18 maggio 2016

Campionato Italiano Middle - Lago di Calaita


P.S. (pre-scriptum) chi si aspetta di trovare qui il seguito delle gesta di don Pedrotte, rimarrà deluso. Si torna ad una segosa descrizione di una gara di orienteering. Sorry...

È tradizione che quando corro bene una gara il sabato, la domenica corro da schifo. Considerando anche che la middle è sicuramente la disciplina in cui più spesso mi capita di fare gare impresentabili, che mi sarebbe piaciuto molto tornare alla medaglia agli italiani middle dopo il doloroso ex aequo con Cipriani del 2012, e che Saturno era in allineamento con Plutone, a Calaita c'erano buone probabilità che finisse in disastro. E sarebbe stato un gran peccato, perché il posto non era malissimo, per uno malato di Dolomiti come me (per i non addetti ai lavori, quello che si specchia nel lago di Calaita è il Cimon della Pala, la cima più leggendaria del gruppo delle Pale di San Martino, uno dei gruppi dolomitici più leggendari).

C'erano buone probabilità che finisse in disastro, dicevo. Ed in effetti così comincia.

La carta è brutalizzata da sti cazzo di urogalli, che probabilmente a questo punto si estingueranno sul serio per la caccia di frodo degli orientisti esasperati. Pare che il Parco avesse dato l'autorizzazione per la gara e tutti i percorsi, ma poi, dopo la querelle in val di Non, abbia cambiato idea, costringendo gli organizzatori a questo po' po' di decoupage.

In segno di solidarietà con il tracciatore decido di decouparmi un po' anch'io, accendendo il cervello un po' più tardi del gps. Arrivo alla roccia vicina al sentiero, e potrei comodamente salire da lì, dato che la forma del terreno dove si trova la 1 la riconoscerebbe anche un M14. Ma io invece decido di proseguire fino ai due alberi/puntini verdi, che mi aspetto come due sequoie svettanti verso l'infinito. Ora, avessi avviato il cervello per bene, dalla roccia se c'erano due sequoie avrei dovuto vederle. In ogni caso, la canaletta come riferimento era molto più comoda dei due alberi. E ancora più in ogni caso, visto che di stimare le distanze proprio non sono capace, dalla roccia potevo voltarmi indietro e vedere quanto era distante il ponte per capire quanto dovevo ancora andare avanti. Ma niente di tutto questo. Così, non vedendo traccia di alberi particolarmente pronunciati, proseguo imbelle fino a che vedo 20 metri più avanti il cartello che indica il sentiero verso sinistra, scoprendo solo allora di essere orribilmente troppo avanti.

Arrivo alla 1 che sono 21° (ventunesimo, sic!) con 1'20'' dal primo, in una middle da mezzora. Fortuna che nel bosco non ci sono i maxischermi con gli intertempi e che io come al solito sottostimo l'errore, altrimenti mi sarei gettato nel regno degli urogalli per farmi abbattere da un guardiacaccia.

Nel salire alla 2 le gambe non paiono essere in giornata particolarmente brillante, ma sono molto preciso fino alla 5, dove vedo una lanterna vicino ad un sasso, 10 metri sotto di me, e la guardo sprezzante pensando "non faccio mica come gli esordienti che vanno a guardare i codici di tutte le lanterne che incontrano". Peccato fosse la mia

Poi ricomincio a fare orienteering, nonostante Rigoni mi raggiunga prima della 6. Ottima idea quella di non provare neanche a stargli dietro, ma non c'era bisogno di fare la scelta peggiore per andare alla 8: allungo la strada e devo comunque scendere nel torrente, un genio. Comunque evidentemente lo faccio abbastanza velocemente, perché scalo altre posizioni e entro nei primi 10.

Dopo il trasferimento alla 9, mi permetto 3 migliori tempi su 4 dalla 11 alla 13, intervallati giusto da un'altra scelta idiota alla 12, dove allungo all'inverosimile girando intorno al costone. La 14 la becco di culo, perché volevo appoggiarmi al sentiero ma non lo vedo, e alla 15 mi faccio portare a spasso cedendo alla tentazione di seguire quello che mi sembra GPM, ma è solo un suo compagno di squadra.

A portarmi ai piedi del podio, a soli 9'' nientemeno che dal Perfido Ruggério (che ha cambiato idea solo all'ultimo secondo rispetto al suo proposito di saltare la 15, dovendo tornare parecchio in su) è la magistrale conduzione della tratta 15-16. Lì per lì mi pare di andare a caso, e mi viene anche il dubbio che fosse meglio andare alla strada per evitare il dislivello, ma evidentemente sono un fenomeno, perché arrivo alla lanterna 18'' più velocemente di Ruggiero, e, udite udite, 29'' più velocemente di Re Carlo (che nel frattempo si è già abbondantemente assicurato l'oro con 3' di vantaggio sul secondo). E, astuto come una faina, passando do anche un'occhiata alla 18 studiando anche come vedrò il sasso venendo dalla 17.

A questo punto, se Stegal al punto spettacolo avesse annunciato al mondo che ero a 9'' da Mario e dal bronzo agli italiani middle, avrei corso le 7 vicinissime lanterne mancanti a 2'45'' al kms, arrivando al traguardo con la lingua impigliata nei lacci delle scarpe, ma felice. Solo che Stegal, così come già aveva fatto il giorno prima agli italiani sprint, non mi degna di nessuna attenzione.

Questa volta a sua discolpa potrebbe essere portato il fatto che, contrariamente a moltissime altre, la nostra categoria per qualche motivo ignoto NON aveva un punto spettacolo, e quindi Stegal non mi ha proprio visto passare.

Sta di fatto che da lì alla fine attacco sbilenco la 17 (nonostante avessi appena visto GPM, quello vero, uscirne), faccio il miglior tempo alla 18 per la fainesca astuzia e nonostante il mio stile di corsa ad alzo zero (dei piedi dal suolo) mi faccia inciampare e finire lungo disteso sul prato, butto un'altra quindicina di secondi alla 19 fermandomi ad una lanterna prima che magari forse poteva anche essere, e poi, dopo il pareggio alla 20, "rifilo" a Mario 1'' alla 21 e 2'' alla 22, prima che lui me ne dia 5 sullo sprint finale, fissando il nostro distacco finale in 22''.

Medaglia di legno ai campionati italiani middle, dietro Ruggiero.

Questo vuol dire solo una cosa: lassù qualcuno ama vedermi correre, o vuole leggere il mio blog, o per qualche altra ragione vuole che io continui a fare orienteering. Perché se lassù qualcuno in questo fine settimana avesse spedito Ruggiero in Patagonia per lavoro, o gli avesse fatto prendere l'influenza, o gli avesse fissato la prima comunione della figlia o il matrimonio del suo migliore amico, o almeno gli avesse fatto prendere una sbandata per un'altra spingendolo a dire alla moglie di essere in Primiero mentre invece era a fornicare a Badia Polesine, io avrei vinto l'oro agli italiani sprint davanti a Carlo Rigoni, e il bronzo agli italiani middle davanti ai fratelli Grassi, e avrei appeso le scarpe al chiodo, ritirandomi a fare il commentatore per Sky o Azimut Tv.

E invece, l'anno prossimo, il 10 e 11 giugno (???) sull'Altipiano della Vigolana, sarò ancora lì a provarci un'altra volta.






9 maggio 2016

Campionato Italiano Sprint 2016

C'era una volta un cavaliere che si chiamava don Pedrotte e che aveva un grande sogno: vincere il Torneo di Sprintonia.

Il torneo si svolgeva ogni anno a metà primavera in una zona diversa del Reame di Orientinia, e a vincerlo era il cavaliere che consentiva al suo destriero di mangiare tutte le carote disseminate lungo un percorso intricato, nel giusto ordine, e nel minor tempo. Al Torneo di Sprintonia non si vinceva un fico secco: non c'erano principesse date in sposa al vincitore, non c'erano pentoloni pieni di monete d'oro, non c'erano reami in omaggio al primo classificato. Ma don Pedrotte si era ficcato nella sua zucca dura che voleva vincere proprio quel torneo lì.

Per molti anni don Pedrotte, che apparteneva ad una famiglia di nobili ormai decaduti, fece di tutto per trovare una cavalcatura adatta a lui, ma, essendo molto alto e molto povero, non era una impresa facile: tutti i quadrupedi, che si poteva permettere, erano troppo bassi, e lui toccava per terra con i piedi, frenando la corsa del povero animale. Ciononostante, tanta era la voglia e la costanza del cavaliere, che in 6 partecipazioni era riuscito ad arrivare per ben 3 volte secondo, dovendo sempre arrendersi al medesimo rivale: il Re Carlo in persona.

Ogni anno infatti il sovrano, umile come pochi e molto sportivo, nonostante il suo lignaggio, si mescolava ai suoi più umili sudditi e prendeva parte al Torneo di Sprintonia, uscendone sempre vincitore.

Al settimo anno, don Pedrotte ebbe un'idea e andò a rileggersi ben bene il regolamento del torneo: "Proprio come pensavo: - disse alla fine - non c'è scritto da nessuna parte che è il destriero a dover portare il cavalliere, ma solo che deve essere il quadrupede a mangiare le carote". Così si procurò il ciuchino più leggero che riuscì a trovare, e iniziò ad allenarsi a correre con quello sulle spalle. E corri che ti corri, arrivò il grande giorno.

Il Torneo di Sprintonia si svolgeva quell'anno nella remota terra di Caòria, dove per l'occasione si erano radunati tutti i più forti cavallieri del reame. Oltre a Re Carlo erano giunti per sfidarsi sulle 22 carote del percorso il prode Inghemario, Duca del Tirolo, i fratelli Paulonio e Simonio Grassii, Granduchi di Longobardia, Albus Massimio, Arciduca di Tuscolania, Fransiscus Busellus, Conte della Appenninia, e Miguel de Ausermul, Signore di Fiammazia. Con il suo ciuchino tutto pelle e ossi, don Pedrotte si sentiva un po' in soggezione davanti a tutte queste teste coronate, dotate di cavalcature degne del loro prestigio. Ma era più che mai deciso a portarsi a casa l'agognato trofeo.

Il primo a partire fu Inghemario, per via del concomitante impegno della di lui consorte Kirchelecchenaria, con la quale doveva darsi il cambio per tenere i nobili pupi della sua discendenza. Autore di una prova regolare ma non abbastanza gagliarda, il cavallo del Tirolese diede il meglio di sè a metà percorso, mangiando la carota numero 10 più velocemente di chiunque altro e la numero 11 quasi anche. Inghemario fu però costretto a riununciare ai suoi sogni di gloria con un tempo molto mediocre alla 15, chiudendo quarto.

Fu poi il turno di Albus Massimio. Purtroppo per lui, il suo cavallo doveva aver mangiato troppo fieno o troppo tardi, perché ad arrivare alla prima carota ci mise un secolo. Solo verso la quinta sembrò aver finito di digerire, e alla 12 era riuscito addirittura a portare il suo cavalliere fra i possibili vincitori. Purtroppo non ci fu verso di convincere il quadrupede a non fermarsi a bere alla fontana vicino alla carota numero 14, e, nonostante nella discesa per la 17 fosse risultato addirittura il più veloce di tutti, alla salita per la 19 tutta l'acqua ingerita lo appesantì al punto da costringere Albus Massimio a rinunciare a tutti i suoi sogni di gloria, e a finire al sesto posto.

Dopo di lui fu la volta di Miguel de Ausermul, che, al contrario di Albus, non dava da mangiare al suo cavallo da giorni e giorni. Per questo motivo il suo destriero allo scoccare del via schizzò come un razzo fino alla prima carota, dove giunse più veloce di tuti, ma passò quasi tutto il resto del Torneo a digerirla, finendo per arrivare addirittura undicesimo.

Simonio Grassius, ancora malconcio per un duello di alcuni mesi prima, prese parte alla tenzone solo per onor di firma, chiudendo dodicesimo, con un solo acuto alla carota 12, e dopo di lui fu il turno di Fransiscus Busellus. Già dalle prime carote il suo cavallo mostrò però di non essere in giornata, e dopo la carota numero 9, andò a mangiarsi la carota 14, venendo così squalificato.

Con tutt'altro piglio partì invece Paulinio Grassius, che, più lento solo del fugace Miguel alla prima carota, eccettuati alcuni piccoli sbandamenti alla seconda, alla quarta, alla ottava e alla dodicesima, galoppò come un fulmine fino alla diciassettesima carota, dove si trovava ancora sul podio. Galeotto fu però il prato della 18, dove il cavallo si fermò a brucare, e la salita successiva, dove avviò la digestione, condannando il prode Paulinio ad un modesto sesto posto.

Non restavano ormai che Re Carlo e don Pedrotte, il primo sul suo slendente cavallo bianco, e il secondo sotto il suo ciuchino pelle e ossa. 

A partire per primi furono gli ultimi due, che alla terza carota sembravano già spacciati. Dopo il quarto tempo alla carota numero 1, perché insomma il ciuchino era pure magrissimo, ma in salita pesava eccome, fra le casupole dove erano nascoste le carote 2 e 3 il povero don Pedrotte perse proprio la trebisonda, e solo il rumore della fontana vicino alla 3 gli impedì di andare totalmente alla deriva. Scosso dal rischio corso, e sistematosi meglio il ciuchino sulle spalle andando alla 4, don Pedrotte riuscì a fare il miglior tempo per andare alla 5 e, dopo un'altra sbandata per la 7, di nuovo alla ben più prestigiosa 9, dall'altra parte del paese. Un po' stordito per la 10 come molti altri, ma più di quasi tutti gli altri anche alla 11, riuscì finalmente ad infilare una brillante serie di carote dalla 13 alla 19, con un nuovo miglior tempo alla 18 e un ottimo secondo al nuovo trasferimento da una parte all'altra del paesello. Il ciuchino, a forza di mangiare carote, pesava come un bue sulle spalle ossute di don Pedrotte, ma dando fondo a tutte le sue energie, il cavaliere riuscì ad arrivare al traguardo in prima posizione.
Re Carlo era già partito quando don Pedrotte arrivò, e non potè quindi sapere della sua prestazione, ma il suo bianco destriero mangiò carote a manetta fino alla 8, dove però fece indigestione. Per salire alla 9 dall'altra parte del paese fu addirittura 15'' più lento del bipede col ciuchino in spalla, e poi si inchiodò nel pascolo vicino alla 10 per mangiarci sopra un po' di erbetta, e dalle parti della 11, forse per fare le sue cose. Da lì alla fine Re Carlo lo rincorse prendendolo a calcioni nel sedere e lo fece volare come un unicorno fatato, ma non bastò: don Pedrotte lo aveva battuto!

La folla urlava e strepitava e stava per portare in trionfo cavaliere e ciuchino, quando passò proprio lì accanto il bel Ruggèrio. La principessa, madrina del torneo, assisa sul suo pony,  aveva da sempre un debole per lui, e al suo passaggio lasciò cadere il suo fazzolettino ricamato. Mentre lui glielo porse, la folla si zittì. "Grazie bel cavaliere - disse la principessa a Ruggèrio - perché non provi anche tu il percorso?". "Vi ringrazio Madama - le rispose il nuovo venuto - ma non mi alleno dalla Prima Crociata e non ho neanche una cavalcatura". "Puoi prendere la mia - ribattè la principessa sbattendo le ciglia - ne sarei davvero onorata". Ruggèrio ci pensò un attimo, poi, visto che mancava ancora un po' all'aperitivo in osteria, si caricò in spalla pony e Madama, e si fece il percorso (dove nel frattempo gli addetti, chiamati "pavionesi", avevano riposizionato tutte le carote) tutto d'un fiato.

Quando arrivò sul traguardo e il giudice disse il suo tempo, inferiore di ben 36'' a quello di don Pedrotte, tutta la popolazione andò in delirio, lanciò in aria i copricapi, si strappò i capelli, pianse di gioia, e urlò a gran voce il nome di Ruggerio, portandolo, lui sì, in trionfo. I commercianti di stoffe se lo strappavano di mano per offrirgli sontuosi contratti di sponsorizzazione per i successivi tornei, i banchieri volevano un suo dipinto porta fortuna da appendere all'ingresso dei loro edifici, e la principessa gli buttò le braccia al collo, mormorandogli all'orecchio profferte irripetibili.

Il bel Ruggerio a quel punto si scrollò di dosso la principessa, i banchieri e i commercianti, e si avvicinò a don Pedrotte e al ciuchino, seduti avviliti ad un angolo della strada. "Venite vah - gli disse chinadosi fino all'altezza dei loro volti afflitti - che vi offro uno spritz". 

E tutti vissero felici e contenti.


6 maggio 2016

Pronostici CIM35 sprint e middele

Con l'uscita delle griglie sono iniziati ufficialmente i campionati italiani sprint e middle 2016. Quindi si può giocare ai pronostici, tanto non si rischia di vincere o perdere niente.

 

Prima cosa, guardando i primi dieci degli italiani sprint 2015, corsi sulla non irresistibile cartina di Lavarone, dove tanto per cambiare si impose Re Carlo su di me, si può notare che mancano solo il decimo, Andreas Weitlaner, che credo verrà sostituito più che egregiamente da Michele Ausermuller, Eddy Sandri, che non ancora al meglio dopo l'infortunio dell'anno scorso lascia il posto all'esperto e pericoloso Max Bianchi, e Roland Pin, che "non al meglio della condizione" (o almeno così dice lui) vuole tenersi per la middle. Purtroppo, per lui non è stato possibile trovare un sostituto all'altezza, e bisognerà accontentarsi di un figurante, un certo Ex Imprevedibile ormai Perfido Mario Ruggiero. 

L'oro se lo giocano Carlo, il Figurante e Dario: il primo si “limita” a giocarselo perché ha superato da poco un infortunio, e quindi non dovrebbe essere come al solito completamente su un altro pianeta, il secondo se lo gioca perché fino ad oggi è stato impeccabile, il terzo se lo gioca perché muore dalla voglia di giocarselo, perché ha qualche cartuccia da giocarsi, e perché dopo 3 medaglie d'argento in M35 agli italiani sprint, magari chissà. Mezzo gradino sotto, per la impressionante regolarità dimostrata fin qui, ma sempre, negli sprint, mezzo gradino sotto, Ingemar.

Un altro mezzo gradino sotto Francesco, che negli sprint è sempre pericoloso, ma quest'anno non si è ancora capito se sia al top. Le griglie, con 2' di distacco fra uno e l'altro, non dovrebbero influire per niente.

 

La musica cambia un po' nella middle, ma non moltissimo. Qui dei primi dieci della gara del 2015 (corsa sulla decisamente molto più bella carta di Passo Vezzena) manca solo Hueller, sostituito più che egregiamente compensato dal Figurante, da Bianchi e Ausermuller. E il pronostico è molto più difficile.
L'oro se lo giocano Rigoni, il Figurante e i Grassi (troppo brutto fin qui GPM per essere vero, e troppo pericoloso GS per pensare che il suo infortunio passato sia sufficiente a escluderlo dai giochi).
Uno scalino sotto, e non solo mezzo, Neuhauser, Pin, Buselli, Bianchi e Pedrotti e lì attorno anche Ausermuller e Rusconi. Tre medaglie per 10 pretendenti, non male.

Qui le griglie potrebbero essere molto più importanti.

A godere i maggiori vantaggi dovrebbe essere in teoria Pedrotti, che potrebbe agganciarsi a GPM nel caso lui facesse un errore, o che potrebbe agganciarsi a Rigoni “nel caso” in cui Le Roi gli recuperasse 2' prima dell'arrivo. Peccato che quel pirla (Pedrotti) quando vede qualcuno nel raggio di mezzo chilometro vada in confusione, quindi forse è quello che ha più da perdere.

P.S. ho messo gli iscritti middle al posto di quelli sprint, eppure avevo capito che Roland correva i middle e non gli sprint, non viceversa. Boh. Per il resto cambia nulla.

4 maggio 2016

Campionato Veneto Long - Turcio

Mentre andavo ad Asiago pensavo che io da quelle parti, a parte la mitica Knock Out Sprint di qualche anno fa, non è che ci abbia mai fatto delle gran gare, però avevo comunque una gran voglia di correrci, anche con la tradizionale pioggia delle gare made in Erebus.

Il bosco è fa-vo-lo-so, di quelli pieni di sassi coperti di muschio, che se metti giù male un piede perdi la rotula in un buco, ma se li metti giù bene ti diverti da matti. E io li ho messi giù bene. 

Fosse stata una campestre, avrei vinto a mani basse (e se anche voi, come ho fatto io in passato, vi chiedete perché si dica "a mani basse" quando di solito chi vince per distacco le mani le alza, sappiate che questo modo di dire viene dall'ippica, dove quando il primo cavallo ha molto vantaggio, il fantino può mantenere fino alla fine la posizione corretta, che ha appunto le mani molto basse, invece di scomporsi e portarle più in alto). Però c'erano anche un sacco di lanterne.

È stata una gara strana, nella quale il podio alla 4 (Gobber - Frizzera - Stringher) si sfarina via via (e i tre finiranno rispettivamente 6°, 4° e 7°), mentre io sul podio ci metto su un piede, per sbaglio, solo alla 13. E alla fine lassù ci saranno i soliti noti. Ma peggio per loro.

Andrea Gobber alla 4 è primo con 1'20'' sul secondo (Frizzera), alla 5 è 8°, a 7'30'' dal primo (Grassi S). Cosa è successo in mezzo? Ha incontrato me. Il primierotto mi partiva 2' dietro, ed è partito sparato: 2° tempo alla 1, 4° alla 2, 1° alla 3 e alla 4. Lì mi raggiunge mentre mi guardo in giro sconsolato, e punzona la lanterna che è a non più di 1 metro da dove sono, nel gomito della trincea come doveva essere, ma un po' nascosta da una roccia dietro la quale non avevo guardato con sufficiente attenzione.

Vabbeh, 2' su una long cosa vuoi che siano, adesso sto un po' con lui e poi lo semino. Solo che invece si semina da solo, ma con me appresso. Come tutti gli orientisti ben sanno, quella di ignorare completamente la presenza di un altro concorrente vicino a te è una capacità ultraterrena. Se poi è della tua stessa categoria, ed è forte almeno quanto te, fare come non ci fosse è quasi impossibile. Così parto per la 5, convinto di star facendo la mia scelta, ma con un occhio a lui. È ben vero che probabilmente in quella parte di cartina manca una trincea, però corriamo come due deficienti lì in giro per un bel po' prima di cambiare piano. Il mio nuovo piano è tornare alla bucona, dalla quale in 20'' arrivo alla lanterna. Il suo nuovo piano non lo conosco, ma non deve essere un granché, perché per trovarla ci mette altri 5 minuti. E il nostro splendido sodalizio ha fine.

Ne inizia uno nuovo subito dopo, dato che alla 6, che raggiungo fulmineamente con il miglior tempo, dimostrando che la carta tutto sommato riesco a leggerla, "raggiungo" Roland, che partiva 4' dopo di me. La nuova coppia si dimostra subito parecchio affiatata, con me che salgo inutilmente una curva del montarozzo da aggirare, e lui che mi segue...

Ma non è destinata a durare: esco dalla 7 con la manetta aperta a tutta, che adesso c'è la tratta lunga e per come vanno le gambe oggi devo recuperare almeno decinaia di minuti a tutti. Una moto da trial non sarebbe andata più veloce su per la forestale, ma solo uno con un pistone al posto del cervello poteva seguire il sentiero che esce dal tornante pensando di salire quello successivo. E solo uno con 2 pistoni al posto del cervello poteva poi girare dove ho girato io convinto di essere all'avallamento prima. Prima del dosso poco sotto il numero 17 ri-incontro la mia ultima fidanzata, Roland, arrivata per altre vie, ma ci separiamo poco dopo, perché io vado ad appoggiarmi ai muretti, e lui boh. Non sarebbe neanche una brutta idea, ma poi vado in curva troppo presto, e me ne accorgo avvistando la bucona a ovest della 16, e correggendo solo allora il tiro. Alla fine ci metterò 2' meno della mia ex (e 8 meno della mia ex precedente, che non è più riuscita a farsi una ragione del mio abbandono) ma 2' più di Ingemar.

Da lì in poi è il festival dell'improvvisazione. Per la 9 manco il primo sentierino e giro solo al secondo, dovendo tornare indietro, alla 10 mi gingillo in cima al monticello convinto che debba essere lì, mentre la cartina dice chiaramente che è poco lontana dal sentiero. Alle 11-12-13 mi tocca fare il miglior tempo perché le gambe si ostinano ancora a funzionare alla grande e la 11 praticamente si vede dalla 10, alla 12 si arriva dalla tangenziale, e per la 13 è un salitone sui sassi muschiosi dove bisogna solo fare un azimut tollerabile. 

Ma non temete, mi riscatto alla 14 con una minchiata colossale. Credo sia successo che dopo aver iniziato ad aggirare, come dovevo, il montarozzo, ho visto giù una bucona con giallino, e ho deciso che era quella vicina alla 14, nonostante fosse 8 curve più in basso di dove avrebbe dovuto. Una volta lì dopo un po' ho deciso che ero nella depressione con la curva a gomito del sentiero che veniva dalla forestale, e ho cominciato a salire convinto di arrivare in breve al sentiero a nord della 14. Poi sto sentiero non arrivava mai, però ho visto alla mia sinistra una bucona con giallino che assomigliava un sacco a quella dove volevo andare. E da lì in effetti sono arrivato in breve alla 14.

Nuovo miglior tempo alla 15, ma nuova bestialità alla 16, e sì che avevo ritrovato la mia ultima ex, con la quale ci siamo avviati mano nella mano lungo i sentieri che dovevano portarci prudentemente al punto. Ma con le ex si sa come va, e io l'abbandono convinto di essere alla buca prima del punto, mentre sono a quella prima: altra ravanatina e altri 2'45'' buttati nel cesso.

Le ultime 3 sono troppo facili perché io riesca a sbagliare anche quelle, così mi accontento di arrivare quinto, a 9 minuti abbondanti da Ingemar, 6' dall'ultima ex e 4' da Simone Grassi, ancora imbottito di antidolorifici (dice lui...).

Del resto, un ex allenatore della nazionale italiana (non ricordo in questo momento se di tiro alla fune o corsa con i sacchi) dice sempre che non bisogna vincere l'ultima gara prima degli italiani, e io l'ho preso alla lettera. Lo ha fatto, ma con molto meno stile, anche l'Ex Imprevedibile, che non essendo riuscito a non vincere il Campionato Regionale Lombardo Sprint, dopo la gara si è autosqualificato millantando di aver scavalcato un muretto non attraversabile.

1 maggio 2016

Campionato Trentino Sprint - Fondo

Sarò breve, che sono in ritardo di una settimana, non c'è molto da dire, e per quelli in malattia o con forti problemi di insonnia ci sono le 17 paginate di Stegal (e l'ha pure intitolato "breve riassunto"...).

In sintesi: una sprint in centro storico, senza il clan dei lombardi, senza Buselli, senza Ingemar, su una carta dove ho già corso due volte. L'unica cosa che potevo fare era vincere. E l'ho fatto. 

Potrei anche chiuderla qui, ma magari qualcuno ha bisogno un digestivo dopo le 17 paginate, e allora aggiungo qualche riga di bicarbonato. 

Fondo è al solito molto carina, ma, appunto, alla terza volta anche il più zuccone ha capito come funziona. Io mi dimentico solo che quello che in quello che sembra il passaggio più logico per andare alla 2, c'è un muretto non attraversabile. Vari se ne catafotono, ma io sono un fairplaysta e torno davanti alla chiesa, dove avrei dovuto andare subito dopo la 1 se me ne fossi accorto prima.

In uscita dalla 4 avvisto Eddy che partiva 1' prima di me, lo prendo alla 5 e lo semino, o così penso, con una scelta diversa per la 6 (lui va da sotto). La mia uscita dalla 7 non è brillantissima (a sinistra si risparmiava sicuramente qualche metro), ma poi mi lancio verso la 8. Quando nell'erta finale sento una presenza dietro di me e vedo che è Eddy, ci rimango un po' male.

Scoprirò solo a fine gara che lui a quel punto sta correndo al 110% delle sue possibilità e io verso il 90%, e infatti da lì all'arrivo lo semino sul serio, con le sole 9 (con la tenuta da centro storico non volevo attraversare il verdino 0,5...) e finish dove mi dà 1'' cadauna lui, e tutte le altre che faccio meglio io, per un totale di 24'' (di cui 9 alla 15, dove evidentemente lui paga con gli interessi gli strapazzi per la 8).

Nel sacchetto del premio c'è un sacco di cibo, quindi torno a casa felice e pronto per sfidare per l'ennesima volta l'Ex Imprevedibile Ruggiero ai campionati italiani sprint di Caoria fra una settimana (dove la cartina però sarà parecchio diversa da questa di Fondo, e, secondo me, molto intrigante).