26 novembre 2013

ROME - Dies I - Villa Borghese

Tre giorni a fine autunno a Roma a fare orienteering, che vuoi di più dalla vita per salutare la stagione agonistica e prepararsi al lungo inverno? E poi noi nordici siamo sempre convinti che a Roma, al ponte dei morti, si gira in maniche corte come a Trento in luglio, e la grande città ha sempre il suo fascino, e un amico ci presta la sua casa gratis per 3 giorni: insomma, si va.
La mia più grande impresa in questa prima edizione del ROME la porto a termine tre mesi prima del via, riuscendo ad aggiudicarmi 4 biglietti in fascia "super economy" per il Freccia-non-mi-ricordo-che-colore Trento-Roma. Non è possibile acquistare i biglietti prima di 3 mesi prima del viaggio, e 2 mesi e 30 giorni prima i biglietti scontati sono di solito finiti. Con una complessa combinazione di guglecalender e sveglie tradizionali riesco a giungere sul sito degli Innominabili nell'attimo giusto, e con 88 euro posso portare tutta la famiglia al ROME. Dato che staremo là 4 giorni, il giorno che compero l'andata non posso comperare il ritorno e quattro giorni dopo non riesco a ri-centrare la giusta congiunzione astrale. Ho il vago sospetto che i "super economomy" per il ritorno non esistessero affatto, ma non potrò mai dimostrarlo, e mi devo accontentare di 130 euro in quattro, con più di metà viaggio sul regionale che da Bologna a Trento impiega poco meno di quanto ci metterei in bici. Comunque, si va.

A Roma non è come a Trento in luglio, ma si sta proprio bene e quando sbarchiamo a Villa Borghese c'è una bellissima atmosfera, con atleti di (quasi) tutto il mondo sparsi fra gli alberi, alcuni che corrono perché già in gara, altri che chiacchierano e si divertono nell'attesa.

La M35 parte a cavallo fra il giorno e la notte e all'inizio la pila sembra superflua, ma passerà poco prima di non poterne fare a meno. Nell'allegra combriccola in griglia di partenza, ci sono parecchi dei miei compagni di giochi di quest'anno, fra cui Simone e PM Grassi, Ingemar, Max Bianchi, l'Imprevedibile Ruggiero, Eddy Sandri e i fratelli Cavara. Solo Buselli con noi non ci gioca più, ed è andato con i più bravi. Al suo posto ci sono un sacco di stranieri di cui nulla so, ma in una gara del genere in un parco penso di potermela giocare con chiunque.

Al via Simone schizza via come un indemoniato, e mi viene il dubbio che si sia allenato di nascosto, e che alla gara di domenica scorsa in Valsugana sia andato piano apposta. La 1 è uguale per tutti e corriamo su un prato in discesa fra alberi radi come tanti Peter alle calcagna di Heidi. Il più Peter di tutti è proprio Simone (si vede che vive in Sud-Tirolo!), che mi precede di 2'' sulla prima lanterna. Dato che abbiamo la stessa prima ala di farfalla usciamo dal punto nella stessa direzione e lo supero prima della 2. Fino alla 6 più che la tecnica contano le gambe, e fin lì siamo quasi attaccati.

La 7 richiederebbe qualche riflessione in più, ma già sto correndo dietro ad Heidi, e poi è anche buio e la cartina si vede a grandi linee, così prima mi lancio per la via più breve, poi cambio idea senza neanche verificare fino in fondo se era poi una così cattiva idea (e non lo era, dato che l'Anto da lì è riuscita a salirci), e faccio tutto il giro sentendomi ormai irrimediabilmente indietro. In effetti split alla mano Simone ci arriva 20'' prima di me, ma nelle successive due lanterne a lui passa un po' la sindrome da Peter e io rincorro Heidi come non mai, tanto che tornati al centro della farfalla siamo di nuovo insieme (e insieme sbagliamo anche completamente la scelta, non vedendone ben due molto più intelligenti della nostra).

Poi lui parte per un'ala diversa dalla mia e da lì in poi corro da solo, orfano anche di Heidi che è andata a letto perché è ormi buio. Il buio peraltro semplifica abbastanza le cose, dato che prendendo la direzione giusta il catarifrangente della lanterna la rivela parecchie decine di metri prima. Tutta l'ala dalla 10 alla 15 non presenta particolari difficoltà, io corro quanto posso, ma non ho idea di come sono messo. Alla 17 faccio la scelta più lunga e ondivaga che c'era e alla 18 ho qualche esitazione perché leggendo con poca luce mi sembra che il verdone sia un edificio che non vedo. Due turisti mi dicono "è là", ma ci stavo già arrivando da solo...

Dopo l'ultimo ritorno al centro farfalla si torna in zona partenza, e se all'inizio siamo scesi, stavolta tocca salire. Non è una gran pendenza, ma a questo punto della gara la sento tutta. Anche perché giurerei di avere qualcuno pochi metri dietro, e corro come un forsennato senza voltarmi a controllare per non perdere istanti preziosi. 23, 24 e 25 non presentano nessuna difficoltà, e alla 26 salto due di un'altra categoria, che mi avrebbero potuto far perdere tempo, mentre loro cercano la stazione in basso e io la punzono sopra le loro teste. Da lì in poi, mentre continuo a tirare più che posso, comincio a pensare che mi va bene anche che chi mi insegue mi superi, basta che faccia in fretta, perché non ce la faccio più.

Dopo il finish mi butto per terra come quelli forti, tanto che Zarfati viene a chiedermi se va tutto bene. Quello dopo di me arriva 10'' dopo, e gli split dicono che alla 22 era 6'' dietro, quindi non proprio a pochi metri. Vabbeh.

Le classifiche dicono che sono terzo, un minuto e mezzo dietro all'Imprevedibile, che deve proprio essere andato come un treno, e 19'' dietro il bulgaro Ivaylo Ivanov. In chiave di classifica generale, ho messo in musina un po' di vantaggio sugli altri compagni di giochi: 1'40'' su Max, 2'11 su Ingemar, 3'37'' su Peter Grassi e addirittura 5'28'' su GPM, che però, fra i rovi di Villa Ada del secondo giorno, potrebbe rifilarmente anche di più.

Comunque, bello!

11 novembre 2013

Coneglia, no.

So che ho in arretrato varie gare, fra cui quelle della 3 giorni internazionale di Roma, che probabilmente hanno più appeal della finale del tour trevigiano 2013, ma facciamo che almeno una la racconto poco dopo che è successa.

E poi è una di quelle sfigate che hanno più audience.

Io con Conegliano c'ho un brutto rapporto. Il finale di stagione è tradizionalmente a livello di risultati il mio periodo d'oro, anche perché si corre quasi sempre in città, che è il mio terreno più preferito (e dove non si corre il VERO orienteering, ma ça va sans dire). E in questo periodo d'oro io di solito arrivo sempre a Conegliano da favorito (almeno nella mia testa) e me ne vado cornuto e mazziato. E quest'anno non si è smentita la tradizione.

La carta di Conegliano non è fantastica, e quest'anno è anche orfana della parte più bella, che è sotto embargo "di livello 2" per il trofeo Alpe Adria dell'anno prossimo. Ciononostante quando scorgo sul sito FISO che c'è questa gara, che in tempi di vacche grasse avevo scartato, mando a remengo i miei tentativi di diventare un buon marito dedicando la domenica alla famiglia, e mi ci fiondo. Vuoi che al terzo tentativo non riesco a vincere a Conegliano? I più agguerriti in griglia di partenza sono Walter Giovanelli, specialista dei centri storici, Michele Candotti, già campione italiano sprint fra i master, Andreas Weitlaner, che due anni fa qui mi ha dato un paio di minuti, e i Ceki, di cui nulla si sa.

In partenza non mi sento proprio lucidissimo, ma tempo 200 metri e sono già in testa, anche se inspiegabilmente gli split alla prima lanterna mi danno 27esimo con un tempo di 11ore 59minuti e 57secondi. La numero 2, sempre split alla mano, la corro decisamente meglio, impiegando --:-- per un totale di 28'' di gara che mi piazzerebbe al secondo posto, ma alla 3 sono finalmente primo con un totale di 2.11 e 7'' di vantaggio sul ceko Svadlena. Fin qui la gara è molto scorrevole, e lo è anche al punto 4, dove porto a 9'' il mio vantaggio sul secondo, che è ora Giovanelli. Alla 5 ci vuole un minimo più di attenzione perché c'è un porticato, che seduti alla scrivania si interpreta senza problemi, mentre in corsa un po' meno. Ma lo piglio giusto e con un altro miglior tempo volo a -13'' da Giovanelli. 

Quella dopo è una "tratta lunga", un rettone dove c'è tutto il tempo per preparare il punto successivo. Lanciato a folle velocità individuo senza dubbio alcuno il passaggio per salire alla 6 e da lì mi preoccupo solo di prendere il riferimento giusto per la deviazione. Senza rallentare di un pelo supero la prima strada che scende da destra, la seconda strada che scende da destra, il primo caseggiato, e mi fiondo a destra. Giunto nel secondo cortile e non vedendo passaggio alcuno verso il prato dietro, vengo colto da un inizio di dubbio, ma prima di arrendermi all'evidenza faccio mezzo giro alla casa e, preso atto che non posso passare dal soggiorno dei locali, sono costretto a fare marcia indietro. Tra un porco e l'altro mi chiedo se questo sarà sufficiente a non farmi vincere a Conegliano neanche questa volta (e la risposta, scroprirò dopo, è quasi sì, dato che Giovanelli mi dà 43'' e Svadlena 44'') e mi precipito nel buco giusto, dove ignoro una signora che vorrebbe mandarmi a sinistra sotto il portico, mentre io faccio il giro da destra (e probabilmente c'aveva ragione la signora).

I successivi punti dal 7 al 14 li corro "a tutta" e alla 14 sono di nuovo primo. Alla 15 accade un non dimostrabile fatto increscioso. È vero che io cincischio un po' in uscita dal punto, ma sfido Bolt a metterci 22'' meno di quanto ci ho messo io a fare il giro che rispettava i verdi non attraversabili. Eppure Svadlena ci riesce. I 10'' in meno che ci mette Giovanelli sono più umani, un po'. Comunque, sono di nuovo dietro. E quindi corro, corro e corro, e c'è da fare poco altro per la 16 e la 17, e da aggiungerci un minimo di attenzione per la 18 e la 19, che sono in mezzo alle case, ai muretti e alle aiuole. Morale, alla 19 sono 2'' dietro a Walter e 2'' davanti a Pavel.

Ma qui succede il secondo fatto increscioso del giorno, e questa volta è pure dimostrabile. Dopo aver corso corso corso il rettone, c'è un edificio in mezzo ad un incrocio. È tutto da dimostrare che prendendolo a destra si faccia prima che prendendolo a sinistra, ma in ogni caso la cartina dice che si può fare una cosa o l'altra. Io decido che è molto più furbo andare a destra, arrivo fino allo spigolo opposto della casa, e mi trovo davanti la sparangola del garage sotterraneo che blocca l'uscita. Riguardo la carta, che riporta inequivocabilmente un passaggio, ma non mi resta da fare altro che tornare sui miei passi e completare il giro intero attorno al casone.
Alla 20 ho 38'' da Walter e 25'' da Pavel e c'è ormai troppo poca strada per sperare di riprenderli un'altra volta. Dato che sono piuttosto contrariato per lo scherzetto dell'angolo, approfitto anche per scegliere un tragitto non ottimale per la 21 e regalare altri 7'' ai battistrada, e poi più o meno andiamo fino al traguardo alla stessa velocità. Chiudo terzo, a 19'' da Pavel e a 45'' da Walter (che nelle 3 edizioni di Conegliano che ho corso, mi ha battuto tutte le volte).

Tanto per chiudere in bellezza, mentre mangio la mia pizza portata da casa chiacchierando con l'orientista più affascinante del mondo, quella cui il dislivello le fa una pippa, e Stefano Zonato, uno dei due pezzi di pizza mi cade per terra, e prima che io abbia il tempo di raccoglierlo e soffiarci sopra per disinfettarlo, la belva di Zonato se l'è già pappato. Coneglia, no.