27 marzo 2014

Mateloti...

"Mateloti" è una bellissima parola in dialetto trentino, che vuol dire "bambini". Pronunciata scuotendo il capo con aria di superiorità, vuol dire "ah, che bambinoni". Ed è il caso di una parte significativa dei 62 iscritti in MA nella gara di centro storico di Clusone, di sabato prossimo. Avete notizia in tutta la storia del Trofeo Nazionale Centri Storici di un'altra gara con 62 iscritti in MA? Neanch'io. 

Ma questa volta, a meno di spiacevoli sorprese dell'ultima ora, c'è il nuovo gioco da provare: lo SportIdent Air+, il sistema di punzonatura "contact less". Tu passi vicino alla lanterna, anche assieme ad altri 50 concorrenti, e la stazione rileva il tuo passaggio senza che tu debba fare nulla. Unica attenzione, passare a meno di 40 km/h, perché pare che a velocità superiore non garantisca la registrazione. Prende anche i millesimi di secondo, e il brichetto che hai al dito si illumina e fa bip per dirti che "hai punzonato".

In effetti il fatto che fisicamente non si punzona affatto, secondo me toglie molta poesia al raggiungimento della lanterna, ma immagino pensassero lo stesso quelli che erano abituati alla punzonatrice a puntine, quando gli hanno fatto vedere la prima si-card.

Comunque ovviamente sarò anch'io fra i bambini che vogliono giocarci. Qui trovate anche qualche filmato, nulla che parli di orienteering, purtoppo, ma ci si fa un'idea. In quella gara in miniera (una di quelle robe che, fino a che non ti iscrivi tu, ti sembrano la cosa più stupida del mondo), si vede che la si-card, anzi, la SIAC si illumina.

E domenica invece inizia la Coppa Italia, e in M35 ci sono quasi tutti i più forti o presunti tali. Dei primi 10 della classifica di coppa Italia dell'anno scorso mancano "solo" Carlo Rigoni, che però tradizionalmente alla prima non vince mai perchè - dice lui - non ha ancora iniziato le ripetute al Passo Rolle (e con tutta la neve che c'è quest'anno a Passo Rolle, possiamo sperare che non le cominci prima di luglio), e Paolo Mario Grassi, messo fuori combattimento dalla discutibile regola che uno che traccia una gara non può correrla. In compenso ci saranno Mario Ruggero e Max Bianchi.


Dicono che la carta sia "un labirinto di sassi e depressioni", e stando alle foto pare che il terreno sia piuttosto piatto. Quindi un bel casino. Quindi che bello.
 

19 marzo 2014

Lipica: secondo giorno

Il secondo giorno, a Lipica è di scena la long, che, stando alle informazioni disponibili, è su una carta con più dislivello e più pietre, e dovrebbe quindi venirne fuori una gara piuttosto fisica, cioè in teoria una gara adatta a me. Sono anche al terzo posto in classifica della M35, con 6'' di vantaggio sul quarto, che è un tale che l'anno scorso è arrivato secondo in classifica generale, e che in una long molto più corta di questa mi aveva dato 9 minuti. Ci sono tutti gli ingredienti per andare nel pallone alla 1, ma l'età mi fa bene e parto tranquillo.

Oltre che tranquillo vorrei anche partire prudente, e questa volta oltre a pensarlo lo faccio. Con il senno di poi era meglio partire ancora più prudente e fare il sentiero fino al bordo del cerchietto, ma non va male neanche così. Si inizia a capire qui, e sarà chiarissimo poco più avanti, che oggi dove sono segnati sassi in cartina vuol solo dire "più sassi", perché sassi ce ne sono comunque, mentre il bianco vuol solo dire "meno verde", perché di bianco vero se ne vede gran poco.

Andando alla 2 queste cose non le ho ancora capite bene e faccio quella che sarebbe la strada migliore se il bosco fosse più o meno come disegnato. Invece avanzare è penoso, e, anche se faccio tutto per bene, ci metto un secolo. Mille volte meglio fare strada e poi scendere da sopra. Ma vai a saperlo. O meglio, evidentemente si poteva capire, dato che i più bravi ci mettono 2' meno di me, il che mi fa pensare che siano andati dalla parte furba.

Alla 3 ci vado rapido, per preparare bene il disastro della 4. Disastro evitabilissimo, perché arrivato a bordo cerchietto e alzati gli occhi, ho capito che sopra di me c'era una sella, ma non sono stato capace di trovarla in carta. La spiegazione più plausibile è che è colpa di Rauss, o meglio, di come io ho reagito alla sua presenza in zona. Aveva il mio stesso percorso e quando l'ho incrociato mi ha detto qualcosa che non ho capito, e andava in giù. Dato che la 5 era da tutt'altra parta, non poteva che star andando alla 4. A me sembrava che la lanterna non fosse più in giù di dove ci trovavamo, ma evidentemente una parte del mio cervello è rimasta con lui, e ho cominciato a fraintendere tutto quello che vedevo (e la carta) per coinvincermi che ero dalle parti del numero 5 e che quindi scendendo lungo la strada (che in realtà dal numero 5 saliva) arrivavo alla stradina, che mi avrebbe portato al punto. Invece ero sulla stradina sotto, e meno male che quando ho incontrato un muretto ho dato un occhio alla carta.

Morale della favola, quando punzono, con il 26esimo tempo, 5'20'' più lento di GPM, sono precipitato in 22esima posizione. Ma la mia versione quarantenne sembra per ora non essere propensa a perdersi d'animo, e riparto deciso per la vicina 5 e per la lontana 6. Fin che vanno dove mi piace sto sui sentieri, poi mi avventuro nello scosceso versante, ma sono bello concentrato e riconosco le forme che incontro, arrivando preciso preciso sulla lanterna, con il miglior tempo di tratta, un intero secondo più veloce di Stockmayer, 5'' più veloce di Pretnar, e ben 2' più veloce di GPM (che cede a Stockmayer la prima posizione, mentre io mi sistemo in decima).

La 7 non è difficile, ma mi fermo assai a bere, e poi non trovo più il segno in carta. Mi trovo lì con una bucona davanti, e dentro c'è pure la mia lanterna (che però non vedo) e io che cerco in carta dove devo andare. Sì, lo so, al ristoro dovevo imparare a memoria il tragitto fino alla lanterna, erano 200 metri. Senza infamia e senza lode la 8. Degno di menzione solo il ragionamento che mi porta a cercare una linea di arresto mentre vado lungo il sentiero a est del punto, e a girare nella direzione giusta una volta vista la processione di sassi. Ho rosicchiato ancora qualcosa e adesso sono ottavo, mente GPM è tornato in testa.

Alla 9 (azimut e evidentissima linea di arresto) riprendo Rauss, che evidentemente mi aveva seminato, poi per sicurezza non guardo dove va e mi avvio per la scelta che mi sembra più semplice. Sicuramente lo è, ma probabilmente era più veloce rimanere in quota prendendo i sentierini parenti di quelli che ho usato per venire in qua. Arranco un po' sulle ultime 8 curve di livello, ma arrivo preciso e con un discreto 3° tempo, a 40'' dal più veloce.


Un altro po' d'acqua, quindi la 11, facile, e poi la 12, per la quale scelgo di nuovo la massima semplicità e mi appoggio a tutti i sentieri possibili. Quando salgono un po' non mi sento freschissimo, ma arrivo preciso preciso, con il secondo tempo di tratta. Per la 13 bisogna solo aggirare il montarozzo senza farsi distrarre dai sassi, e poi c'è un altro trattone dove la cosa più semplice mi sembra sia passare dalla sella e dal "prato" recintato. Correre in costa è tuttaltro che agevole e una volta sul sentiero sono proprio lento. Però arrivo millimetrico sulla lanterna, e il fatto che adesso non mi ricordi neanche più come ho fatto, mi fa pensare che ero proprio molto concentrato. Comunque, miglior tempo di tratta, e stavolta con quasi 30'' meno di Stockmayer.

Andando alla 15 riconosco la radura che tre anni fa alla prima lanterna non riuscivo a individuare in carta e mi aveva fatto perdere 5', e penso che va decisamente meglio di allora. Trovo bene la lanterna appoggiandomi al naso poco sopra, e poi praticamente si è arrivati.

"Praticamente" però non vuol dire "davvero", e ho ancora la possibilità di buttare stupidamente 2 minuti interi alla 16, perché esco sul sentiero all'altezza di dove dovrei rientrare nel bosco dall'altra parte della strada, ma non me ne accorgo, perché non faccio attenzione, e vado avanti per un bel po'. Poi vedo una lanterna nel bosco e, mentre mi compiaccio del mio colpo d'occhio, scopro che è la svedese della partenza della M10, e me ne torno con le pive nel sacco verso il posto giusto.

 
Quando arrivo al traguardo sono primo, con 8' di vantaggio su Babiev, il russo che ieri mi aveva dato un minuto e qualcosa. Sono felice di averne passato uno, ma non so bene quanto valga la mia gara di oggi, anche se a parte le cavolate alla 4 e alla 16 mi sembra di essere andato bene. Dopo parecchio arriva Stockmayer, che mi rifila 7' 7'' contro i 6'' che gli ho dato io ieri, e quindi passa in testa lui. Non ci sono notizie di GPM, che il fratello dà ancora a Lubiana a fare non si sa bene cosa, ma poi appare, parte tardissimo, e mi dà altri 5' scarsi, ma ne prende 2' da Stockmayer (gli è fatale una seconda parte di gara meno brillante di quella del tedesco), dovendogli lasciare il primo posto. Nel frattempo è arrivato anche Pretnar, e anche lui mi dà 5', ma ne aveva presi 9 il giorno prima, quindi rimane dietro.

Podio a Lipica, che bello! Peccato solo che i vincitori maschile e femminile fossero già andati al momento della premiazione, e la foto sia risultata un po' monca.






13 marzo 2014

Una rondine a Lipica

Primo giorno a Lipica, una middle che come spesso capita da queste parti ci sta sul palmo di una mano, ma in quel palmo ci stanno innumerevoli buche e muretti. C'è anche parecchio verde, anche se poi in gara si capirà che non è poi così verde. C'è tanta gente, il cielo è azzurro, la temperatura magnifica, il gruppo del Trentino "Junior" Team è ben assortito, mi ricordo persino di accendere il GPS per tempo: è tutto talmente bello che sarebbe un peccato rovinarlo con una garaccia.

L'idea sarebbe di partire prudente, ma le gambe non sembrano averne tanta voglia, e ci sono troppi riferimenti chiari per perdermi andando alla 1 e pentirmi del giovanile ardore. Una decina di secondi più lento di GPM, ma ragionevolmente sicuro, e stessa cosa sulla 2 che non è molto distante. Per la 3 si attraversa una suggestiva steppa e tendo ad andare un po' troppo a nord, ma la lanterna è posata gentile e si vede da lontano. Per la 4 basta aggirare la buca e seguire le due rientranze, la cosa piacevole e sorprendente è che leggo il terreno come da queste parti non mi è mai successo,  8'' più lento di GPM, ma è tutto grasso che cola.

La 5 è quasi banale, facendosi aiutare dal sentiero e attaccando dall'angolo del muretto, ma il primo tempo di tratta, con 14'' di vantaggio su Stockmayer (che l'anno scorso è arrivato secondi in classifica generale) e 6'' su GPM, qualcosa vuol pur dire. Il bosco continua ad essere per me un libro aperto e arrivo in un amen alla buca verde nei dintorni della 6. Solo che invece di puntare la bussola vado un po' a naso e finisco nella buca sbagliata. Mi riprendo subito, ma mi gioco mezzo minuto abbondante.

Molto titubante anche sulla 7 perché non stimo le distanze. Riconosco abbastanza velocemente la buca con la roccia che mi dice dove sono, ma perdo un altro mezzo minuto dai migliori. E faccio peggio alla 8, dove mi faccio distrarre dalla vegetazione che rallenta la corsa, prima di aver impostato un azimut diverso, e finisco nel "tondone sbagliato". Assomiglia tanto al mio e ci sono anche delle depressioni, ma non c'è la lanterna. Ho la buona idea di guardare la bussola e capire da quella dove sono andato. A quel punto ci metto pochissimo a trovare la lanterna, ma mi sono giocato 1'20'' da GPM e 1'30'' da Stockmayer, che a quel punto sono primo e secondo. Io sono 18esimo.

Per la 9 non sono velocissimo, ma almeno sono preciso e per la 10 punto alla massima sicurezza allontanandomi dalla linea rossa per correre sul sentiero. È una buona idea, dato che con il secondo tempo di tratta mi ritrovo al 6° posto, però sbirciando la riunione tecnica della squadra della repubblica cèka la sera in ostello, scoprirò che c'era una molto più furba e altrettanto sicura scelta, che passava dal sentierino nel verde e poi dal semiaperto. E probabilmente Stock. sceglie quella dato che mi dà mezzo minuto.

A quel punto ho tanta confidenza con la carta (che è molto simile a quelle che mi hanno fatto impazzire gli anni scorsi!) che non so neanche bene cosa ho pensato per arrivare alla 11, ma ci arrivo praticamente diritto, e idem alla 12.


Per la 13 punto alla strada, uso il sentierino, mi appoggio al muretto e vado in cerca della bucona, mentre per la 14 opto per una prudentissima siesta mentale sulla strada, prima di osare nel semiaperto. Quando scarico la traccia del gps e vedo la dirittura il mio azimut fino al muretto, quasi mi commuovo, ma non così in gara, dove procedo deciso fino al punto, con il secondo tempo di tratta, nonostante la scelta pavida. Stock. probabilmente è meno pavido e sceglie una via più diretta, ma gli va malissimo e si gioca la gara impiegandoci 4' più di me e cadendo dal 1° al 5° posto. Io mi accomodo al terzo. Ma naturalmente lì per lì non lo so, anche se l'impressione di star facendo una bella gara ce l'ho.

La 15 è "muretti guided" e ci potrei arrivare anche più in fretta se lasciassi il sentiero un po' più avanti ed evitassi il verde 3, che non è impenetrabile, ma comunque non è ospitale. Per la 16 si va di bucona in bucona - con le quali siamo ormai diventati grandi amici - ma perdo un po' di tempo a cercarla nella doppia roccia subito prima, e Stock. ci mette 30'' meno di me (ma rimane dietro). 


Per la 17 eccedo di prudenza, andando alla strada e risalendo dalla valletta, "così do un occhio alla 20", mi dico per scusarmi (20 che non vedrò, però effettivamente aver visto dove non era mi aiuterà parecchio, dopo). La scelta non si rivela malissimo, dato che il solo solito Stock. fa meglio di me, di 20'' (ma rimane ancora dietro :-)). La 18 è ad uno sputo e alla 19 ho l'esame di maturità. Quando sono, secondo me, già nel cerchietto rosso, incontro Stefano Raus che mi dice che sono nel posto sbagliato e sto andando dalla parte sbagliata. Ho un'attimo di esitazione perché in effetti mi sembra di vedere più muretti di quelli che vedo in carta, ma poi decido di fidarmi di me e dopo un paio di secondi la trovo, con un più che rispettabile 3° tempo di tratta.

Mentre penso che OriRaus senza Marty è un po' stronzo, mi fiondo alla 20 che so dove (non) è, rapidissimo, ma ancora 4'' più lento di Stock. E altri 2'' mi darà alla 21, che è ormai solo da correre, mentre 2'' glieli darò io allo sprint finale.

Dopo la gara non vado subito a guardare lo schermo dei risultati live, perché voglio godermi la soddisfazione per aver corso la mia miglior gara di sempre a Lipica, senza farmi influenzare da quanto meglio o peggio hanno fatto gli altri. Quando incontro GPM però mi sembra stupido non chiedergli quanto ha fatto lui, e il suo tempo è meglio del mio di 1'20'', risultato che, in una cartina come questa, per me ha del fantasmagorico (l'anno scorso nella middle mi aveva dato 9' su 32 di gara).

Quando poi scopro che lui è primo e io terzo (con in mezzo il russo Babiev), sono felice come una Pasqua. Stockmayer è quarto, dietro di me di 6'', quindi il podio finale non è esattamente blindato, ma in realtà non avevo mai pensato di poter davvero competere con i primi a Lipica, quindi va benissimo così.

Una rondine non fa primavera, ma meglio una rondine che un pinguino.


7 marzo 2014

Back to the Jungle!

Oggi è l'ultimo giorno di quel magico periodo invernale in cui, dopo prestigiosi pazzamenti in varie garette più o meno promozionali e solitari ostinati allenamenti a temprare spirito e corpo, puoi sognare di avere fatto prodigiosi passi avanti e di essere ora in grado di battere quelli che qualche mese fa ti rifilavano sonore batoste.

Finisce oggi perché domani c'è la prima gara del Lipica Open (dettagli tecnici sul relativo post del sempre puntuale OriParty... e Maus!) su una carta VERA e con degli avversari VERI, fra BUCHE e ROCCE che ti raccomando. Ciliegina sulla torta, nella gara di domani 8' dopo di me parte nientemeno che Paolo Mario Grassi, quello che nella seconda giornata di Lipica 2013 mi ha preso e superato partendo un secolo dopo di me, lanciato come una schioppettata.

Oltre a lui, in the jungle ci saranno Roland Pin, Andrea Gobber, Simone Grassi, orsi, cinghiali, migliaia di muretti e altri 37 concorrenti sloveni, italiani, cèchi, ungheresi, finlandesi, francesi e persino uno russo.

Quando il gioco si fa duro, vediamo come va a finire.
Contrariamente al solito, pare ci sarà un gran bel tempo.
Mi sa che mi divertirò un sacco.


5 marzo 2014

10° prova Oricup MOLTO inverno: Lochere - Caldonazzo

Quella di Caldonazzo doveva essere la gara del redde rationem fra me e Fabietto, ma alla fine la Grande Sfida è finita un po' in secondo piano a causa delle condizioni quasi proibitive in cui si è svolta la gara.

Mentre attorno a Trento la neve durante la notte era caduta sopra i 1100 metri, in Valsugana, dove sta Caldonazzo, era arrivata a poco più di 200, zona gara compresa, e quella delle calzature è diventata la scelta più importante della gara, solo che a meno di essere molto previdenti (e io non lo sono affatto) e di essersi portati da casa 4 paia di scarpe, una volta lì la scelta era già fatta. La mia è stata appena accettabile, ma ho rimpianto per tutta la mattina le mie nuovissime La Sportiva con ghetta anti neve e suola super aggressiva, rimaste al calduccio in ripostiglio.

Non che non ci si sia divertiti, comunque, e ho visto con i miei occhi scarpe molto peggiori delle mie portare più che dignitosamente al traguardo il loro proprietario, con citazione particolare in questo senso per Andrea Segatta, che, con delle suole poco più che slick , mi avrebbe probabilmente battuto, non fosse per un problemino di cui parlerò più avanti.

Correre sulla neve alla fine è sempre divertente, ma vedere le tracce di chi è partito prima a me sta sempre sulle scatole, così parto prima possibile. Davanti ho solo un paio di concorrenti che fanno il medio e Michele Candotti, che oggi è solo in quasi gita, dato che non si è ancora ripreso dalla contrattura al polpaccio (e confermando la sua buona stella del periodo riuscirà a perdere la si-card nel bosco e a procurarsi un significativo bozzo blu su una tibia). Parto lanciato, ma, al solito nelle gare campagnole, un po'  vago nella zona più tecnica, dove non mi sembra di correre malissimo, ma alla fine rimedierò secondi su secondi dai vari Lorenzo Vivian e Simone Grassi, eccezionalmente presenti all'evento (menzione di disonore alla 4, dove prendo 20'' da Lorenzo e 16'' da Simone, ma non male anche la 6, dove potendo salire una comoda strada asfaltata vado ad esaltare le mie doti di scairanner correndo nella neve a pendenza proibitiva e rimediando una ventina di secondi da tutti quelli sani di mente).

Ciò nonostante poco prima della 7 ho raggiunto il gitante Candotti, che probabilmente mi salva dal fare la fine di Segatta e molti altri (fra cui anche Lorenzo e Simone), ovvero dall'andare a cercare la 7 dove era segnata in carta. Nonostante l'adattamento successivo dei dati del gps non lo mostri nella mia carta, sono abbastanza sicuro di aver attaccato il punto scendendo a destra del nasone, e quando mi stavo apprestando ad aggirarlo verso sinistra per cercare il punto, ho visto alla mia destra qualche metro più sotto Michele e con lui la lanterna, e sono andato da quella. L'avrei notata senza di lui? Chissà, comunque stando alla carta sarei andato a cercarla dall'altra.

La discesa dalla 7 alla 8 dimostra che sto diventando saggio o almeno vecchio. La pendenza era notevole, la tenuta delle mie scarpe scarsa, e la mia paura assai. Tre minuti per fare meno di 200 metri in discesa sono un'enormità, soprattutto confrontati con il 1'45'' di Simone (ma come caspita hai fatto?) e i 2'22'' di Mister Slick Segatta.

Portata la pelle in salvo, si è trattato di vincere il sottobosco per arrivare alla 9 e poi di riuscire a conservare la cartina fino all'arrivo. Si dà il caso infatti che, avendo scioccamente rifiutato la busta di plastica che mia moglie e mio suocero mi avevano generosamente offerto prima della partenza, da metà gara in poi mi sono trovato con in mano una cosa molliccia che tendeva ad appiccicarsi con sé stessa o a perdere pezzi lungo il cammino se le arrivava troppa aria. Dalla 10 in poi ho corso portando in palmo di mano (in senso stretto) la salma della mia cartina, pregandola di portarmi fino all'arrivo (cosa che non ha fatto quella di Fabietto, che ha dovuto ripassare dal via per prenderne un'altra), e fermandomi varie volte per raccogliere dei pezzi utili caduti, o per aprire con tutta la cautela del caso le pieghe che mi impedivano di vedere il tratto successivo. Considerando che dalla 10 all'arrivo il percorso  diventava piuttosto banale, il giochino della carta spappolata ha sicuramente ravvivato la gara, facendomi anche esercitare sulla lettura a rovescio, dato che dopo la 17 avevo paura che orientare la carta le sarebbe stato fatale (e il mio polso si orientava solo fino ad un certo punto).

Alla fine - anche aggiungendo al mio tempo quel mezzo minuto di sprint di cui i giudici di gara mi hanno omaggiato quando si sono accorti che l'orologio del finish non era sincronizzato e mi hanno messo un tempo a caso dalla 19 all'arrivo - ho vinto io, circa 1' davanti a Giorgio Paoli, che quando c'è da correre non si tira indietro, e circa 3' davanti a Nicola Bertoldi, l'orientista venuto dalla corsa che sta finalmente cominciando a togliersi qualche soddisfazione anche con in mano la bussola. Fabietto è quarto a poco meno di 4' (e tolto il tempo perso a cambiare la carta gli sarei stato davanti comunque...), mentre Lorenzo, Simone e Andrea pagano molto più caro l'errore, non si sa bene se loro o del cartografo/tracciatore, alla 7 piazzandosi al 5°, 11° e 12° posto.

Nel calcio dicono che quando si vince anche giocando male è buon segno. Speriamo valga anche per l'orienteering.