30 aprile 2011

Coppa Italia Passo San Boldo

E' passato un po' di tempo e il post non avrà più la freschezza del commento a caldo, ma quando la mia memoria farà definitivamente cilecca (e non passerà molto) vorrei avere archiviate più gare possibile. Dunque procediamo.

E' il giorno seguente il Campionato Italiano Sigh, e c'è una pallida possibilità di tirarsi su almeno una costola. Non più di una, dato che molti di quelli che mi hanno preceduto al traguardo il giorno prima oggi corrono in M40, ma vabbeh.

Il posto è proprio carino, così come la strada dei 100 giorni che ci porta, e la giornata non è male. Della carta non so nulla, tranne che dicono essere piena di rampe. Stegal sembra confermare questa teoria, dato che arriva al traguardo nella sua abituale pre-view con il sedere ricoperto di fango come uno che se l'è fatta in gran parte "di culo". Arrivo in partenza discretamente concentrato, e vediamo cosa ne vien fuori.

La 1 sembra facile, basta solo scegliere il sentiero giusto, poi non azzopparsi sul terreno molto sconnesso del canalone, e infine guardare dietro il sasso giusto. Riesco a fare tutte e 3 le cose in soli 10'' più di Simone G., che scatta dal cancelletto più aggressivo di Re Carlo.

Anche la 2 sembra banale, c'è forse più sentiero di quello che è segnato in carta, ma i due cocuzzoli sono molto evidenti e non si può sbagliare. O meglio, non si potrebbe. Io infatti ci riesco e vago per un bel po' (3 minuti). Quello che credo sia successo, è che ho iniziato a scendere invece di girare a sinistra in curva. Quello che mi scoccia è che non so perchè sia successo, dato che non mi sono deconcentrato, non c'era nessuno intorno, non ero stanco e il punto non era tecnicament difficile. Scocciante.

Per dire, la 3 era più difficile, ma ci arrivo a colpo sicuro appoggiandomi ad un movimento del terreno che un anno fa non avrei neanche notato in carta. Ci metto però 1' in più di Carlo e 2'' in più di Simone, a quel punto 1° e 2° (e io 9°...).

Per la 4 basta schiantarsi sul muretto e farsi portare fino al sasso, non lo faccio veloce quanto si potrebbe, altri 10'' da S. e 9'' da C. Ma risalgo in 7° posizione.

Per la 5 si deve finalmente scegliere: via in curva, giù e su o su e giù? Mi pare di avere capito che di solito andare per molto in curva non conviene, e dalla carta sembra che l'attacco da sotto sia molto più semplice. Successiva analisi più dettagliata dice anche che su e poi giù avrebbe richiesto molto più dislivello, quindi la mia scelta è giusta. Ci metto però 1' più ci C. (ma 1' meno di S. e quasi 2' meno del terzo di frazione, issandomi così al 3° posto). Le ultime 3 curve le sento parecchio parecchio, e arrio alla piazzola al passo. Non avrei voluto, ma proprio a correre non ci riesco.

Mi dico che recupererò correndo molto in giù verso la 6, e così faccio. Prato, poi bosco lungo il crinale poi strada e aggiramento del verdino, dove mi butto a corpo morto fra i rovi, 20'' peggio di C e 6'' peggio di S.

Nel complesso non sto correndo male, così, aiutato anche dalla presenza di un altro orientista alla 6, esco sbagliato dal punto e vado un po' a spasso per i prati. Attacco poi bene la 7, ma sta volta i 20'' da C, ora in testa, e i 4 da S, potevano essere di meno senza grossi sforzi.

Per la 8 leggo bene il monticciolo dove sono, ma invece di scendere e salire deciso sull'altro mi impappino un po' a guardare le rocce. Quando mi decido a salire trovo subito la lanterna, ma ci metto 50'' di troppo.

La 9 richiede solo di andare in curva e fermarsi sotto l'alta tensione, non cedendo alla tentazione di punzonare quella posta una ventina di metri prima. Io tentenno qualche secondo, mentre Eddy Sandri si esibisce nella tratta della vita con il miglior tempo di tradda davanti a Re Carlo per 1''.

Per la 10 basterebbe un banale azimut fortemente aiutato da una selletta che ti scodella sulla lanterna. Ma io decido di infilarmi nella valleta strettissima che mi sembra di leggere in carta, e aggirare parte del dosso. Dato che in realtà dove la vedo non esiste nessuna valletta, vado a cercarmene una, e quando mi trovo sotto il filo della corrente a pochi metri da un prato capisco di essere andato molto a spasso. Non contento, mi metto a cercare la 10 prima della rampa che ancora mi manca, e il ritmo da invasato con cui supero gli ultimi 10 m di dislivello non bastano a salvare la faccia: 1' e mezzo su una lanterna banale, che mi sa ha dato problemi anche agli altri perchè io di tempo ne ho perso di più. Rimango 3°, ma S vola a oltre 4' e mezzo.

Per la 11 punto al traliccio, poi all'avallemento, poi a vedere il roccione e da lì attaccare. Sulla salita per il traliccio sono meno fresco di quello che pensavo e avrei voluto, ma ci metto 2'' meno di S (e UN MINUTO più di C, che evidentemente ha finito il riscaldamento).

La 12 è un delicato punto in costa, decido di guardare sotto fin che non vedo il sentiero grosso invece che in alto finchè non vedo il verde 3, ma probabilmente non è una buona idea, dato che il secondo è molto più visibile della prima e anche se ci arrivo in sicurezza allungo un po' la strada. Sta volta oltre al minuto e venti da C e ai 20'' da S, piglio 20'' anche dal Bardo, che ha però avuto varie vicissitudini e naviga oltre 4' dietro.

La 13 è di nuovo in costa, e qui l'errore è non riuscire a vedere il giallino che farebbe da splendida linea di arresto. Corro guardingo guardando le forme del terreno, 40'' più guardingo di C e infilato anche da S, il Bardo e Cavara.

Per la 14 la tecnica è "giù dritti e gambe in spalla" facendo giusto attenzione a non lasciarsi sedurre da un'altra lanterna che non è però con tutta evidenza vicino ad un albero isolato. Dato che C ha le spalle più basse delle mie, è ovvio che mi dà 15'' anche qui.

La 15 serve di avvicinamento alla scalata verso la 100, e il cronomtero dice che in quei 300 metri in tutto (sapientemente condinti con 7 curve di livello) sono 41'' più veloce di S e 20'' più lento di C. Considerando ch il primo dice che non si allena mai e il secondo che deve ancora iniziare le ripetute, c'è da deprimersi un po'.

A fine gara finisco vicino a Re Carlo, dove mi sarebbe tanto piaciuto essere ieri. Stando a quanto nel frattempo credo di aver capito sui Campionati Italiani Middle, stargli di nuovo vicino sull'altopiano di Asiago sarà oltremodo complicato.

Per prepararmi al meglio, domenica vado a San Genesio a scornarmi con alcuni "elite di seconda fascia", e vediamo se riesco a rimediare da Miori meno degli 8' che mi ha rifilato l'ultima volta che ci siamo incrociati sulle nevi dell'Alpe di Monghidoro.

Ah, per amore di precisione, il sedere Stegal se lo era infangato per scelte dissennate...

21 aprile 2011

Campionato Italiano Sigh

Domenica sera pensavo di intitolare questo post "una medaglia buttata nel cesso", ma poi sono entrato in possesso degli split, che mi hanno aperto gli occhi su una realtà ancora più deprimente: di medaglie ne ho buttate nel cesso due e mezza, e una ce l'ho buttata due volte.

Cison di Valmarino non è un borgo medievale pieno di viuzze di quelli che quando ci passi da turista ogni 3 metri pensi "che bene ci starebbe qui una garetta di orienteering". Anzi, quando smanettavo con google map per trovare il francobollo pubblicato sul sito dei campionati italiani sprint, prima di arrendermi all'evidenza che non poteva essere stato preso davvero da lì (e infatti veniva dalla cartina di Miane) mi ero anche chiesto come potessero fare un gara con 4 case.

E invece gli organizzatori sono riusciti a tirarne fuori una gara bellissima, a mio parere molto più interessante di quella dell'anno scorso a Monghidoro, tecnica e veloce. Visto che anche l'elenco dei partenti era di quelli di lusso, andare a medaglia qui voleva dire essere proprio bravi. Per lo meno in quella disciplina un po' a parte che è la sprint.

Io mi sono presentato tirato a lucido e concentratissimo. Infatti ho buttato nel cesso la prima medaglia dopo neanche 20'' di gara. Due i motivi principali: non mi sono degnato di prendere seriamente in considerazione il fatto che la carta era al 5000, e neanche che la simbologia ISSOM era quella da sprint. Così superata la casa mi sono messo a correre giulivo nei prati alla ricerca di una strada asfaltata o giù di lì che frenasse il mio impeto, e quando mi sono frenato anche se non la trovavo, ero ormai lontano dalla lanterna e dal podio. Confesso anche di essermi molto stupito per il vigneto che vedevo pochi metri sopra di me e non in carta, e il fatto che non mi sia preoccupato a sufficienza di una incongruenza del genere, varebbe già da solo a togliermi di ufficio una medaglia che avessi ciononostante preso.

Perchè in effetti grazie ad una condotta di gara aggressiva e gagliarda, di fatto alla 13 ero di nuovo in zona podio, a soli 7'' da Dellasanta, al quale avrei poi dato 28'' dalla 14 al traguardo. Peccato che fra la 13 il "dopo 14" ci fosse per l'appunto la 14, dove mettendo insieme i due errori precedenti, mi sono immaginato come il Missisipi quel torrentello che scorreva placido fra i sassi, e sono andato a cercare il ponte invece di guadarlo come hanno fatto gli altri. Da lì in poi, alcune imprecisioni in zona punto e la brillantezza atletica che avrebbe dovuto essere sostituita dall'adrenalina da finale, che però vista la situazione è scarseggiata.

Due minuti e due medaglie persi su due lanterne, e chissà. Perchè contrariamente a quanto dice Stegal sul sito FISO, sabato Re Carlo non era su un altro pianeta. Nel disperato "scappa da Carlo" che ho inscenato fra la 5 (dove uscendo dal punto mi è apparso monarca partito 2' dopo di me) e la 13, Rigoni mi ha mangiato solo 25''. E' vero che con i se non si vince niente. Ma questa è stata l'unica volta in cui se io avessi fatto la gara perfetta, lo avrei battuto. Di solito con la gara perfetta me le dà comunque. Del resto, come dice lui, "non ha ancora iniziato a fare le ripetute".

Peccato.

14 aprile 2011

Dopolav Ori Barcelona

La genovese importata a Trieste Larrycette si rivolge ai suoi lettori come "ai miei piccoli lettori". Io non saprei come pensare ai miei lettori, dato che sono una eterogenea pletora (?) di persone accomunate, credo, dall'unica caratteristica di trovarsi spesso in pigiama a correre nei boschi, per lo più in condizioni climatiche proibitive, o almeno in mezzo a vegetazioni dalle caratteristihe spiccatamento pluviali, o se non altro su versanti dalla pendenza che li farebbe definire dai sani di mente "dirupi".

Raccolti sotto il generico nome di "orientisti", che però descrive solo una singola e spesso poco sviluppata caratteristica di questi personaggi, quelli che leggono questa pagine sono assai di più d quelli che sarebbe ragionevole aspettarsi, ma quando amici "atei" mi chiedono "ma chi è che lo legge il tuo blog?" la mia risposta è sempre "se a uno piace il calcio, può leggere tutti i giorni la gazzetta o tuttosport, se a uno piace l'orienteering, se non mastica almeno l'inglese non gli resta che sperare di trovare un post della dozzina di ori-blogger che hanno del tempo da perdere per scriverli (a onor del vero, ci sarebbe anche il sito FISO, ma non tutti gli orientisti sono dei fan dell'Istituto Luce e qualcuno dovrà pur scrivere qualcosa anche per loro).

Tutto ciò, solo per dire che nonostante non abbia potuto partecipare a nessuna gara nel fine settimana scorso, mi dispiaceva lasciare i signori in pigiama senza qualche riga, in una settimana avara di o-post, orfana persino di Stegal, forse in speakeristico ritiro pre campionato italiano sprint, oppure alle prese con i postumi della assurda polemica della settimana scorsa.

E le due righe vengono appunto da Barcellona, dove sono venuto per accompagnare una gita scolastica e rifinire la preparazione pro CISprint (ammesso e non concesso che scarpinare 8 ore al giorno in una pur bellissima città sia il modo migliore per rifinire alcunchè). Per interposto Cosim-o ho anche potuto recuperare una carta del Barrio Gotico, il quartiere più antico e bello della città, dove con l'aiuto di google map street ho "tracciato" una attività orientistica per i ragazzi. Col senno di poi, avrei anche potuto auto tracciarmi una sprint in centro storico, ma vabbeh.

La connessione di cui dispongo è troppo lenta per riuscire ad aprire le lista iscritti di sabato, così sarà una sorpresa (che difficilmente resisterò alla tentazione di scartare venerdì sera appena tornato a casa). Chiunque ci sia, punto come al solito ad un posto a fianco di Re Carlo.

Buenas Tardes.

4 aprile 2011

Notturna Torcegno

Mentre su altri canali infuria una polemica che faccio molta fatica a comprendere, io torno con la tastiera a sabato notte, alla notturna o giù di lì di Torcegno, antipasto della Coppa Italia che era per gli élite il primo piatto.

A pochi giorni dai miei peana sul dovere morale di rimanere in M35 finchè morte non ci separi, mi iscrivo in èlite, o meglio mi ci faccio spostare (grazie Panda!) all'ultimo momento, questa volta non per sentire dal vivo la mitica frase stegalliana "è partita la Coppa Italia 2011!!" (che questa volta non c'è stata perchè dietro al microfono c'era Rinaldi e comunque erano già partite 5' prima le donne), ma perchè per l'organizzazione familiare era più funzionale la gara delle 20.30 rispetto a quella delle 18.30. Ho così la fortuna di correre una vera notturna, invece della tardopomeridiana capitata alle altre categorie, che hanno finito per fare una gara davvero un po' troppo "di contorno", dato che essendo tracciata per la notte, di giorni è risultata un po' facile. Viceversa la gara elite si trova praticamente "senza contorno", dato che alle 20 quasi tutti gli altri se ne erano andati, così il buon Rinaldi parlava praticamente solo ai concorrenti, e, dato che invece parlava come se fosse una vera telecronaca, era una cosa un po' surreale.

Mi presento al via con ambizioni di bassissimo profilo, ma per una volta è bello correre contro 50 avversari invece dei soliti 10-15 della M35 degli ultimi tempi. Nella memoria c'è ancora il muro di nebbia e i rovi di un anno fa a Sassofortino, la notturna più oscura che io abbia mai fatto, e qui è proprio tutta un'altra storia. Gran parte della carta è in paese e le campagne limitrofe non sono particolarmente perigliose.

Poi, quando il conto alla rovescia giunge alla fine, il gusto per il gioco prende il sopravvento, e i 50 si buttano all'inseguimento delle loro lucette in fronte, ed è solo divertimento.

Il centro del paese, che è anche il centro della farfalla, è molto stretto e di difficile lettura in corsa e con la pila. Per fortuna il tratto obbligato di avvicinamento è abbastanza lungo da riuscire ad arrivare lì avendo un'idea di cosa fare poi, e mi lancio lungo la stradina bassa, con due figure davanti che potrebbero essere Tavernaro e Negrello. Loro volano, e io gli sto abbastanza dietro, ma so cosa sto facendo, e in ogni caso alla prima rampa nel bosco spariscono nella vegetazione. Mi avvio alla 3 da solo, e riesco a lasciare la stradina al momento giusto, ma arrivo un po' alto e alla lanterna mi precede qualcuno che avevo dietro (Pagliari?), che però alla 4 va più alto di me e che ritrovo al centro della farfalla, 10 metri più avanti.

L'ala successiva è la più corta e la più facile, ho Pagliari poche decine di metri davanti, ed è comodo ma non sarebbe necessario. Lo perdo comunque prima della 8 perchè mi fermo a leggere bene le stradine del centro. Nel trasferimento per la 10 sono di nuovo solo, ma verso la lanterna, che io attacco malissimo, mi supera Michele Franco, che mi stacca un po' andando alla 11 e alla 12, ma che riprendo per una sua scelta troppo prudente sulla 12, dove arriva fino al sentiero mentre io mi butto a capofitto nel bianco che è un bellissimo e pulitissimo bosco di castagni. Punzoniamo insieme la 14 poi lui fa una scelta più bassa, che a me sembra più lunga, che lo sarebbe anche, se io non la facessi troppo alta andando ad incagliarmi un po'. Sulla provinciale mi sembra di poterlo raggiungere, invece forse sta solo rifiatando un attimo, perchè sulla salitella per tornare al centro della farfalla diventa irraggiungibile.

Là incontro Cristellon S. che viene da un'altra ala ma ha la mia stessa come successiva, e scendo di nuovo assieme a lui. Forse potrei accelerare un pelo, ma mi pare che tenere il suo ritmo sia da considerarsi più che dignitoso e proseguiamo appaiati. La 16 è simbolica, mentre per la 17 c'è una rampa in cui mi ricordo della Sky Race e sto quasi per dire a Stefano "niente bastoncini sta volta eh?", ma poi mi dico che tutto quel fiato mi può servire per scopi più nobili. Alla 17 veniamo raggiunti da Michele Caraglio, che evidentemente aveva avuto qualche problemino in precedenza, e tutti insieme allegramente andiamo alla 18. Io il vigneto l'avrei aggirato dall'altra parte, ma mi pare troppo presuntuoso fare una scelta diversa da due èlite veri.

Sulla strada Caraglio si invola mentre Stefano si ferma a leggere e lo supero buttandomi decisamente sul lato ovest della proprietà privata e arrivando alla 19 prima di Michele che invece era andato ad est. Punzono un paio di secondi prima dei due (e mi sento un gran figo...) ma a quel punto sono vittima di un ammutinamento da parte delle mie gambe, alle quali il cervello ordina di salire dritto per 5 curve fino al prato, ma che invece decidono di avviarsi verso sud poco più che in costa, con il risultato di ritrovarsi a dover comunque salire poi, e a strusciare lungo la rete per riuscire ad arrivare al prato. M&S capiscono prima di me che la cosa è poco saggia, e quando finisco al fine la rete, vedo le loro lucette sparire all'orizzonte.

A quel punto non è che abbia ancora molta benzina da spendere, ma è quella che basta per sfuggire all'orda di pile che vedo sopraggiungere minacciose mentre esco dalla 20 e arrivare al traguardo dai 15'' ai 22'' prima di loro. Potrei forse anche tentare di raggiungere Stefano che non è molto lontano, ma penso che il giorno dopo c'è un'altra gara, e che posso essere contento così.

La lista dei primi 10 nomi di quelli che sono riuscito a tenermi dietro, me la rileggerò tutte le sere prima di andare a dormire. Sapendo però che in bosco di giorno me le suonerebbero quasi tutti.

Coppa Italia Oltrebrenta

Prima gara di coppa Italia 2011 in M35 dopo l'assaggio del giorno prima in élite (ma di cui parlerò più avanti), e la gara si preannuncia come bella tosta. Le foto sul sito parlano di un terreno infame, mentre il francobollo di cartina dice che i movimenti del terreno sono paragonabili a quelli di un orso in letargo, e i punti di attacco saranno merce rara. Nella zona di arrivo c'è anche un pennellone con un volto da eterno bambino incorniciato dalla classica barbetta incolta con cui lo vediamo nelle immagini all'oratorio, che va in giro dicendo che sarà più facile andare a podio in M35 che in M40. Già dalla descrizione si capisce che è un idiota e bisogna diffidare di lui, così vado in partenza bello concentrato pronto a vendere cara la cotica (che a giudicare dal “semiaperto sporco” in cui si trova la partenza, avrà parecchio da penare.

La svedese dista 5 metri dalla partenza, e mi ci avvio per una volta camminando. Curva di livello come linea di conduzione, verdino come linea di arresto e poi su. Ci sarebbe anche il sassone come punto d'attacco, ma non sono ancora abbastanza in carta da fare progetti così precisi. Faccio più o meno quello che avrei voluto, ma ci metto 1' più di quelli forti. Capisco di non essere andato granchè forte, ma in una carta così non essermi perso al primo punto è già buono. Ottime invece le probabilità di perdermi al secondo. Di nuovo l.c. curva di livello e di nuovo l.a. verdino, c'è anche in mezzo un fu torrente da attraversare. Non scorgo punti di attacco (ma c'era forse un avallamento un pelo più pronunciato) e faccio molta fatica a leggere la vegetazione che cambia. Comunque ad un certo punto capisco che devo essere nel bianco, torno indietro in quello che mi sembra un po' verde, e un po' di culo arrivo alla 2. Sta volta i minuti persi sono 2 abbondanti.Ma il morale non subisce contraccolpi, e mi lancio, sempre in curva, verso la 3. Altra esitazione fra i sassi e altri 30''. Ma la gara è ancora lunga.

La 4 è un breve azimut, ma dopo averlo impostato correttamente mi faccio distrarre dal sassone. Che è effettivamente quello vicino alla buca dove devo andare, ma dimentico la regola del mezzo campo da calcio, e rimuovo il fatto che “vicino” vuol dire a 20 metri. Non sarà l'ultima volta che abbandonerò la diritta via distratto da un particolare che andrebbe solo guardato da lontano come riferimento. Comunque, sono altri 10'', che su una lanterna da 50 non è male. Per la 5 c'è da seguire la solita cdl (che non è la Casa delle Libertà...) per arrestarsi al bordo del solito verdino per poi risalire la canaletta. Nel guadare il torrente secco supero Rusky di gran carriera e inevitabilmente mi passa per il cervello la sua frase “una corsa di un'altra categoria” con cui mi aveva lusingato ai campionati italiani middle dell'anno scorso. Sono certo che questo pensiero mi porterà in un dirupo, invece mi porta solo su una sassaia in semiaperto, che scopro essere a pochi metri dalla buca che certo. Attaccare la lanterna da lì è un gioco da ragazzi e stacco un clamoroso 3° tempo di tratta, a 7'' da Visioli e 5'' da Grassi.

Stesso piazzamento nella 6, con evidentissima linea di arresto nel sentierone ed eventuale punto di attacco di emergenza nel pratino. Ma non mi occorre neanche, riconosco da distanza l'avvallamento e mi ci tuffo giocondo. Per la 7 non mi azzardo nel verde e scelgo i sentieri fino al semiaperto dove facendo sponda sulla depressione cado sulla lanterna come come una palla 8 in buca laterale. La 8 è una formalità, con sentiero, greto e secondo avvallamento da seguire (di nuovo terzo tempo, a 5'' da Rigoni e 2'' da Grassi) e poi di corsa alla lanterna spettacolo, soli 2'' più lentamente di Re Carlo. Il morale è ancora alto, mi sento bene e mi sembra di star facendo una buona gara. C'è un po' da correre e rilassarsi per andare alla 10, che attacco, sempre in curva, dal cocuzzolone oltre il torrente. Ci arrivo perfetto, di nuovo terzo, sta volta dopo Visioli e un imprevedibile Hargrave.

La 11 si preannuncia ostica e procedo con prudenza. In curva fino al sentiero, sbatto contro un cocuzzolo che mi conferma la posizione, proseguo sempre in curva puntando a quella che penso essere una canaletta erosiva ma che non trovo. Fortunatamente poco dopo c'è una specie di cattedrale rupestre con tanto di grotta, inconfondibile, e da lì proseguire in curva fino alla roccetta è decisamente alla mia portata. Ci metto 1'10'' più di Grassi, ma 5'40'' meno di Re Carlo, e a questo punto sarei 2°. Anche per andare alla 12 non mi pare ci sia niente di meglio che la curva di livello, e quando trovo la lanterna dietro il piccolo movimento del terreno che riesco a riconoscere da lontano, vado in un brodo di giuggiole: secondo, benchè a 30'' da Re Carlo che evidentemente ha messo il turbo. Per la 13 nulla di nuovo, sempre curva di livello, perà c'è un avallamento molto significativo come linea di arresto e linea conduttrice per la lanterna. Riesco a non farmi ingannare da un movimento molto meno accentuato che incontro prima, e scendendo lungo il crinale casco sul sasso giusto. Di nuovo secondo tempo, sta volta dietro Visioli.


Reso ardito dai successi mi butto sul nasone e da lì in azimut al cocuzzolo. Ci arrivo proprio davanti, ma qui mi impappino. Nonostante abbia letto (come mi ero promesso) il codice lanterna e la descrizione punto, qualcosa nel mio cervello continua a pensare che “cocuzzolo” vuol dire “in cima al”, e rimango lì come un pirla a guardarmi in giro per vedere svettare la lanterna. Passa quasi un minuto prima che io faccia il giro del suddetto cocuzzolo e incontri la lanterna a meno di 5m in linea d'aria dove mi sono fermato in contemplazione.

Qui qualche meccanismo si inceppa e inizio a collezionare una serie di brutture che culminano nella 17. La 15 è molto facile, c'è una canaletta che ci porta. Però bisogna arrivare in fretta alla canaletta, e io invece ormai avezzo alle curve di livello seguo quella e faccio un giro inutile che mi costa un altro minuto. Per la 16 ci sono 3 sassi che indicano comodamente la direzione per l'azimut, ma io nonostante salga corricchiando piano perdo la pazienza prima di arrivare dove dovevo e la trovo un po' per caso perchè me la indica un tizio (che in cambio mi chiede dove siamo). Ma la gara la butto alla 17, e per una volta non è neanche per eccesso di supponenza. Mi sembra che partire di nuovo in curva sia troppo rischioso per la mancanza di una vera linea di arresto, decido di puntare alla cattedrale rupestre che ho già visto prima. Mi sembra un riferimento abbastanza grande da essere visto anche se ci passo un po' sopra o un po' sotto. Solo che evidentemente mi lascio sedurre troppo dal dolce declivio, e solo a posteriori mi rendo conto di essere finito varie curve sotto la cattedrale. La certezza di dove sono ce l'ho solo quando arrivo al cocuzzolo vicino al sentiero che avevo incontrato andando alla 12. Da lì arrivo con facilità al punto, ma ho perso 5' abbondanti.

La 18 sarebbe facile, ma sono un po' scosso ed esito un po' troppo fra semiaperto e prato perdendo un altro minutino, meglio alla 19 che però non presenta nessuna difficoltà tecnica e richiede solo un po' di decisione nel gettarsi nella vegetazione. Per la 20 c'è quasi solo da correre (ma si potrebbe fare in modo più dritto di quello che ho fatto io) mentre sullo sprint in discesa, che è uno dei miei pezzi forti, non faccio neanche il miglior tempo, a dimostrazione che già non ci credevo molto.

Un paio di considerazioni per concludere.

La prima è che o sono tutti dei marziani, o si allenano molto più di quello che dicono. È vero che Grassi ha vinto (anche) perchè è stato quello che ha sbagliato meno e che questo bosco non permetteva di correre veloce, ma richiedeva potenza e resistenza, e nelle poche lanterne in cui c'era anche da correre, G.S. e compagnia sono andati veloce quanto me, che “ho una corsa da categoria superiore” e mi sto facendo un mazzo così da novembre.

La seconda considerazione è che a dispetto di quello che pensava il pennellone con il volto ecc. ecc., questa gara sembra dire che quest'anno ci sono parecchi pretendenti al ruolo di Vice Rigoni in M35, e a vedere cosa è successo in M40, la situazione diventa ancora più interessante per quanto riguarda i campionati italiani dove la categoria è dai 35 ai 45.

Ultima, mesta, considerazione. Avevo sempre pensato che dovevo essere lì pronto per portare via la corona al Re Carlo nel caso remoto in cui lui la avesse appoggiata un attimo. A Oltrebrenta non solo non ho preso la corona, ma se avesse appoggiato anche lo scettro, il mantello di ermellino, la tunica di zibellino e i regali calzari a punta, mi avrebbero portato via anche quelli.