11 novembre 2021

IOF e CO2 e FISO

Giunge dalla FISO il seguente lieto messaggio

 

------ Messaggio Originale ------
Da: info@fiso.it
Inviato: giovedì 11 novembre 2021 12:50
Oggetto: Carbon Budget 2020

Ai Presidenti di Società

Ai Presidenti e Delegati Regionali

Sperando di fare cosa gradita, si informa che la IOF ha pubblicato il proprio bilancio del carbonio per il 2020 comprendente le attività di Consiglio, Commissioni e Ufficio.

Una riduzione delle emissioni dell’87% rispetto al 2019 riflette le limitazioni dovute al COVID-19 ma alcune innovazioni introdotte con la pandemia, quale l’uso delle videoconferenze per le riunioni di Consiglio e Commissioni, permetteranno anche per il futuro di mantenere basse le emissioni di CO2 che sono, in misura preponderante, dovute ai trasporti.

Link: https://orienteering.sport/the-iof-releases-carbon-emissions-data-for-2020/

Un cordiale saluto

Simonetta Malossini


E a me, che sono moooolto sensibile a queste tematiche e anche piuttosto impegnato in merito, girano le balle a manetta. 

Perché consiglio e commissioni della IOF si vedono on line e risparmiano la CO2, mentre in Italia da qualche anno si organizzano assurde gare nel sud del sud Italia, dove gli atleti per la maggiorissima parte del nord Italia, devono andarci IN AEREO.

Ora, se, chessò, fra Puglia - Calabria - Sicilia - Basilicata, mettiamoci pure anche Campania e Molise, ci fossero anche solo il 30% dei partecipanti alle coppe Italia, magari ogni tanto avrebbe pure senso andare laggiù.

Solo che non è così. I bene informati, che si sono andati a spulciare i dati, dicono che nelle ultime due gare nazionali svoltesi in Puglia, la situazione è stata questa

Iscritti: 232 e 226

Iscritti delle società del Sud Italia: 19 e 24

Iscritti di società pugliesi: 11 e 15

Il che vuol dire che sono state gare ridicole (232 partecipanti in una COPPA ITALIA???) e che gli iscritti del sud Italia erano meno del 10% dei partecipanti.

E l'anno prossimo le prime gare saranno in Sicilia, Alla faccia del carbon budget e di qualsiasi logica sportiva.

Sigh.





19 settembre 2021

Il mio TOR a caldo

Credo che per digerire e metabolizzare il Tor de Geants ci voglia molto più tempo di quello che serve per correrlo, e io sono arrivato al traguardo di Courmayeur da poco più di una cinquantina di ore, contro le 115 che sono stato a spasso per la Val d'Aosta. Però avevo voglia di buttare giù due righe a caldo, e quindi eccovele.

Tutti mi chiedono "come stai?" e la risposta è "bene grazie". Non ho il minimo dolorino ai muscoli, i piedi sembrano quelli di una principessa (con il 45 di numero...), e potrei tranquillamente andare a fare una corsa (e addirittura ne avrei quasi voglia). Immagino che tutto questo sia dovuto al fatto che ero allenato e mi sono alimentato a dovere, al fatto che aminoacidi&gel servano effettivamente a qualche cosa, al fatto che tentare di tenere i piedi più asciutti possibile è stato utile, e al fatto che ho avuto culo.

Perché di solo culo non si arriva alla fine del Tor, ma senza non ci si arriva di sicuro, chiedere a Lisa Borzani (già varie volte vincitrice), Michele Graglia (già vincitore di altre gare più massacranti di questa) ecc. ecc. ecc. Per dire, se al Bivacco Rosaire Clermont, quasi in cima al Col de Vessonaz, verso le due di notte i volontari vedendo in che condizioni ero non mi avessero lasciato svenire per un'ora (o forse due) su un letto a castello con una calda coperta sopra (il tutto contrarissimo al regolamento anti-covid), non so mica come sarebbe andata a finire. 

E del resto le notti sono state in tutte la gara le mie principali nemiche, dato che in crisi di sonno la mia testa va in corto circuito e mi fa pensare cose strane. Menzione d'onore alla quarta notte, nella quale ho iniziato e incartarmi in ragionamenti (che lì per lì filavano benissimo) sulla gara e su quanto fosse malefica, che paradossalmente mi hanno spinto a non ritirarmi: non volevo infatti essere accusato di essere solo invidioso dei finisher, quando avessi scritto la Mirabolante Lettera Aperta Al Tor con cui ne avrei denunciato al mondo tutte le storture. Di questi grandiosi ragionamenti, all'arrivo dell'alba metà non me li ricordavo più, e l'altra metà mi sembravano minchiate...

In totale ho dormito 7-8 ore, con un massimo di non si sa bene quanto al famoso bivacco, alcuni sonni da 30 o 60 minuti, e molti micro sonni da 10' (fatti per lo più per terra avvoltolato nel telo termico) che hanno funzionato benissimo. Il problema dei micro-sonni è che dopo due ore ne hai bisogno di nuovo, e non è detto che ci sia sempre un posto adatto dove farli, quindi una dormita più lunga in base vita credo convenga farla. In generale, credo che la mia gestione del sonno non sia stata malissimo, ma la mia gestione del tempo in base vita sia stata deficitaria, e mentre ero sempre contento di come stavo correndo, uscivo dalle basi vita sempre con l'impressione di averci buttato via del tempo. In ogni caso, credo che stare sotto le 100 ore, che era il mio sogno prima di partire, sia assolutamente la di fuori della mia portata.

Mi sono divertito? Ne è valsa la pena? Provo una grande soddisfazione? Boh.

Senza ombra di dubbio alcune parti del TOR sono fantastiche (tipo tutta la prima parte fino a Val Grisanche (sia per i posti sia per il clima della gara che inizia), il Col Loson, il panorama dal Rifugio Coda, la valle del Grand Tournalin, la salita al Frassati, il mitico Malatrà e chissà quante altre cose mi sono perso perché era buio), e senza ombra di dubbio alcune parti del TOR sono orribili (tipo la eterna discesa verso Donnas, la risalita da Donnas a Sassa, la discesa verso Oyace). Detto questo, ho passato gran parte della prima notte a chiedermi perché ero lì, senza trovare una risposta, e anche alle tre domande qui sopra non mi viene una riposta di quelle che ti saltano fuori prima ancora che te ne accorga. 

Sicuramente dopo il ritiro prima di metà del 2019 avevo un conto in sospeso che avevo voglia di chiudere e sicuramente il TOR è un evento molto affascinante, ma mi sento piuttosto lontano dalla retorica di chi definisce "eroi" quelli che arrivano in fondo: nonostante la lunghezza e il dislivello, si tratta pur sempre di seguire delle bandierine che qualcuno ti ha gentilmente piantato davanti, di mangiare quello che gentilmente ti viene offerto nei ristori, e di dormire nelle brande che ti vengono messe a disposizione, facendo pure doccia e massaggi, se ti va. Certamente impegnativo, ma è più un "unisci i puntini" che un "disegna un'opera d'arte". 

Probabilmente parte del suo fascino è dovuto al fatto  che si tratta della cosa più "estrema" che un atleta non professionista possa permettersi di fare, senza rischiare troppo la pelle, e senza dedicare gran parte delle sue giornate a prepararcisi. Io non mi sento sicuramente una persona migliore perché sono arrivato in fondo al TOR, ma se ad altri succede, buon per loro.

5 settembre 2021

Cim35sprint

 

In quel piacevolissimo libro che è "Born to Run", l'autore Christopher McDougall la chiama "caccia di persistenza".

Lui dice che qualche svagonata di anni fa, prima di inventarsi i fucili e forse pure gli archi, e prima di imparare che allevarsela vicino a casa era più comodo, gli esseri umani si procuravano la carne correndo dietro ai grossi mammiferi per ore e ore e ore. I nostri stra-bis-nonni erano un po' scarsetti quanto a velocità massima, ma erano "persistenti" ed erano in grado di sudare. Così, pare, puntavano un bestione, gli correvano dietro pian pianino per svariatissime ore, e a quello, nell'impossibilità di far scendere la sua temperatura sudando copiosamente come facevano i suoi inseguitori, a forza di scatti, ad un certo punto gli veniva un coccolone.

E i nostri stra-bis-nonni avevano pranzo e cena per tutta la famiglia per un po'.

La caccia di persistenza è la strategia che ho utilizzato io per diventare campione italiano sprint categoria M35. Invece di ore e ore e ore, io gli ho corso dietro per 12 anni.

La prima volta che corsi i campionati italiani sprint correva l'anno 2010 e colsi una fantastica medaglia d'argento, alle spalle di The King Carlo Rigoni e davanti a The Cip Andrea Cipriani. Sul podio della gara (allora premiavano sul podio, sigh...) in realtà ero sul terzo gradino, perché sul secondo c'era un signore che si chiamava Stefano Maddalena. Rigoni 14'56'', Maddalena 16'13'', Pedrotti 16'43'', Cipriani 16'58''. Quel giorno, io, che avevo cominciato mica tanti anni prima in MC, e che in bosco mai e poi mai avrei potuto ambire ad un oro, cominciai a sognare di poter un giorno vincere il titolo italiano sprint in categoria M35, e a desiderarlo fortissimamente.

Da allora, ci ho provato altre 9 volte, collezionando 3 argenti (di cui uno particolarmente sanguinoso, benché letterariamente apprezzato, a Caoria...)(disponibile anche nella pratica versione audio sul podcast di Galletti & Della Vedova), due medaglie di legno, un 5° e un 7° posto e un PM.

Ebbene, quest'anno il bestione finalmente si è stancato di scappare, e l'ho preso.
 
Non è stata un'epica battaglia, dato che non si può far finta che non mancassero tutti gli (altri) migliori sprinter del mondo orientistico master (ma c'erano pur sempre Ingemar Neuhauser, che non sbaglia quasi mai e ogni volta che ho sbagliato io mi ha fregato, e Francesco Raimondo, che in sprint mi aveva piallato l'anno scorso a Mantova quando ero riuscito per la prima volta a mettermi dietro Emiliano Corona). E rimane il fatto che, in una gara di orienteering, anche se sulla carta sei il favorito (come Della Vedova si è gentilmente preoccupato di ricordarmi prima del via, così tanto per mettermi un altro po' di pressione addosso...) bisogna trovare tutte le lanterne, trovare quelle giuste, e farlo più in fretta degli altri.

Ebbene, questa volta l'ho fatto e mi sono laureato campione italiano m35 sprint.

Non una gara perfetta la mia (per la 2 ho infilato misteriosamente il tunnel sbagliato, senza neanche accorgermene, lasciandoci 10'', per la 7 ho continuato a non vedere le barriere artificiali finendo per fare un giro del cavolo, lasciandocene più o meno altrettanti, e alla 11 probabilmente conveniva tornare giù dalle scalette dopo la barriera invece di proseguire fino in cima) comunque ho fatto 11 migliori tempi su 18, ho vinto con 2 minuti sul secondo e 3 minuti sul terzo, e avrei vinto anche la W Elite :-) (cosa che, a parità di percorso, non mi riesce quasi mai...).

Questo risultato non sarà probabilmente sufficiente a farmi cambiare categoria (io mi sento M35 dentro...) ma adesso posso finalmente cambiare una serie di password di ingresso in siti internet & affini.

2 settembre 2021

Verso il Tor de Geants

Fra 10 giorni sarò di nuovo in centro a Courmayeur per iniziare quella follia che si chiama Tor de Geants, e non vedo l'ora.

Il pensiero di ritrovarmi di nuovo lassù dove le cose non sono andate proprio benissimissimo nel 2019 (come abbondantemente narrato qui, qui, qui, qui, qui, qui e qui) mi mette addosso anche una certa strizza, ma prevale la sfregola di essere di nuovo in Val d'Aosta sul far dell'autunno a galleggiare notte e giorno attorno ai 2000 metri con intorno alcune delle montagne più belle del globo. In mezzo a tanti/e altri/e spostati/e come me, e ad altri/e apparentemente ancora più spostati, che si faranno un mazzo così per aiutarci a farlo in mille modi (grazie!).

Allenato, mi sono allenato, ed essere arrivato in fondo ai 315 km dello Swiss Peaks dell'anno scorso (qui, qui e qui), mi fa sicuramente partire un po' meno impreparato del 2019. Ma in una esperienza del genere può succedere qualsiasi cosa, quindi vedremo.

Nel rito di avvicinamento mi sono anche letto praticamente tutto quello che è stato scritto in proposito (i libri, nessuno memorabile, Elogio del Limite di Pistoni, La grande corsa di Prossen, Tra i giganti del Tor de Geants di Dalmasso, Sulle alte vie del Tor des Géants di Lombardo, Magical Mystery Tor di Macchiavello, e i diari on-line, decisamente migliori, di Luca Molinari e di Michele Rosati), ma soprattutto mi sono consumato gli occhi sullo splendido libro fotografico di Stefano Torrione Tor des Géants: Valle d'Aosta. Naturalmente come mi succede sempre mi sono dimenticato ogni parola dieci minuti dopo averla letta, ma è comunque un modo per fare riscaldamento.

Sperando che gli dei del meteo ci siano propizi, vediamo se stavolta riesco ad arrivare in fondo.

31 luglio 2021

Trans Lagorai, più o meno

La Translagorai è una traversata fighissima che parte dalla Panarotta e arriva a Passo Rolle (o viceversa) attraversando tutta la selvaggia catena del Lagorai. I sani di mente la fanno in modalità trecking in 3-5 giorni.

Io ce l'ho a due passi da casa, e siccome non sono sano di mente, e ne conosco altri (ma non ho potuto andare con loro perché ero via) ho pensato di farla in modalità trail running, in ventiquattro ore o giù di lì, approfittando della luna piena di venerdì scorso per godermi una notte illuminata in Lagorai.

A raccontarla tutta viene un po' lunga, quindi riporterò le note salienti (e viene lunga comunque...).


1) ho tagliato il pezzo dalla Panarotta al rifugio Sette Selle, l'ho già fatta varie volte, mi avrebbe portato via più tempo, non c'avevo voglia. Quindi no, non ho fatto davvero la Trans Lagorai

2) ho cominciato nel peggiore dei modi (che per me peraltro è un modo abbastanza classico...). Mi sono presentato alla fermata della corriera che doveva portarmi a Palù dei Mocheni alle 18.48, convinto che la corriera fosse alle 18.49, invece era alle 18.38... sfortuna per lei, avevo incontrato due minuti prima mia sorella a bordo della sua fuoriserie rossa, le ho telefonato e l'ho convinta a soccorrere il suo fratello stordito. Mi ha accompagnato fin su, grazie grazi grazie

3) ero in gran forma, ma per un po' (troppo) tempo ho impostato una velocità da gitante-felice-in-un-bel-posto. Il posto era effettivamente splendido, ma era meglio se andavo un po' più veloce

4) alla faccia della luna piena, appena lei è sorta, sul Lagorai è scesa una nebbia micidiale che ha ridotto la visibilità prima a 5 metri, poi a un paio. Ho dovuto procedere in modalità "frontalino in mano ad altezza ginocchia", per evitare che il fascio di luce rifratto dalla nebbia mi tornasse negli occhi senza farmi vedere una cippa. Molto suggestivo e leggermente inquietante, fortuna che sono riuscito a non perdere mai la traccia del sentiero (segnata non sempre in modo impeccabile)

5) negli ultimi anni si fa un gran parlare di valorizzazione della Translagorai con ristrutturazione di malghe che non c'entrano nulla e altre amenità. Se facessero una segnaletica decente dall'inizio alla fine, sarebbe tutto quello che serve

6) dalle parti dell'alba ho perso una vita a fare fotografie, che poi naturalmente non erano belle come speravo. D'altra parte essere lì con il sole che sorgeva e intorno a portata di occhio la maggior parte delle cime delle Dolomiti, richiedeva un tributo di meraviglia

7) dopo il tributo di meraviglia ho avuto un breve momento di appannamento che mi ha fatto sbagliare un bivio e scendere di un paio di km e 300 metri di dislivello prima di tornare sulla retta via: un pirla

8) temevo moltissimo la salita da Malga Cauriol, posto in una valletta bastarda più o meno a metà strada, che ti costringe a perdere un sacco di quota. Dopo una fetta di torta alla ricotta e amaretti e una cioccolata calda, sono andato su alla grande

9) più o meno dopo lago Brutto (che è bellissimo), mi sono reso conto che se continuavo con quel passo, non arrivavo da nessuna parte utile prima di notte, e ho iniziato a spingere come un forsennato, in particolare dal Bivacco Paolo e Nicola in poi

10) strano che arrivi solo al punto 10, ma volevo dire che in Lagorai ci sono tante pietre. Tante. Proprio tante. Ma tante tante tante. In pratica, non si corre mai. O magari Killian si. O magari anche quelli di Urma sì, visto che hanno fatto un tempo mostruoso. Io mica tanto

11) la salita dalle parti di Cima Cece, spingendo come un matto, fra i pietroni, con le cosce che andavano arrosto, me la sono goduta tantissimo.

12) mi sono goduto meno il fatto che le tabelle segnaletiche da quelle parti le fanno a caso. Quando spingo bene, normalmente riesco a stare sotto la metà del tempo delle tabelle SAT. Dal bivacco Paolo e Nicola alla Forcella di Cece ho spinto come un matto, e invece di 2h ci ho messo 1h30', che è un misero 25% meno della tabella. In più, dal bivacco era segnato "Forcella di Cece 2h - Bivacco Aldo Moro 4h - Laghetti Colbricon 7h", alla Forcella di Cece c'era scritto "Bivacco Aldo Moro 2h30' - Laghetti Colbricon 5h".  Ho quindi pensato che dato che le previsioni per il prosieguo del pomeriggio erano bruttine (ma poi non è successo nulla), dato che non ero certo che sarei riuscito a proseguire a quel ritmo ancora per molto, dato che le tabelle mi parevano scritte un po' a caso, dato che mia moglie mi aspettava in Primiero, e dato che c'era un cartello con scritto "Caoria 4h", era una buona idea deviare per Caoria, che almeno era tutta discesa (e da Imer mia moglie ci metteva di meno a venirmi a prendere, che a Passo Rolle)

13) era davvero tutta discesa, ma una discesa infame, di cui la prima ora non si poteva correre perché era ripida e pietrosa, e l'ultima ora era da correre in leggero falsopiano prima su interminabile forestale e poi su interminabile strada asfaltata: un'ora di lungo lento su asfalto dopo una giornata in Lagorai, un'agonia

14) è stato bellissimo e mi è venuto voglia di rifarlo per arrivare in fondo...

15) numeri: 70 km, 4500 metri di dislivello in su e cinquemila e rotti in giù, 22 ore. Non credo mica che io in 24 ore riuscirei a fare Panarotta - Rolle come quelli di Translagorai Classic 😕




10 giugno 2021

Buio p(r)esto

Ormai qualche settimana fa si sono corsi i Campionati Italiani Long fra gli splendidi boschi e pascoli di Collepietra - Steinegg. Era, ahimè, ancora maggio e il mio "maggic moment" è proseguito da par suo.

Prima della partenza più di uno mi aveva detto "è la tua gara, è tutta su sentiero", cosa che non suona esattamente come una esaltazione delle mie doti di orientista, ma pazienza. Solo che quando da un neurone all'altro gli impulsi elettrici devono guadare chili di melassa, c'è poco da fare anche sui sentieri.

I primi tre punti sono il sunto perfetto di tutta la mia gara. Dopo il triangolo basta andare in curva fino alla forestale, appoggiandosi persino ad un prato. Io ho nel cervello solo "sentiero - sentiero - sentiero" e mi butto giù di 5 curve abbondanti, per poi rifarle in su. Con il risultato che invece di mettere preziosi secondi in cascina, ne perdo già 20 d'emblée.

La 2 è poco lontana e per niente irresistibile. ma probabilmente salgo troppo, ignoro i comodi sentierelli che ci sarebbero lì in giro, vado troppo avanti, non mi raccapezzo, mi viene da piangere, torno indietro. E ci smeno altri 3 minuti e mezzo.

Poi mi appare Alessio Tenani, che non è affatto Alessio Tenani, ma uno della Masi che da dietro ci assomiglia un po', e io ne approfitto per salire metà delle curve necessarie, riconoscere un bivio che non è lui e andare a sbattere su un prato che mi costringe a prendere atto della situazione. Da lì è facile arrivare alla 3, con soli altri 3 minuti persi.

E così via.

Quelli bravi si sono lamentati che non era una gara abbastanza tecnica, in effetti probabilmente il minimo sindacale della tecnica orientistica e della lucidità sarebbero stato sufficiente per venirne a capo in modo dignitoso e giocarsela di gambe.

Sigh.

26 maggio 2021

Dottor Freud e Mister Pedrotti

Dottor Freud, mi aiuti, anche questa volta ero in testa dopo le prime due lanterne, e ho finito decimo, a 21 minuti dal primo, non ne posso più, è evidente che la mia tenuta psicologica è minata da esperienze del mio passato che non mi permettono di dare il meglio di me.

Mister Pedrotti, io La aiuto volentieri, ma mi faccia capire cosa è successo esattamente, lanterna per lanterna. 

Allora, la prima era una tratta lunghetta, io ci ho messo quasi 8 minuti, ho evitato la costa che mi sembrava lunga e scomoda e mi sono buttato giù per poi risalire e attaccare il punto praticamente in curva dalla casetta. Poi sono tornato al prato e mi sono buttato giù per la canaletta.

Insomma, ha fatto dei ragionamenti e delle scelte giuste.

Direi di sì.

Poi cosa è successo?

Sono uscito velocemente dal punto e sono andato via in costa e poi mi sono buttato alla strada sotto perché correre in costa era scomodo, poi sono risalito e ho attraversato le piste velocissimo, arrivato al prato a bordo 3 mi sono buttato giù, troppo...

Ha notato che se saliva 5 curve in uscita dalla 2 risparmiava un sacco di strada e l'attacco al punto 3 era più facile? 

No...

Cioè non ha letto molto bene la carta

Beh, sono stato un po' frettoloso, forse

Vabbeh, proseguiamo

Per la 4 ho avuto qualche problema con gli alberi caduti, poi ho attraversato il torrente come un forsennato, mi sono spremuto tutti i decimi rimanenti ai miei occhi per vedere sul 15.000 il simboletto microscopico dell'altarino che mi indicava la curva giusta per la 5 e mi sono sparato lungo la costa, guardando sempre dei riferimenti più avanti per non scendere né salire, e arrivato al prato giusto sono salito in cima e ho trovato la buca, con il miglior tempo di tratta! Poi mi sono buttato giù alla 6 prima al sentiero e poi attaccando dal prato, poi ho puntato alle curvette per la 7, ho seguito il fettucciato fino alla 8, ho corso come un matto lungo il bordo del prato e su alla 9, 1 solo secondo più lento di Ruggiero!!

Mi pare di capire che ha letto bene la carta e ha progettato ed eseguito come si deve le varie tratte...

Credo si potrebbe dire così...

Poi?

Poi il patatrac, ho perso 10 minuti andando alla 10 girando intorno alle rocce sbagliate e facendo una fatica bestia a tornare indietro, per via degli alberi caduti.

Non sembrava difficile la 10, bastava orientare la carta e fare 50 metri di azimut fino al roccione

Ma io sono andato al roccione! Solo che era quello sbagliato!!

Ma aveva orientato la carta e fatto azimut?

...no...

Male, poi?

Poi ero indeciso se tornare fuori alla strada e tornare dentro dopo il casino, o stare fra le collinette, e ho fatto la scelta sbagliata, rimanendo fra le collinette facendo poi una fatica bestia ad attaccare il punto.

Cioè, mi faccia capire, Lei, che è probabilmente il più veloce della M35 sui tratti lunghi e uno dei più scarsi a districarsi fra le collinette, ha scelto le collinette?

...

Non sembrava proprio un'ideona, no?

...

Vabbeh, proseguiamo

Per la 12 mi sono buttato giù per la valletta sbagliata, ma lo ha fatto anche Morara!!

Ok, un errore parallelo, come dice Lei capita anche ai migliori, l'ha fatto anche Ruggiero il sabato, quindi non c'è da disperarsi. 

Eh, infatti non mi sono disperato troppo, ho ripreso Morara che mi aveva staccato andando alla 12, ho superato il baratro e lui, ho scelto di stare nel "tranquillo" a nord della zona svedese, correndo come un treno, e nonostante un po' di indecisione in zona punto, ho fatto il miglior tempo di tratta!!

Cioè mi sta dicendo che ragionando e sfruttando i Suoi punti di forza invece di inguaiarsi nei Suoi punti di debolezza, le cose funzionano meglio?

...eh, pare di sì...

Ma dai, chi lo avrebbe mai detto?

Vabbeh, comunque poi io e Matteo abbiamo fatto insieme la 14, primo e secondo tempo a 2'' di distanza uno dall'altro, e poi ho guardato un po' poco la bussola e l'ho portato ad asparagi invece che alla 15, e lui se ne è andato

Sembra che Lei non la guardi tanto spesso la bussola, eppure quando la guarda funziona meglio, no?

Eh, ma perdo tempo a guardare la bussola!!

...eh, ma se non la guarda lo perde dopo, no?

...già... comunque poi bisognava tornare nella zona svedese e l'ho fatta con pazienza, guardando bene la bussola e le forme, ma ero lentoooo!!

Cioè, mi faccia capire, quanto ha perso dal primo nelle quattro lanterne dalla 16 alla 19?

...11 secondi da Cipriani...

Una media di meno di 3 secondi a lanterna, sulle lanterne più difficili della gara, nella zona che il giorno prima l'ha vista pascolare come uno zebù: non sembra che questa idea di andare un po' più piano guardando bene la bussola e le forme sia così male, e non sembra neanche fuori dalla Sua portata, no?

beh, in effetti, vista così...

E la 20 e 21, che erano di nuovo due lanterne fisicissime?

Guardi, un fulmine: sulla 20 ho fatto 6:49, 15'' peggio di Ruggiero ma 1'01'' meglio di Cipriani; sulla 21 miglior tempo, 20'' meglio di Ruggiero e 13'' meglio di Cipriani. E poi allo sprint ho preso 6'' da Michele Franco, ma ho dato 1'' a Ruggiero e 14'' a Cipriani!

Insomma, mi faccia fare due conti... senza neanche contare le cose buone fatte prima... dopo che le botte in testa 10-11-12 l'hanno fatta un pelo rinsavire... e nonostante i 3 minuti buttati nel cesso alla 15... nelle ultime 11 lanterne, quelle nella zona che tutti ritengono sia quella a Lei meno favorevole... Lei ci ha messo... 42'05''... e chi ha vinto... 43'06'' 

...!?!?!...

Qui, conti alla mano, sembrerebbe che se Lei continuasse ad usare sempre le gambe che ha, e ad usare un po' più spesso anche solo quelle quattro competenze tecniche che è riuscito a racimolare in questi 10 anni e passa, le cose non andrebbero poi così male, non le pare?

....

Ecco, quindi la pianti con la menata dei blocchi psicologici, si decida a leggere sempre la carta e ad usare sempre la bussola, e la pianti di rompere i coglioni. 100 euro, grazie.

Grazie dottore, grazie!

(Senta, ma già che ci siamo, cosa cavolo centra la foto del balcone?

Ah, no, niente, stavo pescando una maglietta (che il mio Nemico ha fatto cadere dal balcone del quarto piano sul balcone del secondo piano) usando una gruccia piegata, un cavo dell'antenna della Tv e una prolunga elettrica. E' stato il maggiore successo del mio fine settimana). 


       

24 maggio 2021

Tonto

Quando le ho raccontato cosa ho fatto in gara, la vincitrice della W10, dall'alto del suo risultato, ha molto sinteticamente riassunto la mia prestazione con l'epiteto che dà il titolo a questo post. Non posso che sottoscrivere.

Siamo a Bellamonte, Val di Fiemme - Trentino, gran bel posto, non si vedono le Pale per via delle nuvole, in compenso il Lagorai è carico di neve.

Io sono carico di rogne lavorative e non chiedo di meglio di questo bosco per cercare di risciacquarmi un po'. Contrariamente alle previsioni non piove, quindi potrò limitarmi a risciacquarmi metaforicamente.

"Terreno scandinavo", pieno di paludi e con forme del terreno morbide, non esattamente il mio terreno, o almeno così dicono. Eppure le prime lanterne mi corrono incontro e alla 4, nonostante la mia non sia la scelta migliore, il secondo tempo di tratta (24'' peggio di Mario, che invece la scelta migliore la fa, ovvero, in assenza del recinto a forma fallica, tolto poco prima della gara e segnalato in partenza, si tiene alto al bordo dell'area vietata) mi catapulta al 3° posto, dietro a Mario e Davide.

Poi però sbaglio radura alla 5, e la rimonta iniziata con la sequenza 6-7-8-9 (non irresistibili, ma c'è chi ci lascia un bel po'), si frantuma alla 10, perché invece di arrivare al sentiero e seguirlo bravo bravo fino al bivio, mi metto a fare l'esperto di forme del terreno, lasciandoci quasi 2 minuti.

Molto rivedibile anche il mio approccio alla 11, dato che punto alla macroforma ma (come troppo spesso) guardo poco e male la bussola e arrivo da tutt'altra parte, e poi me ne vado un po' depresso da lì alla 15, dopo la quale decido arbitrariamente che si va alla 100.

Al mio arrivo Stegal si sgola come ai bei tempi, con complimenti del calibro di "il Pedrotti che non ti aspetti su questo terreno" e snocciolatura dei distacchi che ho inflitto ai vari Cipriani - Morara - Neuhauser. Solo che poi scarico, e viene fuori che i miei favolosi distacchi erano dovuti al fatto che avevo fatto due lanterne meno di loro :-(

In effetti, non mi pareva di aver fatto una gara così splendida da dare 1 minuto e mezzo a Matteo, che infatti invece vince (e mi avrebbe dato circa 3 minuti).




19 maggio 2021

Campionto italiano middle in Cansiglio


Se il sabato dei campionati italiani middle cominciano con Stegal che dice "benvenuti al Maracanà dell'orienteering", con Stefano Maddalena che incrociandoti ti saluta per nome, e con il tuo miglior nemico che all'arrivo sul campo di gara di abbraccia, anche se poi la gara va così così, non è poi sta gran tragedia.

Il mio obiettivo era essere all'altezza della carta, e ci sono riuscito solo a tratti.

Lei, la carta, era veramente difficile, e il solo fatto di non uscirne in lacrime sarebbe un gran risultato, se non fosse che prendere 15 minuti dal primo è piuttosto disdicevole, anche se si chiama Emiliano Corona e ha una bella manciata di anni meno di te.

Temevo di raggiungere Ingemar, che partiva 2 minuti prima di me, agitarmi e mandare la gara e remengo. Invece alla 1 il mio distacco da lui era aumentato, e alla 2 non lo vedevo già più neanche con il binocolo. Ed è un peccato, perché anche solo con 1'' meno di Ingemar, era bronzo (come al solito, lui magari non va velocissimo, ma non sbaglia. E qui l'importante era non sbagliare).

Il mio peccato originale è stato fare benino la 1, lento ma preciso, e di pensare di essere entrato bene in carta. Con il risultato che mi involo a passo spedito a 90° dalla direzione giusta (leggere la bussola? giammai!) e anche se ci metto relativamente poco a capire quale crimine ho commesso, a quel punto sono distante anni luce dal punto, e con il mare magno fra me e lui. Nell'andarci incontro Mario, che partiva 4' dopo di me, ma più che lo spietato agonista che è solito essere, sembra Cappuccetto Rosso, tanto è vero che praticamente mi porta lui alla 2, ma andando alla non irresistibile 3 sbaglia tutto e perde 6 minuti.

Poi ci perdiamo di vista noi e io perdo di vista il mondo, tanto che non saprei assolutamente dire come sono arrivato alla 4 (stesso tempo di Emiliano, ma non l'ho mai visto, giuro...), nè alla 5 (che ho già visto andando alla 2, ma vago su e giù per le buche lì intorno), mentre per la 6 so benissimo che mi sono fatto uccellare da una lanterna che non c'entrava niente, e mentre ci andavo pensavo pure "ma dai, non può essere quella!!".

Nella lunga tratta per la 7, dove stacco un clamoroso 2° posto a due soli secondi da Emiliano, ritrovo Mario e insieme troviamo Davide Martignago e Matteo Morara: ci studiamo tutti a distanza, ma andiamo su almeno 3 percorsi diversi (Davide e Matteo pare vadano insieme). 

Per la 8 seguo spudoratamente Matteo, che mi sono fatto l'idea essere uno che di tecnica la sa molto più lunga di me, ma lo vedo molto indeciso (anche se torna sulla retta via prima di me), per la 9 decido di andare per conto mio (facendo meglio di lui) e per la 10 sono quasi certo di vedere lui e Davide andare in tanta mona. Quando mi decido a crederci e vado per la mia strada, la raggiungo effettivamente prima di loro, ma una scelta infelice li fa ripassare davanti andando alla 11 e poi procediamo a pochissima distanza fino alla 16, dove decido di fare una scelta diversa, mi infogno fra gli alberi caduti non segnati in carta, e tanti saluti. 

Non è di nessuna consolazione il fatto che Mario si sia nel frattempo ri-perso e mi  arrivi dietro di 6 minuti.

Andare piano piano piano, prudente prudente prudente, non fa proprio per me, almeno per il momento. Sono curioso di vedere come correrò qui in Cansiglio gli italiani middle del 2044.


14 maggio 2021

Campioni Italiani Open!

Per vincere una staffetta in elite, servono tre frazionisti che vanno come le schegge.

Per vincere una staffetta in M35, serve un frazionista che va come una scheggia, uno che va benino, e uno che si difende.

Per vincere una staffetta in Open, serve un frazionista che fa una buona gara, uno che non si perde, e uno che non faccia PE o PM e arrivi entro il tempo massimo. In che ordine farli partire è una questione di strategia di squadra, ma di solito il più forte parte per primo, "al lancio".

Noi siamo una staffetta mista mista, cioè mista di generi e mista di squadre, schierando Antonella Valer (US. San Giorgio), Roberto Larotella (Cai XXX Ottobre), e Dario Pedrotti (US San Giorgio), e siamo fra i favoriti per il non-titolo (incredibile che non venga prevista una medaglia e un titolo per i vincitori della categoria Open...).

In quanto favoriti abbiamo la necessità di disorientare gli avversari, così decidiamo di tenerci coperti e far partire al lancio un giovincello di belle poche speranze: se passiamo indenni la prima frazione, possiamo farcela.

Il giovincello di belle poche speranze raggiunge la 1 incollandosi al sedere di Neuhauser, poi decide che è diventato grande e sceglie una strada tutta sua, che lo porterà a vagare per 20' nei boschi a sud del ritrovo e a giungere alla 2 con qualcosa come 18 minuti di ritardo da Ingemar. Essendo tenace, si lancia con tutto il suo giovanile ardore verso la 3, vagando per altri 14 minuti totalmente in balia della carta, e giungendovi con 29' di ritardo da Ingemar. Da lì in poi metterà il suo giovane ditino sulla carta e procederà più o meno al passo, spaventato anche della sua ombra, riuscendo ancora a sbagliare la 6, la 7, la 9, la 11 e la 13 e chiudendo in 1h16'18'': 6 minuti in più del doppio del tempo di Ingemar, ma entro il tempo limite e con tutte le lanterne "ok" (provvidenziale in questo senso il suo controllo in extremis del codice della 11, un bastardo cocuzzolo uguale ad un altro cocuzzolo poco lontano, con un'altra lanterna, e lui al primo colpo aveva punzonato quella sbagliata).

A quel punto della gara la staffetta Mista-Mista è sesta, a 41' dall'oro, ma si è già giocata lo scartino e ha in mano le sue carte migliori.

Antonella Valer, rassicurata sul fatto che il marito non è stato inghiottito da qualche forra o da un animale feroce, parte sulle ali dell'entusiasmo e recupera 3 posizioni, con un notevole 3° posto di frazione, 2' meglio del giovincello di belle poche speranze, che, se in casa Valer-Pedrotti non vigessero ferree regole di alternanza nella preparazione pasti & lavaggio piatti, a questo punto sarebbe di corvé fino al 2040.

Roberto Larotella che parte già sul podio ma ancora non lo sa, stabilisce il miglior tempo di frazione rimanendo sotto l'ora di gara, e issando la staffetta Mista Mista al primo posto. Cosa che i prodi scopriranno solo varie ore dopo, quando quasi per caso si rivolgeranno alla Segreteria per vedere se per caso c'era un vasetto di marmellata anche per loro.

Il tempo finale è di 3h30'13'', tempo che potrebbe forse sembrare un po' altino, ma se il distacco della seconda staffetta, l'Haunold Orienteering Team è di 2h11' e nessuna altra squadra è riuscita ad arrivare in fondo, vuol dire che quelli della staffetta Mista Mista sono dei campioni. Quasi tutti.

7 maggio 2021

Underdog

Dopo la mia vittoria all'esordio di Lonigo, e le mie debacles nelle due successive sprint di Montecchio e Schio, il Perfido Ruggiero mi aveva suggerito che il ruolo di favorito non mi si addice.

Siccome la FISO mi ama, ha fatto in modo che nei prossimi vari campionati italiani io sia meno favorito di Galletti in elite (absit inuiria verbis).

I campionati italiani middle si corrono, sabato, nei boschi del Cansiglio, dove ho collezionato una serie imbarazzante di bestialità, persino nella più potabile parte alta, dove nel 2016 non sono riuscito a fare meglio che sputtanare una ara fino a quel momento ottima, sbagliando di 90° l'uscita da un punto banale, come raccontato nel "famoso post sul cartello"; nel 2017 sono arrivato addirittura undicesimo a 33' dal primo (e a 8' dal Perfido, "splendido" nono...); e nel 2018 sono riuscito a fare un errore da 24' (ventiquattro-minuti) uscendo di carta, come raccontato qui.

I campionati italiani long si corrono il 29 maggio a Collepietra, in Alto Adige - Sudtirol, una terra fantastica dove non sono riuscito a fare una gara decente che sia una.

Il tutto, nel mese di maggio, il mio mesus horribilis per eccellenza, nel quale ho collezionato solo prestazioni indecorose anche nei miei anni migliori (???), causa inspiegabili black out cerebrali che mi fanno smarrire anche nei posti più banali.

A questo si aggiunga che:

- quello che nel 2017 mi ha dato 33', DP anche lui, alto anche lui, ma lui ex nazionale e io no, ha pensato bene di sospendere momentaneamente la sua lontananza dalle gare, e venire a giocare con noi in Cansiglio

- ci sono tutti i più forti di questo inizio stagione (tranne Cipriani che per l'occasione è tornato fa i vecchietti)

- la mia kryptonite personale, Ingemar Neuhauser, quello che quando lo raggiungo mi perdo sempre, in Cansiglio mi parte 2' prima

- Davide Martignago mi parte 2' dopo, e il Perfido Ruggiero 4', tanto per non mettermi troppa pressione

Morale della favola, i bucmechers danno una mia medaglia alla stessa quota a cui davano Steven Bradbury vincente alle Olimpiadi invernali di Salt Lake City nel 2002...

 


 


4 maggio 2021

Coppa Italia Long Dossena

Secondo puntata della due giorni della Val Brembana, long in bosco a Dossena, "la mia gara", dato che pare sarà lunga e dura.

In effetti sarà abbastanza lunga e abbastanza dura, ma non sarà la mia gara, nonostante il beneaugurante primo posto alla 1 (seppur a pari tempo con il Perfido), apparentemente così banale da costare 15''  Emiliano, che si avvia verso il prato sbagliato prima di ravvedersi.

Io invece mi ravvedo troppo andando alla 2, la prima delle due tratte lunghe lunghe. Dire che su quella tratta c'è una scelta, è come dire che per piantare un chiodo puoi scegliere se usare il martello o il cacciavite. Io imbraccio il martello, spingo come un forsennato su per la salita, che tanto gambe ne ho. Arrivo probabilmente con secondi su secondi di vantaggio sul mondo intero poco prima dell malgone a tre quarti di tratta, qui c'è qualcosa che mi fa dubitare di essere al posto giusto, e il sollievo nello scroprire che invece sono davvero dove dovevo/volevo essere, mi fa lanciare il martello nel prato e afferrare l'invitante cacciavite a stella, che al modico prezzo di svariate curve di livello in più, e soprattutto di una pendenza molto molto meno potabile, mi porta alla lanterna 3 minuti più lentamente dei martello-dotati, e con molto più acido lattico nelle gambe.

E ok che "tanto io gambe ne ho", ma andando alla 3 me la fanno pagare inducendomi ad una scelta non proprio magistrale (altro minuto abbondante regalato agli avversari).

Il furore agonistico mi sorregge per la 4 (1 solo secondo più lento del Perfido, partito con un razzo nel c.) prima che gara e morale vadano aff. salendo alla 5, dove basta seguire un banale prato, o al limite un banalissimo sentiero, e invece il cervello mi va in black out a metà tratta e comincio a vagare su e giù per la costa fino a che mi raggiunge Cipriani (partito 6 minuti dopo di me...).

Da lì alla 14 si sviluppa il nostro infelice connubio, efficacissimo nello spingerci entrambi ad andare alla massima velocità possibile, molto meno a farci leggere con attenzione la carta, così alterniamo tratte fulminee (8, 9, 10 e 14 su tutte) a emerite ravanate (11 sotto tutte).

Riesco a distanziarlo solo alla 15 e poi a staccarlo definitivamente sulla trattona per la 16, dove azzecco la scelta giusta, e mi lancio lungo il sentierino a velocità smodata, guadagnando 14'' su Corona, 48'' sul Perfido, 1'30'' su Martignago Dav, 2'30'' su Morara, 2'40'' su Cipriani, e vari giorni di male cane agli alluci, dato che le scarpe chiodate da orienteering non sono propriamente delle pantofole con cui sviluppare velocità sui sentieri.

Da lì alla fine ho ancora tempo per perdere una posizione rimanendo bassissimo alla 18 (la vedo lassù, 4-5 curve di livello sopra di me, e piango)(ma il Perfido ci perde 1'40'' e il primo posto, e piange molto di più), andando giù un po' tremebondo alla 19, incrodandomi su un roccione mica tanto attraversabile a pochi metri dalla 20, e mancando la 21. Succede che è su un dosso della pista da motocross, io non resisto alla tentazione di fare un salto come una moto da motocross, solo che salto troppo presto e passo con la mano troppo lontana dalla stazione, così la mia siac non registra il passaggio e io devo tornare su dal ripidissimo dosso per punzonare, fra i frizzi e i lazzi di Perfido & C. appostati a pochi metri dal punto.

Peccato, era una gara divertente (e mi sono anche divertito). Bicchiere mezzo pieno: non ho sbagliato le lanterne più difficili. Bicchiere mezzo vuoto: sono un pirla.


27 aprile 2021

(Serina's) Wacky Races

Ed ora signore e signori vi presentiamo i più famosi e spericolati piloti che partecipano alla gara senza regole, il (Serina's) Wacky Races, dove ogni espediente è consentito per conquistare il titolo mondiale del Wacky Races. Sono sulla linea di partenza:

la prima vettura è la sei cilindri di Peter Perfect, INGUS NEUFCAT lo segue con la sua spaccatutto, in terza posizione troviamo l'armata speciale, subito dopo Clyde e la sua banda con la loro macchina antiproiettile, poi il super genio delle piste, MAR RUGGIERIG, con la sua Multiuso, a breve distanza la divina Penelope Pitstop, l'affascinante ragazza che partecipa alla corsa, appresso abbiamo la macigno mobile dei fratelli Slug Rock e Craval, quindi il Diabolico Cupe con alla guida CIP ANDREUM, proprio alle sue spalle concentratissimo Red Max, in penultima posizione l'insetto scoppiettante di EMI CORONER, e all'ultimo posto sulla vettura 00 DAR PEDROTSLY, pilota dall'astuzia proverbiale, e il suo compagno di corsa, il fedele Matley che lo aiuta nei suoi trucchi al limite del regolamento.

Attenzione, lo starter dà il via: ma che succede, i piloti non si muovono dalla linea di partenza, è un altro degli sporchi trucchi di DAR PEDROTSLY, che però ha ingranato la marcia indietro. In questo momento sono partiti! Inizia l'avventura del (Serina's) Wacky Races.

Il più lesto a scattare dal via è DAR PEDROTSLY che giunge alla 1, da sotto, 2'' prima di MAR RUGGIERIG e ben 12'' prima di EMI CORONER. Il suo baricentro alto lo penalizza un po' nella scala sgarrupata da percorrere per scendere alla 2, dove CIP ANDREUM arriva prima di tutti, ma alla 3 e alla 4, è ancora la 00 ad essere in testa, seppure a pari merito di MAR RUGGIERIG, che lo scavalca di 1'' alla 5, ma dopo la 6 esce dal parchetto con 1'' di ritardo.

L'attraversamento obbligato manda in crisi ancora una volta DAR PEDROTSLY, che questa volta non salta il punto successivo e si limita a fare la scelta sbagliata e a farla pure piano. Ad approfittarne è CIP ANDREUM che alla 7 balza al comando 1'' davanti a MAR RUGGIERIG e addirittura 15'' davanti a DAR PEDROTSLY. Il suo è però un regno di breve durata, dato che alla 8, dove EMI CORONER fa il suo primo miglior tempo, è la Multiuso di MAR RUGGIERIG a tornare al comando, seppure con un misero secondo di vantaggio sul Diabolico Cupe.

Ma CIP ANDREUM non ci sta e alla 9, dove DAR PEDROTSLY ripresosi dalla sbandata stabilisce nuovamente il miglior tempo parziale, torna in testa, dove rimane fino alla 14, dove giunge tallonato da DAR PEDROTSLY a 7'' mentre il terzo, EMI CORONER, è staccato di addirittura 23'', una eternità in una gara così breve.

La 15 è però una di quelle lanterne che fanno vedere chi ha 10/decimi di vista e chi meno ed è fatale a CIP ANDREUM e quasi a DAR PEDROTSLY. Il primo perde 1'02'' vagando per i vicoli; il secondo, dato che alla 14 ha superato INGUS NEUFCAT, ne approfitta per distrarsi quel centesimo di secondo sufficiente a leggere male la mappa, pensare di poter entrare alla 15 da sud, tirare dritto fino alla strada grande non trovando nessuna entrata, tornare indietro per cercarla inutilmente, e infine rassegnarsi a tornare su alla strada e fare il giro, smenandoci 35'' che lo retrocedono al 3° posto, 8'' dietro a MAR RUGGIERIG che qui sfoggia un miglior tempo di classe, e 11'' dietro a EMI CORONER che balza clamorosamente in testa.

La 16 ha poco da dire e la banale 17 (basta arrivare in fondo al vicolo, sbattere contro la casa e girare a destra fino in fondo al breve vicolo successivo) mostra la differenza fra un peracottaro è un vero Wacky Racer, con DAR PEDROTSLY che ormai in preda ai fumi del tubo di scappamento decide che la lanterna è alla fine di una ringhiera, va avanti fino a vedere la fontana e capendo di essere troppo avanti, torna alla fine della ringhiera, non trova la lanterna (che era 2 metri alla sua destra...) ne vede una poco più avanti nel cortile, ci va, vede che non è la sua, capisce di essere un pirla, va al cavolo di angolino dove c'è la lanterna, punzona, e perde 51'' (su una lanterna da 18'').

Da qui alla fine c'è solo il tempo per rosicchiare qualche secondo e la classifica finale vede primo EMI CORONER, secondo, a 12'', MAR RUGGIERIG e terzo, a 30'', CIP ANDREUM. DAR PEDROTSLY chiude quarto, a 1' da CORONER, e mentre supera il traguardo tutta la valle ode distintamente il suo «Accidenti, doppio e triplo accidenti!!».

(Per la serie "c'è anche chi ha più tempo da perdere di quanto ne abbia io, sulla pagina di wikipedia dedicata alla Wacky Races, il mitico cartone animato di cui qui potete trovare una puntata, c'è anche una tabella con i podi cumulativi di ogni partecipante...)



20 aprile 2021

Sempre legno

...ma in quel bosco, è un'altra cosa.

Riassumendo brevemente le puntate precedenti, dopo il trionfo di Lonigo, il PM di Montecchio Vicentino e la somarata nel boschetto di Schio, sulla più che ostica cartina di Velo d'Astico, che, eufemisticamente, "non è adatta alle mie caratteristiche", sono pronto ad arrivare con distacchi indecenti dai vari Emiliano - Mario - Andrea - Davide 1 - Davide 2, Ingemar, Matteo, Michele ecc. ed entrare ufficialmente in una crisi psico-socio-ecc. ecc. da cui mi rialzerò a malapena per la gara sociale di Natale (che non abbiamo mai fatto).

In più

1) la mappa Velo d'Astico 2021 è sì stampata al 7.500, ma con dei colori accecanti e senza la riduzione della dimensione dei simboli, quindi praticamente si legge meno del 10.000 del 2009

2) piove e fa freddo

3) per fare il galante con mia moglie e accompagnarla in partenza con il servizio guardaroba, parto per la mia partenza (1,6 km + 160 m) tardissimamente tardi e devo tirare come un forsennato per arrivare in tempo, giungendo allo start con non meno di 160 pulsazioni al minuto

4) a metà gara mi si slaccia una scarpa (e non vuoi mica che mi fermi ad allacciare una scarpa a metà gara) e a qualche lanterna dalla fine anche l'altra (e non vuoi mica che mi fermi ad allacciare due scarpe a fine gara), e non era esattamente un terreno su cui correre con le espadrillas

Insomma, sono spacciato.

Ma invece, colpo di scena, faccio un garone!

Mettiamo subito le cose in chiaro: non basta per battere Emiliano (che su questa carta 10 anni fa batteva un certo Denny Pagliari, mentre erano tutti e due in nazionale), e neanche Matteo Morara (che 10 anni fa non so che cavolo facesse, ma desso va come un treno, legge da Dio, ed è pure di statura moderata, cosa che in questo cavolo di boscaglia aiuta parecchio, checché ne dica Sgiursgiù (e Galletti)), e purtroppo neanche Davide Martignago (che parte come un missile e rimane in testa fino alla 8, dove incappa in un errore da più di un minuto, come il Perfido Ruggiero).

Ma basta per battere tutti gli altri (ma il Cip si batte da solo con un banale PE alla quartultima banale lanterna) e soprattutto basta per lasciare dietro di ben 3 minuti il signor Ruggiero, che, nelle interviste del dopo gara, dice di non essere stato abbastanza "cattivo", e infatti in tutta la gara fa un solo miglior tempo (alla 6, dove curiosamente lui, io e Davide Martignago facciamo esattamente lo stesso tempo, nonostante in gara non ci siamo neanche mai visti).

L'unico rimpianto di una gara in cui mi sono accorto che la cartina era illeggibile solo dopo essere tornato a casa, dove non ho mai perso il contatto con la carta, dove leggevo il terreno come fosse un libro in stampatello e dove le gambe stavano tanto bene che mi accorgevo delle salite solo quando le chiodate non bastavano per non scivolare, è che l'errore più grave, che mi è costato un minuto abbondante e una posizione, l'ho fatto alla 2, dove bastava seguire la linea di conduzione dell'alta tensione e nella buca con la lanterna ci cadevo anche senza volerlo.

Nota tecnica, per le due settimane precedenti alla gara ho effettuato un duro lavoro tecnico: ogni volta che mi sedevo sulla tazza del water mi guardavo la cartina 2009, sforzandomi di leggere solo le curve di livello, come se non ci fosse nient'altro. Beh, ha funzionato.

E, per la cronaca, 2 - 1.




13 aprile 2021

Medaglia (zucca) di legno

Schio, terza prova della Coppa Italia Sprint, ci arrivo piuttosto convinto dei miei mezzi, certo che la schiacciante superiorità fisica dimostrata a Lonigo e a Montecchio (in totale,  25 migliori tempi su 35 lanterne) non possa essersi liquefatta in due settimane, e che la schiacciante sbadataggine dimostrata a Montecchio (quarto punto saltato a piè pari) sia stata nel frattempo curata.

Mentre con l'Anto giriamo in auto in zona embargata alla ricerca del ritrovo (io tengo gli occhi chiusi perché sono un atleta tanto corretto, lei no perché guida), la radio mi fa sentire la nuova canzone di Alice Merton che mi carica più di quanto già non lo sia di mio, e l'immersione nella trance agonistica prosegue ascoltando il Perfido Ruggiero che nel precario ritrovo covid-version (tutti in piedi fra le macchine nel parcheggio), mi promette che mi distruggerà. 

Solo che poi succede quello che dice lui. E lo aiuto pure parecchio.

Succede che inerpicandomi sul colle della 1, mi gingillo su quanto guadagnerò da questa salita, invece di pensare seriamente al punto e a come attaccarlo, così ci smeno 25'' salendo inutilmente sul prato e aggirandomi attorno ai baracchini delle bibite (chiusi) come un esordiente qualsiasi.

Dopo una 2 di rabbia e orgoglio  che mi fa recuperare una decina di secondi, naufrago definitivamente alla 3, sconfitto psicologicamente dal me stesso che la prima volta che aveva guardato la mappa pubblicata sul sito FISO aveva pensato "non leggo una mazza, io qui mi perdo". Se proprio mi fosse sembrato disdicevole seguire pian pianino i sentieri, avrei almeno potuto fiondarmi contro il recinto non attraversabile e poi andare un pelo a sinistra. Ma invece no, arrivo al giallo a sud della 3, vado probabilmente un pelo lungo, trovo una lanterna che non è la mia, e mi lascio serenamente prendere dal panico, perdendoci 50'' abbondanti.

Il resto è una inutile rincorsa al tempo perduto, con altri 5 migliori tempi di tratta, ma scarsissimo anticipo di lettura, e discutibile approccio alla 14 (peraltro, leggere quella parte di cartina, anche seduto alla scrivania, non è banalissimo).

Finisce che non solo le prendo da Mario (che alla fine mi da 2'' di meno della somma dei miei errori alla 1 e alla 3), ma anche da Emiliano e Andrea Cip, con i quali sarebbe bastato non campeggiare alla 3. 

Morale: condizione fisica eccellente, tenuta psicologica da registrare un pelo.

9 aprile 2021

Royal Rumble

Prima di iniziare, vorrei ricordare a tutte/i coloro che sono tentate/i di pensare che queste pagine siano troppo enfatiche, che Noi Orientisti siamo atleti di interesse nazionale riconosciuti dal Coni, tanto è vero che possiamo spostarci di regione anche in zona arancione - rossa - porporta - losaildiavolo. Sì, anche quelli/e che arrivano 37esimi in M/W C...

A quelle/i che invece pensano che in questo modo contribuiamo alla pandemia, vorrei invece far presente che il nostro sport, già senza le norme anti covid, creava più o meno gli assembramenti di un cinema di essay con Kieslowsky proiettato alle 8.30 del mattino. Figurarsi adesso.

Ciò detto.

Tantissimi anni fa, quando correvo in MC, Daniele Martignago mi mazzuolava una volta ogni due.

Tanti anni fa, quando correvo in MA, Davide Miori mi mazzuolava sempre.

Qualche anno fa in meno, quando iniziavo in M35, Andrea Cip Cipriani mi mazzuolava quasi sempre.

Pochi anni fa, quando proseguivo in M35, il Perfido Ruggiero mi mazzuolava quasi sempre.

Pochissimi anni fa, sempre in M35, Michele Ausermiller mi mazzuolava spesso e volentieri.

Da "qualche anno fa in meno", fino ad oggi, Ingemar Neuhauser mi mazzuola ogni volta che mi distraggo un attimo.

Da un paio d'anni Davide Martignago mi mazzuola sempre in sprint e ogni tanto in bosco.

Da un po' più di un paio d'anni Emiliano Corona mi mazzuola sempre in bosco e quasi sempre in sprint..

L'anno scorso Matteo Morara mi ha mazzuolato sempre.

Nel secondo fine settimana vicentino di Coppa Italia, sabato fra le strade (che sembrano proprio carine) di Schio, e domenica nei boschi (meno carini) di Velo d'Astico, questi signori ci saranno tutti .

I bucmechers dicono che, sulla carta, il sabato me la posso giocare con tutti (anche perché purtroppo mancheranno DavMart e MatMor e MichAus), la domenica, quasi con nessuno. Ma si sa che fra "sulla carta" e "in carta", c'è una bella differenza. In ogni caso, io mi divertirò un casino.

Calzature consigliate: sabato scarpe da strada, domenica pinne.



28 marzo 2021

Silvestro and Willy

Seconda gara di Coppa Italia Sprint 2021, domenica si corre a Montecchio maggiore, una decina di km più a nord est di sabato, sempre in provincia di Vicenza, sempre con organizzazione Park World Tour, sempre con i mostri sacri europei (e quindi mondiali) a contendersi il Mediterranean Open Championship. Che vuol dire che le altre categorie non se le filerà nessuno neanche questa volta, ma pazienza.

In M35 i produttori devono rinunciare a Tom, il cui cachet risulta evidentemente troppo stellare per poterselo permettere per due giorni di seguito, e devono accontentarsi di Jerry e Silvestro. Risparmiano anche un po' sulla carta, che non è esattamente memorabile, ma dopo mesi e mesi di astinenza non si può andare troppo per il sottile (certo che una Coppa Italia...).

Pur senza l'errore alla prima che lo ha penalizzato sabato, già dalle prime lanterne Silvestro sembra nettamente più lento di Jerry, che alla 3 ha già 11'' di vantaggio. Sembra la replica del noioso spettacolo del giorno prima, con l'indiavolato roditore che infila 14 migliori tempi su 19, concedendosi giusto il lusso di lasciare 7'' alla 12 per infelice scelta a destra, e 2'' alla 16 per lettura superficiale della mappa che non lo fa salire dalla scala giusta.

E invece alla fine si scopre che Jerry non era Jerry, ma Willy Coyote travestito, e si sa che Willy Coyote non è strutturalmente in grado di rinunciare a precipitare nel canyon o almeno di schiantarsi contro il treno in galleria.

Viene fuori che il sedicente Jerry dopo la 3 ha dedicato tutte le sue ACME risorse per attraversare nel punto giusto la (deserta) strada principale, non curandosi minimamente del fatto che sarebbe stato carino fare la 4, prima della 5.

Una misurazione spannometrica post gara ha quantificato in circa 40'' un tempo modesto per raggiungere la 4 da dove il pirla si è lanciato verso la 5, e tornare lì. Tempo che sommato a quello finale del pirla avrebbe dato un totale di circa 15'10'', contro il tempo finale di 16'07'' di Silvestro.

Purtroppo gli organizzatori hanno rifiutato di riconoscere la lanterna 4 come "facoltativa", confermando la classifica che ha visto l'infelice coyote mesto ultimo e consentendo al redattore di questo blog di riassumere il primo fine settimana di gare con un banale ma purtroppo azzeccato "dalle stelle alle stalle".