25 aprile 2010

Middle in Val Canali

E' la mia seconda uscita da Vice Campione Italiano M35 Sprint, la prima in "patria". E di nuovo, come già la domenica a Monghidoro, e domenica scorsa in val d'Astico, mi salutano e mi rivolgono la parola persone che fino a 3 settimane fa non davano segno di accorgersi della mia esistenza. Oggi c'è anche una novità: ci sono avversari master che mi temono. Cipriani, che fino all'anno scorso mi chiamava "Darietto", mi tratta con i guanti bianchi, Dalla Santa si preoccupa perchè parto 3 minuti dopo di lui. E' una sensazione piacevole, e mi pare un po' strano che lo facciano proprio con me. Più normali mi sembrano le prese per il culo di quelli con cui invece parlavo anche "prima", che mi sbeffeggiano dicendo "oh, parli ancora con le merdacce come noi!".

Comunque. Il posto è fantastico, la cartina è tosta, e nella griglia di partenza si leggono i nomi di Corradini, Cipriani e Della Santa. Il che vuol dire che una ottima gara potrebbe non essere sufficiente per pigliare più della medaglia di legno.

In partenza, il Vice Campione Italiano M35 Sprint è concentrato e teso: sguardo fiero, schiena eretta, lieve sorriso sulle labbra. Si piega, controlla che la carta nella cassetta sia quella giusta, si rialza, lancia al cronometro uno sguardo degno di Clint Eastwood, e al bip lungo agguanta la carta e scatta come un leopardo.

La prima lanterna è facile e vicina: prato - superare il boschetto - all'altezza del masso sulla destra entrare nel bosco a sinistra - buca - lanterna. Il Vice Campione Italiano M35 S. attraversa il prato, sale, vede il sasso, si butta a sinistra, e dopo pochi metri intravede nel bosco fitto il bianco del telo. Strano però, qui la carta non segna verde 2. La vegetazione sarà cresciuta nel frattempo. Però nella buchetta non c'è una lanterna, ma solo una chiazza di neve. Il Vice Campione I. M35 S. sale un po', avvistando una buca grande, è sicuramente lei. Ma dentro non c'è nulla. Il Vice C. I. M35 S. si guarda intorno con il suo sguardo fiero e vede poco sopra una strada asfaltata. Difficile che quella sia cresciuta nell'ultimo anno. La sua mente fulmineamente capisce di essere risalito troppo nel prato, ma non si spiega perchè lo abbia fatto. In ogni caso il V.C.I.M35.S. si ributta nel prato e torna giù, entra a destra e punzona. Cavolo.

Ma la seconda è facile. Via in curva e sassone. Il passo del V.C.I.M35.S è elastico e forte, e in poche falcate ecco il sassone. Troppa foga per rallentare e leggere la descrizione punto per vedere la posizione della lanterna: decide di fare il giro. Ma tornato al punto di partenza deve ammettere che la lanterna non c'è. E a ben guardare, il sasso dovrebbe essere alto 2 metri, mentre questo è almeno 3 e mezzo. Lo studio attento della cartina evidenzia che il V.C.I.M35.S è salito troppo e il sasso giusto è 4 curve più in basso. Quattro elastiche falcate e il V.C.I.M35.S lo raggiunge e punzona. Ostrega.

La terza è meno facile, e un po' più lontana: attraversare il sentiero - superare il costone - lieve avallamento - radura e sasso. Il passo del V.C.I.M35. ecc. è potente e lungo. Troppo lungo. Perchè ci sono tutti sti sassi e non c'è nessuna lanterna? Perchè il V.C.I.ecc. è arrivato alla radura dopo, 70-80 metri troppo avanti, e dopo 3 lanterne ha già pigliato 6 minuti dai primi 3. Porc# putt###.

Le 3 lanterne successive non sono male, sulla strada per la 7 il V.C.ecc. incrocia un cervo che appare decisamente più lento di lui (forse anche perchè il cervo pesa 150 kg e sta andando in salita, mentre il V.ecc. ne pesa 70 in meno e sta scendendo) e continua a mettercela tutta.

Dopo un altro paio di lanterne il V. viene raggiunto dal giovane Furia, astro nascente dell'Erebus, che, lentamente ma inesorabilmente, lo stacca. Il V. non ci sta, e tenta di restargli addosso, ma le gambe iniziano a dare segni di cedimento. Tagliare sentiero che va ad est - tagliare sentiero che va a nord - canaletta - lanterna. Questo sarebbe il piano, ma anche la mente è un po' annebbiata. E dopo un po' risulta evidente che il V. segue il Furia e il Furia segue il V., il che vuol dire che nessuno dei due sa dove sta andando. Il V. avrebbe anche individuato una linea di arresto (l'ha insegnato poche settimane fa al corso esordienti, quindi il concetto gli è chiarissimo) ma non gli è molto chiaro come appaia dal vero quello che sulla carta è una striscia gialla con dei puntini neri. Un taglio di bosco? Una striscia di semiaperto? Poco importa, dato che non appare niente del genere. Il V. scarta a sinistra, e il Furia dietro di lui, ed ecco apparire un sentiero. Un grosso sentiero. La Mente del V. Capisce, "siamo alti", e si butta a valle. Ravana ancora un po', ma poi incontra la lanterna, grazie anche a Daves Senior del Trent-o, che l'ha appena punzonata. Il codice dice 52, ma la descrizione punto della 11 dice 53: la 52 è la 10. La Mente del V. pensa "ca##o, abbiamo girato in tondo, questa è quella di prima" e riparte.

Con la sua falcata nuovamente tonica raggiunge Daves Senior e dall'alto dei sui 54 allenamenti da novembre a marzo, supera a velocità doppia chi in riscaldamento aveva dichiarato "sono 20 giorni che mi alleno e adesso riesco a non arrivare stanco in partenza". Per qualche strappo nel continuum spazio temporale è di nuovo Daves a punzonare prima del V. alla lanterna successiva, ma il V. lo stacca di nuovo come un fulmine. Sentiero - parcheggio - valletta - buca - lanterna - valletta - sasso - sasso - sasso - sasso - su - giù - boh - lanterna. E Daves S, camminando su per la salita come un cercatore di funghi alle tre del pomeriggio, punzona 1 secondo dopo di lui.

Attacco "alla Sgiursgiu" alla lanterna successiva: depressione - valletta - dosso come faro - dirupo??? "Cerchi la 147? guarda che è là" lo soccorre una voce in uscita dal punto dietro un cocuzzolo. Ma almeno sta volta non è Daves. A palla giù al torrente per punzonare la lanterna sotto il ponte (l'aveva vista mentre si cambiava...) poi ultimo sforzo per salire il nasone, ultimo svarione per sbagliare di 200 metri la penultima lanterna, ultimo scatto per salvare almeno la faccia allo sprint, nonostante le gambe non andassero più.

Allo scarico, il semaforo diventa rosso, il monitor scrive PM e Aaron dice "hai saltato la 52". Mentre giocava a guardie e ladri con il Furia, stavano andando alla 10, e non alla 11. Solo che il Furia lo sapeva, lui no.

Il Vice Campione Italiano M35 Sprint è, a tutti gli effetti, un pirla.

P.S. quella nella foto in alto è "Cimerlo", un'opera di Marco Ongaro, ieri fra gli ottimi organizzatori, di cui mi sono innamorato (dell'opera, non di Marco) l'estate scorsa durante la 5 giorni del Primiero. Inspiegabilmente non visibile nel suo sito, fra i personaggi da lui creati anche "l'Orientista", che un giorno avrò!

20 aprile 2010

Ostica Velo d'Astico

Partiamo dalla fine: podio, secondo posto, dietro Pin e davanti a Gambini, che non conoscevo. Quindi ottima gara. Pensavo. Invece non è andata proprio così.

Al campionato veneto middle di Velo d'Astico, stessa carta della seconda di coppa Italia 2009, il tempo era, come ormai d'abitudine, pessimo. E' vero, non c'era neve, ma 6° per una gara a metà aprile sono un po' pochi. O io sto diventando troppo vecchio, o l'ori-meteo quest'anno è particolarmente sfigato, perchè una volta correre con la pioggia mi piaceva un sacco, mentre adesso sogno una gara calda e soleggiata. Ma vabbeh.

La carta è molto bella e tecnica (me lo conferma Pin, io non so se sono molto attendibile) e in M35 sono 3,8 km con 180 di dislivello. I 30' al passo per arrivare in partenza servono a me per smettere di battere (letteralmente) i denti per il freddo (grazie soprattutto alla canottiera termica che mi ha prestato Friz, perchè io con il mio abbigliamento primaverile mi sarei scongelato solo alla 12° lanterna) e alle nuvole per smettere buttare acqua. Quando parto, il bosco è decisamente umido, ma almeno non piove.

Durante la gara ho delle buone sensazioni, le gambe vanno molto bene, sono concentrato, non faccio veri errori ma solo varie imprecisioni, e i risultati sembrano darmi ragione, dato che 3' da Pin, anche se pare non si alleni per un infortunio, non sono un brutto risultato. Soprattutto se dietro rimangono Frizzera, Casagrande e Stefani.

Però gli split non sono d'accordo, e più che di una gara "sporca", come pensavo io, parlano di una gara "zozza": tre migliori tempi di lanterna (con distacchi inflitti al secondo fra i 2'' e i 5''...) e qualcosa come 6' e 50'' seminati qua e là sulle altre lanterne, e senza commettere veri errori. Pur sforzandomi di togliermi dalla mente il signor CR, che nella long di Monghidoro ha fatto 15 migliori tempi su 16 lanterne (e ha fatto il miglior tempo anche nello sprint finale!), una riflessione si impone.

Sul bicchiere mezzo pieno c'è scritto che riesco a rimanere molto più concentrato di una volta, a leggere meglio il terreno, e a correre più veloce. Sul bicchiere mezzo vuoto c'è scritto che perdo ancora troppo tempo per leggere la cartina, un po' perchè ho la memoria di un pesce rosso e non riesco a memorizzare una sequenza elementare del tipo sentiero-cocuzzolo-avallamento-masso, un po' perchè non mi fido ancora abbastanza di me, da smettere di continuare a cercare conferme di essere sulla strada giusta: sulla 3 ci sono caduto perfetto, ma ho perso 1' e 50'' continuando a fermarmi per controllare di non essere troppo lungo (non ho mai sentito parlare di linee di arresto...).

Forse quest'estate dovrei partecipare ad uno di quei campi per 10-14enni in cui fanno un sacco di giochi memory.

(la qualità della immagine della cartina come al solito fa schifo, ma magari a qualcuno interessa vederla, sorry)

14 aprile 2010

Dopo la nebbia, la neve

Se qualcuno aveva pensato che le condizioni metereologiche della prima gara di Coppa Italia fossero ostili, quelle della seconda gli saranno sembrate al limite delle possibilità umane. Però è stato bellissimo!

Alle 23 della sera prima della gara long di Monghidoro le stelle splendevano ancora in cielo, una tiepida brezza primaverile scuoteva le foglie, e tutti quelli che avevano sentito le previsioni del tempo, che davano neve per il giorno dopo, pensavano che come al solito le previsioni non ci avevano beccato. Ma avevano torto.

Alle ore 7 dalle ampie vetrate della palestra che ospitava gli orientisti più spartani nella notte fra la sprint e la long, si poteva ammirare una precipitazione mista acqua-neve che dava la certezza che in zona gara, qualche centinaio di metri più in alto, stava nevicando copiosamente. Il verdetto è stato ben presto "partenza rinviata di 2 ore", e nel bar centrale del paese natale di Gianni Morandi gli ori-avventori, mentre si rimpinzavano di brioche e cappuccini si dividevano due squadre: quella dei "speriamo che l'annullino" e quelli dei "speriamo che la facciano".

Alla fine, giovepluvio ha premiato la buonavolontà degli organizzatori, e per mezzogiorno, la nuova ora di partenza, sul cielo della zona arrivo c'era persino qualche flebile raggio di sole, ad illuminare e riscaldare un bellissimo panorama molto nordico. E quindi si parte.

Io partivo a 1:22, iscritto in elite per una long da 18 chilometri sforzo, ridotti a non si sa bene quanti per compensare le condizioni del terreno non proprio facilissime. Una volta abbandonata la strada forestale su cui era posta la svedese, mi sono ritrovato in una spece di bosco delle fate: alberi coperti di neve, suolo coperto di neve, bianco in tutte le direzioni. E l'orientista ha lasciato ben presto il posto ad un bambino troppo affascinato da quello spettacolo per concentrarsi davvero sulla strada da prendere.

Insomma, dopo un buon settimo posto alla prima lanterna, ho infilato una serie di lanterne mediocri, un po' per la difficoltà oggettiva di orientarsi nel bianco uniforme che mi circondava, un po' per la complessità di un percorso non facile di suo, un po' per la distrazione dovuta al fatto di essere in un posto troppo bello. Dalla 9 alle 10 una trattona da vari chilometri richiedeva una attenta scelta di percorso, offrendo fra le alternative molti km, o molto dislivello, o molta lettura di carta. Io ho optato per i molti km, aggiungendo anche un po' di curve di livello che avrei potuto evitare andando alla strada in curva invece che scendendo. Lo split alla fine non sarà neanche malaccio ("soli" 23 minuti, contro i 17 di Tenani, ma i 23:45 di Pittau), considerando anche che un paio di minuti li perdo in zona lanterna per non cadere sugli alberi tagliati coperti di neve.

Qui ha inizio il momento più buio della mia gara. Il bosco non è più molto pittoresco perchè la neve si è sciolta quasi tutta, in compenso è molto scivoloso, ed è molto difficile ricominciare a leggere la carta e fare delle scelte, dopo 20' di corsa quasi pura. Perdo quasi 10' nelle due lanterne successive e solo verso la fine della strana farfalla ritrovo il bandolo della matassa. Giusto in tempo per affrontare l'altra scelta cruciale della gara, che affronto dopo essermi mangiato qualche bel mazzo di primule, come omaggio a Tarzo 2009 e come protesta per il mancato ristoro (che pure era segnato in carta). Scelgo una azzardata discesa lungo un torrente, che si rivela felicissima, ma che rovino completamente imboccando il bosco bianco di destra invece di quello di sinistra, a poche centinaia di metri dal punto 19. La cosa mi scavola parecchio, e mi autopunisco infilandomi gratuitamente in un verde 3 per andare alla 21: sia mai che arrivo a casa senza graffi sulle gambe.

Chiudo al 20esimo posto, cioè non ultimo, e in condizioni fisiche ancora più che discrete. Il che credo voglia dire che seppure io sia nelle condizioni di concludere dignitosamente una long in elite, forse è meglio che la prossima volta mi iscriva in 35. Anche perchè non c'è proprio confronto fra la concentrazione che riesco a metterci lottando per il podio, e quella che impiego per cercare di non arrivare ultimo. E poi tutto sommato un'ora e venti di gara potrebbero anche essere sufficienti.

11 aprile 2010

Campionato Italiano Sprint M35 - 2010 Monghidoro

35 minuti è il tempo che serve per andare dall'arrivo alla partenza, più o meno il doppio di quello che bisogna metterci dalla partenza all'arrivo per avere qualche speranza di podio. Dato che è molto presto ma in zona arrivo non riesco a starci, parto "al passo", seguendo le fettucce lungo le stradine che girano attorno a Monghidoro, e guardo e ascolto gli orientisti chiacchierano. Mocellini (M12) discute con un suo amico sulle punizioni che si infliggeranno a vicenda se riescono a metterci meno di un tot ad arrivare al traguardo. Il disaccordo è sull'eventualità che nessuno dei due riesca a raggiungere il suo obiettivo: in quel caso ognuno dei due darà una pedata nel sedere all'altro o nessuno farà nulla? Accanto a me un senior molto senior arranca alla velocità del mio passeggio lento, e mi chiedo se alla sua età riuscirò almeno ad essere al suo posto.

Nella mia testa è tutto un continuo pensare a Candotti che parte fra poco, Cipriani e Visioli che mi partono 2' e 1' davanti, Carbone e Grilli che mi partono 2' dietro. E Rigoni. Che parte 3' dopo e qualcuno mi ha detto che sicuramente prenderà anche me. Ma sarà vero? Ma quanto dovrebbe fare per prendermi? E quanto dovrei fare per non farmi prendere? E se mi prende e io gli resto incollato ho qualche possibilità di podio? E se ha incollati anche Carbone e Grilli? Fortunatamente 35' sono lunghi, e sono abbastanza per farmi arrivare alla conclusione che forse è meglio se penso solo a me e alla mia gara. Assumo anche un aiutante: Thomas. E' un bambino che sta giocando con altri bambini sul marciapiede dove passa il fiume di orientisti, che quando passo mi chiede "Tu come ti chiami?" Decido di provare a concentrarmi solo su di lui.

La cosa funziona, e quando arrivo nella zona partenza dopo il riscaldamento serio, sono in quella condizione di "trance agonistica" per cui sento gli inizi delle frasi delle persone attorno, che vanno a spegnersi senza che il mio cervello gli vada dietro.

Ma ho ancora il problema scarpe. Le mie "La sportiva" hanno dei tacchetti in gomma che mi sembrano adatti al tipo di gara, ma dei lacci tubolari ad altissima capacità di autoslacciamento. Prima di lasciare la macchina ho provato a fissarli con il nastro adesivo, ma non mi convince: se si slacciano lo stesso, ora che riesco a togliere lo scoc e riallacciarle passano 2'. così tolgo lo scoc e faccio un doppio nodo tirando i lacci come se a quelle stringhe dovessi appendermi per superare un crepaccio. Così mi pare possa funzionare.

Clear, controllo numero brichetto, check, descrizione punti in porta descrizione punti, scalette e sono davanti alle cassette porta cartine. Per scrupolo controllo subito che nella mia cassetta ci sia quella giusta.

Bip-Bip-Bip-Bip-Biiiiip.

Il triangolo in carta è nella reltà un arco giallo sulla strada principale di Monghidoro, davanti alla chiesa, e i primi 3 punti sono da centro storico hard. In particolare il secondo è imbucato sotto un portico la cui esistenza non si immagina minimamente mettendo il naso nella piazzetta da cui vi si accede. 4 e 5 sono invece in un parco a cui si arriva arrampicandosi su una collinetta che sollecita un po' le gambe. La 6 nascosta su una scaletta, la 7 nel baricentro del centro storico, in un posto dove si potrebbe anche fare casino. Ma ho il cervello in apnea. Nessun pensiero lo sfiora, se non quello della lanterna successiva, e procedo con precisione millimetrica a velocità sostenuta.

La 8 è a 60 metri dalla 7, e andando alla 9 intravedo Visioli, ma mi sembra vada dalla parte sbagliata. Invece sono io che sto tornando sul viale della partenza invece di fare la parallela sotto. Dietrofront e 10'' persi, ma mi pare che la concentrazione non ne abbia risentito.

9 e 10 nel parchetto sotto la partenza e poi giù a capofitto alla strada, scegliendo al volo la variante destra + alto per la 11, che si rivelerà più corta e più veloce. Salitella per la 12 e poi l'unica vera scelta di percorso per la 13: a occhio la scelta alta sembra più corta ma con più necessità di lettura della carta, così decido di riposare un po' il cervello andando dal basso. Vedo davanti a me Visioli e lo raggiungo, ma poi rallento un po' perchè forse sto esagerando. Punzoniamo quasi insieme la 13 e insieme facciamo una scelta discutibile (che faranno in moltissimi) andando alla 14 sotto la linea rossa in un prato con salitella invece che su strada asfaltata in discesa.

La 15 è fra le case, per la 16 mi tengo un po' troppo a sinistra ma il cimitero mi fa da sponda, e punzono prima di Visioli che nel bosco ha la corsa un po' ostacolata. Per la 17 c'è solo un pratone in discesa, dove allungo arrivando prima anche alla 18, ma poi mi confondo un attimo con il codice della 19 e Andrea Torna davanti anche alle ravvicinatissime 20 e 21. Ma lo brucio sul rettilineo, ufficializzando un vantaggio di 1' su di lui.

Stegal sbraita che sono in testa! Il che dà una certa soddisfazione: ne mancano 4, ma Cipriani, Candotti e Visioli sono dietro. Dopo 1' arriva Rigon, che si insedia come previsto al primo posto, ma senza "dame di compagnia". E dopo il non-arrivo di Hueller nei due minuti successivi, è ufficiale: sono vice campione italiano M35 sprint!

Mentre Stegal sproloquia su di me cose imbarazzantissime, mi aggiro per la zona arrivi con un sorriso che fa tutto il giro della testa, e con una adolescenziale voglia di saltare e urlare, che impiego utilemente andando a farmi una corsetta di defaticamento nei campi, dove incontro una lepre (che mi semina, nonostante io sia il vicecampione italiano sprint...). Le "attenzioni" di Stegal continuano anche quando mi infilo in palestra per fare la doccia, e prima di chiamarmi sul podio: non fossi un maledetto esibizionista, credo sprofonderei.

Sul podio, mi trovo con una medaglia al collo nel primo campionato italiano che corro con qualche velleità, in compagnia di Rigon, Maddalena e Cipriani. Forse dovrei appendere le scarpe al chiodo e chiudere in bellezza.

Tre dediche, una considerazione e due domande.

Dediche
1 Al mio "preparatore atletico" Matteo Merati, che con le sue 11 mail mi ha permesso di arrivare fino a qui.
2 Al mio ori(d)entista preferito Paolo Mazzola, che venerdì mi ha curato un molare che non mi avrebbe permesso di arrivare fin qui.
3 A Stegal, che in settimana mi aveva fornito uno psico-doping accettato delle norme IOF, ma potentissimo.

Considerazioni
Nella mia vita ho fatto 2 gare con Maddalena, e ho ottenuto 2 podi importanti.

Domande
1 Quanto vorrà Maddalena per partecipare ai campionati italiani middle?
2 Quanto vorrà Rigoni per rimanere a casa ai campionati italiani middle?

8 aprile 2010

Ci manca solo il PIN

Sono uscite le griglie per il campionato italiano sprint di sabato a Monghidoro, e il PIN che manca non è quello del cellulare, ma Roland, unico vero assente fra i master che possono ambire al titolo (o almeno fra quelli che non corrono ancora egregiamente in elite).

Sarà una gara dove "una lettura rapida della carta e la capacità di prendere decisioni veloci saranno elementi chiave, così come l'abilità di risolvere scelte di percorso tipiche di una sprint" dice il comunicato gara. Ma quello che il comunicato gara non dice è che le partenze a distanza di 1' potranno essere un elemento determinante.



Io parto subito dopo Visioli (come a Venezia! anche se lì i minuti erano 3) e subito prima di Carbone. Fra l'esaltazione di prendere Andrea e la depressione di farmi raggiungere da Gianluca, ci potrebbe passare uno starnuto o poco più.

Ho provato a indovinare la classifica finale, per quanto hanno fatto vedere di buono fino ad ora, o per meriti già acquisiti sul campo. A lottare per il titolo è uno solo, Rigoni. Se in gara non lo rapiscono gli alieni, o se per l'occasione "la svedese" non è una bionda di uno e ottanta che gli salta addosso appena passa, non dovrebbe essercene per nessuno. Escluso forse Maddalena, che però non corre per il titolo.

Dal secondo posto in giù c'è solo l'imbarazzo della scelta, ma vedo favorito Candotti (in forma strepitosa a Vattaro) su Cipriani (l'unico ad essere salito sul podio in tutti gli ultimi tre campionati italiani sprint), e a seguire Carbone (forse poco labirintica per lui?), Grilli (campione italiano in carica), Visioli, Hueller, Segattta, Zarfati e Arduini.

Io naturalmente punto al titolo. Dove posso arrivare, non lo so.

5 aprile 2010

The dark side of the Shadow

In un memorabile post sul blog di Stegal di qualche tempo fa il noto speaker raccontava di una presenza fantasmatica che lo accompagna nelle gare di orienteering, a volte precedendolo, a volte lasciandolo indietro, e comunque spronandolo a dare il meglio. Nella sua raffinata e creativa prosa, il Duca di Parma la aveva battezzata "l'ombra", avanzando la teoria che ognuno di noi ne avesse una.

Oggi ho capito che effettivamente ho anch'io una presenza fantasmatica che mi accompagna in gara, ma la mia non è benevola come quella di Stegal, o meglio, lo sarebbe, ma il risultato che ottiene con i suoi interventi è catastrofico. La mia "Ombra Nera" ha le caratteristiche di uno di quei padri-manager che infestano le gare giovanili di quasi ogni sport. Sono quei figuri che nel calcio insultano l'arbitro quando fischia un fallo al loro pupillo, nel ciclismo strepitano lungo il percorso per sostenere oltre ogni ragionevolezza la carne della loro carne, e nell'atletica si premurano di far conoscere a tutta la tribuna i tempi e le misure degli ultimi 5 anni del loro rampollo. Io grazie al cielo un padre così non ce l'ho mai avuto (benchè venisse a vedere tutte le mie partite di basket, quando segnavo 45 punti con 20 su 26 dal campo, si premurava di farmi notare che però la difesa era stata un po' debole e che un paio di tiri avrei potuto farli meglio) ma è ormai evidente che una delle anime che fluttuano nel limbo dei dei Padri-Manager-Falliti, ha deciso di adottarmi.

Già nella gara di Sassofortino la frase che mi aveva sussurrato all'orecchio prima della lanterna 10 mi era stata fatale, ma questa volta ha dato il meglio di sè, nonostante per quasi tutta la gara fossi riuscito a tenerlo a bada.

Eravamo a Vattaro, sul costone della Vigolana che due anni fa ha ospitato una prova di Coppa Italia. Temperatura da steppe russe, cielo coperto, vento da regata, e griglia della M35 che vedeva nella coppia del Trent-o Candotti & Segatta i più pericolosi avversari. A questi si aggiungeva l'outsider di lusso Dennis Dalla Santa, sconosciuto persino a Eddy Sandri per gli ultimi anni di quasi inattività, ma capace nel 2006 di arrivare 3° nel campionato Italiano M35 Middle e secondo in quello long (davanti ad un certo Niccolò Corradini e ad un tal Pierpaolo Corona...).


Parto primo in griglia, nessuno davanti e nessuno di pericoloso dietro, dovrebbero essere le condizioni ideali. Il costone della Vigolana è asciutto e coperto di foglie e si corre bene. La cartina non è mai stata fra le mie preferite e le gambe mi sembrano un po' dure, ma attacco con sicurezza la 1, la 2, la 3, la 4, la 5, la 6... Attaccando la 7 sento la prima voce, ma non è quella dell'PMF, ma quella di Sgiursgiu in persona: "Usando come riferimento la collina, la mia lanterna diventa di 20 metri e attaccarla è uno scherzo" scrive in qualcuno dei suoi sacri testi. E in effetti il collinone lo vedo da molto lontano e trovare la 7 è una bazzecola (sorvoliamo sul fatto che stavo per sbagliare collina di attacco...). E qui l'Ombra Nera inizia a bisbigliare una parola che mi ha insegnato il vecchio blog di Madella, "Flawless!", che ha un suono bellissimo e significa "senza errori". Ma la zittisco volando alla 8 e poi alla 9.

Perfetto sulla 10, ansante ma preciso sulla 11, disinvolto sulla 12, svizzero sulla 13 e il PMF inizia ad alzare la voce "buona questa!" o "ottima scelta!" e ancora "vai davvero forte!". E faccio sempre più fatica a noascoltarlo. Ma ce la faccio. Sornione sulla 14, lentino ma perfetto sulla 15, in distensione sulla 16. Ed è a questo punto che il PFM depone ogni pudore e inizia a gridare a squarciagola "e adesso venite a prenderci!" rivolto ai miei rivali nel bosco dietro di me.

E io, lo ammetto, gli sorrido e urlo con lui.

E esco dal punto in direzione completamente insensata, mettendomi a correre nel prato come Heidi nel pascolo con Peter, senza il benchè minimo piano su come attaccare la 17, penultima e facilissima lanterna, sulla quale perdo 2', il che in percentuale vuol dire un errore del 200% rispetto al miglior tempo di Candotti.

Alla fine, ho preso 4 minuti da Candotti (che quindi non avrei battuto neanche senza lo spirito del Padre Manager Fallito, dato che è andato via come un treno), e mezzo minuto da Dalla Santa, che era invece ampiamente alla mia portata. Segatta è arrivato anni dopo, ma zoppicando, quindi lo scontro diretto non si conta.

Urge trovare un esorcista in vista di Monghidoro, campionato italiano sprint.