26 agosto 2015

Barricata: che ti ho fatto?


Il mio preparatore atletico (ciao Matteo...) mi ha detto che devo accorciare le uscite, quindi, lasciata alle spalle la Trans d'Havet con i suoi 83 km e 6000 metri di dislivello, mi sono iscritto alla edizione 0 del Trail del Labirinto: 70 km e 3300 metri di dislivello, una passeggiata per anzianotti.

Il labirinto in questione sono i Castelloni di San Marco, un posto pazzesco dalle parti dell'Ortigara (bordo nord-est dell'altipiano di Marcesina, per gli orientisti), pieno di sassi giganti che formano un vero labirinto. Una cosa da orientisti, insomma, anche se invece di carta e bussola lì ci sono le frecce (qui in una foto di repertorio di una uscita da quelle parti all'inizio estate, quando, per una incomprensione con Darietto Stefani, alla fine avevo dovuto farmi venire a prendere da un amico in macchina alle 23.30 a Passo Vezzena, ma quella è un'altra storia...).

Si tratta come detto di una edizione 0, quindi non di una gara, e io sono invitato come "top runner" in virtù del mio recente strepitoso risultato alla TdH. Vengo trattato come un Bolt de noaltri, ed è piacevolissimo. Mi prestano perfino la forchetta per mangiare la pasta fredda che mi sono portato da casa dimenticandomi le posate, e la doccia della palestra dove dormo con altri 3 è calda. 

 

Alla partenza di Enego alle 9 di mattina siamo una ventina, io sono la testa di serie numero 2, e quello a cui è stata assegnata la 3 mi pare che sia un po' incazzato per questo fatto. Sia come sia, lui e l'1 partono come i missili già alla prima salita e non li rivedrò mai più.

Prima saliamo 800 metri di dislivello su una bella montagna al sole (troppo veloce, perché c'è con me la t.d.s. 6 che mi fa chiacchierare e correre, e io lo assecondo...), poi torniamo in giù quasi fino all'altezza della partenza, poi torniamo in su di altri 600 metri, e poi siamo sull'altopiano di Marcesina, che gli orientisti conoscono tanto bene. Da lì, bisognerebbe andare a Barricata. 

Ma a me Barricata mi odia.L'ultima volta che ci ho corso una gara di orienteering mi sono ritirato per infortunio. La penultima mi sono ritirato per incapacità di arrivare in fondo. La terzultima e quartultima sono arrivato in fondo, ma con prestazioni indecenti. Qui non si tratta di orientarsi, ma solo di correre, quindi forse potrei farcela. E invece no.

Vicino all'albergo Marcesina c'è un ristoro (con tanto di pane e speck, pensateci alle gare di O!) e io mi ristoro. Poi riparto sull'asfalto della provinciale, a caccia di balise (che è il gergo trailistico per dire fettucce, perché fa molto più figo dire che il percorso è "balisato", piuttosto che "fettucciato") e ne vedo una attaccata ad un palo in corrispondenza di un bivio. Cerco dunque quella successiva, per capire da che parte devo andare. Sull'asfalto davanti a me non vedo nulla per almeno 200 metri. Alla mia sinistra, 100 metri in mezzo al prato, vedo una chiesetta impavesata con almeno 6 fettucce, ops, balise, che garriscono al vento. Mi sembra un po' strano che non ci sia nulla dalla strada fino a lì, ma è comunque più di quello che c'è dall'altra parte, quindi vado da quella. Raggiunta la chiesetta, vedo nel pratone successivo una successione di balise bianche, un po' messe alla cavolo, dato che compaiono e scompaiono, ma la direzione è inequivocabile. 

Dopo un chilometrino su prato sconnesso, con segnalazioni a volte invisibili se non assenti, arrivo su una strada sterrata, dove le balise ricominciano con una certa regolarità. L'organizzatore ci ha detto di segnalare cosa va e cosa non va, devo ricordarmi di dirgli che nel prato il percorso va segnato meglio, che se c'era nebbia erano cavoli.

Mi avvio sulla forestale a passo quasi dignitoso e si verifica un fatto strano: in corrispondenza degli incroci, ci sono un sacco di fettucce prima, ma praticamente nessuna poi, cosa che rende difficilissimo capire da che parte bisogna andare. In un paio di occasioni devo proseguire qualche centinaio di metri dopo l'incrocio per verificare quale sia la strada giusta. Pensa che ti pensa, capisco cosa è successo: chi doveva fettucciare è partito da un punto ed è tornato indietro. Siccome sono giovani e inesperti (è l'edizione 0) non si sono ricordati che quelle fettucce andavano lette correndo nella mia direzione, non nella loro, e così hanno fatto disastri. Devo proprio dirlo all'organizzatore.

Dopo un altro paio di incroci fatti a tentativi, penso che sarebbe un gesto gentile da parte mia avvisare subito gli organizzatori, così possono sistemarle subito, a beneficio di quelli che vengono dopo di me, che sono parecchi. Dato che sono dotato di cellulare di emergenza, e che prende pure, chiamo. Ma è occupato. Richiamo, ma è occupato. Al terzo tentativo mi risponde. Mentre gli spiego con calma e gentilezza l'accaduto, lui mi chiede dove sono. Non capisco perché gli interessi, ma glielo spiego. Mi risponde che sono sulla strada del ritorno. Gli spiego che è impossibile, che sto andando verso i Castelloni. Mi dice che quella è la strada da fare per tornare dai Castelloni, non per andarci, e che dovrei essere a Barricata e che molti di quelli che erano dopo di me sono già passati.

Meno male che sono stato gentile.
Il resto della non-gara è un vano tentativo di recuperare un po' di tempo perso (circa 3 i km fatti un più a gratis, per un totale di circa 30'...), di godermi i Castelloni (divertentissimi!) e l'Ortigara (nuvoloso, non si vedeva niente), e di conservare energie per i "20 km tutti di discesa corribile" promessi da lì alla fine dall'organizzatore. Peccato che invece di discesa corribile da Marcesina in poi sia un'agonia di pianure, falsopiani in salita o discese spaccagambe, e io arrivi al traguardo cotto come una verza.

Cosa è successo esattamente? Scopro nel dopogara che quelle sulla chiesetta e sul prato successivo erano le fettucce (identiche a quelle della nostra gara!) che gli stessi organizzatori avevano dimenticato di togliere dopo un'altra gara che avevano organizzato in giugno, e che del tutto casualmente collegavano un pezzo del percorso con un altro pezzo 20 km più avanti. E che io sono stato l'unico a vederle.

Barricata mia odia. Rimane a questo punto da capire se iscrivermi alla due giorni del 12-13 settembre per cercare di farci pace, oppure starmene ben alla larga.

4 agosto 2015

Passo Coe in Love

Vi è mai capitato di uscire una sera con la vostra nuova fiamma, ottima cena in un locale molto carino, chiacchierata molto soddisfacente, passeggiata al chiaro di luna, nottata di sesso sfrenato e ritorno a casa pensando che magari potrebbe anche essere quella/o giusta/o; e poi incontrare il giorno dopo la/il vostra/o ex al mercato fra il banco del pesce e quello della frutta, parlarci per due minuti, ricevere un paio di occhiate e un bacio sulla guancia, e dimenticare completamente tutte le 24 ore precedenti?

È quello che mi è successo domenica scorsa.

Al culmine della mia infatuazione per la corsa in montagna (o, più precisamente, il trail running) reduce da una gara bellissima con prestazione bellissima e piazzamento bellissimo, sono andato a passo Coe a fare una gara CSI con quattro gatti di partecipanti, un tempo un po' schifoso, su una cartina grande come il palmo della mia mano, e alla fine di quei 35 minuti (troppi, peraltro) le 12 ore e mezza sulle Piccole Dolomiti e il Pasubio mi sembravano giusto un riempitivo fra una gara e l'altra. 

Meno male che l'orienteering non è la mia ex e che quella alla Trans d'Havet non è stata una scappatella ma una consapevole e concordata uscita in libertà.

Ogni volta che sto un po' lontano dalle gare, mi dimentico di quanto mi piaccia questo gioco, e più ci arrivo fisicamente in forma, e più è divertente e spietato: devi essere SEMPRE dentro la carta.

La gara era molto carina e Passo Coe è un gran bel posto anche per soli 4,1 km di tracciato. Io sono partito come un assatanato e sono caduto vittima di Silvano Daves, raggiunto alla 4, che ha dichiarato ai microfoni di Sky Sport "Volevo vedere se reggeva la pressione psicologica, ma pare di no, dato che da quando mi ha raggiunto non ne ha fatta una come si deve". Che non è del tutto corretto, dato che la 7 l'ho fatta bene, ma in sostanza non fa una grinza. Da quando l'ho raggiunto una parte troppo significativa del mio cervello si è messa a pensare a lui ("ma come? mi sta dietro? non lo semino in pochi passi? ma la mia preparazione atletica non dovrebbe essere mille volte meglio della sua? ecc. ecc. ecc."). Con il risultato che ho smesso di fare le cose velocemente e ho iniziato a farle in fretta, e alla 8 non mi sono degnato di verificare se il cerchietto era un dosso o un avallamento e, a caccia dell'avallamento inesistente, mi sono perso, tanto da dover andare a chiedere informazioni ai cavalli nel pascolo sottostante per capire dov'ero.

Tre minuti persi e tanti saluti alla vittoria finale, andata al rivale di sempre, Cipriani, che è andato più piano di me in quasi tutte le altre lanterne.

Bellissimo, fantastico, meraviglioso. Peccato che mi tocca saltare l'o-marathon di domenica prossima e anche la due giorni del Primiero di fine agosto. Sigh.