30 novembre 2010

Numeri 2010

Prima di iniziare ad inventarmi qualche modo per passare i mesi da qui al 29 gennaio (data ufficiale di Venezia By Night) mi concedo un paio di puntate di restrospettiva sul 2010. Dato che sulle gare singole ho lungamente sproloquiato nel corso dei 60 post precedenti, mi rimane solo qualche considerazione riassuntiva. Questo post è dedicato ai numeri.

Gare: 42 (6 sprint, 19 middle, 14 long, 1 extra long, 1 campestre, 1 sky race)
Lunghezza totale gare: 229,5 km circa
Dislivello totale gare: 7850 m circa
Tempo di gara totale: 36 ore 53' 22''

Allenamenti: 111
Durata totale: 82 ore e 15' circa
Di cui
Lunghi lenti: 58 ore e 10' circa
Fartlek: 15 ore e 45' circa
Progressioni: 4 ore e 50' circa
Salita veloce: 2 ore e 10' circa
Ripetute in salita: 81
Settimane con 0 uscite: 2
Settimane con 1 uscita: 0
Settimane con 2 uscite: 14
Settimane con 3 uscite: 21
Settimane con 4 uscite: 15

P.S. c'è qualche master che ha intenzione di andare ai MWOC in Ungheria?

22 novembre 2010

Conegliano alla Østerbø

Quando pochi giorni dopo il MOV leggo il post di Miki Baggio sulla gara di Conegliano, non resisto alla tentazione e concordato un passaggio volante mi iscrivo alla gara. "sta volta è l'ultima davvero, giuro giuro". Centro storico, picco della forma, Stefano Maddalena come avversario. Anche se le previsioni dicono che il tempo farà schifo, non posso mancare. Il viaggio è piacevole, le brioches nel bar della ridente Bigolin sono calde e saporite, Conegliano è carina, e il tempo fa meno schifo del previsto: le strade sono molto scivolose ma non piove.

Da un po' ho visto che leggere i blog di quelli veramente forti può essere utile a migliorare la tecnica, e in settimana mi capita di leggere il post di Østerbø su Venezia. Per ottenere buoni risultati bisogna concentrarsi solo su un paio di aspetti, ne scelgo due e mi ci applico con dedizione. Con risultati che, non credo di risultare troppo vanitoso nel dirlo, sono stati eccellenti.

Spunto 1:

"I did also one similar big mistake, and lost 2 minutes."
Non lo prendo proprio alla lettera, perchè dimentico il "similar", e faccio un errore che mai avevo fatto in vita (alla 12 facendo attenzione ai palazzoni davanti non mi accorgo che sto attraversando la strada ed arrivo quindi su quella dopo, vagando per un po' prima di capire cosa ho fatto), però i 2 minuti credo di perderli proprio tutti.

Spunto 2:

"I missed one punching, and I was disqualified."
E questo l'ho davvero fatto da dio. Tratta lunga, profonda meditazione sulla scelta migliore tra quella alta, un po' più corta ma con 60 metri di dislivello, e quella bassa lunga ma filante. Sfreccio davanti alla piazza del traguardo e proseguo per la via principale, sbuco all'incrocio con il ponte e mi dimentico completamente che stavo andando alla 10, puntando diritto alla 11.

Da Østerbø a questo punto non ho più nulla da imparare.

Da Maddalena invece sì, perchè a parte i 10'' che mi dà alla prima per la mia partenza un po' casual, e qualche secondo su altre lanterne, me ne rifila 23 sulla 16 andando dal ponte a nord del punto invece che da quello a sud come veniva spontaneo fare, e 10 sulla 18, dove però sono io che vado a complicarmi la vita andando a pescare le scalette invece del comodo porticato di accesso al cortile.

Peccato, mi sarebbe piaciuto finire la stagione di nuovo sul podio con lui (come agli italiani sprint), con la terza vittoria di fila fra gli italiani in centro storico, e con altri 75 punti in lista base per superare i 70. Se non avessi saltato la 10 probabilmente ci sarei riuscito anche con la cavolata alla 12.

Ma se mia nonna avere 2 palle essere mio nonno. Come pare dicesse la nonna di Gullit.

19 novembre 2010

Però, Venezia

E' passato qualche giorno dal meeting, e dopo la delusione per la mancata vittoria e la solita scarsa soddisfazione per il risultato che sono riuscito ad ottenere, ho provato a guardare la gara con un po' di obiettività. La conclusione è che è stata la gara più straordinaria a cui ho partecipato quest'anno. Oltre al fatto che il primo e il secondo sono dei medagliati ai campionati mondiali sprint degli ultimi 3 anni (oro nel 2009 e 2010 per Barrable, bronzo nel 2008 per Ivanov), tolto l'inarrivabile britannico, fra il secondo e il decimo in classifica c'erano meno di 5', cioè quanti ne ce n'erano fra il secondo e il sedicesimo del campionato italiano sprint, solo che il MOV era quasi un'ora più lungo. Il livello era talmente alto che alla 10 ho fatto il ventesimo tempo di split, con soli 20'' dal primo e alla 12 addirittura il quarantesimo.

Riguardando con calma gli split, ne viene fuori che Barrable mi ha battuto in TUTTI gli intermedi, anche in quelli fra la 21 e la 23 dove bisognava solo correre e non c'era anima viva ad intralciare il percorso. Però per 11 volte mi ha dato meno di 10'' e sugli ultimi punti mi dava in proporzione gli stessi distacchi che sui primi, segno che il mio ritmo è stato inferiore al suo, ma costante fino alla fine. E poi nonostante la bolgia ho perso la concentrazione solo per 3 brevissimi momenti, riuscendo a ritrovarla subito.

Credo che questo voglia dire che
se continuo ad allenarmi come quest'anno prima o poi il MOV riuscirò a vincerlo. Magari quando avranno commissionato i trofei a Marco Ongaro (già me lo vedo, base in legno con targhetta + omino, lanterna e gondola a fluttuare sugli steli di metallo, con la sagoma di San Marco come sfondo se si vuole esagerare).

E dato che questo post è stato decisamente troppo egocentrico (ma quale blog non lo è???) dedico lo spazio foto ad Alessio Tenani, il vincitore della gara elite (Osterbo, quello con lo sguardo più concentrato del mondo, ha saltato una lanterna e mezza...).

16 novembre 2010

Ah, Venezia

...ma potrebbe anche essere "Venezia è sempre Venezia", non ho mai capito quale sia la citazione giusta da Indiana Jones, comunque sono d'accordo con tutte e due. Era la mia città preferita da piccolo, lo è da grande, e venirci a fare orienteering mi diverte sempre come un bambino alle giostre.

Quest'anno ero venuto con un solo obiettivo: vincere la M35. Sì, c'era anche la rivincita con Visioli dopo la battaglia del 2009 che mi aveva spinto ad iniziare questo blog, ma era un dettaglio. Io volevo vincere.

Per chi il MOV l'ha già corso, non c'è niente da descrivere, perchè sa già tutto, per chi non c'è mai stato, neanche, perchè tanto non capirebbe nulla. Il meeting di Venezia è semplicemente il meeting di Venezia, con problemi annosi che sempre avrà (tipo che ci sono un fottio di tursti e un discreto numero di veneziani incazzati in giro per la città), e un fascino che credo nessuna altra gara cittadina potrà mai avere.

Il tempo è discreto, temperatura più che accettabile e cielo coperto solo quel tanto da tenere a casa almeno qualche turista pavido. Quando sbarco in laguna dal pullman partito ad ore 5.30 da Trento, in giro c'è ancora poca gente, quasi solo giapponesi e sciami di persone con pigiami dagli improbabili colori, parastinchi e zainetto con la seggiola in metallo incorporata.


Parto a 3:06 e dedico un po' del tempo prima della partenza alla fotografia: di Venezia hanno già fotografato ogni pietra e ogni piccione ed è praticamente impossibile fare uno scatto che non sia banale, però i primi atleti fra i vicoli danno qualche spunto. O almeno lo danno a chi guarda con l'occhio annebbiato dell'orientista prima del via. A proposito di occhi, mentre faccio il riscaldamento, incrocio quelli di Osterbo, e rimango davvero impressionato dal suo sguardo che sembra puntato su un altro pianeta. Non ha l'aria di uno che se la tira, ma solo di uno concentrato al massimo. Quanto a concentrazione anch'io cerco di fare del mio meglio. So che Carbone parte 9 minuti prima di me e Hueller 3, ma preferisco non guardare quale sia la loro prima scelta, per non farmi influenzare. Il tracciatore quest'anno ha optato per le farfalle, e, dato che solo alla fine scoprirò che tutti le hanno uguali, parto convinto che se anche prendessi uno dei due, probabilmente non me ne accorgerei.

Tanto per mettere subito le cose in chiaro, non passano 10 metri che bisogna già fare la prima scelta e le tratte di pura corsa saranno veramente pochissime. Però riesco da subito ad anticipare abbastanza le scelte e a correre leggendo senza perdermi bivi o schiantarmi contro le persone. La 1 è nel primo vicolo cieco della giornata, che alla fine della gara saranno davvero tantissimi. E' stata evidentemente una scelta deliberata da parte del tracciatore, e non so dire se sia una buona idea. Sicuramente ha aumentato di molto le possibilità di scontrarsi con altri atleti, dato che in molti casi le lanterne, o peggio ancora i centri delle farfalle, erano in vicoli molto stretti.

Dopo la 2 ho il primo attimo di sbandamento, ma si parla di un paio di secondi, e poi mi aspetta già Rialto, che alle 12.30 passate è un gran caos. Mi tengo nella parte esterna, ma devo comunque fare slalom. Nel successivo "lungo Canal Grande" devo cercare contemporaneamente di capire le scelte da fare dopo, di evitare i concorrenti nel senso contrario al mio, e di non centrare i camerieri che escono a chiamare i clienti dei cari ristoranti che si affacciano sulla via. Arrivo alla 3, il centro della prima farfalla, con la scelta più corta e che richiede più lettura di carta, ma sono partito da talmente poco che posso permettermelo. La 4 e la 5 sono vicine ma interessanti, e sempre con buon anticipo torno alla 6. 7, 8 e 9 sono piuttosto semplici, ma alla 9 per la prima volta non preparo l'uscita dal punto e perdo qualche secondo nel capire dove andare. Dopo il nuovo centro farfalla della 10 bisogna superare di nuovo il Canal Grande, e mi pare di capire che sia meglio tornare da Rialto. Dato che la distanza da A a B non è uguale a quella da B ad A (...), faccio una scelta di percorso piuttosto diversa da quella di prima, arrischiandomi in una zona a grande traffico (con risultati sufficienti) e puntando a leggere meno possibile.

Superato con parecchie difficoltà Rialto, passo dalla 16 cercando di memorizzare il percorso che dovrò fare poi, e arrivo facilmente alla 11. Subito dopo ho il secondo micro smarrimento di giornata, dovuto alla forma strana del ponte su cui si trova la lanterna. In realtà sono nel posto dove dovrei essere, ma perdo una decina di secondi per capirlo. La 12 è in un nuovo profondo vicolo cieco, e anche la 13 richiede andata e ritorno, comunque torno agevolmente al centro della farfalla e riparto per la 15. Da queste parti incrocio Hueller, ma sono ancora convinto che lui possa avere una sequenza diversa e non ci faccio molto caso. Dopo una scelta di percorso forse non felicissima per la 16, imbocco la via nota per andare alla 17 ed uscire dalla seconda farfalla. Arrivo veloce alla 18, ma mi distraggo in uscita dal punto e di nuovo ho qualche secondo di smarrimento. Mi ritrovo prima di fare danni e mi avvio verso il super vicolo cieco ad U della 19. Decido che il tracciatore l'ha messa in quel posto assurdo per darci il tempo di preparare la tratta successiva e quindi provo a farlo. Il risultato non è un granchè, dato che non scelgo nè la più corta nè la più scorrevole, ma al momento non lo so e proseguo nel sempre più arduo esercizio di evitamento delle altre persone, con sorpassi molto azzardati sugli altri orientisti, e gentilezze a profusione con turisti e autoctoni.

Dopo l'ennesimo vicolo cieco della 20 arrivo finalmente in una zona scarsamente popolata, e infatti subisco l'unico vero schianto di giornata contro un elite che arriva a tutta velocità e mi si pianta nel costato (complice anche la mia non perfetta tenuta della destra...). Due tizi ad un tavolino trovano la scena molto divertente, e noi proseguiamo, anche se ormai ogni ripartenza un notevole sforzo. Dalla 21 alla 24 bisogna soprattutto correre, e riesco ancora a farlo. Per la 24 c'è anche da scegliere se prenderla da sopra o da sotto e opto, credo giustamente, per la seconda opzione. Le gambe vanno ancora discretamente, ma sento il cervello piuttosto alla frutta, e la successiva aletta mi richiede uno sforzo enorme per leggere la carta e svoltare al momento giusto. Per la 28 faccio fatica a contare che è il secondo bivio, ma riesco a farcela e poi è solo corsa fino all'arrivo.

Prima di scaricare sono abbastanza soddisfatto della mia gara, ma non so quanto possa valere. Lo scarico mi dice che vale il terzo posto, e l'analisi della classifica negli schermi in palestra mi spiega che vale 10' in più del primo e 40'' in più del secondo.

Che se fosse una gara normale, vorrebbe dire che il primo non lo prendevo neanche in moto (un certo Nick Barrable che nel 2003 arrivava ventesimo ai campionati mondiali sprint...) e che se non mi assopivo quel paio di volte potevo arrivare secondo. Ma considerando che siamo a Venezia e che il primo è partito quasi 2 ore prima di me, e il secondo una, probabilmente l'effetto gente ha pesato parecchio. Ma fa parte del gioco.

Non ritengo di avere le competenze tecniche per valutare il percorso, che ho trovato comunque molto "challenging" e mai banale, e non saprei dire se le farfalle lo hanno reso migliore o peggiore. Però credo di poter dire con cognizione di causa che il trofeo in vetro e plastica che mi sono portato a casa, e che ho desiderato per anni, è veramente brutto!

11 novembre 2010

Omaggio a Venezia

Poco meno di un anno fa, nel mio primo prolisso post di questo prolisso blog, scrivevo che Venezia era la mia gara preferita, e che questo probabilmente voleva dire che non ero un vero orientista. 60 post più tardi continuo a pensare che quella di Venezia sia la mia gara preferita, ma dopo le recenti dichiarazioni di Emil Wingstedt (un tale svedese che ha vinto un paio di mondiali sprint e varie altre cosette) che sul World-of-o la definisce "la gara più divertente che io abbia mai corso", credo che fosse solo per questo, potrei anche essere un vero orientista.

In ogni caso, una gara di cui lo svedese di cui sopra dice "dovevo rimanere molto concentrato per rimanere in contatto con la carta e tutte le piccole viuzze", e di cui Micha Mamleev (vincitore lo scorso anno), nella intervista post gara arriva a dire "devi concentrarti un po' di più che facciamo in bosco", merita certamente un piccolo tributo, che dal basso del mio blog le dedico.

Nel mio tradizionale cazzeggio pre gara ho vagato in interne alla ricerca di pagine e filmati che parlano del MOV. Qui sotto riporto quelli che mi sembrano più interessanti, invitando tutti ad integrare eventuali manchevolezze (ad esempio, non ho trovato nulla di Stegal: possibile?)

Il posto d'onore è riservato ad Alessio Tenani, che a Venezia ha vinto 4 volte, e al suo post "Come correre a Venezia", che contiene vari consigli utili su come come preparare questa gara speciale, fra i quali quello che mi è sembrato più utile è quello di farsi un po' di scalini prima di arrivare in laguna, dato che lì non mancano. E' naturalmente troppo tardi per iniziare a seguirli per quest'anno.

Al secondo posto metterei Larry e Tsitalia, un blog decisamente molto meno conosciuto (e a me ignoto fino ad oggi, anche se mi pare di avere capito che c'entra con il più noto Larrycette), che però riporta varie cartine di edizioni diverse del MOV, utili per chi vuol fare un po' di allenamento a secco e ha ormai consumato tutte le cartine che aveva lui a forza di ricontrollare le scelte di percorso. Inspiegabile come invece le cartine qui riportate siano tutte apparentemente vergini.

Gli amanti della storia troveranno pane per i loro denti nel lungo articolo sul sito del Vicenza Orienteering Team, che ripercorrendo le tappe salienti della storia dell'orienteering in Italia riporta anche le origini del Meeting di Venezia. Mancano però gli aneddoti personalmente riferitimi da Walter Peraro, fra i quali la notte passata a disegnare a mano i ponti in tutte le zone punto di tutte le cartine dopo che la stampa semiclandestina in tipografia aveva coperto con il blu tutti i ponti.

A chi cerca il pelo nell'uovo, non può mancare la lettura di un grande classico, Zonori, ormai lontano delle scene bloggistiche da un po', ma disponibile in rete con una lunga dissertazione sul MOV 2008. Credo per altro che anche Zonori potrebbe essere soddisfatto dell'edizione 2009, a parte il fatto che non hanno ancora pensato all'arco di trionfo sulla riviera (ma quest'anno con la "diretta" su non mi ricordo quale web tv magari qualcosa si inventeranno).

E non dovesse bastare quel pelo nell'uovo, forse può rifarsi con Rem, che in più occasioni (1 e 2) torna sulle imperfezioni della carta di Venezia, sul problema turisti e sulla presunta superiorità della gara notturna di gennaio (quella tristemente saltata per neve nel 2010, e che è effettivamente una bellissima gara) rispetto al MOV. Ma lui decisamente si è perso il MOV 2009, che, almeno in M35, in Mb non so è stato strepitoso come tracciato (ma effettivamente il famigerato cancello del parchetto era ancora segnato come agibile).


Altri due ori-blogger storici hanno dedicato solo poche righe, rispetto alla mole della loro produzione letteraria qualche riga a Venezia, Ori-master ha parlato più che altro del casino con i turisti (che se parti all'ora sbagliata possono fare davvero la diffenza), e anche Cosim-o ha ripreso ripreso lo stesso tema nel suo unico suo post dedicato alla manifestazione, nel 2007. Vediamo se quest'anno torneranno sul MOV, almeno il primo che so per certo essere fra i partenti.

Spostandosi all'estero, merita una citazione il pdf dal titolo altisonante "Venice: orienteering capital of the world?", che oltre alla cronaca della gare di un tal Adrian Zizzos in M40 nel 2005, riporta varie foto, in cui si riconoscono anche vari orientisti trentini, e un ardito confronto fra la sua prestazione e quella di Simone Niggli. Carino anche il confronto fra i turisti con cartina in mano e gli orientisti sempre con (altra) cartina in mano. Rimanendo all'estero, ancora foto e qualche carta sul sito aesica, ma qui la descrizione è molto scarna, mentre viceversa succede sul blog "Bishopstown Orienteering Club Blog & News...", e a metà fra i due si pone "Orienteering Queensland".

Nelle mie ricerche mi sono imbattuto erroneamente anche in "Orienteering: Venetian Style", che con l'orienteering in realtà non c'entra un tubo, dato che parla di come un turista può orientarsi a Venezia, però è carino da leggere, è dà qualche informazione sulla morfologia e la storia di Venezia (che magari non è molto utile a trovare le lanterne, ma fa cultura generale...).

Per concludere, un bel filmato sulla gara dello scorso anno, che fa venire una gran voglia di essere già lì, e buon MOV 2010 a tutti! (sperando che il precisissimo ilMeteo, quello che impeccabilmente previsto la neve a Monghidorro nonostante la serata perfettamente serena del giorno prima, questa volta si sbagli e non ci sia neanche la pioggia debole...)

9 novembre 2010

1° Memorial Vladimìr Pàcl

La cartina è quella di Malè+Croviana, dove ho già corso qualche anno fa e la griglia in M35 è piuttosto scarna, ma con il solito duo Corradini&Cipriani a renderla succosa. Quest'anno mi hanno già battuto un numero imprecisato di volte, dopo che un numero imprecisato di volte ho pensato "oggi li batto". Così questa volta mi limito a pensare "se non li batto oggi in centro storico, non li batterò mai più".

Il tempo è brutto ma non infame come nel resto del Trentino, e alla partenza delle ore 11 non piove e la temperatura non è neanche troppo polare. La formula è quella della partenza in massa con multi farfalle, per cui nessuno ha la stessa sequenza ma la sequenza è obbligata (e dopo le mie ultime performance ringrazio sentitamente il Bezzi per la scelta).

Il riscaldamento è molto approssimativo, così come il tentativo di concentrazione, e alla prima lanterna arrivo qualche secondo dopo un ucraino che aveva fatto il giro da sotto, decisamente più corto (ma io avevo in mente il parco davanti al teatro dove c'erano gli spogliatoi, e in automatico ho rifatto la strada da cui ero venuto). Dopo la 2 stacco l'ucraino e mi avvio in compagnia Fabio Marsoner. Le gambe non le sento molto bene, ma se vado al suo ritmo tanto male non devono andare.

Le nostre strade si separano già alla 3 e proseguo attraverso il centro di Malè con il primo passaggio dalla 100, con un buon anticipo sulle scelte successive. La seconda ala non richiede grandi scelte ma solo un minimo di precisione di lettura, e così la terza.

La quarta offre un percorso un po' spezzettato quasi sotto la linea rossa, ma opto per il giro largo sulla strada principale che richiede meno sforzo di lettura. Alla chiusura dell'ultima ala sono ancora ben concentrato e vedo il Cip che punzona un paio di secondi dietro di me. Dopo il briciolo di attenzione richiesto dalla 17 si corre fino alla 22. Andrea rimane sempre dietro, ma non capisco se fatica a tenere il passo o si tiene per dopo. Andando alla 23 perdo per un attimo il contatto con la carta sulla stradina lungo i frutteti, e mi fermo all'incrocio facendomi superare. Ma alla lanterna sono già di nuovo davanti. Per la 24 c'è un minimo di salita che prosegue per la 25 e mi sembra di non sentire più il Cip alle spalle, ma non mi volto. Alla fine della discesa dopo la 25 do fondo a tutte le mie energie residue, che ri rivelano inaspettatamente abbondanti. In quel momento il pensiero che mi passa per la mente è "se mi supera adesso, bravo lui". Riguardo 20 volte la carta per prendere bene la 26, che mi sembra uno di quei tipici punti su cui si possono buttare le gare per un errore di lettura, e pur continuando a non vedere traccia dell'inseguitore spingo fino alla fine, cuidendo con 30 secondi di vantaggio sul Cip.

Nicolò, che pensavo già sotto la doccia, arriverà solo due minuti e mezzo dopo, incredulo per non averci mai visto durante la gara, e affermando di non avere sbagliato quasi nulla (ma gli split dicono che alla 18 un po' di casino deve averlo fatto).

La settimana di Venezia non poteva iniziare in modo migliore.

5 novembre 2010

Ego pirla in patria

Da quando sul calendario avevo visto la finale di Campionato trentino CSI in centro storico a Trento, ero entusiasta di fare una gara nel centro della mia città. Poi più recentemente mi ero messo a pensare che probabilmente non mi sarei divertito molto, dato che avrei dovuto guardare la cartina solo per capire dove erano le lanterne, mentre le scelte di percorso mi sarebbervo venute dalla conoscenza del posto. Però di andare così male non me lo aspettavo proprio.

La partenza è una nuova formula mutuata direttamente da "mai dire banzai", la trasmissione televisiva di qualche anno fa in cui dei giapponesi agghindati nei modi più inusuali cercavano di farsi male nei modi più vari. Nel nostro caso la componente kitch dell'abbigliamento era garantita dalle divise da orienteering, mentre l'istigazione all'autodistruzione è stata pianificata predisponendo una fila di cartine appese ad un filo da una parte della piazza, ed una fila di partenti, notevolmente più lunga di quella delle cartine, disposta parallelamente alla prima dall'altra parte della piazza. Entrambe le estremità della fila dei partenti dovevano necessariamente tentare di convergere verso le estremità della fila delle cartine, imbottigliando così quelli in mezzo. Cosa sia successo di preciso non lo so, dato che ho agguantato la cartina fra i primi e mi sono tolto di mezzo.

Quest'anno il mio feeling con le gare a sequenza libera si era già dimostrato notevolmente inferiore agli anni scorsi, e anche in questa occasione non mi sono smentito. Dopo essere partito nella stessa direzione di Candotti, Miori e Segatta, ed aver punzonato la 25 dopo il primo, loro spariscono dalla mia vista, e io mi accorgo ben presto che per il giro che ho intenzione di fare er decisamente meglio se prima facevo quella che stava appena più a destra di una immaginaria linea rossa fra la partenza e la 25. Ben presto, ma non prima che sia troppo tardi, dato che se l'avessi fatta prima della 18 i danni sarebbero stati ancora contenuti. E' invece proprio poco dopo la 18 che mi viene l'altra idea geniale di giornata: togliere il nylon dalla cartina, "tanto non piove più".

Scegliere la sequenza delle lanterne successive non è banale, ma come previsto leggo la carta solo per vedere dove sono, mentre scelgo le strade andando a memoria. Ed è l'eccesso di confidenza con il posto e lo scarso uso della carta (che negli ultimi 10 minuti di gara si trasformerà in una spece di poltiglia che devo trattare con la cura di una pergamena egizia perchè non mi si spappoli in mano) che mi induce all'errore definitivo. La 8 infatti decido dove sta dando solo una occhiata vaga alla mappa e ignorando i molteplici elementi che mi avrebbero potuto far capire che avevo deciso per la galleria sbagliata (primo fra tutti il fatto che uscito dalla galleria non mi tornava più niente). Ero talmente sicuro, che quando non ho trovato la lanterna (in compagnia di un altro pirla, ma non è una attenuante) ho concluso che l'avevano portata via senza neanche ricontrollare se magari non ero nel posto sbagliato.

Il resto della gara, corso quando ancora non sapevo, dopo la lunga digressione per andare a recuperare la lanterna che avevo lasciato indietro, è stata una sgambata veloce e bagnata in una zona non particolarmente bella nè orientisticamente interessante. In ogni caso, sarei arrivato terzo degli M35, dopo Candotti e Segatta. Quasi meglio che agli annali rimanga PM...

Campionato Trentino Long

Arrivo a Caltena all'ultimo campionato trentino della stagione in una strana situazione: ho al collo due medaglie dei campionati italiani e una della classifica finale di Coppa Italia, ma nessuna medaglia di campionato trentino. La zona è stupenda, la gamba discreta, il morale è alto, ma il tempo è un po' infame e la concorrenza agguerrita: non sarà una giornata facile. Ho già corso su questa cartina nella 5giorni del Primiero dell'anno scorso, ma questa volta la prendiamo da una parte diversa, e con un pezzo di cartina in più.

Arrivo un po' affannato in partenza causa ritardo di preparazione, ma ci arrivo discretamente concentrato, e al bip lungo parto deciso nel pratone, che è sempre un bel partire. Scelgo di attaccare la uno dalla sella, allungo un po' ma risparmio qualche curva. L'idea è buona, ma perdo un po' di secondi a controllare se la roccia è sopra o sotto la radura. Arrivo dritto sulla lanterna, ma potevo arrivarci prima.

Per la 2 scelgo di percorrere la strada e di attaccarla quando sotto la strada si vede la radura. Non male, ma sceso dalla strada incontro un bel sassone che non trovo in carta. Attimo di dubbio e poi decido che non è mappato. 30 metri più a destra trovo la radice e la lanterna.

Esco dal punto senza un piano preciso in testa, e per la 3 faccio il percorso più stupido possibile, andando prima a ovest, poi tornando a est, poi salendo troppo, e infine raggiungendo la lanterna in discesa. L'escursione mi costa più di 1', e altr 15'' li lascio sulla cortissima 4, attaccandola un po' a caso.

Per la 5 c'è la prima vera scelta: si può stare molto alti e allungare, o accorciare e farsi poi 5 curve di livello. Opto per la seconda possibilità, ma con il senno di poi la scelta nella scelta non è felicissima: se lo scopo era andare più dritti possibili, tanto valeva arrivare fino al fondo della valletta giallina e poi risalirla. Comunque arrivo al punto in sicurezza (ma 1' e 10'' più lentamente di Corradini).

La 6 è quasi banale (a patto di non girare la carta come fa il Cip) e per la 7 decido di seguire la strada asfaltata nonostante forse la linea diretta sarebbe stata decisamente più corta e non molto più ripida. Ciononostante ottengo inspiegabilmente su questa tratta uno dei miei 2 migliori intertempi di giornata, ed è una di quelle piacevoli occasioni in cui pensi "e adesso la lanterna è in questa valletta" e la trovi esattamente dove pensavi fosse".

Troppa grazia Sant'Antonio, e infatti faccio una castronata per la 8, che non è niente di particolare. I segnacci neri mi incutono timore e invece di scendere tranquillamente sotto la linea rossa fin quasi al torrente, decido di dover passare per forza per il giallino sotto il becco dentato. Peccato che sul becco dentato di finisco proprio in cima, affacciandomi sul vuoto dopo essere salito inutilmente 10 metri di ghiaino molto ripido. Altri 2' buttati, nonostante poi dalla paludina riesca ad attaccare bene la selletta e la radurina.

Per la 9 scelgo di fare subito la salita. Corro bene e l'attacco perfettamente andando in curva dalla collinetta vicino alla strada e poi risalendo verso il dossetto. Quindi doveva esserci una strada più furba dato che il Cip ci mette 20'' di meno.

A questo punto vedo aumentare considerevolmente i puntini neri sulla carta, e mi impongo calma e sangue freddo. In teoria per la 10 basta seguire la curva di livello e fermarsi al sassone in cima all'avallamento pronunciato. Per una volta la pratica coincide con la teoria: come faccia Corradini a metterci 17'' di meno rimane per me un mistero.

La 11 appare subito come lo spartiacque fra una buona gara e il tracollo. Come insegnatomi cerco di pulire la carta dal nero e di aggrapparmi alle curve di livello, ma la morfologia della zona non aiuta un cavolo. Decido quindi di attaccare dal roccione a sud ovest del punto, che in carta è segnato come un mostro da 40 metri di sviluppo e in teoria dovrebbe dominare la zona. Però il mostro domina ben poco, confuso fra una miriade di sassoni e roccioni straordinariamente pittoreschi ma inestricabili. Avanzo piuttosto piano perchè non esiste un passaggio più o meno agevole fra le rocce, per ritrovarmi infine sul sentiero a monte anche della 12. Se non altro mi dà la possibilità di ricollocarmi, ma anche la successiva ridiscesa sarebbe destinata al fallimento se non incrociassi Corradini (che partiva 12' dietro di me...) che arriva al punto.

Un po' depresso, inizio deliberatamente a seguirlo per la 12, fino a quando vedo una primierotta che stava con lui prendere una direzione diversa. Al mio "ma Corradini va di là" lei mi risponde "fossi in te non ci farei troppo affidamento, prima era perso", decido di avviare delle ricerche in proprio. Peccato che confondo banalmente un masso a bordo strada con un altro, e vago qualche altro minuto prima di accorgermi dell'errore e trovare la lanterna, che era davvero nascosta, e di ragguagliare Nicolò sulla sua posizione.

L'episodio mi ringalluzzisce, e mi lancio alla 13 adoperando la tangenziale, con Nicolò attaccato dietro. Stessa cosa tornando al centro della farfalla e poi andando alla 15, mentre per la 16 rimaniamo un po' alti, ma io me ne accorgo mentre lui prosegue. Punzono la 16 da solo, scappo alla 17 (centro della farfalla) prima che lui mi raggiunga, e poi per la gioia di aver finito i punti fra i sassi e di aver seminato Corradini, sbaglio completamente la 18. Di positivo c'è che incontrato il rudere che dove pensavo di essere non c'era segnato ho iniziato a cercarlo in cartina invece di pensare che non era cartografato. Di negativo che ero arrivato al prato sbagliato e che avevo 8 curve da risalire. Ad un centinaio di metri dal punto vedo Nicolò che sfreccia verso quello successivo, e mi sento proprio un idiota.

Le ultime lanterne servono solo a dire che le gambe vanno ancora discretamente, e poi è di nuovo medaglia di legno, come ai campionati trentini middle.