9 ottobre 2016

Campionato Trentino Long - San Candido

Ci uniamo ai cugini altoatesini e andiamo a fare i campionati long in un posto bellissimo ma lontanissimo, ai confini con l'Austria. Che sia bellissimo peraltro ci limitiamo ad immaginarlo, perché il tempo è brutto e dalla partenza, dalla quale probabilmente si gode un panorama spettacolare, non si vede un tubo. Però almeno non piove.

Avendo vinto i trentini sprint e middle, vado fin su lì per cercare di fare tris: fra me e il terzo titolo si frappone soprattutto Carlo Cristellon, che me le suona quasi tutte le volte che ci incrociamo, ma che agli italiani long di passo Vezzena aveva dovuto accomodarsi su un gradino del podio più in basso del mio.

È una long non longissima, dato che ormai quasi tutti i tracciatori hanno deciso che noi 35enni ci stanchiamo velocemente, e per me naturalmente non è una ottima notizia. Sono certo che con una long da 4 ore vincerei a mani basse.

Comunque, sono concentrato e motivato, quindi sbaglio almeno un minuto, ma credo di più, alla 1: dalla radurina basta buttarsi giù dritti, però bisognerebbe buttarsi nella direzione giusta, cosa che non provo neanche a fare, dato che di guardare la bussola non ci penso affatto (e sbaglio anche a sistemare la traccia sulla mappa). Per recuperare mi butto a caso verso la 2 e perdo un altro minuto abbondante. Un buon inizio.

Non riesco a sbagliare la 3, ma Carl corre più veloce di me, ed è anche meno approssimativo a cercare nei verdini della 4, meno arruffone nell'attaccare la 5, più preciso nel pigliare la 6 senza vagare per tutti i sassi della zona, e anche più veloce nel tornare al centro del loop. Il risultato è che alla 7 mi ha già dato 5 minuti e mezzo. Un buon inizio.

Resisto alla 8, dove faccio il suo tempo spiccicato al secondo, poi fatalmente mi raggiunge e mi passa andando alla 9 (partiva 6 minuti dopo di me), completando l'opera di spedire il mio morale sotto le chiodate, nella salita che ci porta verso la 10, dove mi stacca su quello che dovrebbe essere il mio terreno. Arrivati in cima io mi fermo a pensare il da farsi e lui sparisce nel bosco, meglio così.

La 11 è banale mentre la 12 mi intimorisce. Sono certo che se provo ad attaccarla sotto la linea rossa, mi perderò irreparabilmente (non vedo punti d'attacco alla mia portata) così decido di attaccarla prudentemente in costa: sono 17'' più lento di Carlo, ma più veloce di tutti gli altri, e non mi sono ulteriormente depresso. Ne traggo sufficienti stimoli per fare il miglior tempo verso la non irresistibile 13, per rosicchiare un altro secondo alla 14, e per raggiungere e superare Cristellon alla 15, dove lui (e Ingemar, partito 2' prima di me) stanno rovistando nel versone in zona non consona.

Riparto un po' più ringalluzzito, cerco con successo di non mancare la 16 (attaccandola pavidamente dal bivio di sentiero) e poi faccio la peggior scelta del monto per iniziare la tratta lunga, scendendo troppo da subito, e ancor di più dopo perché mi sembra di essere sul boschetto sopra. Carlo è un po' nel pallone e mi segue... La monorotaia da slittino non mi sembra segnata come non attraversabile, e la attraverso prima di tornare in su, poi fallisco il tentativo di trovare la traccetta, poi mi butto all'inseguimento di Carlo che mi ha passato di nuovo, ma in zona punto vado lungo convinto di saperla più lunga di lui. Ci perdo 2 minuti.

La 18 l'hanno messa apposta per me e sulla forestale recupero 20'' e Carlo e 30'' a Ingemar, poi faccio la scelta prudente per la 19 (che lascia tutti un po' perplessi perché c'è una strada asfaltata che in carta è segnata sterrata) e poi recupero un'altra ventina di secondi sulla corsa in pista per la 20. La 21 è la garetta di corsa in salita fra tutti i concorrenti, io parto molto allegro, ma poi mi impianto: mezzo minuto meglio di Ingemar, 20'' meglio di Carlo, ma quasi mezzo minuto peggio di Andrea Gobber (che per il resto ha avuto un'altra delle sue giornate non memorabili).

Da lì alla fine ho il tempo di cercare di annegare alla 22, dove una cosa che sembra un prato bagnato è una pozza travestita, che mi inghiotte quasi completamente, e di correre dignitosamente bagnato fradicio fino alla 26, da dove parto affiancando Carlo che si era perducchiato alla 25. 

Volatona fino al finish dove lo precedo di qualche secondo: mi ha dato cinque minuti e mezzo nelle prime 7, e una ventina di secondi nelle restanti 20. 

Peccato per quel buon inizio, il triplete non era un sogno proibito.