11 gennaio 2022

TransBondone

Se da qualche mese aspetti di andare a 

1) prendere (tanto) freddo

2) pestolare per un po' di km la neve

3) vedere l'alba

4) vedere il tramonto

5) vedere gran bei panorami

6) sfasciarti i piedi sulle rocce del Carso

7) perdere un po' di ore di sonno

8) fare un bellissimo viaggio agli ordini del GPS 

all'Ipertrail Corsa della Bora 2022, non è che per un banale contatto ravvicinato con un positivo a sto cavolo di Covid19, 3 giorni prima della gara, puoi rinunciare a tutto questo. Però non mi andava neanche di giurare il falso dichiarando agli organizzatori che non ero venuto a contatto con qualcuno di positivo, né di rischiare di passare qualcosa a tutta la gente che avrei incontrato via per là.

Così ho deciso che la maggior parte delle cose che andavo a cercare sul Carso, potevo trovarle anche più vicino a casa, rischiando al più di contagiare un camoscio o una lepre, ammesso che io fossi mai riuscito ad avvicinarmici tanto da metterli a rischio, e mi sono lanciato nella TransBondone, uscita autogestita di 16 ore e rotti, sulla montagna sopra Trento. 

Alla fine, ho dovuto rinunciare completamente solo al punto 8, dato che farmi guidare dal GPS su una montagna che conosco praticamente palmo a palmo, sarebbe stata dura; gli altri, bene o male, li ho portati a casa.

7) perdere un po' di ore di sonno - Vero, alla Bora ne avrei perse parecchie di più, ma la sveglia alle 3.05 è stata comunque una bella botta in testa. Del resto, se si vuol vedere l'alba e si abita in mezzo alle montagne, c'è poco da fare. Fosse stato luglio invece di gennaio, avrei dovuto svegliarmi pure molto prima.

3) vedere l'alba - antefatti: le previsioni del tempo erano splendide; alle 3.05 il cielo era tutto sereno; lo è rimasto almeno fino alle ore 6, mentre mi inerpicavo lungo una delle più lunghe salite che io abbia fatto nella mia vita (Tor compreso) ovvero la salita alla Cima Palon dal fondo valle via Ravina, e anche mentre passavo in alcuni punti che con la neve, insomma, facevano un po' di strizza (ma con ramponi e bastoncini erano tutto sommato sicuri). Poi ha iniziato a rannuvolarsi, e una volta arrivato in cima, esattamente all'ora dell'alba, mi sono infilato in una nuvola fatta su misura, che ha reso l'alba un pelo meno spettacolare del solito.

1) prendere (tanto) freddo - mentre contemplavo l'alba, il termometro fissato lassù (metri 2099 s.l.d.m.) segnava - 11°C. Quando sono tornato lassù alla fine del mio giro (che ha previsto 2 passaggi dalla Cima Palon, uno in apertura e uno in chiusura) il medesimo termometro segnava i medesimi - 11° C. Io però a dire il vero non ho sentito freddo, forse perché non era umido, o perché ero vestito a sufficienza, o perché mi muovevo sempre. Comunque è la prima volta che mi si congela TUTTA l'acqua della borraccia...

5) vedere gran bei panorami - dal Bondone hai verso ovest il Brenta davanti al naso e Carè Alto e Adamello poco più in là, verso est hai un bel po' di Dolomiti, lontanine ma in vista, a nord vedi le cime sul confine con l'Austria, a sud volendo hai le piccole Dolomiti e lo Stivo (ma visto quello che hai sugli altri lati, mica ci guardi a sud). Ok, dal Carso si vede anche il mare, ma a me tanto il mare non piace

2) pestolare per un po' di km la neve & 6) sfasciarti i piedi sulle rocce del Carso - alla fine di neve ne ho pestolata parecchia, praticamente ci ho tenuto dentro i piedi dalle 5 di mattina alle 7 di sera, e con il mio calzino sottile di lana e quello grosso impermeabile mi sembrava anche di starci benone, anche se mi si era formata una specie di cintura di ghiaccio intorno alla caviglia. Però invece i piedi sembra non abbiano apprezzato moltissimo, perché dopo 3 giorni sono ancora gonfietti, e la punta dell'alluce sinistro ha come l'aria di una che ha preso quasi troppo freddo. Ma pare si rimetterà. Comunque, sono riuscito a sfasciarmi i piedi più di quanto fossi stato capace di fare sul Carso nelle gare degli anni scorsi.

4) vedere il tramonto - e almeno questa missione è stata compiuta con tutti i sacri crismi. Stavo ancora arrancando sull'ultima salita, ma una volta nella vita (come non mi è MAI successo al TOR) ero su un versante girato dalla parte giusta e me lo sono goduto minuti per minuto (anche se, a fare proprio i pignoli, quello che mi sono goduto io è stato il crepuscolo, perché quando il sole è andato giù, era coperto dalle nuvole).

 

Alla fine sono venuti fuori poco meno di 50 km, 4.400 metri di dislivello e un gran bel giro, leggermente rovinato, a livello di disegno del percorso, dall'impossibilità di raggiungere la cima del Cornet e da lì il resto delle Tre Cime del Bondone (o meglio, la possibilità c'era, ma il traverso strapiombante sul nulla, con neve fresca dalla tenuta incertissima, mi ha per una volta indotto alla scelta più conservativa). Avendo però ancora tempo e gambe, sceso dal Cornet, prima di salire in Palon dal versante sud, sono salito anche sulla Cima Verda, tornando poi giù dalla stessa parte, con rinuncia al Doss d'Abramo ma un bel po' di bonus di km e dislivello.