21 settembre 2017

Campionato Italiano Long Cansiglio

Un lettore mi scrive "ma com'è che il commento alla gara CSI di Villazzano compare in un baleno, mentre quella del Campionato Italiano tarda ad essere pubblicato?" insinuando in questo modo che sono più rapido nel pubblicare sulle mie vittorie farlocche che sulle mie batoste epocali.

Ovviamente tutto ciò è falso e offensivo. Anche perché, sebbene alla fine io abbia concluso con un imbarazzante undicesimo posto, anche quest'anno (come in TUTTI gli italiani long corsi in M35) ho corso per una parte di gara con una medaglia al collo, l'argento, per la precisione.

Il solito lettore puntualizzerà certamente che questa volta ho corso con l'argento al collo solo fino alla prima lanterna, ma queste sono insignificanti particolari da azzeccagarbugli.

Se Tenani, che di italiani long ne ha fatti (e vinti) qualcuno più di me, dice che questo è stato il più bello di tutti, non sarò certo io a contraddirlo. Era bello, duro e molto difficile. E io non sono stato all'altezza. Diciamo che mi sono mancate una decina di ore in carta, possibilmente in zone come questa, e mi poteva andare anche molto peggio. Perché in effetti complessivamente non sono andato malissimo, e se avessi evitato due crimini evitabilissimi, non sarei stato lontano dal podio.

Eccovi una cronaca sprint della gara long.

1 parto bene, ma proprio bene, senza foga, concentrato, facendo una scelta tranquilla, che porto a termine nel migliore dei modi, tanto che sono secondo dietro a Pagliari.

2 è talmente facile che sbaglio: basta seguire i sentieri fino alla lanterna. Solo che sbaglio bivio. Mi salva un recinto, ma da lì sono molto meno sicuro, e forse la carta in quella zona non è neanche perfetta. Fatto sta che la trovo un po' di culo, perdendo 3'.

3 scelta lunga, con opzione da pavidi. Mi ci butto senza remore. C'è chi ci mette molto meno di me, ma la strada mi permette di non rischiare più di tanto.

4 crimine numero 1. Uscendo dalla 3 trovo Cristellon, partito 2' dopo di me, ma un po' disperso in zona. Sta andando alla 4. Lo seguo a distanza, cercando di non seguirlo. Dopo un bel po' mi pare che sia passato troppo e che stia andando alla 5. In un modo che non ho capito lui ha punzonato la 4 senza che io me ne sia accorto, e sta davvero andando la 5, e io sto andando in mona: 5' persi.

6 non ci sono scelte pavide, mi butto sotto la linea rossa, contando tutto il contabile. Arrivo al ristoro e al collinone, ma poi non riconosco le forme e vado troppo a destra.

7-8-9-10 non sono un fulmine ma non faccio danni, mi sa che sono finalmente entrato in carta

11 altro trattone, ma la carta non mi fa più paura. Riconosco buche e dossi e ci arrivo perfetto. Un minuto peggio del primo, ma va benissimo così.

12 crimine numero 2. Bisogna fare molta attenzione: io mi sento ormai in confidenza con la carta, e non la faccio. Giro come un pirla 3 volte, prima di prenderla con la dovuta calma e trovarla facilmente. 8' persi.

13-14-15-16 ormai è andata, cerco solo di non fare troppa brutta figura

17 non riesco a non fare troppa brutta figura: ho raggiunto di nuovo Bezzi, che come al solito mi esorta a fare attenzione. E invece supero la lanterna di 10 metri e mi giro a vederlo punzonare alle mie spalle, prima di me. 

18-19-finish in qualche modo arrivo in fondo.

L'epica battaglia fra il Perfido e don Pedrotte si conclude anche questa volta in favore del primo, solo che questa volta vale a lui il nono posto, e a me l'undicesimo. Che vergogna...

 


7 settembre 2017

Garette e garona

Le garette sono le due sprint a cui ho partecipato nel fine settimana scorso, Villazzano (trofeo CSI) e Merano (Campionato Trentino - Alto Adige sprint), di contenuto tecnico non eccelso, ma che mi sono servite almeno un pochino per togliere le ragnatele dalla mia bussola e per portare a casa un po' di cibo. E comunque vincere fa sempre bene al morale (anche se Zonato dice che non bisogna vincere prima degli italiani, ma (purtroppo) non sono gli italiani di long in centro storico).

A Villazzano ho rischiato di travolgere una scivolando sul fango verso la 1, non ho visto la scorciatoia per la 5, ho fatto la scelta più facile e forse più lunga per la 7, mi sono infilato sulla scala che saliva al secondo piano per la 14, e non ho visto la scelta più furba per la 17. Per il resto, ordinaria amministrazione.

Più divertente la gara di Merano, più che altro perché Merano è più bella di Villazzano. Come ha detto qualcuno, era tracciata un po' da long ma in effetti non c'era molto di più da sfruttare. Meno male che Michele ha sbagliato già alla prima (mentre alla 2 evidentemente ha fatto una scelta molto più furba, perché mi ha dato 15'' su una lanterna che non ho sbagliato). Poi io ero leggermente più veloce, così ho potuto anche sbagliare la scelta dalla 8 alla 9 (mi pareva si potesse salire dal primo ponte...) e anche cincischiare un pochino alla 11.

La garona invece è quella degli italiani long di sabato prossimo in Cansiglio. Avrebbe potuto essere la Garissima, ma questa stupida idea di fare anche la M40 ha sparpagliato i possibili vincitori in 35, su due categorie. Così in 35 ci sono Pagliari, Grassi S, Neuhauser, Ausermiller, il Perfido, Cristellon C&S, Fiocca e Rusconi, mentre in 40 ci saranno Rigoni, Grassi PM, Gottardi, Bianchi.
Peccato, sarebbe stato molto bello giocare tutti insieme.

In M35 la griglia è questa sotto, che dimostra come alcuni abbiano pagato più di altri, o come non sia stata fatta secondo nessuna logica logia. Io sono spiaccicato fra Pagliari e Cristellon C, non un posto bellissimo.

Leggendo la griglia un noto poeta lombardo ha composto la ode sotto riportata. E buoni italiani a tutti!


Eh fischia il treno,
e il treno fischia,
e Denni è il macchinista.
E poi c'è Simone capostazione
e Dario che è sul vagone.
Carlo è il più elegante
nel vagone ristorante.
e Mario birichino
fa ciao ciao dal finestrino!
Dalla capitale è salito anche Fiocca,
...che paura che ci fa se la gara imbrocca

Ciuf ciufffffffffffffffffffffffffffffffff

5 settembre 2017

Me - Bo

Sulla via per l'Adamello (per il quale sto coltivando attivamente tutti i miei migliori sentimenti, struggendomi su foto e filmati stupendi) ho pensato di ricominciare da dove avevo finito, agonisticamente parlando. Negli ultimi 30 km della Südtirol Ultra Sky Race, quelli dove ignobilmente strisciato, avevo pensato che erano dei gran bei posti dove correre, in condizioni più decenti di quelle in cui ci ero arrivato.

Così domenica, visto che ero a Merano per i campionati trentini sprint di orientamento (una formalità da 17' di cui parlerò altrove...) ho deciso di salire alla Meraner Hütte e da lì andare a Bolzano ripercorrendo appunto quegli ultimi 30 km. Come la Me-Bo, la superstrada Merano-Bolzano.

L'idea non era male, e effettivamente mi sono goduto molto di più il tracciato, dove c'erano ancora i bollini gialli per cui non dovevo star lì a guardare la cartina a ogni bivio. Ho solo un pelo sottovalutato il tempo che mi sarebbe servito per salire da Merano alla Meraner, un po' perché di fatto non mi ero mai messo lì davvero a cercare ci calcolarlo, un po' perché all'ultimo momento vedendo su il profilo sexi dell'Ifinger Spitze, non ho resistito alla tentazione di andare almeno fino alla forcella lì a fianco, allungando parecchio la strada (ma il posto effettivamente valeva lo sforzo).

Ho iniziato i famosi "ultimi 30" (qualcosa di meno in realtà, 27 km e qualcosa) con nelle gambe 20 km e 1900 metri di dislivello, che non sono pochissimi, ma sono parecchio meno dei 90 e 7000 e rotti con cui ci arrivavano i concorrenti della SUS. Infatti ho battuto tutti! Io allora ci avevo messo 4h42', il primo ci aveva messo 3h11', la mia amica francese 3h18': io questa volta ci ho messo 3h4'. Il che vuol dire che con soli 70 km in meno di lui nelle gambe, potrei essere competitivo con Daniel Jung.

Durante la discesa mi sono fermato qualche secondo in più su quel cocuzzolo molto suggestivo dove ci sono gli "Stoanernen Mandln", cioè gli omini di pietra. Naturalmente proprio lì la batteria della mia (nuova) macchina fotografica ha deciso che era stanca, e che più di una foto ogni mezzora non l'avrebbe fatta. Così addio autoscatti fra gli omini, e ringraziare che sono riuscito a farne una con Sciliar e Sassolungo innevati sullo sfondo. Sarebbe stato da fermarsi lì a sognare un po', ma mi hanno fatto girare le scatole l'ammutinamento della macchina fotografica e la presenza di un ciclista.



Ancora di più mi avrebbe fatto girare le scatole non riuscire ad immortalare "le mie allucinazioni", ma la fotocamera ha avuto pietà di me e mi ha concesso un paio di "selfie". I tre amici nella foto qui a lato fanno parte di una serie installazioni artistiche poste su una forestale poco prima di San Genesio. Solo che io sono passato di là all'inizio della seconda notte di gara, quella in cui capita spesso che il cervello faccia un po' di casino e veda cose che non ci sono. Così quando ho iniziato a vedere cose tipo i tre in piedi vestiti da contadini in piedi vicino ad un albero di notte, mi dicevo che quello che vedevo non era reale, salvo poi scoprire che invece lo era, e andare ancora più in crisi. Come se non fossi già in crisi abbastanza.

Comunque, sta volta niente crisi, in tutto 48 km e 2400 metri di dislivello, un altro mattoncino verso questo (lungo) paradiso qui sotto...









2 settembre 2017

La Professoressa e il Palestrato

Dato che la Gazzetta di oggi non ne parla, dovrò farlo io.

Alla faccia degli US Open, dell'Ultra Trail del Monte Bianco, dell'infortunio a Valentino Rossi,  della chiusura del mercato per le squadre di calcio, il più importante evento sportivo di ieri a livello mondiale è stata la sfida fra la Professoressa e il Palestrato.

Nonostante qualche becero parruccone abbia insinuato che il nome della sfida facesse pensare al "titolo di un film di un certo genere degli anni settanta", l'iniziativa era in realtà una delle attività di fund raising messe in campo per sostenere l'ennesimo nuovo progetto (top secret) di mia moglie.

Abbandonata la vendita di torte davanti alla parrocchia e la produzione di centrini all'uncinetto, questa volta ha deciso di buttarsi in prima persona, e di mettere a frutto le sue doti sportive, lanciandosi in quella che ai più sembrava una sfida temeraria. Come dice il titolo, la tenzone era infatti fra l'Anto (la Professoressa) e Joe (il Palestrato). Il nome "Joe" è di fantasia, dato che visto l'andamento dell'incontro ha chiesto di conservare l'anonimato (ma è comunque questo il nome che metterà sul passaporto falso con il quale nei prossimi giorni varcherà la frontiera per andare a rifugiarsi nella Legione Straniera...). Non è invece di fantasia il suo soprannome.

Joe infatti è da molti anni dedito ad una intensa attività fisica in palestra, con la quale ha costruito un fisico a dir poco scultoreo, grazie al quale riteneva di poter fare un sol boccone, tennisticamente parlando, della Professoressa. Il poveretto ha però da una parte sottovalutato gli ultimi due anni di lezioni di tennis e la determinazione a raggiungere i propri risultati, della Professoressa, e dall'altra, a detta degli esperti presenti sulle tribune, sopravvalutato decisamente le sue doti tennistiche.

Della partita in sè c'è purtroppo pochissimo da dire. Iniziata con fortissimo ritardo per un presunto incidente in tangenziale (stando a Joe) e in forse fino all'ultimo per le condizioni atmosferiche che sembravano dover precipitare da un momento all'altro, si è risolta con un punteggio imbarazzante, che ha messo fin troppo in evidenza la disparità di valori in campo. 

Visto il poco tempo a disposizione, la formula scelta era quella al meglio dei 5 game giocati con la formula al tie break, fino all'11, e il risultato è stato un perentorio 

11-3, 11-3, 11-2 

A voler cercare a tutti i costi una chiave tecnica del match, si può dire che la Valer ha dimostrato una certa lentezza nello scendere a rete e uno smash non brillantissimo, ma ha surclassato Joe in tutti gli altri fondamentali del tennis.


Il folto pubblico presente, che pure ad onor del vero era inizialmente schierato prevalentemente a sostegno della Professoressa, ha cercato in tutti i modi di sostenere il Palestrato, ma non c'è stato davvero nulla da fare. Anzi, alla fine gli stessi iniziali sostenitori di Joe hanno chiesto di essere cancellati dalla foto ricordo, per non poter essere in futuro collegati in nessun modo a lui.
In ogni caso, oltre a permettere la raccolta di un po' di fondi per il progetto, la partita ha scolpito nei cuori dei presenti una lezione fondamentale: