldo-Stivo-Bondone, il programma avrebbe previsto anche tramonto-luna-alba, e il secondo terzetto è andato molto peggio del primo: arrivato per una volta nel posto giusto al momento giusto, il tramonto è andato a farsi benedire dietro una discreta coltre di nuvole che copriva la fetta utile di cielo. La luna, più o meno a tre quarti, si è degnata di farsi vedere solo verso le 1 o 2 di notte (però quando è venuta su era bella rossa). L'alba probabilmente è stata bellissima, ma io ero mooooolto lontano da dove avrei dovuto essere per vederla, e la salita allo Stivo era vigliaccamente orientata a sud ovest.
Questioni astronomiche a parte, è stata decisamente faticosetta. Il carico di dolci fatto a Domegliara (cappuccino + 3 paste grandi) e il richiamino al rifugio Chierego sul Baldo (torta pere - ricotta e cioccolato), mi hanno tenuto in vita (non senza l'apporto fondamentale degli schifosi gel alle maltodestrine, alla pizza tonno e cipolle fino a che mi è andata giù, e al mela + bagigi salati, che invece mi sono andati giù fino alla fine), ma ho fatto una fatica porca.
Non moltissimi i km (circa 75) e le ore (circa 20) ma un terreno poco corribile sia sul Baldo sia sulla pestifera traversata Stivo - Bondone (che continua a salire e scendere inutilmente, con un fondo sempre piuttosto infame), e un totale di 6200 metri di dislivello, che sono il mio record in solitaria (solo nel mitico Giro intorno a Trento ne avevo fatti di più, ma per quattro quinti del giro ero stato scortato da allegra e variabile compagnia).
Variegata la fauna incontrata: branco di cinghiali salendo al Baldo (con micro cinghialetti che schizzavano nell'erba a veloticà smodata), camosci sul Baldo (e di notte fanno molto meno i brillanti che di giorno, e uno è rimasto lì a 5 metri dal sentiero dove passavo io, piuttosto che gettarsi fra le rocce al buio), una lepre non mi ricordo dove, e qualche capriolo in Bondone.
Hilights, o meglio, downlights, la discesa dall'Altissimo a Nago, che mi è sembrata interminabile la prima volta, e si è confermata così anche la seconda; e la prima parte della salita da Nago allo Stivo, che ho patito tantissimo, un po' perché è ripida, un po' perché forse ho tardato troppo a pigliare il gel, un po' perché avevo sonno (e il micro sonno da 12' fra i castagni in effetti ha aiutato). Quando finalmente mi sono ripreso più o meno a metà salita, da lì in poi ho comunque continuato a fare una fatica porca (soprattutto nella rampa per la cima), ma almeno andavo su con un certo ritmo.
Niente crisi fra Stivo e Bondone, ma solo tante parolacce per una altimetria e un fondo veramente bastardi, che una bellissima vista su Adamello e Brenta hanno alleviato solo un po'. I pratoni ripidi prima del Cornet li ho sofferti non poco, ma era l'ultima salita e ho stretto i denti con successo. Però minchia che fatica.
Da lì a casa dei miei ci sarebbero stati ancora 10 -15 km, ma non c'è più stato verso di correre, tanto che dopo i 4-5 km che mi hanno portato, in discesa e con andatura da villeggiante, alle Viote, mi sono fatto venire a prendere (!), dai miei genitori ottantenni (!!), in macchina (!!!).
Quando sono mesi e mesi che non prendi in mano una cartina, scattano quegli automatismi che hai introiettato in centinaia di allenamenti tecnici da giovane, e ti riscopri a saper fare delle cose che neanche più ricordavi.
Solo che io da giovane giocavo a basket, e di allenamenti tecnici di orienteering ne avrò fatti forse 20 in tutta la mia vita. Motivo per cui in Cadore, nel bel mezzo delle mie amate Dolomiti, non è scattata proprio una sega, e ho dovuto mettermi lì quasi come se fosse la prima volta che giocavo a quel gioco meraviglioso che si chiama orienteering.
Però mi sono divertito un sacco, perché il bosco era bello, perché re-imparare a fare orienteering è divertente, perché da metà gara in poi diluviava e prendere l'acqua nel bosco quando non è troppo freddo è bellissimo, e perché questo gioco è proprio meraviglioso, anche se io sono una sega. Ovviamente il mio piazzamento è stato vergognoso, anche perché c'era un sacco di gente forte (ma 30' dal primo non sono ammissibili neanche se il primo si chiama Emiliano Corona).
Il giorno dopo, dato che era ancora maggio, la caviglia era ancora titubante, e il giorno prima avevo preso 30' dal primo, mi sono presentato in partenza con l'auto-o-stima sotto i chiodi delle scarpe, tanto da transigere a tutti i miei sacri principi e mettermi addirittura a chiacchierare seduto su una panchina con alcuni avversari, invece di cercare la sacra concentrazione pre gara. Infatti alla 1 dovevo solo andare via in curva e sono salito di due...
Poi però mi sono dato una regolata, e un po' perché la carta era più facile del giorno prima, un po' perché qualche automatismo si è effettivamente risvegliato, a tratti mi sono sentito quasi un orientista vero (ho persino fatto un miglior tempo di tratta alla 5, dove però mi ha aiutato la salita, e due secondi tempi alla 7 e alla 18). Gli unici veri crimini orientistici di giornata li ho perpetrati alla 10 (dove mi sa che ho sbagliato scelta, probabilmente era meglio buttarsi sulla strada e poi attaccare il punto dall'incrocio), e alla 13 (dove ho perso la concentrazione strada facendo, e ho vagato nel bosco). Da lì in avanti poi la caviglia ha iniziato a lamentarsi un po' di più e maggio ad essere un po' più maggio, e ho seminato per strada un altro po' di secondi sparsi, ma va bene così. La classifica è ancora deficitaria, ma prendere 10 minuti su 41 di gara è parecchio meglio di prenderne 31 su 43 :-)
E questo gioco è proprio meraviglioso.