28 dicembre 2015

Via Lattea Trail + quasi O

Ebbene sì, ho disertato una gara di orienteering (nientemeno che la Ori-bells del Trent-o) per andare a fare una gara di trail, in notturna sulla neve, in teoria. In mancanza di neve, è rimasta solo la notturna, che è molto meno divertente di una notturna di orienteering, ma che è stata una ottima seduta pesante di allenamento, dato che i 22 km + 1200 metri di dislivello, più che un trail, sono sembrati un cross lungo. Cioè una di quelle robe in cui devi partire forte, proseguire forte, e finire forte. Se ne hai.

Io ne avevo più o meno, e sono stato complessivamente un po' una sega, dato che sui due giri di percorso, a fare il secondo ci ho messo 10' di più, dimostrando di essere andato troppo forte nel primo. Complice anche la mia innata tendenza alla imprudenza, nel senso di mancanza di lungimiranza, per cui, nonostante avessi uno zainetto sulle spalle, mi sono ben guardato dal metterci dentro una qualsiasi forma di sostentamento calorico, così quando ho cominciato ad avere fame, invece di ingoiare prontamente qualcosa, ho iniziato a rallentare. E meno male che a metà percorso c'era un ristoro, dove mi sono sgranocchiato quattro zollette di zucchero, come neanche un qualsiasi animale ammaestrato al circo dovrebbe fare.

Comunque, bene o male sono arrivato in fondo, tutto sommato neanche troppo provato dalle due salite piuttosto ripide su forestale sterrata, e dalle due discese ostiche su pista da mountain bike, probabilmente gustosissime da fare con due ruote sotto il culo, molto meno con due sole zampe ad ammortizzare paraboliche, salti e dossi vari.

Totalmente negativo invece, purtroppo, il quasi-O del giorno dopo.

Accade che io debba essere a Padova domenica per le ore 12, e che io mi trovi a passare la notte del sabao in una palestra di Salice d'Ulzio (o più correttamente Sauze d'Oulx), quasi in cima alla Val di Susa, quasi al confine con la Francia. Per motivi a me ignoti, alle 5.00 a.m. non ci sono bus di linea da Sauze a Oulx, dove alle 5.22 parte il treno che mi può portare a Torino in tempo utile per poi sFrecciare a Padova. Così alle ore 4.30 la mia sveglia mi avvisa che è ora di alzarsi per scendere a piedi. Mi sono fatto spiegare la strada, e a occhio da un paese all'altro ci saranno 20'. Quindi mi sembra di partire con ampio margine.

Purtroppo però la strada, invece di scendere come si deve, ondeggia di qua e di là, tergiversando fra i campi, bui e naturalmente senza un fiocco di neve. Dopo l'ennesima inutile diagonale che tende addirittura a salire, verificato che è ormai drammaticamente tardi, e che le luci del traguardo non si sono avvicinate neanche un po', decido per un disperato azimut. Dopo aver perso una decina di secondi ad attraversare un recinto (attraversabile? chissà, non ho la carta) mi butto nell'oscurità puntando alle luci.

Passa il tempo, ma finalmente le luci si avvicinano. Quando ormai sono ad un tiro di schioppo, rinuncio all'ultimo pezzo di azimut e mi butto su un sentiero verso sinistra, soprattutto perché ho l'impressione che davanti ci sia un piccolo precipizio. Arrivo in breve alle case, da qui devo raggiungere la stazione, indicata dai cartelli stradali.

Dopo qualche minuto sono sul viale della stazione, e sono più o meno a metà quando vedo il treno che arriva in stazione. Accelero quanto lo zaino e l'abbigliamento non proprio agonistico me lo concedono, e mi butto sulla destra per aggirare la stazione sperando di vedere qualcuno (tipo il capotreno) da implorare di attendermi. Ma non vedo nessuno, il treno è sul secondo binario, e il sottopasso è a metà stazione (dove sarei stato se invece di aggirarla l'avessi attraversata dall'atrio). Rotolo giù nel sottopasso, risalgo a 12 scalini per volta, e quando me ne mancano 5 alla fine della scala, il treno parte. Alle ore 5:22 e 5'' sono al binario 2 della stazione di Oulx, sudato come dopo gli italiani sprint M35 2015 conclusi al secondo posto, e depresso come dopo gli italiani sprint M35 2013 conclusi quasi ultimo e comunque PM. 

Devo assolutamente migliorare dalla 100 al finish, o almeno imparare a saltare i recinti probabilmente attraversabili.


21 dicembre 2015

Podio!

La mia stagione agonistica 2015 si chiude con un nuovo brillante podio, che va ad aggiungersi alla ricca collezione di quest'anno, dove spiccano alcune perle, che non nomino per non auto-spoilerare il mio prossimo (?) post sui successi e i flop degli ultimi 12 mesi.

L'ultima soddisfazione dell'anno giunge da un luogo non molto adatto all' orienteering: un lembo di terra stretto fra una discarica di inerti, l'autostrada e la tangenziale, ma si sa che il talento non conosce limiti fisici. Per i fanatici delle notizie dell'ultima ora, anche questo sarà considerato un vecchiume, perché parliamo del 12 dicembre, giorno in cui avrei dovuto sfidare Fabietto nel secondo round dell'Ori Cup Inverno nella gara di Bosentino spostata a Pieve Tesino, finita con una schiacciante vittoria di Cipriani grazie anche alla diserzione di Fabietto e al mio concomitante impegno nel lembo di terra di cui sopra.

In palio c'era nientemeno che il titolo di Istruttore Federale di Orienteering, pure di secondo livello, come scopriremo durante.

Alla prima lanterna vengo affrontato a muso duro dall'istruttore capo Gabriele Bettega, che chiede di spiegargli come fare azimut dal punto 4 al punto 5 del percorso H40 del Trofeo Arge Alp 2014 a Pietralba. Io sono casualmente passato proprio di lì 5 giorni prima in passeggiata con la moglie, ma sono praticamente certo che la carta non fosse embargata, così rispondo quasi giusto, dimenticandomi solo di ruotare la ghiera della bussola (sì, giovani, la bussola una volta aveva anche una ghiera girevole, e se volete diventare istruttori dovete anche sapere cosa è una ghiera girevole, come si gira, e perché bisogna girarla). 

Alla lanterna 2 sempre l'I.C.G.B. mi chiede due scelte di percorso dalla 6 alla 7 di quello stesso tracciato. Ho fatto quella gara proprio in quella categoria, e non ho difficoltà a punzonare a scappare via (ricordandomi fra l'altro di che magnifica vista sul Latemar ci fosse dalla scelta alta).

Siamo evidentemente in una long, o meglio in una o-marathon, e la farfalla successiva, di qualche decina di punti, richiede quasi 4 ore. Ai tratti da sprint a scelta multipla (fra gli altri da chi è composto il comitato tecnico, su che basi cartografiche si può realizzare una mappa, quanti titoli italiani middle assoluti ha vinto Stefano Galletti), si alternano tratti da middle allungata (fra cui quali precauzioni per garantire le sicurezza di una gara di orienteering, descrivere un corso per principianti, raccontare come sono andati gli WOC in Italia), e tratti da vera long (traccia una gara di livello giallo e rosso, traccia un percorso cieco, uno a stella e uno a farfalla di difficoltà verde, traccia un percorso alla corda di 3 km con lanterne false, e uno di 4 km con lanterne fuori dalla corda, cerca di sopravvivere ad una cena con Zonato).

La seconda parte della gara è una innovativa formula "waiting start", in cui, per testare la saldezza dei nervi dei partecipanti, ci hanno fatto attendere ore e ore mentre uno alla volta affrontavamo la parte finale del percorso.

Quando è stato il mio turno, dopo aver ripercorso con scelte diverse alcuni punti della long, ho dovuto affrontare uno spigoloso punto che richiedeva di passare dal tratto di carta riportato qui a lato. Io ho scioccamente fatto il giro al recinto, ricordando un tratto di carta simile, nella cartina di Madrano (o forse era Roncegno Terme) nel quale, passando da stradina analoga, mi ero trovato in mezzo ad un pranzo domenicale. Fortunatamente non ci ho perso troppo, ma l'I.C.G.B. e il suo vice Davide Miori non erano tanto contenti.

Per giungere alla penultima lanterna ho dovuto mettere in sicurezza un percorso per scuola elementare di un gruppo di maledetti bambini che volevano uscire dal cortile aizzati da Silvano Daves, prima di sprintare verso il finish ricordando da chi fosse eletto il GUF e quando.

L'elaborazione dei dati, vista anche la lunghezza del percorso, ha richiesto più tempo del solito, ma il 17 dicembre sono state finalmente pubblicate le classifiche:

1° Simone Bettega  - 95,8/100
2° Stefano Rauss -  94,3/100
3° Dario Pedrotti - 93,0/100

Sì, lo so che ci sono quelli che dicono che era un esame e non una gara, ma anche al liceo e poi all'università c'erano un sacco di studenti convinti della stessa fesseria...

11 dicembre 2015

Zivign-ahi, ahi

E giunse finalmente la prima puntata della sfida Daves-Pedrotti. E finì malissimo, almeno per Pedrotti. Certo, non bisogna scordare che pochi giorni prima, tagliando la verdura, si era procurato una ferita di almeno 7-8 millimetri di lunghezza per almeno 0,4 mm di larghezza sul polpastrello dell'indice della mano sinistra, ma non è certo che questo sia sufficiente a giustificare la prima pesante sconfitta contro lo Sbarbatello.

Come da ormai bella tradizione di questa Oricup (della quale, non si sa bene perché, è dato di sapere solo la gara successiva, mentre il calendario completo rimane top secret) la gara è per molta parte nel bosco, e il percorso non è banale. Certo, è meno difficile di come sembra da come l'ho fatto io, ma un ex allenatore della nazionale di orienteering me lo ha detto, che se non mi astengo dalle gare fino a metà gennaio, non risponde di quello che posso combinare, quindi va bene così.

Dopo aver perso non so bene come 16'' sulla elementare prima (eppure non mi sembrava di essere partito così piano) corro discretamente fino alla 4, prima di non accorgermi del sentiero che mi porterebbe in piano comodamente dritto alla 5 (curioso notare che quelli che alla fine saranno 1°, 2° e 3°, in questa lanterna fanno rispettivamente il 33°, 29° e 25° tempo...).

Poi vado un po' a casaccio alla 7 e alla 8 e molto a casaccio alla 10 (che trovo per puro caso, senza aver minimamente capito dove ero e dove erano i muretti che cercavo senza convinzione).

Dopo la 11 c'è la malefica 12, che richiede o il giro del mondo da nord, o 25 (venticinque!!) curve di livello da sud. Mi immolo sulle curve di livello, lento che la metà basta, ma almeno non manco la lanterna come fanno altri, e prendo bene anche la 13 e la 14, apparentemente banali, ma in molti si sono fatti tentare dalla 15.

Poi in pratica c'è solo da correre, e Fabietto ne ha decisamente molto più di me. Passi la 17, dove perdo un po' nel guardare la carta cercando un passaggio che non c'è, fra il ruscello e il non attraversabile, ma i 18'' che mi rifila alla 18, in 500 metri di strada asfaltata, dicono che mi dava più di mezzo minuto al km, il che è piuttosto triste (soprattutto se continuo a sorvolare sui 20 anni di differenza che separano le nostre date di nascita...).

Tanto per gradire ci metto anche un po' del mio alla 20, dove riesco a perdere 1' andando ad infrattarmi nei boschetti dietro le case, invece di tornare comodo sulla strada (e lì, dietro le case, più o meno sotto il numero 20, in carta mancava un muro gigantesco...).

Limito i danni negli sprint finali e chiudo 4 dolorosissimi minuti e 31 spiacevoli secondi dietro Fabio.
Ma anche 14 giocondi secondi davanti a Samuele Tait. Il che, considerando che lui ha un futuro molto più radioso del mio passato e del presente di Fabietto, mi fa andare a casa un po' meno depresso.


4 dicembre 2015

Apparentemente OT

Per i non informatizzati, OT vuol dire "off topic", che in gergo vuol dire "che non c'entra una mazza con l'argomento di questo blog". Ma è solo "apparentemente".

In attesa di vedere se finalmente sabato 5 dicembre a Zivignago di Pergine avrà luogo la prima puntata della sfida fra Pedrotti e Fabietto, allieto i miei lettori con un breve racconto del mio ultimo lunghissimo, partito nell'oscurità delle 5.15 del mattino da Mezzocorona e terminato con l'oscurità delle 17.50 a Tret, in alta Val di Non, 56 km e 4.400 metri di dislivello più tardi. Ho portato a termine in una serenissima giornata autunnale quello che non ero riuscito a concludere ad inizio estate 2014 in senso contrario, quando avevo dovuto interrompermi a tre quarti per completo esaurimento psicofisico, gettando la spugna sul Corno di Tres, anche a causa di uno sbaglio di strada poco dopo la partenza da Fondo.

Questa volta invece è andato tutto benissimo, ed è stato splendido. Partenza in notturna con la frontale, che mi ha accompagnato per tutta la salita, la più lunga e ripida del giro, sul Monte di Mezzocorona. Poi la luce gialla e le Dolomiti di Brenta rosa all'alba, con anche un camoscio che mi faceva compagnia. Quindi le cime, prima la Cima Roccapiana, poi il Corno di Tres, poi la Testa Nera, e a seguire il Roen, il Penegal e il Macaion, ormai sul far del tramonto, sempre con un cielo limpido da vedere tutte le cime fino ai confini della terra. Verso metà giornata ho anche trovato un bar aperto a passo Mendola, dove ho integrato il riempimento delle borracce, che ero riuscito ad effettuare poco prima in un torrentello, con una fetta di sedicente Sacher, e gli sguardi ammirazione dei giovani proprietari e quelli di aperta disapprovazione dei meno giovani avventori (che mi hanno gentilmente avvisato che in novembre viene notte presto e mi hanno consigliato senza mezzi termini di prendere la corriera e tornare a casa prima che facesse buio).

Verso la fine dell'uscita c'era anche la luna piena ad accompagnarmi (ma ormai ero nel bosco che scendevo) e a Tret una buonanima mi ha evitato la morte per assideramento (dopo una giornata passata comunque tutta sotto zero), portandomi in macchina fino a Dermulo, il primo posto utile per prendere un mezzo pubblico per tornare a casa, dato che la corriera da Fondo delle 17.20 l'avevo ormai persa. Proprio bello bello.

Il post è solo "apparentemente" OT perchè naturalmente serve ad incutere timore ai miei avversari 2016, mostrando i massacranti allenamenti ai quali mi sottopongo per sbaragliarli. E avevo pure un cartina, sebbene al 25.000 e senza lanterne.

           

26 novembre 2015

Oricup Inverno: Faida di Pinè

Le vagonate di tifosi, appena saputo che Fabietto non avrebbe corso, se ne sono andati a vedere i mercatini di Natale, tanto per non buttare la trasferta al nord, ma hanno avuto torto, perché la gara è stata proprio bella.
La prima sfida fra il Vecchio e il Bambino non si è potuta correre per motivi che hanno evidentemente ben poco a che vedere con lo sport. In una tardiva mail di qualche giorno, dopo l'atleta del Trent-o ha scritto  "mi spiace non esserci stato per la sfida, mi si è infiammato un nervo della gamba e mi hanno consigliato di non correre per qualche giorno, malgrado io non volessi". La vaghezza della diagnosi e della prognosi sono tali da rendere evidente l'attacco di fifa acuta che ha colto Daves, ma è comprensibile, vista la sua ex giovane età. Ancora di più dal momento che la carta era davvero tosta, e con lei la gara.

In mancanza del suo Avversario, Pedrotti ha pensato bene di sfoderare una di quelle prestazioni che è meglio tirarsi fuori dalle scatole ad inizio stagione (meglio ancora 4 mesi prima che cominci), cosparsa di errori degni di mesi di ruggini invernali, (nonostante l'inverno in realtà sia cominciato da pochissimo, e la stagione 2015 sia finita solo da un paio di settimane).

Primo e basilare errore quello di arrivare in partenza in versione "oricup", cioè con quel minimo di concentrazione sufficiente a superare i quattro prati, due boschetti e 200 case, che di solito si trovano in quelle gare. Mentre questo era bosco bosco, e si sa che Pedrotti nel bosco bosco se non arriva in partenza concentrato come un monaco zen, si perde alla prima. E infatti si è perso alla prima, una banale risalita da strada a sentiero, dove è riuscito nell'ordine a ignorare 20 metri di muretto a C, non vedere massi di varie dimensioni, e scambiare una biforcazione verso destra con quella verso sinistra che cercava. 21° tempo: quel che si dice un inizio incoraggiante.

Ricompostosi psicologicamente almeno un po' per la 2 e la 3, alla 4 era già pronto a gettarsi nel primo prato in vista, nonostante quello in cui voleva andare fosse 4 curve più in su e verso sud ovest, e quello dove è andato fosse 3 volte più grande, in piano, e verso nord. E prima di decidere che forse era meglio tornare indietro, si è fatto un bel giretto nei dintorni. In pieno controllo della propria posizione, per carità, ma comunque in tanta mona.

Addirittura preoccupante poi l'errore alla 5: arrivato velocemente esattamente dove voleva arrivare, non ha visto l'inizio della canaletta (che si aspettava un po' più in basso) e si è quindi convinto di essere sulla sella sbagliata, riuscendo anche a trovare dentro di lui delle motivazioni razionali per pensarlo. Peccato che fosse l'unica sella nel raggio di centinaia di metri.

E poi ancora in balia della carta per la 7, ottusamente a cercare rogne sul versante scomodo della collina in uscita dalla 9, ed eccessivamente saggio per la 11. La 10 - 11 era infatti una bella tratta con scelta di percorso, che induceva nella tentazione di buttarsi sul sentiero sotto e tornare su alla fine. Pedrotti non cedeva alla tentazione, salvo scoprire alla fine, che chi lo aveva fatto aveva risparmiato dagli 1 ai 2 minuti...

Comunque, in ottica Grande Sfida non è cambiato niente. Qualcosa è invece cambiato in ottica prossima stagione M35.

Dovete sapere che fino a qualche anno fa c'era un forte atleta master che, un po' sbatacchiato dai marosi della vita, conduceva un'esistenza da ventenne impenitente, che lo portava ad esempio a trascorrere fine settimana lampo, altamente alcolici, in Catalogna, e ad allenarsi solo nei giorni dispari delle settimane pari dei mesi che contenevano nel nome la lettera M. Immaginando che costui potesse un giorno inserire nel suo quadretto esistenziale una fidanzata e un cane, logica voleva che a quel punto avrebbe passato i suoi fine settimana a viaggiare da un outlet all'altro con al guinzaglio un altezzoso pechinese con collare tempestato di perline, e al braccio una signora impellicciata e altezzosa come il cane. Con buona pace degli allenamenti, dell'orienteering, e di qualsiasi altra cosa richiedesse uno sforzo maggiore del pigiare l'accelleratore e il freno su un suv.

Ebbene, cari master, non è andata così. Non so se costui abbia effettivamente smesso di passare i fine settimana alcolici in Catalogna, ma il cane è un simpaticissimo bestione ipercinetico, la fidanzata una di quelle che accettano sorridendo di fare una capatina il sabato pomeriggio alla Faida di Piné, e lui, a giudicare dal minuto e mezzo che ha dato a Lorenzo Vivian e ai quasi 2 che ha dato a Samuele Tait, si sta allenando un casino. E, cosa ancora più preoccupante, ha talmente tanta voglia di orienteering, da fare il miglior tempo persino sullo sprint in discesa di una gara promozionale a metà novembre.


Qui c'è una sola cosa che può salvare il 2016 da un monologo di Costui, o tuttalpiù da un suo duetto con Re Carlo: un figlio (suo). Meglio ancora una coppia di gemelli.

Cara signora Fidanzata non impellicciata e non altezzosa, aiutaci!!!!

 

p.s. magari il parallelo con Djokovic e Federer, dopo la batosta che il secondo ha dato al primo al Master di Londra, la lascio perdere. E basta figurine degli orientisti.

20 novembre 2015

Oricup Inverno!!!

Mi è capitato l'altro giorno di vedere una partita fra Novak Djokovic e Roger Federer. Una sfida di intensità mostruosa, sembrava che volessero azzannarsi vicendevolmente alla giugulare. Fortuna che è uno sport con una rete in mezzo, e che tutto l'odio rimane solo in forma di metafora. Fossero stati gladiatori con una clava in mano, non si sarebbero fermati fino a che l'altro non fosse stato un mucchietto di ossa. Per la cronaca, ha vinto Roger. 

Quella fra Nole e Roger è una di quelle rivalità leggendarie che appassionano milioni di tifosi in ogni angolo del mondo, esattamente come quella ormai plurisemestrale fra il plurititolato-anzianotto-Master Pedrotti e il meno-titolato-ormai-neanche-più-tanto-giovane-ma-almeno-simpatico-elite Daves. 
L'infografica a fianco illustra come è andata a finire lo scorso anno: la sfida dell'oricup inverno è finita pari, con 2 vittorie a testa. Due anni fa invece era stato il Meno Giovane a portare a casa il trofeo di platino tempestato di diamanti in palio per questa sfida.

Quest'anno, dopo la gara di riscaldamento corsa da Davesovic sulla carta della Val di Sella, dove, grazie all'assenza dell'Avversario si è imposto con addirittura 7' di vantaggio, la tenzone si rinnova e l'attenzione dei media è alle stelle. Per domani alla Faida di Piné sono attese le principali testate, sportive e non, del continente. Il più letto blog di orienteering dell'emisfero australe ha già dedicato all'evento una pagina, scegliendo però di puntare l'attenzione su aspetti secondari, probabilmente per questioni di sponsor.

Sulla pagina di cui sopra sono stati pubblicati alcuni francobolli della carta, che fanno venire una gran voglia. Le iscrizioni sono ufficialmente chiuse, ma credo che presentandosi in loco il giorno della gara (Ritrovo alle 14:00 presso ex caseificio di Faida - Partenza libera dalle 14:30 alle 15:30 nei pressi del ritrovo - Percorsi in bosco: corto 1,8 km + 80 m; medio 2,8 km + 115 m; lungo 4,6 km + 200 m) forse una cartina si recupera (al limite io posso subaffittare la mia, dopo che ho corso...).

Ad applaudire i due indiscussi protagonisti della giornata sono attesi, iscrizioni sul sito alla mano, anche l'anziano PMGrassi, il giovane Tait, e il medio Lorenzo Vivian. Un buono stimolo per chi volesse buttarla sull'agonismo, senza essere all'altezza dei due Mattatori...




11 novembre 2015

Penultimo a Castello di Fiemme


È vero che ormai con il circuito "oricup inverno" la stagione finisce per modo di dire (già questo sabato ci sarebbe una garetta in Val di Sella, in bosco, su una carta niente male), ma la chiusura dell'anno agonistico, con tutte le premiazioni della Coppa del Trentino e dei vari campionati, ha sempre il suo fascino.

Ancora di più se è una spettacolare giornata di una stagione ormai non definibile, con 15 gradi a poco meno dei 1000 metri di altitudine di Castello di Fiemme, e ancora un po' di più se fra i 3 iscritti in M35 c'è Michele Ausermuller, quello che da Stegal è stato definito come "uno dei migliori talenti mai espressi dal Trentino. Se vado indietro coi ricordi fino al gemellaggio Trentino - Salisburgo di Lavarone (quello sotto la neve), Michele faceva paura per intensità fisica e tecnica (nel senso che era già bravo tecnicamente, a livello dei due Cristellon, ma fisicamente se la giocava con chiunque e poteva permettersi di battere a pettine una zona in salita e discesa, tanto il fisico lo portava dove voleva). Uno degli spettacoli da godersi nel bosco!"

Di bosco in realtà non è che ce ne sia molto, ma sgambettare con una cartina in mano è sempre un divertimento, di più se sullo sfondo ci sono le Pale di San Martino (che sono dei Primierotti, va bene, ma si vedono anche dalla val di Fiemme).

Io parto lanciato quanto mi permettono le mie gambe in pre stagione invernale, e post soliti 40 km con 3000 metri di dislivello (sta volta sul Baldo, vista Lago di Garda, una figata). E non va neanche malaccio. Non c'è molto altro da fare oltre a far girare le gambe e ruotare la cartina, ma quando c'è da salire il dosso della 7, mi auto stupisco per la pipantezza con cui lo affronto.

Un po' meno pimpante arrivo in cima al dosso della 9, attaccato eroicamente da sud, dopo aver superato dei lavori in corso non segnati in carta, che mi hanno fatto esitare non poco. Il momento dell'arrivo sul dosso è egregiamente rappresentato dalla bella foto di Gabriele Bettega, e potrei sfoggiarlo nel mio book, se non fosse una prova di dabbenaggine tecnica. Perché conveniva mille volte (o 20'' che dir si voglia) arrivarci da nord lungo la comoda strada, invece che arrampicando dalle rocce).

Poi c'è ancora da scendere senza farsi male alla 10 e da risalire in paese senza farsi fregare dalle stradine, prima di profondersi nello sprint (altrettanto mirabilmente immortalato da Michele Rauss) e consegnarsi all'abbraccio della folla.

Dopo il giretto di defaticamento, incontro Michele Aus e gli chiedo come è andata. Il suo foglietto degli intertempi è cosparso di "err": ha preso la carta sbagliata e ha corso la MA... La classifica si accorcia così ancora di più, e giungo penultimo, seguito solo da Andreas Weitlaner, attardato di quasi due minuti.

Posizione che è però sufficiente a confermare la mia vittoria nella Coppa del Trentino 2015 M35, che, unita alle vittorie nei campionati trentini sprint e staffetta, mi permette di portare a casa abbastanza vino e grana da essere autorizzato dalla moglie a correre anche l'anno prossimo.


2 novembre 2015

A te, mister F5

Se la vostra vita vi sembra triste, sappiate che c'è di peggio. Fra i quattro gatti che passano su queste pagine, ce n'è uno che dal lunedì a pranzo (o forse a cena, non mi ricordo bene) passa il suo tempo a schiacciare ossessivamente il tasto F5 per aggiornare la pagina internet, in attesa che compaia il mio nuovo post.

Ora, ognuno butta via il suo tempo come preferisce, ma se continua così il Povero si consuma la falange, e se si consuma la falange l'anno prossimo non può venire con me a fare il Kima, perché lì le falangi servono tutte. Quindi ecco, risparmiati il polpastrello e leggi, e poi vai ad allenarti.

Se qualcuno si lamentava che la gara di cui ho scritto la settimana scorsa era vecchia, non proceda oltre. Questa è MOLTO più vecchia. Torniamo in Liguria al campionato italiano staffetta. E siccome la mia società è un po' quattrogattesca come questo blog, neanche alla gara M35, ma alla open.

Che aveva un tracciato tutt'altro che open, e che io ho corso con due giovincelli di belle speranze, che avevo il dovere di portare almeno sul podio. Solo che non ci ho creduto abbastanza, sono partito troppo svagato, e siamo finiti quarti, a 3' dal podio e 7' dall' "argento". Tempi assolutamente alla mia portata, con una gara almeno dignitosa.

Invece non sono stato dignitoso per niente, e dopo un minuto di corsa nei prati ero già perso. Dato che non era un posto dove ci si poteva perdere in senso stretto, mi sono limitato a fare un giro da pirla per arrivare alla 1. La 2 e la 3 non potevo sbagliarle neanche volendo, e allora mi sono rifatto alla 4, cercando la lanterna sul recinto sbagliato.

La 5 è un percorso alla corda, ma la 6 mi dà la possibilità di buttare un po' di tempo a guardarmi in giro nel vallone e scendere dalla parte peggiore. La 7 purtroppo la prendo giusta, ma andandoci getto le basi per l'errore alla 11, dato che ci passo senza leggere il codice e senza riconoscerla. Ottima la pascolata alla 8, e quasi migliore quella alla 9, dove solo un residuo di amor proprio mi permette di rilocalizzarmi e mi impedisce di scendere a valle fino al Trebbia (circa 300 metri di dislivello più in basso...), come purtroppo qualcuno ha fatto. Alla 10 bene o male ci arrivo, e poi non sono neanche in grado di contare due torrentelli e risalire al secondo fino alla lanterna che ho già visto.

Per la 12 c'è un salitone, ma oggi non è giorno neanche di salite, e in ogni caso poi vado a cercarla nel prato sbagliato, prima che un avversario si impietosisca e mi spieghi cosa sto facendo. Allora riparto sparato per la 13, ma cambio idea mentre ci vado, insomma, una pena. La 14 la trovo a caso, per la 15 faccio tutto quello che posso per metterci più tempo possibile anche senza perdermi, mentre la 16 e la 17 sono troppo facili persino per me.

Nell'attraversamento strada prima della salita fettucciata resisto alla fortissima tentazione di prendere a scarpate nelle gengive Fabietto, che mi sfotte ancora prima che io sia arrivato al traguardo (sacrilegio!) poi spingo come un somaro su per la salita, ma perdo vari secondi in zona punto perché non leggo la descrizione punto.

Mi butto nel toboga finale depresso come il Mar Morto. Speriamo che l'anno prossimo i giovincelli di belle speranze trovino compagni migliori.

28 ottobre 2015

Campomulo - Finale Coppa Italia

Ebbene, non solo è mercoledì, ma, come i più arguti hanno fatto notare, è persino il mercoledì di due settimane dopo. E, ancora più persino, sarà un post depressissimo, perché era la finale di Coppa Italia, ci arrivavo in cima alla classifica in M35, ci tenevo a fare bella figura in una middle, e invece bah.

Se arrivi ad una gara pensando che ce ne sono almeno 5 più forti di te, è dura arrivare più che sesto. E io infatti sono arrivato settimo, perché oltre ai 5 preventivati, mi ha piallato anche Michele Ausermuller, che ha tirato fuori un garone (perché da Natale ha perso 15 chili, dice lui).

Già la carta è un bel casino (a provare la middle dei mondiali donne ci avevo messo un'ora e mezza, e non le avevo neanche trovate tutte), in più io ci arrivo un po' agonisticamente depresso, e c'è la neve, che richiede quel surplus di attenzione e tecnica, che non potevo permettermi. 

Magari andava un po' meglio se almeno non cascavo nel trabocchetto della 1, dove c'era una lanterna che ammiccava da decine di metri di distanza, e ovviamente non era quella giusta. Poi impreciso alla 2, impreciso alla 3, farneticante alla 4 (già la prendo un po' larga, poi la vedo e la ignoro perché ho deciso che la mia è sull'altro lato del valico), mediocre alla 5, ma solo perché compenso con una discreta precisione in zona punto una partenza totalmente sbagliata in uscita dalla 4. Ondivagamente penosa la 6 e miracolosamente miglior tempo alla 7, dove capisco meglio degli altri che basta buttarsi nel vallone e andare a sbattere sul dossetto. Poi però c'è la 8, e ho Michele Ausermuller alle calcagna.

Gli scappo via, ma sul primo gradone rompo 2-3 alberelli prima di riuscire ad aggrapparmi ad uno che mi regga. Così sul secondo, mentre lui fa il giro largo, io mi arrampico su un roccione come fossi ancora l'impavido dodicenne che ero, invece del pavidissimo 40erottenne che sono. Ma sopravvivo. Attraverso indenne la terra di nessuno verdina (dove il cartografo non ha ritenuto utile indicare le mille voragini che la popolano) e mi sfiato fino alla trincea. Qui basta costeggiarla fino a che non gira e buttarsi sul dosso. Facile. Solo che appena vedo un dosso qualsiasi, rinnego tutti i miei piani attraverso la trincea, e mi lancio lancia in resta. E ravano minuti prima di capire cosa caspita ho fatto. Ci lascio 4 minuti e il residuo di morale che mi rimaneva.

9, 10, 11 e 12 né molto bene né molto male, 13 molto male, decidendo arbitrariamente che la buca è a ovest a valle del cocuzzolo, mentre è proprio in cima, e poi sceltona da remi in barca per la 14, con insensata discesa fino alla strada e fiacca risalita. Qui riprendo Edo Cortellazzi, che seguo fino alla 15, stacco per la 16, e che poi mi surclassa sullo sprint, superandomi a velocità doppia, mentre nelle mie gambe cola il cemento, e concludendo in gloria una gara da deprimersi.

Vinco ciò nonostante la classifica finale di Coppa Italia in M35 (soprattutto perché i Grassi non le hanno corse tutte e re Carlo ne ha corse proprio poche), ma per punizione ricevo una medaglia. Ben mi sta.




21 ottobre 2015

Suunto sprint cup a Schio

Se è vero che, come dice Stegal ad ogni piè sospinto, questo è il blog più letto dagli orientisti italiani, vuol dire che gli altri non li legge nessuno, dato che i miei lettori si contano sulle dita di un paio di mani. Però quei pochi sono molto esigenti, e se non pubblico con solerzia mi si lamentano. Così eccomi a raccontare le non certo memorabili gesta di Schio.

Tanto per rovinare subito la suspence, a Schio in M35 ho vinto io, perché sono stato il meno scarso dei partecipanti. Con Simone (Grassi) e Mario (Ruggero) a giocare con gli elite, a noi è rimasto da farcela fuori fra me, Buselli, Bianchi, Hueller, Gobber, un ringiovanito Cipriani, e quelli a caccia del titolo nella Suunto Cup, Eddy e Edoardo (Cortellazzi) in testa. 

All'arrivo dal suo giro di ricognizione, il Re dei Tunnel di Attraversamento aveva detto che avrebbe vinto chi semplicemente correva più veloce. Cosa che non era del tutto vera, dato che un paio di cosette a cui fare attenzione c'erano. 

Io arrivo a Schio dopo aver scollinato (in auto) il Pian delle Fugazze, che mi riportava alla mia Trans d'Havet, e con ossessivamente in testa la filastrocca che dice "il totò cavallo, anderemo a Mallo, anderemo a Schio, e torneremo indrio" (che però forse si sono inventati i miei, dato che nel web non se ne trova traccia). In ogni caso, a Schio vengo accolto dal fuoco di sbarramento di Buselli, che, come gli è abbastanza usuale, si dedica alla guerra psicologica. Parte 2' dietro di me e si dice sicuro di prendermi. Io non è che sia un mostro di nervi saldi, ma 2' in una sprint mi sembrano tantini.

Comunque la sua guerra psicologica sembra quasi funzionare, dato che alla 1 perdo 30''. Succede che mi concentro sull'angoletto di muro che precede l'entrata nel portico, e che appena vedo un angoletto di muro, mi butto a sinistra. Solo che c'è un angoletto anche prima della strada, prima dell'angoletto in questione, e ad aggravare la situazione c'è il fatto che appena entro vedo una che punzona nel posto dove penso ci sia la lanterna, e la cosa mi fa passare di mente che sopra non c'è un portico. Grazie agli dei scandinavi ho controllato il codice, e dopo un attimo di perdizione capisco cosa è successo e riparto.

A quel punto mi sento il fiato di Buselli sul collo, e schizzo via come vittima di una supposta al peperoncino, praticamente fino alla fine. Mentre vado alla 2 mi convinco anche di aver sbagliato scelta, ma con il senno di poi probabilmente non è vero, per la 3 non vedo la scelta furbissima di scendere dalle scale e faccio il giro da dietro, e poi fino alla 6 c'è solo da correre molto, e lo faccio.

7-8-9-10 sembrano banali a guardarle in poltrona, ma mentre tenti di correre a poco al km lo sono molto meno, e infatti in molti le sbagliano, chi di poco, chi di troppo. Io mi limito a regalare 30'' passeggiando nel prato sotto la 9, e ad arrivare alla 10 senza aver minimamente preparato la tratta lunga. È solo quando mi trovo davanti una scalinata in salita di 8.000 scalini, che inizio a sospettare che ci fosse una scelta migliore, e mentre li salgo 8 a 8 immagino Buselli che mi supera bellamente in tangenziale.

Nell'ultima scaletta prima di arrivare alla 11 incontro in senso contrario Fabio, Gobber e Eddy, il terzo dei quali era partito 2' prima di me. Leggendo velocissimamente la cartina mi pare che sul colle ci sia un grappolo di punti, e immagino di essere ormai staccatissimo. Invece dopo l'11 si scende, e allora forse non sono così staccatissimo.

Ancora un po' di salita per la 13 e poi di nuovo tutta corsa fino alla fine.

Appena scaricato me ne vado in periferia a sfogare una incazzatura tremenda per come ho corso, e mi ci vogliono parecchi minuti per tornare in condizioni di affrontare la civiltà e gli sfottò di Buselli. Invece Buselli ha fatto PE e io ho vinto. Come siamo caduti in basso noi M35 (ma se qualcuno ha una foto del podio, la pubblico volentieri).



17 ottobre 2015

Campionato trentino Long Kaserbisn - Prati Imperiali

Il mondo dell'orienteering potrebbe farsene una ragione, e la Grande Letteratura forse anche, ma gli amici si preoccupano, e allora interrompiamo il silenzio blogghistico con un posterello sulla gara di due settimane fa in val dei Mocheni (dove si correttero gli italiani long qualche anno fa).

Per andare in partenza ci sono un paio di km e 290 metri di dislivello, io per essere sicuro di arrivare bello caldo li faccio due volte su e una giù. Non avevo dimenticato niente, ma ero arrivato troppo presto e avevo paura di prendere freddo. Che tanto a me mica sono le distanze e i dislivelli che mi fregano.

Mi frega che sono un pirla, e così sbaglio dove ho sbagliato tutte le altre volte che sono venuto su questa carta, che stavolta è al primo punto. Dove mi prende Fabio H. che partiva 6' dopo di me, e non mi prende Andrea G. solo perché sbaglia ancora più di me salendo praticamente in cima al Fravort. E sbaglio proprio da mona, perché è vero che la vegetazione da quelle parti non torna per niente, ma quando attacco decentemente il punto, ci casco sopra in mezzo minuto.

Da lì in poi (ma anche lì, a dire il vero) è una gara molto fisica, ma con una nuova accezione di "fisica", tanto che il giorno dopo ho le tibie piene di lividi e male ai tricipiti delle braccia...

Dalla 2 alla 5 corro dietro a Hfabio, che poi si allontana perché io devo allacciarmi una scarpa, e meno male, perché io faccio la scelta giusta da 4 minuti, e lui una così così da 7 minuti. Ma mi rifaccio abbondantemente alla 7, anche se a dire il vero (bis) si rifanno un po' tutti. Perché in realtà l'unica scelta sensata da fare (scendere alla strada, correre a bomba e tornare in su) non la fa nessuno. Solo che gli altri almeno non si perdono per la via. In particolare io faccio un errore da perfetto schizofrenico. Dopo essere salito assai, e sceso un po', arrivo al sassone che sta esattamente sotto la linea rossa, e lo riconosco pure. Poi vado avanti ancora un po', scendendo, e arrivo ad un prato. Qui "riconosco" il sentiero che parte dal prato e arriva sopra il punto, che però nella vita reale sta 10 curve sopra dove mi trovo (e dove in teoria sapevo di trovarmi). Così, proseguendo, prima non torna un tubo, e poi mi sento il più deficiente dei deficienti, mentre risalgo curve su curve per andare alla maledetta torretta della 7, che si vede da chilometri.

Per punizione, dopo una 8 dignitosa cerco almeno di ammazzarmi andando alla 9 per la via più pericolosa (e meno scorrevole) e, non riuscendoci, mi incanto come una bella (?) statuina a guardare la 10 da 5 metri di distanza, convinto che non possa essere la mia.

Poi semino Hfabio, che intanto mi ha preso di nuovo, andando alla 11 spingendo come un matto, e poi (mentre faccio una scelta idiota per la 12) giro le cartina e scopro che la gara è già finita e quindi ha vinto lui.

Uffa.



2 ottobre 2015

Campionati Italiani Long Rovegno

La tenda dove ho dormito la notte prima della gara era a 200 metri dal fettucciato che portava dalla 100 all'arrivo. La sera prima della gara mi sono lavato i denti con vista finish. Prima di andare a dormire ho percorso tutto il canalone di arrivo immaginandomi di essere in gara e di arrivare vittorioso (malato? sì, un po').

Beh, non è bastato.

Ho cercato qualche chiave di lettura ironico-goliardica per questo post, ma non l'ho trovata. La verità è che ci tenevo un sacco a vincere questo campionato italiano, e non ci sono riuscito. E non ho neanche granché da recriminare, perché non ci sono neanche andato vicino, e mi sono pienamente meritato la mia sesta posizione, "grazie" ad un errore grosso (parallelo, alla 4), ad una pessima scelta di percorso (7), ad una non piccola distrazione in zona punto (14), a varie altre imprecisioni, e ad una condizione atletica non all'altezza (tanto che me hanno suonate anche nelle tratte di sola corsa o quasi, come la 15).

Non è stata ansia da prestazione o tremore di gambe da favorito, forse anche perché davvero favorito non ero più riuscito a sentirmici, dopo Nova Ponente e Sopramonte. Sono partito discretamente, non un fulmine di guerra ma bene in carta e preciso fino alla 4, dove sono incappato in un errore di parallelo per doppio bivio di torrente. Con il senno di poi non si poteva sbagliarlo (se scendevo dal naso e il bivio ce lo avevo a sinistra, non poteva che essere il più a est) ma la zona era ostica e quando ho incontrato un bivio di ruscello ero troppo contento per stare lì a sottilizzare.

5 i minuti persi lì, e poi non è stato più come prima. O meglio, non è che lì per lì me ne sia accorto più di tanto, ma si è rotta quella magica progressione che porta nelle gare davvero riuscite a fondere gambe, testa, mappa e terreno in un'unica cosa che scorre via veloce e senza fatica.

Certo, non era un bosco molto adatto alle mie caratteristiche, dato che non può essere una coincidenza che tutte le volte che sono arrivato dalle parti del Trebbia ne sono uscito malconcio. Ma è una ben magra consolazione, anzi non lo è affatto. 

Le medaglie se le sono prese, meritatissimamente, GPM, Pin e SGrassi, con Ruggiero subito dopo e Bianchi 2'' prima di me, distante dal mio sogno quasi 10 minuti.

Alla fine, quello che fa più male è la voce di Stegal. Non c'è niente di più deprimente (orientisticamente parlando) che arrivare al traguardo di una gara in cui speravi di far bene, e venire liquidato da The Speaker con quel tono da cui si capisce che intanto nel suo cervello multitasking sta facendo altre quattro cose, perché tu sei solo uno di quelli che "arrivano dopo".

Vediamo se prima dell'inverno mi riesce di farmi accogliere un'ultima volta come si deve.

23 settembre 2015

CILM35 Rovegno - Preview

Dodici mesi fa a Passo Vezzena era andata così (come avevo descritto qui):


Quest'anno siamo orfani di alcuni di quegli 11, e in particolare dei due Carli e di Giaime. Però direi che Carlo C potrebbe essere sostituito egregiamente da Roland, e Giaime da Edoardo. Re Carlo ovviamente è insostituibile, ma cercheremo di farcene una ragione...

A giocarci il podio secondo me siamo in 10, a giocarsi l'oro saranno un po' meno, diciamo Grassi - Grassi - Pin. Io purtroppo non posso vincere, perché il tracciatore/cartografo ha scritto chiaramente ancora tempo fa che "Qui non si sa chi vince.....qui quelli abituati a vincere potrebbero non riuscirci.....qui quelli che di solito non vincono potrebbero farcela", quindi io che ho vinto le ultime 2 long su 3 sono tagliato fuori, e potrò partire tranquillo tranquillo senza nessuna pressione addosso.

Buoni CIL a tutti!


Coppa del Trentino: long alla Brigolina

Alla Malga Brigolina ci sono venuto in gita scolastica all'asilo, anzi, per la precisione, con la gita scolastica dell'asilo di mia sorella. Io avevo per la prima volta a mia completa disposizione una macchina fotografica (pellicola, naturalmente) e avevo fatto un reportage completo di tutte le mucche al pascolo. Ma bando all'amarcord.

Alla Brigolina ci sono arrivato in bici, dopo aver commosso l'autista del pullmino sostitutivo della funivia Trento-Sardagna (chiusa per vento), per convincerlo a lasciarmi metterci la bici almeno fino alla sua méta, dato che altrimenti avrei dovuto farmi 700 metri di dislivello, e così solo la metà. Il motivo era che poi dovevo schizzare subito a casa per pranzo di parenti, e il risultato è che sono arrivato bello riscaldato.

E anche bello incazzato per la garaccia di Nova Ponente del giorno prima. 

Zonato ha raccomandato di correre male anche questa, ma siamo sulla MIA montagna, sulla MIA distanza, e se faccio un'altro schifo come ieri devo tornare dallo psicologo per altri 4 anni.

Il cuoco ha apparecchiato un giretto sotto le case, un lungo trasferimento, un po' di svago fa i sassi e le canalette, un'aletta di farfalla, e un piccolo trasferimento nel prato dell'arrivo, per un totale di 6700 + 240, che non è moltissimo, ma ce lo facciamo bastare. Avversario di giornata il signor Gobber, che ha osato superarmi in salita meno di 24 ore fa.

Parto deciso e preciso e nonostante il suo miglior tempo alla 1 e la mia esitazione fra le canalette della 4 (dove però lui esita di più) alla 8 sono davanti di 5 minuti e mezzo, con 6 migliori tempi a 2 (gli altri naturalmente facciamo finta che non esistano, anche se il Belarusso non era mica male).

Poi c'è la tratta lunga, quella che probabilmente quando pubblicherò il mio post sarà già stata abbondantemente radiografata dal suo autore e che io non trovo di meglio da fare che affrontare altissima. Dovessi rifarla mentre scrivo, andrei ad attraversare la "valle della morte" all'altezza del bordo nord del prato, risparmiando un sacco di strada e facendo giusto 2 curve di dislivello di salita. Ma non l'ho pensata così in gara.

Mentre scendo dal ripido e scosceso sentiero che mi porterà verso la 9 penso che almeno potrei passare dalla 15, ma lo penso troppo tardi, e quando finalmente sono arrivato in zona punto o quasi, mi faccio distrarre dai sassi e faccio un giro a vuoto. Ho il buon senso di tornare ad un punto certo, ma il giretto mi costa almeno 3', che, sommati a quelli dovuti alla scelta balorda, fanno un totale di 7 minuti di distacco da Andrea, che mi lasciano 2' dietro di lui [o almeno così pensavo quando ho scritto le righe precedenti senza guardare la traccia GPS su Quick Route, che dice che il giretto di minuti me ne costa 6 e mezzo. E poi un informatore mi ha detto che anche Andrea è passato da sopra, quindi i 7 minuti vengono dal giretto e dal tentativo maldestro di passare dalla 15].

Faccio bene la 10, benino la 11 e maluccio la 12 (ma non capisco ancora come mi abbia potuto dare 40'': sono diventato COSI' lento in salita?).

Dalla 13 alla 19 è proprio divertente e riesco ad avvicinarmi ad un solo minuto di distacco prima di tornare a quasi due. C'è ancora una lanterna lunghetta e, dato che prima sono stato alto, stavolta scendo. Completando così la frittata, dato che questa volta era mille volte meglio salire alla strada (10 curve) e poi scendere al punto, piuttosto che scendere nel baratro e poi risalire (13, ma più bastarde). Immagino che lui sia andato dall'altra, dato che mi rifila altri 2 minuti, più altri 16'' per andare alla 21, dato che io ho la lingua felpata perché arrivo da 13 curve in salita e lui è fresco come un giglio dopo le sue 5 in discesa [e qui il mio informatore non mi ha detto nulla, ma mi sembra una spiegazione plausibile].

Finisce che vince di nuovo lui, con 4 minuti di vantaggio. Uffa.
Però Zonato è contento. E speriamo abbbia anche ragione.


22 settembre 2015

Campionato Trentino Middle

L'orienteering è un gioco strano. Quando vinci sembra facilissimo (oppure quando sembra facilissimo vinci), in ogni caso ti sembra che adesso vincerai sempre. Però non è mai vero.

Reduce da due brillanti vittorie a Vezzena e Barricata, arrivo a Nova Ponente molto fiducioso di poter continuare la serie, al cospetto del Catinaccio e del Latemar. La gara vale anche come campionato Trentino e Altoatesino middle, quindi ancora meglio. Vero che a Nova Ponente io ci ho quasi sempre lasciato le penne (paradigmatico il mio 13esimo posto alla seconda di Coppa Italia dell'anno scorso, dopo aver vinto la prima), ma siamo sul bordo della carta dove l'anno scorso ho corso tanto bene in Arge Alp e se ho fatto amicizia con Barricata vuoi che non faccia amicizia con Nova Ponente?

No.

Potrei anche dire che ho seguito il consiglio di Zonato, che mi suggeriva di non andare troppo bene ad una settimana dagli italiani long, ma per primo mi vergognerei ad andare in giro a dire che seguo i consigli di Zonato, e per secondo per non andare troppo bene non occorreva andare così male.

La verità è che fra la 3 e la 4, mentre inconsapevolmente inseguivo il pimpante Cristellon a soli 3'' di distacco, ho commesso il Peccato Capitale Numero Uno dell'orienteering: ho pensato "oggi è facile". Non ho fatto apposta e ho smesso subito, ma è stato sufficiente, anche perché l'ho pensato proprio arrivando ad una delle lanterne più bastarde della giornata, con un bosco molto più verdino di quanto segnato in carta, con un naso molto meno evidente del previsto, e con zero atleti utili nel momento del bisogno. Morale: buttati 5' e la gara.

Tento di resistere per qualche altra lanterna, col miglior tempo alla 5 e alla 7, ma alla 8 sento avvicinarsi il trenino di Hueller e Gobber, e andando alla 9 prima (orrore!) Gobber mi supera in salita azzerando la mia autostima, e poi, nel tentativo di ignorarlo, mi getto in un dirupo quando la lanterna era 10 metri dietro di noi e sarebbe bastato girare la testa.

A questo punto sarebbe forse meglio ritirarsi, perché cervello e morale si alleano per farmi fare la figura del cioccolataio, riuscendoci alla perfezione alla 10 (assurdo giro del mondo, e non capivo neanche a che strada ero arrivato), alla 12 (dove mi manca solo il bastone e il cestino per sembrare il perfetto cercatore di funghi), alla 13 (dove, con tutto il rispetto, mi umilia Eddy che 2 mesi fa era immobile a letto) e nel tempo totale, meravigliosamente superiore di 16' abbondanti rispetto a quello di Carlo (che non è neanche Rigoni...).

Il Catinaccio è sempre splendido, il Latemar pure, ma con Nova Ponente ci farò amicizia la prossima volta.


19 settembre 2015

"Long" a Barricata


Secondo test match in vista dei Campionati Italiani Long* di fine mese,questa volta a Barricata-ogni-onore-e-gloria-nei-secoli-dei-secoli-amen. Dovrebbe essere una long, ma il tracciatore forse non vuole farci stancare troppo, e non solo ci tiene fuori dalla zona più ostica, ma si limita a poco più di 10 km sforzo. Non ci sono più le long di una volta (e il campionato italiano long non sarà molto più long, ma lì forse ci sono metri di palta e si andrà via a 10 al kms).

Ci tenevo a fare per la prima volta una buona gara in questo posto, e la sfida pre CIL con Pin e GPM aggiungeva pepe, così ho seguito in consigli del tracciatore e sono partito prudente.

Le prime 4 potrebbero tranquillamente mandarti a remengo la gara, con quelle forme apparentemente invisibili, ma pensando a Sgiùsgiù e al suo metodo "full speed no mistake" mi concentro sul dossone e metà della tratta per la 1, che mi tranquillizza molto e mi fa uscire indenne (e in testa) dal gironcino infernale, seguito da Edoardo Cortellazzi a 30'' e Dario Stefani a 50''.

La 5 è poco più di un trasferimento, con quel collinone come riferimento, ma non la pensa così Edoardo, che ci si sputtana almeno il podio. La 6 con il senno di poi sarebbe stata da scendere nel catino e correre a tutta fino alla canaletta, io invece la prendo un po' più alta, e la canaletta la uso anche, ma non benissimo, e prendo più di un minuto da Hueller e Stefani e Cortellazzi e GPM.

Stefani però si incaglia alla 7, che io attacco in sicurezza dalla buca visibilissima in mezzo alle erbe, e lo raggiungo e supero andando alla 8 (dopo che l'anno scorso da queste parti mi aveva raggiunto e superato partendo 20' minuti dopo di me...). 8 che è bella infrattata vicino al riparo Dalmeri (dove si riparavano i famosi epigravettiani, parola che mi insegna Stefani nel dopogara...) e chiede di fare attenzione a come ci si avvicina. Attenzione che Roland non fa e ci lascia 2 minuti e mezzo, mentre GPM mi brucia di soli 5''.

Salendo alla 9 inquadro Pin partito 4' prima di me, ma su quel salitone le gambe primierotte di Gobber sono 10'' più veloci delle mie (che sono comunque 30'' più veloci di tutti gli altri, e speriamo che reggano fino al 26). Per la 10 corro dietro a Roland, che supero andando alla 11, dove lo precedo  rimanendo più in alto di lui. La lanterna è in un perfida buca di roccia, ma il sassone lì vicino è un punto d'attacco comodissimo.

Per la 12 non capisco subito che dopo la forestale si torna a salire, ma poco male, e la mia scelta si rivela non male comunque (anche se il primierotto ci mette 20'' di meno).

La 13 è bastardissima, ma, split alla mano, lo è solo per me. Dopo il trasferimento per il quale credo di fare la scelta giusta, arrivo in zona punto e trovo una marea di alberi caduti, che mi mandano in confusione totale. Il gps dice che stavo andando nella direzione giusta, bastava proseguire ancora un po', e io invece vago come un modellino con il telecomando rotto. Ci perdo più di 7 minuti.

Ma la novità è che con 7 minuti di errore vinco lo stesso :-)

Un po' perché alla 12 avevo 6' di vantaggio, un po' perché da lì alla fine, nonostante i 10'' che gli regalo sulla 15 per non sufficiente risolutezza nel proseguire nella direzione giusta, recupero a Roland 37'' e gliene do altri 18'' (e allo sprint guardando anche i tempi della MA sono secondo di 1'' solo a Tenani e più veloce di Melioli e Daves: forse mi sono dopato). Terzo arriva GPM, a un minutino.

In ottica Campionati Italiani Long sicuramente da tenere d'occhio Cortellazzi, che senza i 6' elargiti alla 5 avrebbe vinto, Pin sembra un pelo più in forma di GPM, SimoneG corre fra gli elite per sottrarsi al confronto, Ingemar boh. E nulla si sa di Buselli, Ruggiero e Gottardi...



* pare proprio che Re Carlo sia infortunato, anche se una delle sue figlie dice che va a correre lo stesso: auguri auguri auguri, e se nei commenti ti va di dirci come stai, sarebbe gradito.

10 settembre 2015

JTT a Passo Vezzena


Primo test match in vista dei Campionati Italiani Long* di fine mese, nello stesso posto (ma non sulla stessa carta) dove ho vinto l'argento agli Italiani Long dell'anno scorso, e sulla stessa carta degli Italiani Middle di quest'anno, dove non ho vinto un tubo.

Come dice Stegal, il tempo è splendido, e la gara è l'ideale per riprendere in mano una carta dopo le ruggini estive. C'è anche un sacco da correre, cosa che a me non fa mai male.

Dopo il solito crampo al braccio per far pigliare i satelliti al mio garmin rosa in mezzo al bosco, penso di partire prudente, ma la strada invoglia, e il punto d'attacco è chiaro, e trovo anche facilmente la lanterna, che mi sembra molto più vicina di quanto pensassi. Primo doppio rosso su winsplit (miglior tempo di tratta e miglior tempo totale) e via verso la seconda. Decido di aggirare il montarozzo e un uno due di radure, con tanto di buche fra una e l'altra, mi fionda sulla lanterna con un altro doppio rosso.
Ruggine piena invece alla 3: esco malissimo dal punto precedente (come farò in tutta la gara) e attacco da sotto lungo le rocce invece che dal comodo albero nel prato: 30 secondi persi.

Per la 4 si corre, e pure in discesa (che temo peraltro non sia il mio terreno ideale, visto il mio baricentro un po' alto). La prima idea è attaccare dal laghetto, ma poi la cambio e ci arrivo dal sentiero. Non so se da sotto ci avrei messo meno, ma l'azimut dalla canaletta a bordo sentiero è insperatamente preciso e altro d.r. Discreta ma non ottima la 5, meglio uscire subito sul prato e poi buttarsi giù, che cincischiare un po' nel bosco: Ingemar ci mette 10 secondi di meno.

Sul prato per la 6 vedo in lontananza Fabio, partito 4' prima di me. L'unica difficoltà è beccare il punto del sentiero da cui attaccare. Quando mi sembra di esserci, punto la bussola, guardo dove dice lei, e vedo Fabio uscire dal punto: uau! Lo raggiungo prima di punzonare la 7 (un azimut perfetto sotto la linea rossa: giuro che non ho taroccato la traccia GPS!) e lo stacco correndo verso la 8. Il punto di attacco non mi è chiarissimo, ma arrivo alle rocce, poi mi pare di vedere il verde 3, e poi in pratica la vedo. Ok, un pizzico di culo, e Ingemar fa 10'' meglio, ma va bene così.

Secondo quadratino rosa invece alla 9 (errore maggiore del 20% del tempo del migliore), alla quale faccio una scelta del tutto insensata, che non saprei spiegare neanche adesso. Ci arrivo precisissimo, ma è la scelta più stupida del mondo, e mi ci mangio 40'', senza neanche accorgermene, prima di riguardare la carta all'arrivo.

Sulla 10 ci si cade, sulla 11 molto meno. La linea rossa non mi sembra una buona idea e allargo per fare meno dislivello, vai a sapere se l'idea era migliore. Una volta arrivato in zona punto leggo il boschetto come fosse in stampatello e arrivo alla lanterna come se mi avessero detto dove era, però Emanuele Rebuli ci mette 33'' meno di me, e un po' mi scazza.

La sequenza 12-13-14 è fra le rocce e la prendo mooolto prudente. Ci entro con 1'45'' di vantaggio sul secondo, e ne esco con soli 37'' e due quadratini rosa, ma tutto sommato per oggi va bene così anche questa volta. Meno bene che esca dalla 14 di nuovo a casaccio e vada a pascolare nel verde 2 prima di ritornare sulla retta via: era una di quelle tratte dove dovevo guadagnare mezzo minuto su tutti, e perdo 8'' da Fabio.

Volutamente guardinga la 16 e poi a perdifiato per la 17, che per molti è stata perdigara. Accade che Eddy, in perfetta armonia di intenti con tutti quelli che c'erano a Passo Vezzena per il raduno dei giovani trentini, metta 4 lanterne in altrettanti avallamenti piuttosto vicini fra loro, e che in parecchi, in varie categorie, ci lascino le penne. Ora, gli avallamenti erano MOLTO evidenti e non si poteva confondere uno con l'altro, sulle lanterne c'era il codice che tutti potevano (anzi, avrebbero dovuto, da bravi orientisti) confrontare con quello riportato in descrizione punto. Se ce l'ho fatta io...

Campestre pura da lì all'arrivo, la cui specifica graduatoria è: primo Rebuli in 6'20'', secondo Pedrotti in 6'21'', terzo Gobber in 6'32'' e quarto Neuhauser in 7'8''. La graduatoria finale della gara invece dice primo Pedrotti in 1:01:21, secondo Neuhauser in 1:04:26, terzo Gobber in 1:07:32 (ottavo Rebuli in 1:50:29).

Sabato 12 nuova puntata di avvicinamento a Rovegno con il probante test di Barricata, la mia amica. Mentre Simone Grassi continua a sottrarsi allo scontro diretto rifugiandosi di nuovo in MA, saranno questa volta della partita in M35 anche Pin e Paolo Mario Grassi, oltre di nuovo a Hueller - Gobber - Neuhauser. Mi sa che ci divertiremo un sacco. 

* gira voce che gli Italiani Long di Rovegno saranno del tipo Rigoni-free, ovvero a scelta multipla anche per quanto riguarda la medaglia d'oro. Sinceramente (e poco sportivamente...) speravo che Re Carlo decidesse che la Val Trebbia era troppo fuori mano per estendere fin lì il suo regno, ma se è vero che invece non ci sarà per uno stiramento alla coscia, mi spiace un sacco e gli faccio tantissimi auguri.

6 settembre 2015

Gran Sasso di corsa

È un altro post extra-o, ma che ci posso fare se la vita mi tiene lontano da carta e bussola? E poi è colpa di carta e bussola se sono finito lassù.

È successo che per andare alle gare di coppa italia di l'Aquila e dintorni, mi sia capitato di passare dalle parti del Gran Sasso, rimanendone fulminato. Da spocchioso abitante alpino, pensavo fosse una di quelle alture che al sud chiamano montagne perché non hanno di meglio, invece vedendola dal vivo avevo scoperto che era proprio bella ma bella: 2919 metri di sasso davvero. Mi ero detto che prima o poi avrei dovuto andarci a fare una corsetta. E dato che ad agosto ero al mare a Civitanova Marche, mi pareva di essere abbastanza nei dintorni per farci una scappata.

Poi, orari dei treni + pullman alla mano, è stato un po' come se da Trento io fossi andato a fare una scappata sul Duomo di Milano, ma pazienza. Treno da Civitanova Marche a Gallipoli, treno da Gallipoli a Teramo, perso il bus per Prati di Tivo, pullman alternativo da Teramo a Montorio, mezzoretta di tentativi di autostop e finalmente raccattato da due milanesi in gita, che mi recapitano a Prati di Tivo all'alba delle 10.30, quasi in tabella di marcia.

Da lì salita sotto la funivia per un pezzo, poi spostamento sul costone di sinistra fino all'arrivo della funivia, quindi sentiero quasi tranquillo fino al rifugio Franchetti, dove raccolgo i soliti sguardi ammiratissimi dei gitanti "normali" (a tutti gli orientisti frustrati: se volete sentirvi veramente fighi, andate a correre su un sentiero in salita di giorno festivo, basta anche mezz'ora, vi faranno sentire dei supereroi!), e poi su per il sentiero sul ghiaione, che diventa via via una salita sulla rocia nuda, non ripidissima, ma abbastanza impressionante. Ma se ce l'ha fatta Melody...

Quando arrivo in cima ci sono parecchie nuvole che girano e il panorama compare e scompare. Di sicuro non si vede il mare, come mi sarebbe piaciuto. Però quello che si vede è proprio bello, soprattutto Campo Imperatore, un altipiano simile a Campo Felice, dove abbiamo corso in coppa Italia. Ho i minuti quasi contati perché il mio unico autobus possibile parte da Prati di Tivo alle 15.20, ma c'è abbastanza tempo per godersi un po' il posto e tornar giù "con calma". 

Bello, proprio bello, e il mio preparatore atletico sarà entusiasta: solo 14 km con 1600 metri dislivello, per poco meno di 3 ore e venti di sgambatella :-)