31 maggio 2022

Passi avanti ad Andalo

...e un po' alla volta pare che mi stia ricordando cosa si fa con una cartina e una bussola in mano :-) 

...e come fare gli errori che facevo una volta :-(

Ad Andalo, per la serie "non mettiamoci troppa pressione addosso", faccio un errore da due minuti e mezzo alla prima, e tanti saluti. Arrivo ad una lanterna vicino ad un sasso, capisco esattamente dove sono, da lì basterebbe andare dritti a nord un paio di curve più in su, e invece me ne vado a nord-ovest, arrivo fino alla 2, mi sento l'orientista più stupido del cosmo, torno giù, torno su, e sono già ultimo.
 
Per il resto non corro neanche male, con 7 primi tempi di tratta, e 4 secondi dietro l'esuberante Ausermiller, riesco anche a riemergere fino al secondo posto, a un minuto e mezzo da Auser, ma alla 10 prima faccio una scelta del cavolo e poi attacco la lanterna a caso, finendo di nuovo alla lanterna dopo e ricadendo di nuovo ultimo.
 
Avviso ai lettori: meglio leggere il comunicato gara e sapere quale è la scala della carta prima di partire...

Prima dell'arrivo ho ancora il tempo di cincischiare in zona punto alla 14, perdendo quei 40'' che mi avrebbero permesso di arrivare secondo. E così arrivo quarto. E ultimo.

Peccato, perché premiavano i primi 3.



29 maggio 2022

Baldo-Stivo-Bondone!

Anche se io scialpinismo non l'ho mai fatto, mi sono fatto l'idea che nella mia testa a volte succede quello che avviene quella di quelli che si buttano giù per quelle pareti assurde con gli sci ai piedi: ti innamori di una linea, e decidi che vuoi provarla.

Le mie linee sono parecchio meno borderline delle loro, o almeno lo sono in maniera diversa: parecchio meno pericolo di morire, parecchie più ore per percorrerle.

Questa volta mi ero preso via per quella riga quasi dritta (e peccato per la deviazione verso ovest dopo l'Altissimo) lungo il Baldo, lo Stivo e il Bondone, e dopo il fallimento del mese scorso, mi è venuto voglia di riprovarci molto prima del previsto. 

Oltre a Baldo-Stivo-Bondone, il programma avrebbe previsto anche tramonto-luna-alba, e il secondo terzetto è andato molto peggio del primo: arrivato per una volta  nel posto giusto al momento giusto, il tramonto è andato a farsi benedire dietro una discreta coltre di nuvole che copriva la fetta utile di cielo. La luna, più o meno a tre quarti, si è degnata di farsi vedere solo verso le 1 o 2 di notte (però quando è venuta su era bella rossa). L'alba probabilmente è stata bellissima, ma io ero mooooolto lontano da dove avrei dovuto essere per vederla, e la salita allo Stivo era vigliaccamente orientata a sud ovest.

Questioni astronomiche a parte, è stata decisamente faticosetta. Il carico di dolci fatto a Domegliara (cappuccino + 3 paste grandi) e il richiamino al rifugio Chierego sul Baldo (torta pere - ricotta e cioccolato), mi hanno tenuto in vita (non senza l'apporto fondamentale degli schifosi gel alle maltodestrine, alla pizza tonno e cipolle fino a che mi è andata giù, e al mela + bagigi salati, che invece mi sono andati giù fino alla fine), ma ho fatto una fatica porca.

Non moltissimi i km (circa 75) e le ore (circa 20) ma un terreno poco corribile sia sul Baldo sia sulla pestifera traversata Stivo - Bondone (che continua a salire e scendere inutilmente, con un fondo sempre piuttosto infame), e un totale di 6200 metri di dislivello, che sono il mio record in solitaria (solo nel mitico Giro intorno a Trento ne avevo fatti di più, ma per quattro quinti del giro ero stato scortato da allegra e variabile compagnia). 

Variegata la fauna incontrata: branco di cinghiali salendo al Baldo (con micro cinghialetti che schizzavano nell'erba a veloticà smodata), camosci sul Baldo (e di notte fanno molto meno i brillanti che di giorno, e uno è rimasto lì a 5 metri dal sentiero dove passavo io, piuttosto che gettarsi fra le rocce al buio), una lepre non mi ricordo dove, e qualche capriolo in Bondone.

Hilights, o meglio, downlights, la discesa dall'Altissimo a Nago, che mi è sembrata interminabile la prima volta, e si è confermata così anche la seconda; e la prima parte della salita da Nago allo Stivo, che ho patito tantissimo, un po' perché è ripida, un po' perché forse ho tardato troppo a pigliare il gel, un po' perché avevo sonno (e il micro sonno da 12' fra i castagni in effetti ha aiutato). Quando finalmente mi sono ripreso più o meno a metà salita, da lì in poi ho comunque continuato a fare una fatica porca (soprattutto nella rampa per la cima), ma almeno andavo su con un certo ritmo.

Niente crisi fra Stivo e Bondone, ma solo tante parolacce per una altimetria e un fondo veramente bastardi, che una bellissima vista su Adamello e Brenta hanno alleviato solo un po'. I pratoni ripidi prima del Cornet li ho sofferti non poco, ma era l'ultima salita e ho stretto i denti con successo. Però minchia che fatica.

Inaspettata crisi definitiva invece alla magica fontana del Cornet, vero luogo di culto per la mia famiglia, che mi ci ha portato già in tenerissima età, e anche per tutti quelli che passano di là, dato che il suo getto gelido e abbondante e la provenienza misteriosa della sua acqua (c'è chi dice che arrivi dal gruppo del Brenta, 30 km più in là e con una valle in mezzo...) la rendono difficilmente dimenticabile. La crisi definitiva, dicevo. Arrivato lì ho romanticamente chiamato i miei al telefono, e mi hanno proditoriamente invitato a passare da casa loro sul Bondone e scendere poi con loro, risparmiando una decina di km. Considerando che mi era morto il gps perché non mi ero ricordato di portare la merenda anche per lui, e che, come tutti i trail runner sanno, i km non registrati dal gps sono inutili, ho deciso di cedere alle loro lusinghe, non immaginando che le mie gambe sarebbero passate istantaneamente dalla modalità "adventure" a quella "amaca".

Da lì a casa dei miei ci sarebbero stati ancora 10 -15 km, ma non c'è più stato verso di correre, tanto che dopo i 4-5 km che mi hanno portato, in discesa e con andatura da villeggiante, alle Viote, mi sono fatto venire a prendere (!), dai miei genitori ottantenni (!!), in macchina (!!!).


21 maggio 2022

Orientarsi in Cadore

Quando sono mesi e mesi che non prendi in mano una cartina, scattano quegli automatismi che hai introiettato in centinaia di allenamenti tecnici da giovane, e ti riscopri a saper fare delle cose che neanche più ricordavi.

Solo che io da giovane giocavo a basket, e di allenamenti tecnici di orienteering ne avrò fatti forse 20 in tutta la mia vita. Motivo per cui in Cadore, nel bel mezzo delle mie amate Dolomiti, non è scattata proprio una sega, e ho dovuto mettermi lì quasi come se fosse la prima volta che giocavo a quel gioco meraviglioso che si chiama orienteering.

Nella gara di sabato, oltre ai mancati automatismi di cui sopra, ho dovuto fronteggiare anche il fatto che fosse maggio (mese in cui tradizionalmente il mio cervello va in pappa e ho sempre corso le mie peggiori gare dell'anno), avevo una caviglia ancora non del tutto a posto, ho dimenticato di prendere il mio doping anti asma, e la cartina era una di quelle che mi avrebbe messo in difficoltà anche nelle migliori condizioni possibili.

Però mi sono divertito un sacco, perché il bosco era bello, perché re-imparare a fare orienteering è divertente, perché da metà gara in poi diluviava e prendere l'acqua nel bosco quando non è troppo freddo è bellissimo, e perché questo gioco è proprio meraviglioso, anche se io sono una sega. Ovviamente il mio piazzamento è stato vergognoso, anche perché c'era un sacco di gente forte (ma 30' dal primo non sono ammissibili neanche se il primo si chiama Emiliano Corona).

Il giorno dopo, dato che era ancora maggio, la caviglia era ancora titubante, e il giorno prima avevo preso 30' dal primo, mi sono presentato in partenza con l'auto-o-stima sotto i chiodi delle scarpe, tanto da transigere a tutti i miei sacri principi e mettermi addirittura a chiacchierare seduto su una panchina con alcuni avversari, invece di cercare la sacra concentrazione pre gara. Infatti alla 1 dovevo solo andare via in curva e sono salito di due...

Poi però mi sono dato una regolata, e un po' perché la carta era più facile del giorno prima, un po' perché qualche automatismo si è effettivamente risvegliato, a tratti mi sono sentito quasi un orientista vero (ho persino fatto un miglior tempo di tratta alla 5, dove però mi ha aiutato la salita, e due secondi tempi alla 7 e alla 18). Gli unici veri crimini orientistici di giornata li ho perpetrati alla 10 (dove mi sa che ho sbagliato scelta, probabilmente era meglio buttarsi sulla strada e poi attaccare il punto dall'incrocio), e alla 13 (dove ho perso la concentrazione strada facendo, e ho vagato nel bosco). Da lì in avanti poi la caviglia ha iniziato a lamentarsi un po' di più e maggio ad essere un po' più maggio, e ho seminato per strada un altro po' di secondi sparsi, ma va bene così. La classifica è ancora deficitaria, ma prendere 10 minuti su 41 di gara è parecchio meglio di prenderne 31 su 43 :-)

E questo gioco è proprio meraviglioso.