28 dicembre 2015

Via Lattea Trail + quasi O

Ebbene sì, ho disertato una gara di orienteering (nientemeno che la Ori-bells del Trent-o) per andare a fare una gara di trail, in notturna sulla neve, in teoria. In mancanza di neve, è rimasta solo la notturna, che è molto meno divertente di una notturna di orienteering, ma che è stata una ottima seduta pesante di allenamento, dato che i 22 km + 1200 metri di dislivello, più che un trail, sono sembrati un cross lungo. Cioè una di quelle robe in cui devi partire forte, proseguire forte, e finire forte. Se ne hai.

Io ne avevo più o meno, e sono stato complessivamente un po' una sega, dato che sui due giri di percorso, a fare il secondo ci ho messo 10' di più, dimostrando di essere andato troppo forte nel primo. Complice anche la mia innata tendenza alla imprudenza, nel senso di mancanza di lungimiranza, per cui, nonostante avessi uno zainetto sulle spalle, mi sono ben guardato dal metterci dentro una qualsiasi forma di sostentamento calorico, così quando ho cominciato ad avere fame, invece di ingoiare prontamente qualcosa, ho iniziato a rallentare. E meno male che a metà percorso c'era un ristoro, dove mi sono sgranocchiato quattro zollette di zucchero, come neanche un qualsiasi animale ammaestrato al circo dovrebbe fare.

Comunque, bene o male sono arrivato in fondo, tutto sommato neanche troppo provato dalle due salite piuttosto ripide su forestale sterrata, e dalle due discese ostiche su pista da mountain bike, probabilmente gustosissime da fare con due ruote sotto il culo, molto meno con due sole zampe ad ammortizzare paraboliche, salti e dossi vari.

Totalmente negativo invece, purtroppo, il quasi-O del giorno dopo.

Accade che io debba essere a Padova domenica per le ore 12, e che io mi trovi a passare la notte del sabao in una palestra di Salice d'Ulzio (o più correttamente Sauze d'Oulx), quasi in cima alla Val di Susa, quasi al confine con la Francia. Per motivi a me ignoti, alle 5.00 a.m. non ci sono bus di linea da Sauze a Oulx, dove alle 5.22 parte il treno che mi può portare a Torino in tempo utile per poi sFrecciare a Padova. Così alle ore 4.30 la mia sveglia mi avvisa che è ora di alzarsi per scendere a piedi. Mi sono fatto spiegare la strada, e a occhio da un paese all'altro ci saranno 20'. Quindi mi sembra di partire con ampio margine.

Purtroppo però la strada, invece di scendere come si deve, ondeggia di qua e di là, tergiversando fra i campi, bui e naturalmente senza un fiocco di neve. Dopo l'ennesima inutile diagonale che tende addirittura a salire, verificato che è ormai drammaticamente tardi, e che le luci del traguardo non si sono avvicinate neanche un po', decido per un disperato azimut. Dopo aver perso una decina di secondi ad attraversare un recinto (attraversabile? chissà, non ho la carta) mi butto nell'oscurità puntando alle luci.

Passa il tempo, ma finalmente le luci si avvicinano. Quando ormai sono ad un tiro di schioppo, rinuncio all'ultimo pezzo di azimut e mi butto su un sentiero verso sinistra, soprattutto perché ho l'impressione che davanti ci sia un piccolo precipizio. Arrivo in breve alle case, da qui devo raggiungere la stazione, indicata dai cartelli stradali.

Dopo qualche minuto sono sul viale della stazione, e sono più o meno a metà quando vedo il treno che arriva in stazione. Accelero quanto lo zaino e l'abbigliamento non proprio agonistico me lo concedono, e mi butto sulla destra per aggirare la stazione sperando di vedere qualcuno (tipo il capotreno) da implorare di attendermi. Ma non vedo nessuno, il treno è sul secondo binario, e il sottopasso è a metà stazione (dove sarei stato se invece di aggirarla l'avessi attraversata dall'atrio). Rotolo giù nel sottopasso, risalgo a 12 scalini per volta, e quando me ne mancano 5 alla fine della scala, il treno parte. Alle ore 5:22 e 5'' sono al binario 2 della stazione di Oulx, sudato come dopo gli italiani sprint M35 2015 conclusi al secondo posto, e depresso come dopo gli italiani sprint M35 2013 conclusi quasi ultimo e comunque PM. 

Devo assolutamente migliorare dalla 100 al finish, o almeno imparare a saltare i recinti probabilmente attraversabili.


21 dicembre 2015

Podio!

La mia stagione agonistica 2015 si chiude con un nuovo brillante podio, che va ad aggiungersi alla ricca collezione di quest'anno, dove spiccano alcune perle, che non nomino per non auto-spoilerare il mio prossimo (?) post sui successi e i flop degli ultimi 12 mesi.

L'ultima soddisfazione dell'anno giunge da un luogo non molto adatto all' orienteering: un lembo di terra stretto fra una discarica di inerti, l'autostrada e la tangenziale, ma si sa che il talento non conosce limiti fisici. Per i fanatici delle notizie dell'ultima ora, anche questo sarà considerato un vecchiume, perché parliamo del 12 dicembre, giorno in cui avrei dovuto sfidare Fabietto nel secondo round dell'Ori Cup Inverno nella gara di Bosentino spostata a Pieve Tesino, finita con una schiacciante vittoria di Cipriani grazie anche alla diserzione di Fabietto e al mio concomitante impegno nel lembo di terra di cui sopra.

In palio c'era nientemeno che il titolo di Istruttore Federale di Orienteering, pure di secondo livello, come scopriremo durante.

Alla prima lanterna vengo affrontato a muso duro dall'istruttore capo Gabriele Bettega, che chiede di spiegargli come fare azimut dal punto 4 al punto 5 del percorso H40 del Trofeo Arge Alp 2014 a Pietralba. Io sono casualmente passato proprio di lì 5 giorni prima in passeggiata con la moglie, ma sono praticamente certo che la carta non fosse embargata, così rispondo quasi giusto, dimenticandomi solo di ruotare la ghiera della bussola (sì, giovani, la bussola una volta aveva anche una ghiera girevole, e se volete diventare istruttori dovete anche sapere cosa è una ghiera girevole, come si gira, e perché bisogna girarla). 

Alla lanterna 2 sempre l'I.C.G.B. mi chiede due scelte di percorso dalla 6 alla 7 di quello stesso tracciato. Ho fatto quella gara proprio in quella categoria, e non ho difficoltà a punzonare a scappare via (ricordandomi fra l'altro di che magnifica vista sul Latemar ci fosse dalla scelta alta).

Siamo evidentemente in una long, o meglio in una o-marathon, e la farfalla successiva, di qualche decina di punti, richiede quasi 4 ore. Ai tratti da sprint a scelta multipla (fra gli altri da chi è composto il comitato tecnico, su che basi cartografiche si può realizzare una mappa, quanti titoli italiani middle assoluti ha vinto Stefano Galletti), si alternano tratti da middle allungata (fra cui quali precauzioni per garantire le sicurezza di una gara di orienteering, descrivere un corso per principianti, raccontare come sono andati gli WOC in Italia), e tratti da vera long (traccia una gara di livello giallo e rosso, traccia un percorso cieco, uno a stella e uno a farfalla di difficoltà verde, traccia un percorso alla corda di 3 km con lanterne false, e uno di 4 km con lanterne fuori dalla corda, cerca di sopravvivere ad una cena con Zonato).

La seconda parte della gara è una innovativa formula "waiting start", in cui, per testare la saldezza dei nervi dei partecipanti, ci hanno fatto attendere ore e ore mentre uno alla volta affrontavamo la parte finale del percorso.

Quando è stato il mio turno, dopo aver ripercorso con scelte diverse alcuni punti della long, ho dovuto affrontare uno spigoloso punto che richiedeva di passare dal tratto di carta riportato qui a lato. Io ho scioccamente fatto il giro al recinto, ricordando un tratto di carta simile, nella cartina di Madrano (o forse era Roncegno Terme) nel quale, passando da stradina analoga, mi ero trovato in mezzo ad un pranzo domenicale. Fortunatamente non ci ho perso troppo, ma l'I.C.G.B. e il suo vice Davide Miori non erano tanto contenti.

Per giungere alla penultima lanterna ho dovuto mettere in sicurezza un percorso per scuola elementare di un gruppo di maledetti bambini che volevano uscire dal cortile aizzati da Silvano Daves, prima di sprintare verso il finish ricordando da chi fosse eletto il GUF e quando.

L'elaborazione dei dati, vista anche la lunghezza del percorso, ha richiesto più tempo del solito, ma il 17 dicembre sono state finalmente pubblicate le classifiche:

1° Simone Bettega  - 95,8/100
2° Stefano Rauss -  94,3/100
3° Dario Pedrotti - 93,0/100

Sì, lo so che ci sono quelli che dicono che era un esame e non una gara, ma anche al liceo e poi all'università c'erano un sacco di studenti convinti della stessa fesseria...

11 dicembre 2015

Zivign-ahi, ahi

E giunse finalmente la prima puntata della sfida Daves-Pedrotti. E finì malissimo, almeno per Pedrotti. Certo, non bisogna scordare che pochi giorni prima, tagliando la verdura, si era procurato una ferita di almeno 7-8 millimetri di lunghezza per almeno 0,4 mm di larghezza sul polpastrello dell'indice della mano sinistra, ma non è certo che questo sia sufficiente a giustificare la prima pesante sconfitta contro lo Sbarbatello.

Come da ormai bella tradizione di questa Oricup (della quale, non si sa bene perché, è dato di sapere solo la gara successiva, mentre il calendario completo rimane top secret) la gara è per molta parte nel bosco, e il percorso non è banale. Certo, è meno difficile di come sembra da come l'ho fatto io, ma un ex allenatore della nazionale di orienteering me lo ha detto, che se non mi astengo dalle gare fino a metà gennaio, non risponde di quello che posso combinare, quindi va bene così.

Dopo aver perso non so bene come 16'' sulla elementare prima (eppure non mi sembrava di essere partito così piano) corro discretamente fino alla 4, prima di non accorgermi del sentiero che mi porterebbe in piano comodamente dritto alla 5 (curioso notare che quelli che alla fine saranno 1°, 2° e 3°, in questa lanterna fanno rispettivamente il 33°, 29° e 25° tempo...).

Poi vado un po' a casaccio alla 7 e alla 8 e molto a casaccio alla 10 (che trovo per puro caso, senza aver minimamente capito dove ero e dove erano i muretti che cercavo senza convinzione).

Dopo la 11 c'è la malefica 12, che richiede o il giro del mondo da nord, o 25 (venticinque!!) curve di livello da sud. Mi immolo sulle curve di livello, lento che la metà basta, ma almeno non manco la lanterna come fanno altri, e prendo bene anche la 13 e la 14, apparentemente banali, ma in molti si sono fatti tentare dalla 15.

Poi in pratica c'è solo da correre, e Fabietto ne ha decisamente molto più di me. Passi la 17, dove perdo un po' nel guardare la carta cercando un passaggio che non c'è, fra il ruscello e il non attraversabile, ma i 18'' che mi rifila alla 18, in 500 metri di strada asfaltata, dicono che mi dava più di mezzo minuto al km, il che è piuttosto triste (soprattutto se continuo a sorvolare sui 20 anni di differenza che separano le nostre date di nascita...).

Tanto per gradire ci metto anche un po' del mio alla 20, dove riesco a perdere 1' andando ad infrattarmi nei boschetti dietro le case, invece di tornare comodo sulla strada (e lì, dietro le case, più o meno sotto il numero 20, in carta mancava un muro gigantesco...).

Limito i danni negli sprint finali e chiudo 4 dolorosissimi minuti e 31 spiacevoli secondi dietro Fabio.
Ma anche 14 giocondi secondi davanti a Samuele Tait. Il che, considerando che lui ha un futuro molto più radioso del mio passato e del presente di Fabietto, mi fa andare a casa un po' meno depresso.


4 dicembre 2015

Apparentemente OT

Per i non informatizzati, OT vuol dire "off topic", che in gergo vuol dire "che non c'entra una mazza con l'argomento di questo blog". Ma è solo "apparentemente".

In attesa di vedere se finalmente sabato 5 dicembre a Zivignago di Pergine avrà luogo la prima puntata della sfida fra Pedrotti e Fabietto, allieto i miei lettori con un breve racconto del mio ultimo lunghissimo, partito nell'oscurità delle 5.15 del mattino da Mezzocorona e terminato con l'oscurità delle 17.50 a Tret, in alta Val di Non, 56 km e 4.400 metri di dislivello più tardi. Ho portato a termine in una serenissima giornata autunnale quello che non ero riuscito a concludere ad inizio estate 2014 in senso contrario, quando avevo dovuto interrompermi a tre quarti per completo esaurimento psicofisico, gettando la spugna sul Corno di Tres, anche a causa di uno sbaglio di strada poco dopo la partenza da Fondo.

Questa volta invece è andato tutto benissimo, ed è stato splendido. Partenza in notturna con la frontale, che mi ha accompagnato per tutta la salita, la più lunga e ripida del giro, sul Monte di Mezzocorona. Poi la luce gialla e le Dolomiti di Brenta rosa all'alba, con anche un camoscio che mi faceva compagnia. Quindi le cime, prima la Cima Roccapiana, poi il Corno di Tres, poi la Testa Nera, e a seguire il Roen, il Penegal e il Macaion, ormai sul far del tramonto, sempre con un cielo limpido da vedere tutte le cime fino ai confini della terra. Verso metà giornata ho anche trovato un bar aperto a passo Mendola, dove ho integrato il riempimento delle borracce, che ero riuscito ad effettuare poco prima in un torrentello, con una fetta di sedicente Sacher, e gli sguardi ammirazione dei giovani proprietari e quelli di aperta disapprovazione dei meno giovani avventori (che mi hanno gentilmente avvisato che in novembre viene notte presto e mi hanno consigliato senza mezzi termini di prendere la corriera e tornare a casa prima che facesse buio).

Verso la fine dell'uscita c'era anche la luna piena ad accompagnarmi (ma ormai ero nel bosco che scendevo) e a Tret una buonanima mi ha evitato la morte per assideramento (dopo una giornata passata comunque tutta sotto zero), portandomi in macchina fino a Dermulo, il primo posto utile per prendere un mezzo pubblico per tornare a casa, dato che la corriera da Fondo delle 17.20 l'avevo ormai persa. Proprio bello bello.

Il post è solo "apparentemente" OT perchè naturalmente serve ad incutere timore ai miei avversari 2016, mostrando i massacranti allenamenti ai quali mi sottopongo per sbaragliarli. E avevo pure un cartina, sebbene al 25.000 e senza lanterne.