24 maggio 2011

Campionato Italiano Middle - finali

Ho dovuto pensarci sopra quasi dieci giorni per venirne a capo, ma oggi ho finalmente chiaro il motivo della mia disfatta ai campionati italiani middle. La colpa è tutta di due persone: Madella Remo e Segatta Andrea. Ma andiamo con ordine.


Quando apro le imposte del romantico albergo fra i prati di Kubelek dove ho condotto la mia sposa nella notte fra la semifinale e la finale, appare subito evidente che le fosche previsioni meteo che da una settimana davano acqua a secchiate, hanno fatto cilecca per il sabato, ma si stanno vendicando. Mentre sorbiamo una discreta colazione nella saletta apposita, il teleboh ci informa che si attendono schiarite per mercoledì, ma non sembra essere una notizia di cui gioire particolarmente.

Giunti in loco, la delicata situazione psicologica pre finale viene ulteriormente intaccata dalla lettura delle griglie, che mi dice che mi sono qualificato con un più che modesto quindicesimo tempo. Provo a vendermi la spiegazione che probabilmente sono arrivato ottavo nella mia semifinale ma con un ridottissimo distacco dai primi, ma poi Rosella mi concede gentilmente di vedere le classifiche custodite nel loro pulmino, e scopro che così non è: 7' da Corona, 8' da Cipriani e Grassi, e addirittura 13' da Maddalena. Vabbeh che dalla 12 in poi "ho tirato i remi in barca", però. Sta di fatto che partirò lontanissimo da tutti i favoriti, e questo potrebbe essere un affare. Il fatto che 2' dopo di me parta Madella non mi preoccupa più di tanto, dato che da millenni va dicendo che non corre da quanto era alle elementari e dopo la semifinale ha dichiarato "non ho capito niente dall'inizio alla fine".
Nel frattempo le condizioni meteo non accennano a migliorare, e cerco rifugio nell'accampamento riscaldato del Trent-o, forte della mia tessera "non agonista", che mi dà il diritto di entrare là dove torme di orientisti infreddoliti bramerebbero. In un empito di generosita (o di dubbio che la mia tessera non agonista non mi dia sufficienti diritti di permanenza al caldo) mi offro volontario per uscire a smontare e piegare la tenda che nel frattempo Giovepluvio in persona sta cercando di svellere dal terreno. Il risultato è che a non molti minuti dalla mia partenza sono già bagnato fino alle mutande e ho perso l'utilizzo del pollice opponibile, retrocesso ad appendice bordeaux di entrambi gli arti superiori.
Il cambio del calzini mi permette di godere per quasi 1' della sensazione "piedi asciutti", ma è più o meno lo stesso minuto in cui Segatta Andrea mi rovina la gara con un trucco veramente subdolo. Ben conoscendo infatti la mia psiche fortemente instabile, vedendo che mi appresto ad andare in partenza in braghette e maniche corte, insiste ad offrirmi la sua maglietta maniche lunghe quel tanto che basta da risvegliare in me la psicosi tipicamente adolescenziale del "mamma-mi-vesto-come-decido-io", e spingendomi così subdolamente a dirigermi verso la partenza con un abbigliamento del tutto inadeguato ad affrontare le intemperie che i reduci dimostrano visivamente ti aver dovuto sopportare.
Con il risultato che quando mi trovo finalmente con la cartina in mano, ho speso praticamente tutte le mie energie psichiche e fisiche a lottare contro l'assideramento, e di conseguenza non ho fatto stratching, non ho pensato alla gara, e non ho uno straccio di piano su come affrontarla, con il risultato che già andando alla 1 decido che uno spiazzetto è l'evidente dosso che in carta ho scelto come attacco al punto, e mi ci lancio all'arma bianca. Come sempre succede in questi casi il fatto di dover fare un bel giro per tornare alla lanterna, ben lungi dal consigliarmi un po' di prudenza, mi induce a cercare di forzare il recupero, con risultati ancora più patetici.

Della 2, il subdolo di cui sopra scrive "Impiego un attimo a capire se si tratta di avvallamento o naso. Ho la buona idea di guardare la descrizione punto e in direzione arrivo all’avvallamento." Che detto così può anche far sorridere. Se non che io impiego molto meno tempo di lui a decidere che quello E' un naso, e mi metto ad aggirarmi per il suggestivo boschetto verde 1,5 alla ricerca di un naso, pensando anche "mi sembra proprio strano che in un posto del genere ci possa essere un naso, ma se è scritto in carta...". Quando mi appare una lanterna, e a poca distanza un impermeabile che cammina, non resisto alla tentazione di chiedere, con affettata noncuranza, su quale forma del terreno è segnata la lanterna. E alla risposta "cocuzzolo" capisco finalmente dove sono ed inizio ufficialmente ad essere depresso.

Trascorro così le successive 3 tratte a pensare quanto sarebbe bello questo bosco e quanto sono pirla ad avere già buttato nel cesso la gara. Che ad onor del vero non sarebbe neanche tanto vero, dato che avrò perso sì e no un paio di minuti, ma non è proprio giornata. Ma una giornata bigia si sa che può anche peggiorare, e lo fa nell'attimo in cui appare Madella Remo, in uscita dalla 5. Se mi ha preso quello che non corre da quando era alle elementari, vuol dire che sono proprio finito.

Cerco di staccarlo in salita andando alla 6 e poi alla 7, ma ho un'idea troppo vaga di dove sto andando per riuscirci. Ci riprovo lanciandomi in costa verso la 8, ma il chiodo fisso di staccare Madella Remo mi fa dimenticare i più elementari rudimenti dell'orienteering, fra cui che se a 150 metri dal punto c'è segnata una chilometrica canaletta forse è meglio provare a darle un occhio, e che se la lanterna è una curva più in alto della precedente e tu stai correndo in piano, difficilmente quella che vedi 4 curve più in basso potrà essere la tua. Anche se sta su una terrazza come la tua (e anzi è probabilmente stata messa lì apposta per trarti in inganno, e magari c'è pure Cosimo appostato con la telecamera a filmare quei deficienti che ci cascano).

Quando leggo il codice che non è il mio e torno un po' indietro, non vedo Cosimo, ma vedo Madella Remo che corre come un indemoniato nella mia direzione. Ingenuamente gli dico "non è la nostra", e il bastardo (absit iniuria verbis) invece di risponermi una cosa del tipo "certo brutto mona, la nostra è 4 curve più in su e io l'ho già punzonata", tace. Al che io, che come detto sono già in aceto da un po', per un po' lo seguo per vedere se va a punzonare più in giù, poi mi fermo, poi torno un po' su, poi mi fermo di nuovo, poi capisco dove sono e depressissimo vado a punzonare. Mi pare anche di udire in lontananza Madella Remo che si esibisce nel vero marchio di fabbrica del cane da medaglia del fumetto: la risata bastarda. Ma deve essere solo suggestione.

A questo punto la gara è davvero andata a puttane, ma dato che è pur sempre molto bella, cerco di onorarla fino in fondo tentando un attacco alla 9 basato su forme poco accentuate che richiederebbero molta più accortezza di quella che ci metto. Una pura botta di culo mi fa cadere sulla 13 dicendomi dove sono, e riconoscente verso il fato prendo con un po' più di cautela le successive 3, andando addirittura ad attaccare dal prato la 12.

Per la 13 leggo bene due piccoli avvallamenti e mi ci butto poi a colpo sicuro, recuperando Madella Remo che ha l'aria di uno che sta girando da quelle parti da un po'. Mi piacerebbe poterlo sbeffeggiare un po', ma sono troppo consapevole del motivo per cui so dove è la lanterna. In ogni caso provo a staccarlo di nuovo, con una scelta prudente ma veloce sul sentiero per la 14. Lì ci arrivo probabilmente prima di lui, ma mi incarto di nuovo subito dopo per andare alla 15. Unendo il fatto che sono molto meno concentrato del giorno prima e che non guardo la bussola uscendo dalla 14, il risultato non può che essere che tentando di leggere il terreno finisco in un posto che non c'entra nulla. Dato che ci sono varie canalette faccio una ipotesi di rilocalizzazione, poi andando un po' a caso incontro un sasso che potrebbe essere quello indicato in carta a sud del cerchietto, e da lì arrivo alla lanterna. Un secolo dopo di Madella Remo.
Trovo però dei nuovi compagni che sembrano oltretutto di ottimo umore. Sono Rusky e Dipa, il primo partito 2' prima di me a il secondo non so bene quando, e sembrano insieme da un po'. Nel tentativo di seminare almeno loro, opto per una scelta ardita per la 16 (facilitata dal fatto che conoscevo già il sasso), e arrivo un paio di secondi prima di loro. Ma poi ci metto un po' a fare la scelta successiva e ci troviamo di nuovo in una radura (per altro non segnata) fra il sentierone e il sentireino. Arrivati al sentierino, Rusky si butta subito nel bosco, Dipa scende con me un po' e poi entra, e io proseguo fino alla canaletta che avevo deciso essere il mio punto di attacco. Mentre già inizio a maledirmi per non aver neanche provato a stimare la distanza e non sapere quindi se magari l'ho già superata, la canaletta in questione mi appare gentilmente sulla destra, e da lì attacco il punto in scioltezza, illuminando la strada a Dipa che vagava alla mia destra, e trovando Rusky solo dopo essere uscito dal punto mentre lui non ci era ancora entrato. La 18 è piuttosto facile, la 19 non sarebbe molto più difficile ma non trovo il sasso da cui attaccarla e mi ci attardo un po', e nell'arena da lotta nel fango precedo D&R di una quindicina di secondi. Che non è una gran soddisfazione dal momento che Dipa mi ha dato 6 minuti.

La classifica finale mi vede mestissimo 15esimo, a 4' e 30'' da Madella Remo. Verrà un giorno...


20 maggio 2011

Campionato Italiano Middle - semifinali

Del senno di poi son piene le fosse, ma forse non è stata proprio una idea geniale intitolare ad uno dei personaggi più sfigati dei cartoon anni '80 (secondo forse al solo Willy Coyote) la mia missione "campionati italiani middle". Considerando che il cane con elmetto e occhiali di medaglie ne ha ricevute pochissime e le ha tutte irrimediabilmente perse, forse la psicologa che attualmente segue la nazionale youth tentando di insegnare loro i rudimenti del self-talk (con scarsi risultati, almeno a vedere gli sguardi perplessi dei ragazzi del Trent-o...) direbbe che è evidente che a livelo inconscio già mi ritenevo indegno di aspirare ad un tondino di metallo. Anyway, ai CI io ci ero andato molto ben preparato e con grandi convinzioni, e questo era tutto quello che potevo fare.

Le previsioni davano bufera già dal sabato, ma giovepluvio aveva deciso di essere clemente e sull'altipiano di Asiago le condizioni meteo pre-semifinali erano discrete. L'avvicinamento lunghissimo ma con pendenze piacevoli e i prati e boschi di contorno, mettevano una gran pace, e pazienza se giunti in partenza annunciavano un cospicuo ritardo sul quale iniziavano subito a rincorrersi voci incontrollate ("hanno rubato delle lanterne").

Va bene concentrarsi, ma se rimango in trance pregara per tutto il tempo del ritardo, (20', mi pare) mi si bruciano i neuroni, così contravvenendo ai miei sacri principi chiacchiero un po', ricevendo anche molti complimenti per il mio blog da una pluricampionessa italiana master, che dice di essersi fatta grosse risate e di aver pensato "allora non sono l'unica che fa quegli errori". Mi viene quasi da pensare che forse dovrei concentrare le mie velleità competitive sul versante letterario, puntando a diventare il miglior ori-blogger italiano. Ma c'è Tenani, che scrive poco ma un blog pur sempre ce l'ha.

Così mi riconcentro sulla gara, obiettivo: andare con calma ed entrare bene in carta, pro finale. A meno di catastrofi in finale dovri arrivarci comodo, quindi vediamo di fare amicizia con la carta.
Incredibile a dirsi, parto facendo davvero quello che avevo intenzione di fare. Ad eccezione dei primi 2'', quando sto per avviarmi lungo un sentiero che mi porterebbe alla perdizione, entro subito bene in carta e trovo le prime 3 con facilità e gustando un certo feeling con la carta. A onor del vero, sono piuttosto facili, ma va bene lo stesso.

La 4 è meno facile, ma dalla scarpatina basterebbbe andare in bussola per 100 metri. Mi faccio un po' distrarre da altri cercatori e da un terreno che mi intimorisce, ma poi ci arrivo. Meglio alla 5, sfruttando dosso e nasino, e per la 6 scelgo la soluzione più prudente, provando a vedere se riesco ad attaccare il punto dal secondo verdino dopo il sentiero. Quando riconosco il verdino e vedo il primo sasso, sono molto soddisfatto e arrivo gongolante alla lanterna. Gongolo anche un po' di più quando incontro lì Marco Costella, partito 3' prima di me.

Ringalluzzito punto a sud-ovest verso il cambio di pendenza, meglio ancora se riesco a beccare la rientranza con sasso, che sarebbe un ottimo punto d'attacco. E come lo Stegal dei giorni migliori ci arrivo preciso preciso e da lì alla 7 è un amen.

Il trasferimento per la 8 induce prudenza. Ragionando per tappe, punto al sentierone, al quale arrivo spedito con una certa cognizione di dove sono (forse troppa, dato che l'importante, dice Sgiurgiù, non è sapere dove sei, ma dove stai andando...), da lì punto al recinto, poi alla traccia di sentiero e poi mi impappino. Probabilmente mi butto un po' troppo a ovest e quando arrivo al sentierone non so se sono prima o dopo l'incrocio. Nel dubbio vado a est, dato che alla peggio c'è una muraglia di case di arresto, e incontro il bivio. Mi lancio verso sud, abbandono il sentiero quando mi pare di vedere la buca, e poi vado un po' nel panico per mancanza di riferimenti. Un altro atleta che punzona la mia stessa lanterna mi dà una mano, e mi rendo conto che sono andato in crisi nonostante fossi esattamente dove avrei voluto essere e dove pensavo di essere.

La 9 mi spaventa non poco. Probabilmente basterebbe un azimut ben fatto, ma cerco di leggere il terreno e non ci riesco molto. Poi riconosco le buche e ci arrivo, ma sono molto lento. Anche la 10 mi intimorisce, parto in una direzione ma poi non sono sicuro e torno indietro (mossa pavida quanto saggia) e riparto contando le buche. Sono lentino, ma riesco a riconoscere la forma fuori dal cerchietto e persino la radura nel cerchietto con sasso adiacente. Ho perso un po' di secondi (30? 50?) ma non mi sono perso.

Andando guardingo verso la 11, in un costante esercizio di lettura del terreno con finalità di allenamento per il giorno dopo, la parola che mi passa per la mente è "rispetto", devo correre con rispetto per il bosco, senza fare lo sborone. Riconoscere la mezza curva in giù e la mezza curva in su mi dà un sacco di soddisfazione, e casco nella deprezzione in stato di beatitudine. Ma ancora molto concentrato.

Per la 12 l'idea sarebbe di arrivare alla strada, poi all'altezza della buca entrare a sinistra e, salita una curva, puntare all'avallamento. Quando arrivo nel semiaperto, vedo l'accenno di avvallamento (una curva ausiliaria!) e lassù al limitare del verdino mi appare un telo bianco e arancio, sono al limite dell'estasi.

Quindi nelle condizioni ideali per sbagliare. Alla 12 termina la mia gara lentina ma perfetta, una parte di me inizia a pensare che la qualificazione ce l'ho in tasca, e che con la carta ho fatto amicizia, e inizio ad infilare una serie di imprecisioni scoccianti. Per la 13 volendo rimanere sulla cresta mi sposto troppo a sinistra e fortunosamente cozzo contro un muretto che mi permette una rapida rilocalizzazione. Per la 14 incrocio Carlo Cristellon la cui visione mi distrae un sacco e arrivato alla canaletta alla quale stavo puntando vado a sinistra invece che a destra. Alla 15 mi fermo varie volte prima dell'avallamento giusto (con Michela Ronda che ci mette 5'' meno di me a intravvedere la lanterna che ci guarda da dietro la vegetazione). Alla 16 punto deciso al sasso prima della canaletta ma poi invece di attaccarla come si deve ci giro intorno vari secondi.

Per la 17 faccio invece un errore vero e proprio, buttandomi giù sul sentiero invece di andare via comodamente in curva. E' vero che la trovo subito, ma dall'altra non era molto più difficile e mi sono fatto almeno 7 curve gratis.

Per la 18 fondamentalmente seguo uno che ho davanti e la 19 è la 100.

Alla fine, pur sapendo che dalla 12 in poi ho tirato i remi in barca, sono proprio soddisfatto della mia gara, e molto ottimista per il giorno dopo. So che questa roba qui non è sufficiente per il podio, ma credo di non esserci poi così lontano e comunque se l'intento era quello di famigliarizzare con il terreno, mi pare di esserci riuscito.

12 maggio 2011

Campionato Italiano Middle - operazione Muttley



Ciò detto, diamo una occhiata agli altri.

I concorrenti in M35 sono 44 divisi in due batterie. Il recente comunicato gara dice che a qualificarsi saranno in 11 per batteria. Le composizioni delle batterie sono ignote, e quindi ci si può classificare per una botta di culo, ma io scommetterei il mio nichelino su questi classificati (presi secondo l'ordine di partenza):
  1. Grassi
  2. Beltramba
  3. Dallasanta
  4. Costella
  5. Madella
  6. Pedrotti
  7. Di Pace
  8. Frizzera
  9. Braun
  10. Zarfati
  11. Segatta
  12. Cipriani
  13. Giovannini
  14. Bettega
  15. Cavara
  16. Visioli
  17. Sandri
  18. Colombo
  19. Grilli
  20. Hueller
  21. Rigoni
  22. Corona
Se anche questi non fossero esattamente i qualificati, per la finale la vedo così.

Se Rigoni va almeno all'80% delle sue possibilità, vince.
Se Grassi, Dellasanta, Corona e Cipriani vanno almeno al 90% delle loro possibilità, si giocano i rimanenti posti sul podio fra loro.
Se Pedrotti va al 100% delle sue possibilità e uno di quelli sopra non fa il suo dovere, può ambire ad un posto sul podio.
Se vari di questi sopra non fanno quanto richiesto, Visioli o Hueller potrebbero approfittarne.

E come direbbe qualcuno "sono aperte ancora le scommesse, c'è chi punta tutto sull'oro, l'importante è quello che ci metti, non è mai questione di podio."

10 maggio 2011

Campionati trentini middle - postview

Un collega oriblogger a cui la gara è andata piuttosto bene, un tempo appassionato narratore ma ormai afasico, forse per colpa di facebook, ha commentato la gara di domenica con uno stringato "semplicemente orienteering!".

Potrei sbrigarmela così anch'io, dato che anche seminare 17 (diciassette) minuti di errori in una gara di poco più di mezzora in fondo è "semplicemente orienteering", ma forse è stata proprio la mancanza del catartico rito di auto fustigazione dei miei errori della gara scorsa a spingermi ad un sontuoso bis, così con il capo cosparso di cenere e le ginocchia sui ceci mi accingo ad analizzare lo scempio, offrendo l'operazione in sacrificio ai nordici dei dell'orienteering.

Il campionato trentino middle si svolge in un fazzoletto di cartina e il tracciato eccede di pochissimo le dimensioni del palmo della mia mano. Ciononostante c'è di che lasciarci minuti, reputazione e parecchia autostima. Quando prendo in mano la carta al minuto -2, mi invito ad ignorare tutti i neri e concentrarmi solo sulle forme del terreno. Non sarà affatto sufficiente, ma almeno questo riesco a farlo. Il secondo autoconsiglio sarebbe quello di partire piano e preparare nel dettaglio ogni tratta, con indicazioni precise e punti d'attacco chiari. Ma non arriva a destinazione.

Il punto 1 è facile, in curva dalla svedese fino al sentiero. Quando una lanterna mi occhieggia da una radura quasi in zona punto, odo (udisco?) una vocina flebile provenire da una zona imprecisata fra il cervelletto e l'ipotalamo, che mi vorrebbe far notare che non c'è nessun sentiero in vista. Ma la voce è appunto flebile e faccio finta di non sentire. Non posso però far finta di non vedere che il codice della lanterna non è il mio. Non manca molto e la trovo subito, ma non è un buon inizio. Una decina i secondi persi.

Per la 2 si scende in picchiata fino al sentiero (ma come, è segnato che quasi non si vede, cosa è sto stradone? problema, questa volta non mio, che si ripeterà per tutta la carta) e poi si piega a destra fino al nasone con radura. Ma dietro un sasso c'è un telo ultrasexi, bianco e arancione. Sta volta la vocina è decisamente più forte, e dice "guarda che non è la tua", ma anche sta volta fin che non vedo non credo. Mi insulto un po' e raggiungo rapidamente la mia roccia. Una ventina i secondi persi.

Giù in costa fino al sentiero, ecco il bivio a sinistra, ecco la sella, ecco la collina con le rocce. Ma la lanterna non c'è. Ah, già, sono a quella prima, vado ancora un po' avanti. Ecco la collina con le rocce. Ma la lanterna non c'è. Mah, forse sono ancora un po' indietro. Ecc. Ecc. Ecc. Alla fine sono 7 abbondanti i minuti che lascio sulla collinetta, gavando per lo più senza un senso e arrivando alla fine alla lanterna per puro caso, con un ventesimo tempo su 22 arrivati che si commenta da solo.

Il morale è bassino, la gara è andata a puttane, ma cerchiamo almeno di fare del buon orienteering da qui in avanti. La 4 è vicina, mi butto nel vallone e proseguo sicuro, ma vengo bloccato da una W50 o giù di lì che vuole assolutamente sapere dove siamo. Le rispondo non molto garbatamente, e vado a punzonare.

Per la 5 leggere bene le forme è fondamentale, attraverso in salita un manto di muschio che mi fa pensare come al solito a Stegal e mi infilo dietro l'altura più alta. Sono su un sentiero, coincide con la carta, bene. Però qui mi annebbio e non capisco più dove sono, e mi metto a cercare su un paio di cocuzzoli invitanti che non c'entrano nulla. Altri 2', olè. E in più mi passa davanti Segatta, che partiva talmente tanti minuti dopo di me che non so neanche quanti.

Non c'è tempo da perdere, via per il sentiero basso che mi porta quasi alla 6. Già, quasi, e mentre io scavalco un tronco e risalgo 2 curve Andrea se ne va. Meno male che poi si ferma a leggere.

Partiamo verso la 17 in versione trenino, e non si capisce bene chi guida. Chiunque sia, è un cretino, dato che arriviamo ad una lanterna che non è la nostra. Anzi no, è la nostra, ma è la 17. Almeno capiamo dove siamo, ma salendo lui va nettamente più veloce di me. Così scompare anche la mia ultima illusione che "almeno le gambe vanno bene". Altri 2', abbondanti.

Dopo aver punzonato schizzo via verso la 8. Elaborata la scelta di percorso che si rivela solo 1' più lenta della più elementare "dritto sotto la linea rossa fino a sbattere contro il recinto del campo da calcio.

Per la 9 si risale, ritrovo Andrea che medita ad un incrocio dei sentieri, ma quando finisce di meditare trotterella decisamente più rapido di me. Ma è una delle poche lanterne che faccio decentemente, solo 10 i secondi da Corradini, il migliore di tratta.

Anche per la 10 la linea rossa converrebbe parecchio, ma non è male neanche il mio percorso leggermente più largo che punta alla fine deciso alla ima della altura più alta. 15'' peggio di Corradini, ma la salita è il suo pane e il Cip me ne dà solo 4 (peccato me ne abbia già dati in totale 15 x 60).

Scappo verso la 11 per cercare almeno di staccare Segatta, salgo un pelo di troppo sul secondo colle, ma non vado male, e uguale per la 12, che sarebbe elementare se non fosse che perdo vari secondi a cercare in carta un acquedotto che proprio non è segnato (e ormai lo so che è una crocetta azzurra e non un rettangolo nero!).

Sto correndo in uno stato di leggero annebbiamento dovuto al fatto che sto andando più veloce di quello che la mia tecnica mi permetterebbe, e lo pago alla 13, quando dal tornante manco il primo buco fra le rocce e salgo dal secondo, trascorrendo poi piacevoli minuti (oltre 5) su un altopiano dove incontro vari altri orientisti a passeggio. Stavolta il mio è il 21° tempo di frazione. I miei margini di peggioramento sono ormai davvero ridottissimi.

Anche Andrea ha deciso di fermarsi un po' lassù ad ossigenarsi, a verso la 14 siamo di nuovo insieme. Lo supero buttandomi in un cespuglio e con la coda dell'occhio vedo la lanterna prima di lui, e di Hueller che nel frattempo ha raggiunto tutti e due (partendo qualche secolo dopo).

La 15 e la 16 le faccio "a istinto" con una lettura decisamente sprint della carta, che si rivela più efficace di quella che ho adottato fino a lì. La 17 so già dov'è per averla visitata prima, per la 18 basta scendere. Riesco ad arrivare al traguardo 40'' prima di Andrea e 1' e rotti prima di Fabio. Considerando che mi hanno dato 7' e mezzo il primo e quasi 13' il secondo, son soddisfazioni.

La legge dei grandi numeri dice che le probabilità di fare una gara di merda dopo due gare di merda consecutive, è esattamente uguale a quella che si aveva prima di farle.

Ma la legge dei grandi numeri dice anche che la probabilità di fare una ottima gara dopo due gare di merda consecutive, è esattamente uguale a quella che si aveva prima di farle.

Purchè nel frattempo riesca a convincermi che non è vero che sono COSI' scarso.

5 maggio 2011

Campionati trentini middle - preview

Dato che il giro d'Italia lo fanno in Belgio, i campionati trentini middle quest'anno li fanno in Alto Adige (che, per i non addetti alle questioni territoriali locali, NON è in Trentino, ma è una provincia autonoma come il Trentino stesso).

Passando da questa nota di cultura generale a questioni più meramente orientistiche, la gara, tracciata da un certo
Mikhail Mamleev, prevede per gli M35 una lunghezza di 3,8 km con 215 m di dislivello, che credo siano parecchi per una gara così corta. Il fatto che sia così corta, credo richieda di interpretare il pezzo di comunicato gara che recita "Gran parte della zona di gara presenta un terreno molto ricco di dettagli per la presenza di sassi, rocce e micro rilievi", come "prova ad accelerare un po' e ti ritroverai più perso che a Oltrebrenta", mentre l'incipit "bosco alpino, generalmente ben percorribile e veloce" abbia più o meno il valore puramente didascalico di "C'era una volta tanto tempo fa".

Immagino che a fine gara il parterre si dividerà fra quelli estasiati dal "terreno tecnico" e quelli che ostieranno contro "una carta che non sarà mica da orienteering". Certo è che vista la lista dei partenti e la estrema vicinanza temporale con i campionati italiani middle, chi vincerà domenica potrà seriamente candidarsi ad un posto vicino a Rigoni (Pagliari, Pin (?), Grassi e Bardo permettendo).


Per quanto ne capisco io, mi sembra di vedere tre "fasce di merito", fra cui pescare i primi 3. E visto che il terreno sembra "molto tecnico" azzardo un pronostico Corona - Cipriani - Corradini - Beltramba. Per infilarsi fra questi 4 credo che a tutti gli altri servirebbe la "gara perfetta".

Non si può certo dire che non sarà una gara stimolante.

3 maggio 2011

1 maggio: festa dei lavoratori

Qust'anno il 1 maggio cadeva di domenica, ma le mie gambe e il mio cervello hanno deciso di festeggiarlo comunque, prendendosi una giornata di riposo tutto sommato meritato, dopo un periodo abbastanza intenso. Personalmente trovo bello in significato di questa festività, e non mi sento di biasimare chi ha deciso di riposare anche se era comunque festa, avrei però preferito esserne avvisato per tempo. Avrei in questo caso evitato di presentarmi a San Genesio (che in tedesco curiosamente non è affatto santo, ma un Jenesien qualunque) per la gara regionale organizzata come tradizione il 1 maggio dal TOL.

E' stato infatti piuttosto imbarazzante ritrovarsi dopo poco più di 10' di gara con la testa vuota, senza più nessun segno di vita dagli arti inferiori, e con i 3 partiti dopo di me che punzonavano la 2 prima che io riuscissi a ficcarci il mio brichetto.

Sarebbe davvero una cattiveria gratuita andare ad esaminare nei dettagli questa gara nata male e finita peggio. Pescando a occhi chiusi fra le numerosissime perle infilate negli 8,7 km + 345 m tracciati da Fabio Marsoner potrei citare l'inciampo su un sasso alto 2 cm correndo su strada sterrata, o il profondo stupore provato nel ritrovarmi su un sentiero che era invece la ovvia linea di arresto verso la quale dovevo e volevo andare, o la direzione sbagliata di 45° nella uscita dal punto 10 con scampagnata su strada forestale attorno alla quale tutto mi gridava che stavo andando per mirtilli, o la 19 trovata per una pura botta di culo, alzando gli occhi e vedendola lì che mi guardava, o la scampagnata verso la 14 pensando a quanto sarebbe piaciuto il bosco a Stegal, o l'incapacità di pensare all'uscita dal punto anche quando ci arrivavo ansimando in salita alla velocità di un M75, o la crisi sulla 18 per la difficoltà insormontabile di interpretare quale punto cardinale la freccetta della descrizione punto mi volesse indicare e di metterlo in relazione con quello che mi diceva la bussola, o il blocco in mezzo ad un prato di due ettari solo perchè due cavalli mi guardavano, ecc. ecc.

L'unica scelta veramente positiva della giornata è stata quella di accontentare mia moglie e deviare i programmi dalla prevista ultra lond di Lessinia alla long di S.Genesio: in quelle condizioni non sarei tuttora ancora arrivato al traguardo di Boscochiesanuova.

Gurdando al futuro, che auspico caratterizzato da un rientro in serivizio di gambe e cervello, stanno lì ad aspettarmi i campionati trentini e poi italiani middle. Andare a medaglia nella prima è difficile, nella seconda è fantascienza.

Inizierò a leggere Asimov.