27 gennaio 2019

Oricup Pergine

Non solo non ho aggiornato prontamente il blog con un post sull'oricup di Pergine, come mi era stato esplicitamente richiesto, ma ci ho pure messo più del solito. Chiedo venia e approfitto del fatto che questo fine settimana non c'era nulla, per recuperare.

A Pergine ci abbiamo già corso un po' troppe volte per correre con soddisfazione in un percorso normale, e poi quest'anno ho deciso di fare qualche allenamento "tecnico", così mi cimento nel nero, il cui menù prevede

- una prima parte memory (per raggiungere il punto successivo sarà presente sulla lanterna un francobollo di cartina)
- una seconda parte classica con diversi cambi di direzione
- una terza parte nuovamente memory 
- un'ultima parte dove rispetto al classico cerchietto ve ne sarà uno di dimensioni maggiori al cui interno (ma non per forza al suo centro) sarà presente la lanterna: l'orientista dovrà stabilire la localizzazione del punto di controllo tramite la descrizione punto.


Mi intimorivano un po' le parti 1 e 3, visto che la memory non è esattamente il mio forte, ma il tracciatore è stato molto clemente, e i tratti erano a prova di Smemorato di Collegno (di cui conoscevo solo il nome, la vera vicenda è intrigante...) e quindi anche mia: non più di un paio di bivi ogni volta.

La seconda parte classica è stata un po' troppo soft, vero che si cambiava direzione, ma nessuna scelta e nessuna difficoltà.

Carina la parte a "bollone", soprattutto perché la lettura della descrizione punto era importante anche per capire quale era l'oggetto giusto: ad esempio, una volta letto che la lanterna era sull'angolo nord, bisognava orientare la cartina per capire quale degli edifici presenti nel bollone aveva un angolo a nord, e poi andarci.

Qualche dubbio interpretativo sulla 18: a rigore, la descrizione punto diceva termine nord ovest del muro più a sud ovest, solo che il muro più a sud ovest non aveva un termine a nord ovest. Il tracciatore ha detto che intendeva "termine nord ovest del muro più a sud ovest fra quelli che hanno un termine a nord ovest", ma mi pare una interpretazione un po' ardita.

Comunque, divertente, peccato solo che sia durata un po' troppo poco, e che i giovincelli mi battano sempre.


17 gennaio 2019

Oricup inverno a Telve

Non vorremo mica lasciare incommentata la gara di Telve Valsugana???

Ma certo che no, perché anche se valeva solo per l'Oricup Inverno (cioè non valeva niente, perché la classifica del circuito esiste solo per i giovincelli) è stata tracciata, nella versione "nero", cioè allenamento tecnico, in modo inusuale e, dicono, simile ai mondiali in città.

Dicono infatti che ormai nelle gare in centro storico i super professionisti arrivano essendosi studiati tutto lo studiabile su guglemap e dintorni, e quindi o gli ostacoli se li inventano i tracciatori, o è troppo facile.

Qui gli ostacoli erano solo virtuali, cioè, c'erano in carta, ma non nella realtà. Il che poteva dare un po' di confusione ai meno avvezzi, perché bisognava capire al volo dove c'era il muro fantasma, e agire di conseguenza. Io mi sono divertito parecchio, e ho avuto l'ennesima dimostrazione che l'orienteering è un gioco talmente stimolante per il cervello, che è divertente anche quando gli ostacoli devi solo immaginarteli (probabilmente, estremizzando, a me basterebbe la scacchiera di Marostica, e un buon tracciatore :-).

Comunque, tutto preso dal gioco del labirinto, ho badato molto poco al fatto che c'erano quasi sempre più scelte, e in particolare ho snobbato del tutto le scelte verso il basso della carta, che probabilmente erano migliori per la 4 e forse anche per la 10.

Split alla mano, nel primo giro ho sbagliato scelta per la 4 e la 5 (24'' e 1' da Walter Bettega sono un po' troppi per essere solo di corsa); nel secondo mi sono un attimo distratto sulla casa sbagliata per la 8 e ho sbagliato scelta per la 10. Per il resto le mie gambe di mezza età hanno retto dignitosamente il confronto con quelle alla criptonite di Samuele Tait e con i vari Bettega.

Ha "vinto" il giovincello Samuele Rizzà, ma alcuni suoi intermedi sono talmente bassi da far pensare che si sia mangiato qualcuno degli ostacoli virtuali, come del resto ha fatto qualche vecchietto.

Peccato per il secondo che mi ha dato Giacomo Pezzé alla fine: ho perso 14'' a cercare il finish dove era segnato in carta, prima di accorgermi che era 5 metri dietro di me. Il settimo posto dicono fosse l'ultimo valido per qualificarsi ai Campionati Intergalattici, e io sono arrivato ottavo.

Sabato si replica a Pergine e la descrizione del percorso nero è "è composto da una prima parte memory (per raggiungere il punto successivo sarà presente sulla lanterna un francobollo di cartina), una seconda parte classica con diversi cambi di direzione, una terza parte nuovamente memory ed un'ultima parte dove rispetto al classico cerchietto ve ne sarà uno di dimensioni maggiori al cui interno (ma non per forza al suo centro) sarà presente la lanterna: l'orientista dovrà stabilire la localizzazione del punto di controllo tramite la descrizione punto." Divertente!!!!

10 gennaio 2019

Corsa della Bora

Dato che è notte, il cielo è limpido e fuori fa freddo, dovrebbe essere il momento giusto per provare a scrivere due righe sulla mia corsa della Bora, che di notte, cielo limpido e freddo me ne ha regalato abbastanza. Piccola differenza fondamentale, adesso crollo dal sonno, mentre sul Carso proprio no.

E sono questi alla fine gli unici indicatori che contano davvero in una gara: 

se in 14 ore di notte non invidi neanche una volta quelli che sono a casa che dormono, 

se per 30 ore i momenti in cui desidereresti essere in qualche altro posto si riducono ad una mezzora in tutto, 

se riesci a goderti il fatto che sia freddo senza sentire freddo,

se dopo 5' che sei in un ristoro hai sempre voglia di ripartire, 

se lungo un paio di discese infami non vedi l'ora che finiscano solo per poter ricominciare a salire, 

se alla fine di ogni salita ti viene da pensare che non era tanto lunga,

se corri più di metà gara al buio e pensi più alla bellezza di essere passato in quei posti di notte che a quello che ti sei perso non potendoli vedere, 

se ogni volta che ti distrai un attimo e sbagli strada, pensi che devi stare più attento, e non che l'organizzazione doveva segnare meglio il percorso,

se ti godi un mondo ogni minuto della luce che si spegne a poco a poco alla sera, fino a quando devi accendere la frontale, e ogni minuto della luce che si riaccende poco a poco alla mattina, fino a quando puoi spegnere la frontale,

se correndo lungo il mare per chilometri e chilometri, dopo che di chilometri ne hai già corsi assai, lo apprezzi molto di più che stando sdraiato in spiaggia anche solo per 5 minuti,

se all'arrivo ti commuovi orgoglioso di quello che hai fatto, anche se non ha nessuna importanza e non serve assolutamente a niente,

non vuole necessariamente dire che quella gara era stupenda, ma che sicuramente era il posto giusto per te. E per me la Corsa della Bora, al 6 di gennaio, scorrazzando in giro per quel Carso dove tante volte sono andato a cercare lanterne in mezzo alle doline, ai muretti e alle rocce calcaree, è stato sicuramente il posto giusto.

Poi certo, non c'erano le Dolomiti né nessun'altra montagna degna di nota, tutto il tratto corso di notte probabilmente di giorno era spettacolare ed anche più bello di quello che noi abbiamo corso il giorno prima, alcuni pezzi nel finale erano pensati per chi ci arrivava dopo 15 km e non per chi ci arrivava dopo 160, dopo gli stravizi dei due ristori a metà gara (con riso ai piselli, salsicce e crauti nel primo, e zuppa di crauti e salsiccia nel secondo) quelli dopo erano proprio miserelli, ma questi sono solo dettagli.

Quello che importa è che adesso il Carso lo sento anche un po' mio.